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gni necessaria o volontaria associazione intermedia fra l'individuo e l'umanità: LA LIBERTA' IN TUTTO E PER TUTTI, con un limite solo, LA LIBERTA' PER TUTTI Ed IN TUTTO: ecco il vero, il solo supremo monarca che potrà fare regnare se pur dovranno un giorno regnare la pace e la giustizia fra gli uomini!

CAPITOLO DECIMOQUINTO

Le intime relazioni, che legano il sistema dell'Impero dantesco al concetto della Intelligenza-beatrice, chiariscono siffattamente il perchè del simbolico amore e del viaggio ideale, che non parmi ozioso, benchè per sè stesse evidenti, notarle almeno per sommi capi.

Pochi anni eran corsi dalla morte dell' Alighieri quando un Cardinale francese, Legato del papa, pubblicamente dannava al fuoco in Bologna il Trattato di Monarchia. Nè bastavagli: chè già movea per Ravenna a dissotterrare e disperdere le sacre ossa dell'autore, se due generosi, Ostasio da Polenta e Pin della Tosa, non si fossero opposti all'esecrando pensiero.

Tanto frenetico sdegno non era senza perchè.

La parte che più coceva in quel libro alla Curia romana quella era in cui dimostravasi il potere politico indipendente al tutto dal teocratico.

Come già in Roma pagana l'autorità politica assorbì la religiosa, così per l'opposto i pontefici, dal decimo al tredicesimo secolo, deliberatamente mirato aveano ad assumere il supremo potere civile sulla società cristiana, subordinando a sè la imperial dignità. Gli imperatori germanici, or soggiacendo, ora ostando, e talor vendicandosi col tentare la opposta impresa-sottoporre il papato all'impero erano venuti da ultimo a trincerarsi

nella teorica della indipendenza reciproca delle due potestà.

Allorchè infatti, rivendicando supposte giurisdizioni supreme su talune città della Puglia, Ottone (an. 1210) vedevasi minacciato di scomunica da Innocenzo III, così rispondevagli: «Siamo maravigliati e dolenti che l'apo<< stolica tua bontà siasi tanto affaticata, e con tante << parole, per fulminarci d' un biasimo che non meri<<< tiamo. Vogliamo esser brevi: nulla facemmo che possa <«< contro a noi far tirare la spada spirituale. Non ti to<< gliamo, e neppur ne avemmo il pensiero, l'autorità << spirituale che t'appartiene. Vogliamo anzi che, sotto << l'egida della nostra autorità imperiale, resti inviola<< bile ovunque, e si estenda. Ma dei nostri poteri sul << temporale non t'appartiene decidere: abbiamo poteri indipendenti l'uno dall'altro. » 1

Contro a questa dottrina di reciproca indipendenza insorgevano i papi e i fautori di loro politica supremazia. E veramente stava per loro, come altrove notai, la logica feudale che, sull'esempio della scolastica ontologia, cercava fra gli uomini un ente supremo che fosse primo anello alla catena gerarchica del mondo sociale. Ammettere pel genere umano due prime e tra loro indipendenti autorità, parer dovea come ammettere nell'ordine cosmico i due principî delle religioni orientali, da cui s'informò la eresia di Manete.

Bonifacio VIII, nella sua lunga e feroce lotta contro Filippo di Francia, svolse in più incontri questo argo

Hurter Hist. d'Innocent III, lib. XV..

mento e il riassunse da ultimo, con tutta l'audacia di un Ildebrando, nella sua Bolla Unam sanctam.

Quivi diceva in sostanza:

<«< La parte caduca e l'eterna nell'uomo non possono scindersi di tal modo che le si stimino dipendenti da due diversi principî. Questo affermando, si ammettono i due principî ontologici della eresia di Manete. Eretici manichei dunque coloro che fannosi a propugnare due supreme e indipendenti autorità nel mondo sociale. Un solo principio nel cielo: Iddio; un solo sulla terra: il suo Vicario, il Pontefice. »>

A distruggere cotesta audace argomentazione teocratica mirò principalmente l'Alighieri col trattato di Monarchia.

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- Nuovo certo non era il porre le due potestà indipendenti tra loro; ma teoricamente nuovo, e pei tempi audacissimo, quell'assegnare ch'ei fece qual'unica fonte all'autorità dell'una e dell'altra un principio che fosse ad un tempo sovrannaturale ed umano, la Intelligenza; che sovrastasse del pari a Rivelazione e Ragione; una Sostanza, com'ei la disse, che, divina per eterna ipostasi a Dio, umana per temporanea partecipazione coll'Uomo, fosse tra il mondo sociale e Dio provvedente anello giuridico, da cui si partissero due distinte catene gerarchiche, la religiosa e la civile: nel modo istesso che tra il mondo ontologico e Dio creatore; tra il mondo ideale e Dio sommo vero, essa stessa era anello, da cui si partiva doppia serie di esseri, la spirituale e la corporea; doppia serie di conoscenze, l'assoluta e la contingente. Distruggeva così dalla base la taccia di manicheismo alla indipendenza del potere politico dal clericale.

-Poneva la Intelligenza causa finale all'Impero: perchè, fine ultimo essendo di tutta l'umanità, considerata nella distesa dello spazio e del tempo, attuare sulla terra la Intelligenza, mercè l'uso di tutto lo intelletto possibile; nè ciò potendo seguire, senza che quella si viva liberamente ed in pace, rendesi necessario un potere supremo che faccia regnare pace e libertà su tutta la terra donde la necessità dell'universal Monarchìa.

Poneva la Intelligenza come sola datrice legittima di norme all'Impero; perch'essa sola è principio di pace, di giustizia, di libertà; essa sola di più cose fa uno; armonizza i contrari; non muove che al retto.

- Ponevala tipo e modello all' ordinamento politico di tutta la umanità nell'Impero: perchè l'uman genere tanto più accostasi alle sembianze divine quanto più imita l'ordine e la disposizione de' Cieli; e l'ordine e la disposizione dei Cieli non sono che la istessa Intelligenza attuata; ond'è che, mirando e seguendo quell'ordine e quella disposizione, mirasi e seguesi la Intelligenza.

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Come infatti ciascuno de' Cieli ha suo motore, e sue speciali influenze, così ciascuna parte dell' umanità aver deve suo reggitore, sue proprie leggi, suoi speciali intendimenti, adeguati alle condizioni del luogo e del tempo che la distinguono. Ma, come i motori, i movimenti, e le influenze di ciascun Cielo sono subordinati al motore, alle circolazioni ed alle universali influenze del primo Cielo mobile, che tutti l' include onde tutti cospirino all' armonia mondiale: così pure i reggitori, le leggi, e gli intenti de' diversi Stati, Regni e Città sottoposti esser debbono al supremo monarca, al massimo

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