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CAPITOLO DECIMOSETTIMO

Che nella Monarchia universale da lui vagheggiata l'Alighieri vedesse, non tanto un sistema da dimostrare, quanto una rivelazione profetica da bandire, è tal vero ch' or più non dovrebbe riuscir difficile a intendere. Stando alle dottrine ideologiche ch'e' professava, la mente non percepisce i principî assoluti e l'intimo essere delle cose che per illustrazioni della Intelligenza attiva, propria di Dio, e partecipata dall'uomo, per teofanie, come disse Giovanni Scoto Erigena. L'intuito adunque del Sapiente, e la ispirazione del Profeta doveano necessariamente parergli, non due modi diversi, ma due gradi dello stesso modo di conoscenza. E questo esplicitamente leggeva nello pseudo-Aristotile del medio evo, e in Avicenna, ed Averroes: « Lo spirito della Intelli« genza, d' età in età, si diffonde su' Sapienti, e su' Profeti. V'ha uomini cui non è d'uopo affaticarsi nello

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« studio, o nell'ascetismo, per ricevere quella: e sono co« storo i prediletti da Dio, i Profeti, o Veggenti. » - Uguali concetti leggeva nel libro della Sapienza attribuito a Salomone: « Ed una essendo, (la Intelligenza) « può tutto; e, in sè restando, tutto rinnova: discorrendo « per le nazioni si trasfonde nelle anime pure, e for « ma gli amici di Dio, ed i Profeti. »

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1 V. qui sopra a pag. 218.. 161-62; e passim. 2 Sap. VII, 27, e qui sopra a pag. 218-19.

Or non doveva sentirsi primo fra cotesti amici e ministri dell'Intelligenza colui che le rivendicava l'impero su tutte cose sociali; quell'impero che la umana malizia e ignoranza le avevano tolto?

« Oh miseri, che al presente reggete! Ed oh miserissimi che retti siete!.. Oh peggio che morti che l'amistà di costei, la Sapienza, fuggite! Aprite gli occhi... E, se tutti al suo cospetto venire non potete, onorate lei ne' suoi Amici, e seguite li comandamenti di coloro che v'annunziano la volontà di questa eternale Imperatrice! 1

Come dirlo più apertamente? INTIMARE LA VOLONTA' DELL'ETERNA IMPERATRICE DEGLI UOMINI, LA INTELLIGENZA: Ccco l'ufficio, sacro e civile ad un tempo, cui sentivasi da quella chiamato. E qual altro era stato l'ufficio de' Profeti ed Apostoli, nonchè de' più grandi Sapienti e Poeti del mondo pagano?

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Mitte Sapientiam de cœlis ut mecum laboret... Et sic correctae sint semitae eorum qui sunt in ter

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SAP. SALOM.

Tu nihil invitâ dices faciesve Minervâ..... Et vitae monstrata via est.

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A. POET. HORAT.

So bene com'oggi sia ben difficile intendere ed apprezzare nel suo giusto valore il carattere di cotesta missione scientifica ed apostolica a un tempo. - Tirata, pe' progressi analitici, una sempre più ricisa linea di separazione fra le dottrine religiose e le laiche; sempre più distinto il concetto di Chiesa da quello d'Umanità;

1 Convilo trat. IV, cap. 6. III, 15.

sequestrati gli studi teologici e biblici, a mero esercizio di memoria, in un campo stante da sè, donde la scienza fu esclusa sin da' tempi del Galileo, difficilmente può comprendersi oggi la identità che sentir dovea l'Alighieri fra la Intelligenza divina, e quella che informa e guida la umanità. Male può quindi apprezzarsi il sentimento pel quale stimavasi eletto ad una missione riformatrice sorretta ugualmente e da Aristotile e dalla Bibbia; cui l'incitava del pari la voce de' Filosofi, degli Storici, e de' Poeti gentili, nonchè quella de' Profeti ed Apostoli: voce dell'ugual modo autorevole, perchè procedente si l'una 'che l'altra dall'unica Intelligenza che tutti aveali ispirato. Donde inevitabile conseguenza io prevedo: che, affermando sentirsi l'Alighieri chiamato ad un ministero profetico ed apostolico simile a quelli di Geremia e di San Paolo, non mancheranno volgari credenti da un lato che, inorriditi, ciò gridino sacrilega intenzione; e, d'altra parte, volgari filosofi che ciò respingano come ciurmeria non possibile a una severa coscienza.

