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la Scrittura dà loro promiscuamente i nomi o di spiriti maligni, o di potestà e principi di questo mondo. » 1

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Base a questi concetti, pe' quali associavasi la moltiplicità de' principati in guerra tra loro a' molti démoni adorati sotto forma di idoli, erano le stesse sacre Scritture, in quanto come abbiam visto le divisioni dell' antico regno davidico e la idolatria vennero nella Palestina di pari passo, e per le stesse cagioni, e a vicenda si alimentavano e però si fulmina ne' sacri Libri con pari energia sì l'una che l'altre. La unità religiosa e la politica ne rimasero siffattamente connesse nel pensiero biblico da prendere per l'Alighieri quell'indistinto carattere, pel quale, professando l'una, parevagli rendere omaggio all'altra, e l'opera del politico identificarsi con quella dell'apostolo.

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« Come i démoni S. Agostino avea detto ingannavano gli uomini per possederli, così gli umani principi, ingiusti e simili a' démoni, persuadevano a' popoli l'idolatria, perchè, più strettamente avvincendoli, potessero possederli del pari. E come mai da questo duplice inganno di démoni e principi gli indotti ed i deboli potevan sottrarsi?»>

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Or ponga il lettore dinanzi a' suoi occhi tal quadro: i molti démoni, e i molti principi, ribelli alla divina ed alla imperiale unità, gareggianti e concordi ad illuderc, avvincere, e tormentare il genere umano: e dica

1 lb. lib. VII, cap. 2.

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2 De civ. Dei lib. IV, cap. XXXII. Cf. Cass. Erem. Coll. VIII, cap. 14, 16.

se da tal quadro, riverberato nella possente fantasia di un Alighieri, e date le sue convinzioni politiche, non dovesse uscirne, quasi impreteribile conseguenza, il suo allegorico Inferno.

CAPITOLO DECIMOSESTO

Fra le indagini necessariamente vuote d'effetto, a cui s'è dannata la critica spregiatrice d'allegorie e di scolastica, non meno infeconda dell'altre quella dovea riuscirle che cercava gli esempî da cui l'Alighieri trasse la idea del suo trine viaggio. Qui pure la ignoranza del concetto coordinatore dovea far sentire la sua triste influenza: nè, senza ciò si sarebbero visti uomini gravi discutere se l'onore di quell'esempio appartengasi alla Visione del monaco Alberico; o alie Leggende di Santa Perpetua, e di San Cipriano; o al Viaggio del Guerino al pozzo di San Patrizio, o a simili altre scede volgari.

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Certo, la Divina Commedia, nell'apparente sua forma e vista assai di lontano, sembra collegarsi a cotesto cielo leggendario di viaggi al mondo invisibile, che sì nel medio evo allettarono la fantasia popolare. Ma, da tale apparenza infuori, riesce quasi ridicola ogni indagine di riscontri, e ch'è più d'imitazione, tra siffatte leggende da trivio e la dotta orditura de' tre regni danteschi.

Meno lungi dal vero sarebbe andato chi (pure ignorando la idea-madre che quasi impone al Poema le forme ch' egli ha) si fosse dato a cercarne la prima idea in questo o quel tratto del Timeo di Platone o del Gorgia: nel viaggio agli inferi, per esempio, dell' Armeno Iris; o nel giudizio dell' anime per Radamanto, Eaco, e Minosse; o nella triplice vita ivi descritta, di

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pena, di purgazione, e di gaudio: imagini tutte, che i primi Padri della Chiesa, trascrivendo ed esagerando que' tratti, s'erano sforzati mostrare identiche alle cristiane credenze, e da Platone attinte nella ebraica Scrittura. 1

Non oppugnabile ad ogni modo sarebbe stato il nɔtare la diretta influenza della Eneide, e del Sogno di Scipione.

Anche fatta astrazion dello scopo, che l'Alighieri ciedette imitare da Virgilio, sì negli intendimenti civili. che negli psicologici da lui suppostigli ?, mal potrebbero invero negarsi le molte coincidenze tra il sesto Canto virgiliano e le prime due Cantiche della Commedia.

Enea che, per visitare gli Elisi, move dalla selva. e scende nelle spelonche d'Avernó, guidato dalla Sibilla: il passo della palude Acherontea sulla barca del vecchio Caronte dagli occhi di fiamma; i Centauri e Cerbero e le Arpie che invano tentano opporsi al predestinato viaggio; le anime anelanti a varcare il fiume infernale; Minos che le giudica di lor colpe appena entrate; quella specie di limbo che precede le pene; l'ordine delle colpe, e de' castighi; la partizione di questi in temporanei e perpetui; la Città di Dite e Plutone; i dialoghi fra l'eroe trojano e le anime ch' e' va visitando: queste e tante altre corrispondenze, o riproduzioni, non lasciano il menomo dubbio come, nel viaggio all'Inferno ed al Pur

↑ V. in Euseb. praep. ev. Lib. XI, cap. 18, 20. Lib. XII, cap. 3.

2 V, qui sopra pag. 24 e 233.

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