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Riscontri come quelli che sorgono ravvicinando le addotte citazioni alle imagini della beatrice sul monte, del suo incontro con Dante, dei suoi rimproveri ec., non hanno mestieri di alcun comento: sarebbe offender l'acume dei leggitori; e per gli ottusi di mente, che pur non li avessero da sè stessi avvertito, mille volumi sarebbero indarno.

Ma cotesta beatitudine contemplativa è forse per l'Alighieri lo scopo finale cui mira? Un animo come il suo, che deliberatamente affronta le ire dei contemporanei, che rinunzia ad ogni cosa più caramente diletta, che percuote le più alte cime del mondo sociale, solo per non essere timido amico del vero, per non perdere vita fra' posteri, potrà davvero ritenere, come il frate da S. Vittore, fine ultimo di quella sua alta capacità intellettiva le solitarie ed egoistiche delizie d'una contemplazione infeconda?

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La risposta, se pur fosse mestieri chiederla esplicita, ce la dà lo stesso Alighieri:

<«< Ciò che tutta quanta la nobile natura prepara nella prima etade (adolescenza, o vita nuova, com'ei la chiamo), è apparecchiato e ordinato per provvedimento di natura universale, che ordina la particolare alla sua perfezione. Questa perfezione nostra si può doppiamente considerare. Puotesi considerare secondo che ha rispetto a noi medesimi.... Puotesi considerare secondo che ha rispetto ad altri.... Prima conviene essere perfetto, e poi la sua perfezione comunicare ad altri. »

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<< Siccome all'adolescenza è dato, come detto è di so

1 Conv. tratt. IV, cap. 26.

pra, quello per che a perfezione e a maturità venire possa, così alla gioventute è data la perfezione e la maturità, acciocchè la dolcezza del suo frutto a sè ed altrui sia profittabile, chè (siccome Aristotile dice) l'uomo è animale civile: per che a lui si richiede non pur a sè, ma ad altrui essere utile; onde si legge di Catone che, non a sè, ma alla patria e a tutto il mondo nato essere credea. » 1

E altrove più apertamente, di sè stesso parlando:

<< Precipuo dovere d'ogni uomo cui la natura superiore informava all' amore della Verità, questo si è, che, come delle fatiche de' trapassati s'è arricchito, così pei futuri affatichisi, tanto che da lui la posterità abbia di che arricchire. E però manca al suo debito quegli che, di pubbliche dottrine imbevuto, non cura renderne partecipe l'universale. Certo costui non è l'albero che, piantato lungo il corso delle acque, fruttifichi a suo tempo; 2 ma perniciosa voragine sempre ingojante, e che mai non rigurgita le cose ingojate.

« Ciò ripensando spesso tra me, affinchè del sepolto talento io non debba essere redarguito quandochessia, non solo nutrirmi desidero, ma ed anche fruttificare a pubblica utilità, dimostrando verità non tentate da altri. 3

1 lb. ib. cap. 27.— « Nec sibi, sed toti genitum se credere mundo.» Lucano Phars. I. 2.

2 « E sarà (il giusto,) come l'albero piantato lungo i rivi delle acque, che dà frutto a suo tempo. » Ps. I, 3.— Isa. I, 8.·IER. XVII, 8.

3 Monarchia L. I, cap. I.

Allude alla nota parabola del

Vangelo, applicandola a chi non usa a pubblico benefizio i tesori dell'intelletto.

mo

Ma qui debbo arrestarmi per non capovolgere l'ordine prefisso al mio lavoro. Avanti di vedere a quale altissimo scopo di riforma sociale egli credesse concedutogli l'alto ingegno speculativo, che dal 28 al 35m anno di sua vita disviò nelle discipline di vita attiva, è mestieri premettere altre indagini, proporre e risolvere altri quesiti, perchè sempre più riconfermisi il concetto che si nasconde sotto la bella figura dell' amata sua donna.

CAPITOLO UNDECIMO

Perchè mai - potrà chiedere alcuno

il grave e astruso peripatetico principio del duplice intelletto assunse per l'Alighieri le gentili e passionate forme d'una storia d'amore?

A tale quesito parrebbe egli stesso rispondere:

<< Il primo che cominciò a dire come poeta volgare si mosse perocchè volle fare intendere le sue parole a donna alla quale era malagevole a intendere i versi latini. E questo è contro a coloro che rimano sopra altra materia che amorosa, conciossiacosacchè cotal modo di parlare fosse dal principio trovato per dire d'amore. »

1

Ma cotesto canone, che a taluni potrebbe per sè solo parere decisiva risposta, è troppo angusto e volgare per supporlo inalterato mai sempre nell'animo di colui che dai meschini primordî dell'arte, da' quali il desunse, seppe levarsi al volo della Commedia. Mal potrebbe adunque una larga e sincera critica giovarsene alla soluzione del proposto quesito, dove non consentisse a più sostanziali argomenti.

Quel velo di passione amorosa è forse, com'altri suppose, arcano rito frammassonico; o pauroso artificio di ghibellino settario?

Nulla di ciò. Esso era invece necessità d'uomo edu

Vila Nuova § 25, e qui addietro pag. 50.

cato al realismo scolastico, al neoplatonismo degli Alessandrini, al misticismo ascetico e razionale: era necessità di poeta del secolo XIII emulo de' due Guidi: era, più che altro, bisogno d'una mente sintetica per eccellenza che così volle e seppe (nè altrimenti lo avria potuto) concretare in una imagine sola il più alto fra' principî e il più nobile intento cui potesse uomo elevarsi.

Dissi quella apparenza d'amore necessità d'uomo educato al realismo scolastico. Or quale, a riassumere in breve, è l'indole e la natura di tal sistema?

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<<< Il realismo così il dotto critico della filosofia scolastica si fonda su questo assioma: Tutto ciò che la mente concepisce esiste nella natura; la realtà delle cose è assolutamente adeguata a tutti i concetti della mente. Essere ed esser pensato sono due atti, due modi d'essere; e tra questi due atti, che hanno per soggetto l'uno la natura e l'altro la mente, non è differenza che ne' soggetti. » 1

Conseguenza necessaria di questo assioma era il sistema intorno agli Universali, Idee, Intelligenze, o Forme di che già toccai (p. 166-7), e la loro triplice partizione. ante rem, in re, post rem.

La Idea, considerata in se stessa, come natura semplice, separata, assoluta, dicevasi ante rem; congiunta, o, come dicevano, copulata al soggetto particolare, attribuente a quello la sua forma essenziale, dicevasi in re; appresa, o intuìta dall'intelletto, post rem: con questo, cioè che, dove la intuizione provenisse dalla idea pura, ante rem, anzichè dalla mista, in re, tenevasi qual

1 Hauréau de la Philos, scolast. vol. 2, p. 14.

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