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a tanto che le radici sono sane, acciocch' elle dieno alimento.-E forse tu nol sai, Firenze? Questa, crudel morte è chiamata: questa è la vipera volta nel ventre della madre: questa è la pecora inferma, la quale col suo appressamento contamina la gregge del suo Signore questa è Mirra scellerata ed empia, la quale s'infiamma nel fuoco degli abbracciamenti del padre (1)."

CIX. Firenze "bellissima," nel Convito, "famosissima figlia di Roma," (2), qui morde da vipera le viscere della madre; e il padre incestuoso era il Papa. La lunga residenza di Federigo II in Italia aveva fatto sperare che gli altri Imperadori lo imiterebbero; tant' era sciaguratissima terra sin da que' tempi, che s' aspettava salute da' forestieri. Se non che l'Impero non era ereditario; e mentre le razze diverse avevano interessi diversi, tutti si chiamavano Cesari e Re di Roma a; e niuno d' essi era Pontefice Massimo come Giulio Cesare e i veri suoi successori; anzi mentre il

(1) Lettera ad Arrigo VII. dalla traduzione antica nell' Ediz. del Zatta, vol. V. pag. 280. seg.

(3) Vedi vol. I, pag. 202.

titolo Imperiale stava nell' arbitrio di sette elettori, e i tre erano preti, il diritto, finchè non era santificato dal Papa, tornava spesso a guerre civili ed al niente. Fu sempre cura de' Papi che trono nessuno di principi preponderanti trovasse mai stabile fondamento in Italia; e i Lombardi nati Italiani furono distrutti da Carlo Magno attizzato dalla Chiesa di Roma. Poscia, il nome di Cesare pervenuto a' Tedeschi, i Re di Francia e i Pontefici perpetuamente rimasero federati nelle battaglie fra il Sacerdozio e l'Impero; e il poeta poco dopo il suo esilio vide l'Italia a rischio d'essere venduta da Clemente V alla setta

guelfa; e ad un principe Francese che Bonifacio VIII aveva promesso d' ungere Re de' Romani (1). Dell' antiche origini e de' progressi delle condizioni servili sino dal secolo VIII in Italia; dello stato in cui si trovavano a' giorni di Dante; degli effetti potentissimi ch' ebbero nel suo cuore, nelle sue fortune, nella sua mente, e nel suo poema; e degli ammaestramenti che gli Italiani d'oggi potrebbero derivarne, mi si affaccieranno spesse occasioni di riparlare; e più di proposito ne'

(1) G. VILLANI, lib. VIII. cap. 95.

a tanto che le radici sono sane, acciocch' elle dieno alimento.-E forse tu nol sai, Firenze? Questa, crudel morte è chiamata: questa è la vipera volta nel ventre della madre: questa è la pecora inferma, la quale col suo appressamento contamina la gregge del suo Signore questa è Mirra scellerata ed empia, la quale s'infiamma nel fuoco degli abbracciamenti del padre (1)."

CIX. Firenze "bellissima," nel Convito, "famosissima figlia di Roma,” (2), qui morde da vipera le viscere della madre; e il padre incestuoso era il Papa. La lunga residenza di Federigo II in Italia aveva fatto sperare che gli altri Imperadori lo imiterebbero; tant' era sciaguratissima terra sin da que' tempi, che s' aspettava salute da' forestieri. Se non che I'Impero non era ereditario; e mentre le razze diverse avevano interessi diversi, tutti si chiamavano Cesari e Re di Roma a; e niuno d' essi era Pontefice Massimo come Giulio Cesare e i veri suoi successori; anzi mentre il

(1) Lettera ad Arrigo VII. dalla traduzione antica nell' Ediz. del Zatta, vol. V. pag. 280. seg.

(2) Vedi vol. I, pag. 202.

titolo Imperiale stava nell' arbitrio di sette elettori, e i tre erano preti, il diritto, finchè non era santificato dal Papa, tornava spesso a guerre civili ed al niente. Fu sempre cura de' Papi che trono nessuno di principi preponderanti trovasse mai stabile fondamento in Italia; e i Lombardi nati Italiani furono distrutti da Carlo Magno attizzato dalla Chiesa di Roma. Poscia, il nome di Cesare pervenuto a' Tedeschi, i Re di Francia e i Pontefici perpetuamente rimasero federati nelle battaglie fra il Sacerdozio e l'Impero; e il poeta poco dopo il suo esilio vide l'Italia a rischio d'essere venduta da Clemente V alla setta guelfa, e ad un principe Francese che Bonifacio VIII aveva promesso d' ungere Re de' Romani (1). Dell' antiche origini e de' progressi delle condizioni servili sino dal secolo VIII in Italia; dello stato in cui si trovavano a' giorni di Dante; degli effetti potentissimi ch' ebbero nel suo cuore, nelle sue fortune, nella sua mente, e nel suo poema; e degli ammaestramenti che gli Italiani d'oggi potrebbero derivarne, ni si affaccieranno spesse occasioni di riparlare; e più di più di proposito ne'

(1) G. VILLANI, lib. VIII. cap. 95.

discorsi che in questa edizione precedono la cantica prima e la terza. Or quel tanto che ne ho toccato, importa a manifestare che Dante, quantunque cercasse rimedio tardissimo e vano all' Italia, allora "fatta bordello" (1) da cinque secoli; e lo aspettasse da popoli naturalmente nemici degli Italiani, pur era il solo possibile contro alle libidini delle città popolari fornicatrici co' Papi, e alle prostituzioni delle provincie dissanguate da' lor dittatori militari a fine di comperare il titolo da' Tedeschi di Vicari Imperiali, e il diritto di perpetuare le guerre civili. L'amore di Dante alla patria era forte e virile e fremente; e il desiderio facevagli parere nou molto difficile ciò che era appena probabile; e non dipendente dal volere o potere del genere umano; ma dalla mutazione delle vicissitudini della terra, le quali non si lasciano nè preparare nè prevedere. Dante avendo invocato anche Alberto d' Austria, che fu poi trucidato palesemente nel 1308 da un suo nipote, fa che la uccisione sia giudizio divino predetto da' morti ad esempio d' Arrigo di Lusemburgo suo successore all'Impero

(1) Purg. VI. 78.

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