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A te, gentile Firenze, consacro questo lavoro. Sciolgo cosi, come posso, un antico mio voto: darti pubblica prova di riconoscenza e d'amore.

Volsero già quindici anni, ch'esule, privo d'ogni cosa più caramente diletta, io ne veniva a te coll'animo straziato dalla rinnovata servitù della mia nativa Sicilia. E in te m'ebbi da' migliori tuoi figli accoglienze ospitali e conforti cui dato appena è sperare sotto il tetto materno. E te vidi e le toscane tue sorelle città, per sola virtù d'onesto e gentile costume, creare mite ed equo viver civile, qua' che pur fossero i politici ordini che v'erano imposti. E, non per altra virtù che cotesta, vidi cadere la scure di mano al carnefice; farsi rispettato e sicuro l'asilo dell'esule; libera d'ogni impaccio l'industria; drizzarsi nella sua dignità, di fronte a chiunque, l'infimo fra gli artigiani; stringersi in bel nodo d'interessi e d'affetti la in

callita mano del contadino a quella del molle erede di ricco censo patrizio: e quindi uscirne que' concordi propositi onde aveste si larga parte sulle nuove italiche sorti.

Salve, gentile Firenze! A te, quasi tuo, ritorna il libro che t'offro perchè da te sola, e in te sola, m'ebbi la pace dell'anima che ne fece gli studi possibili; perchè all'aura de' tuoi monumenti ne meditai le pagine meno infelici; e tu davi la vita a quel Grande di cui qui si tenta l'arcano pensiero: a Colui che tutti educava quanti possiamo levare alta la fronte del ministero intellettuale non mai tradito dall'opra; quanti durammo indomati nella fede di libertà, nel culto del vero e del giusto, nella religione della coscienza.

Palermo 1° gennaio 1865.

Francesco Perez

CAPITOLO PRIMO.

La presente opera intende a chiarire la idea fondamentale e coordinatrice di tutto il sistema dantesco.

Non ignoro come già paja a molti soverchio il numero de' chiosatori di Dante, e come la opinione prevalga, che oggi, anzichè provarsi a nuovi comenti, più giovi scegliere quell'uno fra' tanti che meglio riesca confortato di prove, che più fede concilì, sia per la età nella quale visse l'interprete, sia per l'autorità del suo nome. Tutto ciò non ignoro ma non per questo so credere veramente cessata la possibilità, la necessità dirò meglio, di nuovi e importanti lavori critici sull'Alighieri.

Chi non li crede opportuni o possibili mostra, non solo ignorare la insufficienza de' metodi con cui fu comentato sinoggi, e della quale appresso dirò, ma disconosce un principio ch'è vitale in fatto di critica: quello cioè che la natura stessa dei trovati del genio induce necessità di varia e progressiva interpretazione, necessità rinascente a ciascuna epoca, ad ogni fase di civiltà.

Studiando infatti su' capolavori del genio è come a contemplare le grandi opere della natura uno ed inalterato l'obietto al quale si attende; svariati e progressivi secondo le diverse condizioni degli osservatori e de' tempi i concetti e gl'intendimenti che se ne traggono. Chè anzi, in modo più largo, dir si potrebbe le

differenze e i progressi della civiltà non consistere in altro che nel diverso modo di apprendere, sviluppare, attuare i comprensivi concetti di quelle menti sovrane che, a quando a quando, con lungo intervallo di secoli, sorgono a spingere la umanità per vie nuove e intentate.

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E, veramente, chi si provasse a disegnare la storia critica de' più grandi trovati della umana intelligenza, e con vista profonda sapesse notare e seguire i varî modi ne' quali le diverse generazioni li hanno compreso, 0 derivato a nuovi svolgimenti, verrebbe seguitando ad un tempo la storia della civiltà dalle epoche prime a' dì nostri. La sola indagine a recarne qui parziale e minimo esempio del come lo stesso DE ANIMA di Aristotile servisse ugualmente di testo al più crasso materialismo della prima scuola peripatetica; e al monopsichismo degli Alessandrini e degli Arabi; indi al realismo ideologico degli Scolastici; più tardi al sensismo degli Enciclopedisti; e da ultimo alle dottrine della ragione impersonale: questa sola indagine, io dico, basterebbe a chiarire quale e quanto diversa influenza un solo testo, variamente compreso e chiosato, abbia potuto esercitare su' varî aspetti della civiltà di ventidue secoli, e di tanta parte di mondo.

Questa mutabilità progressiva nella estimazione e influenza de' supremi concetti del genio è uno fra' più importanti fenomeni dello spirito umano; è la legge propria e costante per cui prende moto, si dilata, ed avanza la civiltà: la quale, in ultima analisi, non resulta che da svolgimenti, varî, graduali, successivi, delle idee magistrali incluse nelle antiveggenze del genio, svolgimenti che non si arrestano finchè quelle non sieno ap

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