E dirò, innanzi tutto, a quest'ultimi: Supponete nell'Alighieri la convinzione che in tanto l'uomo può intendere l'intima natura e il fine d'ogni cosa in quanto partecipi, per temporanea ipostasi, a quell'eterna intelligenza che, tutte cose ordinando, assegnava a ciascuna sua natura e suo fine. Supponete in lui la coscienza di avere trovato qual fosse la vera natura e l'ultimo fine di tutta la umanità, e quale l'unico mezzo perch'essa, conforme al voto di sua natura, il suo fine consegua. Fate che cotesti concetti gli pajano pienamente rispondere a' dettami della Rivelazione, alle dottrine de' Sapienti, alle aspirazioni de' Poeti, alle narrazioni degli

Storici, alle contemporanee esigenze del civile e religioso consorzio e non durerete grande sforzo a comprendere come il pubblicarli dovesse per lui riuscire un dovere che la Intelligenza medesima ordinatrice dell' universo imponevagli, per ricondurre a' suoi veri destini l'umanità; e come, questo credendo e affermando, non facesse che seguire la più sincera ispirazione d'una diritta coscienza.

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A chi poi, volgarmente cattolico, si scandalizzi, come di sacrilego ardire, alla credenza dell' Alighieri in cotesta sua missione, dirò: La diretta ispirazione divina fu creduta, nonchè dagli ebrei, da' sapienti pagani sin da più secoli innanzi l'èra volgare. Cicerone, e poi Seneca e Plinio, attribuirono la eccellenza nelle virtù sociali, e financo ne' trovati dell'arti, a speciale « beneficio divino che superasse le forze della stessa natura. » Elevata cotesta antica credenza a domma cristiano quel della grazia — lungi dall'esser cessata nel secolo XIII, trovava, come abbiam visto, valido appoggio nelle prevalenti dottrine ideologiche. A quell'età non per anco la opinione era invalsa insinuatasi poi nel cattolicesimo sterilito che la ispirazione onde furono suscitati i Veggenti e gli Apostoli fosse cessata e per sempre. Chè anzi il Poeta legger poteva in San Paolo indicato a' fedeli come normale ufficio da esercitare in pro de' fratelli « il profetare le avute rivelazioni, onde tutti imparassero e si esortassero al bene. » 2 E i Padri della Chiesa,

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1 Cicer. de nal. deor. 11, 165. Seneca de benef. IV, 6. Plin. Hist. mundi XXXVII, 1.

21 Corint. XXIV, 31, e passim per tutte le epist.

infino a S. Bernardo, gli dichiaravan concordi come la missione profetica ed apostolica non fosse un privilegio nè del sacerdozio, nè dell' età trapassate.

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San Gregorio Magno per tutti e l'Alighieri il rammenta nell'Epistola a' Cardinali dove più aperto assume l'ufficio apostolico ammonivalo : « come solo lo <«< zelo che fa ardere pel vero e pel giusto in pro del<< l'Umanità - la Casa di Dio formi il verace pastore; <«< come a niuno sia lecito seppellire il talento, a modo << del pigro servo della parabola; e come a colui che fra' << diversi tesori quello si ebbe della intelligenza incomba << dovere di assumere l'apostolato della parola: onde percuotere liberamente qualsiasi oppressore che operi a << danno de' popoli, e vendicare gli oppressi dalla in<«< giustizia, coll'autorità della giustizia. Dicevagli come, << umile a' buoni, vuolsi essere fermo e incrollabile <«< incontro a' malvagi, ed esercitare senza tema i di« ritti della Rettitudine (di quella Rettitudine di che « Dante si disse cantore). Chè se può dirst superbo << assumere cotanto ufficio senza esitare, più superbo <«< è il resistere quando i doni a ciò dall' alto con<«< cessi ti chiamano. Quegli pertanto cui fu dato levarsi << ad altezza di speculazione, e trascender se stesso, miri << alle cose invisibili, ma senza trasandare per questo le <<< miserie del genere umano. Giunto all'età virile, nella << pienezza della sua vita, ascenda a Dio colla contem« plazione, ma per ridiscendere a' sofferenti colla com<< passione. » 1

1 S. Greg. M. in Evang. homil. 14.

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- Regula Past. passim. Non ho fatto che appena accennare;

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