Sayfadaki görseller
PDF
ePub

tre cinque secoli le facili dottrine odierne, non ponesse altra legge a sè stesso che lasciarsi andare a quello che un tempo dicevasi classicamente estro poetico, ed oggi ispirazione naturale e spontanea.

Certo a' nemici degli intendimenti allegorici non poteva offrirsi occasione migliore per prender l'aria (essi !) di derisori di pedanti, e far le moine sentimentali. « E come mai dissero conciliare questa teorica, dello scrivere cioè secondo che detta amore, co' freddi calcoli che presuppone lo architettare concetti allegorici? »

L'argomento parve invincibile; e fu, per lo meno, creduto che ne uscisse manifesta contradizione co' luoghi delle opere sue dove professa la dottrina allegorica.

Ma la contradizione, anzichè esistere nelle parole dell'Alighieri, non era che nella mente di chi così ragionava, per ignoranza appunto di quella dottrina.

Senza ricorrere, come erroneamente fece il Rossetti, a un supposto gergo settario, pel quale amore adombri non so qual masonico arcano, bastava saper conoscere qual fosse il generico e vasto significato che quel concetto assume nel sistema dantesco, e le condizioni storicoletterarie di quella età, per sentire come quei versi, lungi dal contradire, non fanno che ribadire i canoni allegorici professati dall'Alighieri.

Chiunque abbia meditato sulle vicende d'ogni lingua vivente avrà di leggieri notato come uno fra' più essenziali procedimenti della loro insensibile trasformazione quello sia del tramutarsi che fa il valore generico di molte parole in altro più speciale e ristretto: processo identico a quello della mente, che dall'universalissimo

concetto di ente trapassa, per progressive avvertenze analitiche, a tutti gli ordini particolari delle sue conoscenze.

Molte frasi de' trecentisti, e della stessa Commedia, darebbero strano significato, come l'animale grazioso, il drudo della fede, la superbia dell' omero, la donna dell'armento, e simili, dove non si sapesse tener conto del processo restrittivo e specializzante che l'uso e il tempo sono venuti operando nel significato dappria più generico di quelle parole.

Or fra quante dal medio evo, anzi da' più antichi tempi, a questa parte hanno subito questo naturale lavoro di restrizione, nessuna uguaglia la parola Amore. Circoscritta oggi al morale sentimento che unisce l'uomo al suo simile, come più si rimonta verso l'antichità più e più sempre se ne vede slargare il significato, sino a comprendere come genere universalissimo di FORZA ATTRAENTE tutto ciò che nell'ordine fisico e nel morale il progresso dell' analisi è venuto specificando nei sottogeneri di adesione molecolare, attrazione, armonia, forza dinamica, magnetismo, simpatia, amicizia, genio, inclinazione, studio, e tutte loro specie e gra

dazioni.

[ocr errors]

Tralasciando per ora lo sviluppo della generale teorica di Dante sull'amore, e come e donde l'attinse di che verrà più opportuna occasione-importa chiarire il senso che quella parola assume ne' versi poc'anzi recati,

E, a far questo, giova non prenderli isolati, ma intero il contesto; mostrarne la occasione; toccare le condizioni storico-letterarie cui allude; tener presenti gli altri passi della Commedia e delle altre opere che gli dan lume; e, integrati così gli elementi d'una vera ese

gèsi, ravvisare nella sua pienezza il valore di quel concetto.

Fra le anime, che nel sesto girone del Purgatorio stanno a scontare il vizio della gola, vede l'Alighieri Buonaggiunta Urbiciani da Lucca.

Era costui uno di que' rimatori già scaduti di fama allorchè Dante sorgeva in tutto il vigore della mente e degli anni; uno di coloro de' quali più d'una volta fa cenno il poeta, additando i caratteri distintivi della loro scuola come in antitesi a quella fondata da Guido Guinicelli, avanzata da Guido Cavalcanti, e sì alto recata da lui. 1

Sull'anima di cotesto Buonaggiunta, per quanto sciolta dalle cure terrene, tanto ancor può la memoria delle letterarie contese, che le si fa spontaneo un moto di curiosità e d'interesse al vedere l'autore del nuovo stile, colui che erasi levato di si gran volo su tutti; e gli dice:

Ma di' s'io veggio qui colui che fuore
Trasse le nuove rime, cominciando
Donne che avete intelletto d'amore.

[merged small][ocr errors][merged small]

<< Cosi ha tolto l'uno all'altro Guido- la gloria della lingua, e forse è nato chi l'uno e l'altro caccerà di nido. »>

Purg. XI.

Cui Bonaggiunta :

O frate issa vegg'io... il nodo

Che il Notajo, e Guitlone, e me ritenne
Di qua dal dolce stil nuovo ch'io odo.
Jo veggio ben come le vostre penne
Diretro al dittator sen vanno strette,
Che delle nostre certo non avvenne. 1

Questa scena mira porre in maggior lume e rilievo l'antitesi de' due stili o modi di poetare. Da un lato il vecchio di Buonaggiunta, Guitton d'Arezzo, e il Notaio; dall'altro quello di Dante, e d'altri (le vostre penne): fra cui primeggianti il massimo Guido, il primo fra' suoi amici Cavalcanti, e il suo carissimo Cino.

Per intendere adunque di qual differenza di stile qui parli, e qual sia quella stretta aderenza al dettato d'amore che distingue il modo suo e de' suoi amici dallo sciolto del Buonaggiunta e degli altri, che va fuori di quel dettato, giovi interrogare lo stesso Alighieri.

Nel canto vigesimosesto del Purgatorio ode un'ombrà, di mezzo al fuoco dov'arde, dirgli :

Son Guido Guinicelli, e già mi purgo.

E un moto istantaneo, come di chi veda la madre condotta al supplizio, riscote il poeta, che dice :

tal mi fec'io...

Quand'io udii nomar se stesso il padre
Mio, e degli altri miei miglior' che mai
Rime d'amore usar dolci e leggiadre.

1 Purg, XXIV.

E Guido :

Dimmi che è cagion perchè dimostri
Nel dire e nel guardar d'avermi caro?
Ed io a lui li dolci detti vostri,

Che quanto durerà l'uso moderno

Faranno cari ancora i loro inchiostri.

A' quali versi, ove raffrontinsi quelli in cui celebra Guido Cavalcanti vincitore della gloria del Guinicelli, e sè stesso dell'uno e dell' altro, non può restar dubbio che il nuovo è dolce stile, stretto seguace. .dei dettati d'amore, di che lo loda il Buonaggiunta, non sia pur quello del Guinicelli e del Cavalcanti.

Fatti certi di ciò, io domando al lettore che voglia ridursi a memoria quanto nel § 25 della Vita Nuova egli dice de' vecchi rimatori volgari, e poi di Guido Cavalcanti e di sè; anzi non gli gravi ch'io qui lo ripeta:

<< E la cagione perchè alquanti grossi ebbero fama di saper dire è che quasi furono i primi che dissero in lingua di S... Se alcuna figura, o colore rettorico, è conceduto alli poeti (latini) conceduto è a' rimatori... Ed acciocchè non ne pigli alcuna baldanza persona grossa, dico che nè i poeti (latini) parlano così senza ragione, nè quelli che rimano deono parlare così non avendo alcuno ragionamento in loro di quello che dicono..... E questo mio primo amico (Guido Cavalcanti) ed io ne sapemo bene di quelli che così rimano stoltamente. >>

1

Ed ecco così disegnato uno fra gli essenziali caratteri che distinguevano le due scuole poetiche: in quella

Vedi qui addietro pag. 49-51.

« ÖncekiDevam »