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dire che il principe degli apostoli gli cinge tre volte la fronte, e lo abbraccia. E tosto un inno risuona per le sfere celesti, e lo sguardo della beatrice disgombra ogni avanzo di caligine dai suoi occhi.

<< Gli appare allora il primo Uomo, che dice perchè la cima del monte a cui invano il poeta avea tentato salire quand'era smarrito (e dalla quale, condottovi da Virgilio, la beatrice lo avea levato al cielo) fu perduta pei primi parenti; e come durante la vita d'esso Adamo il sommo bene in terra si chiamasse I. E quì nuov'inno di gloria a Dio: cui tosto segue scena di solenne silenzio. San Pietro, tramutando sembiante, e seco tutta la corte celeste, e quasi vergognando la beatrice-impreca ai traviamenti pei quali era pervertita la Chiesa, e fatta cagion di scissure, anzichè d'unità. Dichiara vuoto al cospetto di Dio quel seggio papale che usurpa Bonifacio, dacchè lo ha fatto sentina di violenza e di turpitudini onde Satana si rallegra. Ma la Provvidenza, dice, che quando più urgeva diede Scipione a soccorso dell'impero romano, verrà tosto al riparo. E tu, figlio, che tornerai giù, va, dischiudi la bocca, e non nascondere quello che io non nascondo.

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« Qui un vivissimo desiderio di leggere negli occhi

1 Cf. Cicerone de republica, dove nel Sogno fa dire a Scipione dall'avolo suo: « ch'esso è chiamato a riordinare la romana repubblica; che i reggitori e conservatori dei popoli si partono dal cielo, ove poi tornano; e che gli è mostrata la visione del cielo perchè, spregiando i guiderdoni degli uomini, intenda a riordinare la repubblica pel solo amore del vero e del giusto. »

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della donna della sua mente si fa sentire nell'Alighieri: e quella gli arride di tal sorriso e di tanta bellezza che gli dà forza all'ultima elevazione onde viene al primo mobile, immediato all'Empireo, o Mente divina. Colà la beatrice gli mostra come dalla unità di Dio prende moto e-norma tutto l'universo, e gli riassume in quest'una ogni cagione dello sviarsi della misera Umanità: PENSA CHE IN TERRA NON È chi goverNI. E tosto vide un punto lucidissimo, acuto sì che la vista nol regge, e intorno a quello, ch'è simbolo della divina unità, nove cerchi di fuoco rotanti, e tanto più ratto ciascuno quanto più vicino a quel punto. Sono i nove cori degli angeli che governano i nove cieli; e ciascun coro gerarchicamente guarda a quello che gli sta su, e attrae quel di sotto, sì che « tutti tirati sono, e tutti tirano » verso la divina unità.

« E segue lunga digressione sulla erroneità degli insegnamenti filosofici e religiosi, e sulle stolte credulità de' volgari.

<< Sparita la visione del punto, e dei nove cerchi, i quali, mentre paiono includerlo, ne sono inclusi, si volge alla beatrice, e vede tale la sua bellezza che dichiarasi vinto, nè sa più ritrarla.

<«< Ed ora che questo massimo splendore di sua bellezza gli mostra come sieno già entrati nella mente divina, si dice costretto a desistere dal celebrarla poeticamente, come sempre egli ha fatto, dal primo giorno che gli apparì nell'adolescenza fin quì: ond'è mestieri si affretti al termine dell'opera sua.

<< La sua vista è tale oramai che sostiene qualsiasi visione. Un fiume di luce zampillante gli appare; e,

non appena v'affissa gli occhi, ecco tramutarsi in forma circolare; e in giro a quello levarsi un vasto anfiteatro, cui formano i beati sedenti e inebriantisi nell'una e trina luce di Dio. Quivi vede sedersi la beatrice accanto a Rachele, e a lei volge le ultime sue parole:

«< O donna in cui vige la mia speranza; da te riconosco il favore e la virtù di tutto quanto ho veduto: Tu mi hai tratto da servitù a libertà. Mi aiuta così finch'io viva. » Uno sguardo e un sorriso dall'altissimo seggio ov' ell' era fu l'ultimo cenno della beatrice al poeta.

<< Poi, intercedente il massimo de' mistici, San Bernardo, gli è dato figgere lo sguardo nel mistero della Triade: e, visto come la imagine della Umanità trovisi a Dio congiunta, si chiude la Visione e il Poema. »

Non è mestieri di molto acume a vedere come la idea, anzi la imagine predominante e coordinatrice di tutte le opere dell' Alighieri quella sia della beatrice e dello amore per essa.

Nella Vita Nuova domina dalla prima all'ultima pagina. Riappare nel Convito come ricordo d'un primo nobilissimo amore, come cagione dei contrasti, e delle lotte morali onde il nuovo amore, che quivi descrive e comenta, è combattuto nell' animo suo; vi riappare come cagione che il mosse alle lodi della bellezza della donna oggetto del secondo amore, onde scusare cioè la leggerezza dell'aver dimenticato la prima. - Riapparisce infine costei nella Commedia, come primo movente, come meta, come guida al trino viaggio; onde questo può dirsi: preparato e intraveduto nella Vita Nuova; reso sempre

più necessario come emenda agli amori infedeli di che tratta il Convito; adempiuto nella Commedia.

Trovata pertanto nella beatrice e nell'amore per essa la imagine dominante e coordinatrice che si cercava, resta a chiarirne l'intimo senso, denudandola dalla veste allegorica. Questo farò nei susseguenti capitoli.

CAPITOLO SETTIMO

Qual'è la vera idea che si asconde sotto la bella menzogna della beatrice e dell'amore di Dante per essa?

Io potrei dar principio in più modi alla soluzione di tal quesito. Potrei farmi strada ugualmente movendo coll'analisi da qualunque fra le qualità essenziali che il poeta attribuisce a cotesta donna della sua mente; senonchè parmi preferibile prender le mosse da quella che, mentre costringe a riconoscere nella beatrice l'assoluta necessità d'un senso allegorico, presenta la sua più spiccata ed intima caratteristica, quella che, peculiarissima essendo, fa impossibile appagarsi d'ogni altra spiegazione che non sia la verace.

A far ciò, preliminarmente è mestieri trascrivere per disteso quant'egli dice sul finire della Vita Nuova, e nel Convito, in proposito del nuovo amore che vinse il primo per alcun tempo nell'animo suo :

« Poi per alquanto tempo (dopo che la beatrice era partita da questo secolo) accorgendomi del mio travagliare, levai gli occhi per vedere se altri mi vedesse. Allora vidi che una gentile donna, giovane e bella molto, da una finestra mi guardava sì pietosamente, quanto alla vista, che tutta la pietà pareva in lei raccolta.... Io sentii allora li miei occhi cominciare a voler piangere; e però temendo di mostrare la mia viltà, mi partii dinanzi dagli occhi di questa gentile, e dicea poi fra me mede

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