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ALLE DILETTE FIGLIUOLE

BICE E MATELDA

DEDICO QUESTO COMMENTO DANTESCO

MIA LIETA FATICA NEGLI ANNI DELLA LORO INFANZIA

PERCHÉ

SIA SEMPRE PER ESSE

RICORDO CARO DEL PADRE E DOCUMENTO DI VITA VIRTUOSA

XX SETTEMBRE MDCCCXCII.

T. C.

PREFAZIONE

Si presenta per la terza volta agli studiosi di Dante, ai maestri e discepoli delle scuole italiane il poema sacro, accompagnato dal mio commento; il quale, uscendo dal Manuale di letteratura italiana per entrare nella Biblioteca scolastica di classici italiani, non ha cambiato di intenti né di forma. Esso è rimasto, salvo alcuni pochi ritocchi, quello che era dapprima; né già perché dagli studî di questi ultimi anni non fossero consigliati qua e là mutamenti ed emendazioni, massime nella illustrazione storica e nella critica del testo, ma perché mi parve opportuno di indugiare ancora qualche tempo, prima di mettermi a rifare tutto il lavoro del commento: indugiare, cioè, sino a quando sieno tolte di mezzo per altre indagini osservazioni le difficoltà principali che restano da superare per costituire criticamente la lezione del poema, per dichiarare il senso di non pochi luoghi controversi, per accertare sui documenti i nomi e i fatti di molti personaggi ricordati dal poeta. La Società dantesca italiana, fondata nel 1888, per gl' intendimenti suoi e per i criterî che ne governano l'opera già chiaritasi a più segni feconda e degna, rappresenta l'inizio di un nuovo periodo negli studî sulla vita e sulle opere dell' Alighieri; e quando cotesta opera, che saviamente si è ristretta a coordinare con l'uniformità del metodo il lavoro delle forze individuali al conseguimento di un fine comune, si sarà esplicata con quella maggiore

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