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l'Alighieri è il ritratto che fanno del nuovo e dolce stile, dettato dentro da amore, gli stessi contemporanei, e, ch'è più, quel Buonaggiunta medesimo in un sonetto a Guido Guinicelli, padre e maestro di quello stile ;

<< Voi ch'avele mutata la manera
Delli piacenti detti dell'amore
Della forma e dell'esser là dov'era,
Per avanzare ogni altro trovatore,
Avete fatto come la lumera (fiaccola)
Che alle scure parti dà splendore,
Ma non quivi ove luce la sua spera;
Perchè passa ed avanza di chiarore.
E voi passate ogni uom di sottiglianza,
Chè non si trova già chỉ ben vi spogna,
Colanto è oscura vostra parlatura.

Ed è tenuto gran dissimiglianza, (maraviglia)
Ancor che il senno vegna da Bologna,

Traer canzon per forza di scrittura 1 (dottrina 2).

Ecco il segreto pertanto di quella mutata maniera dei piacenti detti d'amore: condurre le canzoni per virtù di dottrina; innovazione della scuola bolognese, che parve mirabile assai, malgrado che Bologna fosse tenuta sede e maestra d'ogni sapere.

1 Poeli del primo secolo, Fir. 1816, vol. 1, pag. 512. Rime antiche appresso la Bella Mano Fir. 1715, pag. 169. - Nannucci Manuale ecc. vol. 1, pag. 73.

2 Nel senso di dollrina, o sapere, è spesso usato scrittura dai trecentisti. Vedine esempio in Giov, Villani lib. VI, cap. 1.

A cotesto sonetto Guido rispose rivelando al volgare poeta in che consistesse il suo magistero:

Uomo ch'è saggio non corre leggiero;

Ma pensa, e guarda, come vuol misura.
Poi che ha pensato, ritien suo pensiero,
Infino a tanto che il ver l'assecura.

Con che veniva esprimendo in modo aperto a chiunque lo stesso concetto che poi l'Alighieri simboleggiava sotto la imagine di amore (studio) che spira e detta dentro.

E questo è notevole: che con quei versi del Purgatorio ei non fece che capovolgere ad opposta sentenza, mercè la forma allegorica, ciò che, nel senso litterale, mille volte era stato ripetuto nella poesia provenzale, nonchè da quegli stessi plebei che riprova :

-No es meravelha s'icu can

Meils de nulh'autre cantador,

Quar plus trai mos cors ves Amor,
E miels sui faitz a son coman.

(Non è maraviglia s'io canto meglio di ogni altro cantore, poichè più tira il mio cuore verso amore, e meglio sono fatto a suo comando.)

Chantars non pot guáire valer

Si d'inz del cor no mov lo chanz.

(Cantare non può guari valere se di dentro dal cuore non move il canto.)

Pauc val chanz que del cor no ve;

Ni chanz no pot del cor mover

Si no i es fin amors coral.

(Poco val canto che dal cor non viene. Nè canto può dal core muovere se non vi è fino amore cordiale.) 1 Uguale concetto ripeteva, fra' nostri, Pieraccio di Matteo Tedaldi :

E se chi dice sarà d'amor punto
Dirà più efficace il suo parere. 2

Ma ciò che veramente dovrebbe dar da pensare a quanti veggono in que' versi dell'Alighieri la teoria degli improvvisatori, esclusiva d'ogni intendimento allegorico, egli è il vedere come quella massima, presa nel senso in cui essi la intendono, era stata professata, da quello stesso Guittone, che Buonaggiunta dice rimasto di qua dal nuovo stile appunto per non aver saputo il precetto dello scrivere secondo che detta amore.

Alludendo ai versi del provenzale Bernardo da Ventadorno così Guittone avea detto:

Ad uom tenuto saggio odo contare

Che trovare non sa, nè valer punto
Uomo d'amor non punto! 3

E questo, (se pur era mestieri) fia suggel ch'ogni uomo sganni. E giovi sperare che da ora innanzi si cesserà di voler trarre da que' versi dell'Alighieri la estetica ad uso degli ignoranti, o polvere agli occhi di chi vuole addentrare gli allegorici intendimenti della Commedia.

1 V. Nannucci Manuale ecc. vol. 1, pag. 187. 2 V. in fine alla Bella Mano pag. 176.

3 Nannucci op. cit. pag. 188.

Raccogliendo la somma di tutto quanto sono venuto esponendo nel presente e ne' due precedenti capitoli, possiamo con certezza concluderne questo duplice corollario: - La forma allegorica, perchè inerente all'indole della ontologia cristiana, ebbe impero quasi esclusivo sulla civiltà e sulle arti del medio evo a tutto il secolo XIV. Dante, dalla prima all'ultima delle sue opere, dichiarò, senza mai contradirsi, non conoscere altra nobile e degna forma di poesia che l'allegorica; essere stolti e plebei quanti non la usassero, a non sapessero usarla.

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E da ciò l'ultima conseguenza alla quale io voleva condurre il lettore, cioè: Che per conoscere i veri intendimenti dell' Alighieri sia d'uopo presupporre nelle sue poetiche opere, fra le quali la Vita Nuova, un senso allegorico; perciocchè, se studiandole con questo criterio è possibile errare per equivoco d' interpetrazione, studiandole coll'opposto criterio lo errare, non solo è possibile, ma necessario.

Sgombrato in tal modo il cammino dagli ostacoli preliminari che lo impacciavano, possiamo ora accingerci con miglior lena al faticoso viaggio che ci promette all'estrema sua meta un tesoro: la intelligenza dell'arcano concetto che tutte informa e coordina le opere dell'Alighieri.

CAPITOLO QUINTO

Uno fra gli eruditi stranieri, che più durarono persistenti fatiche per illustrare le opere del nostro poeta, il francese signor Delécluze, così conchiude il suo non breve lavoro sopra Dante e la erotica poesia:

Dopo aver detto come incoerente ed oscura sia la dottrina filosofica che servì di fondamento alla poesia mistica amorosa de' cristiani dell' Occidente, recandone esempio la Canzone di Guido Cavalcanti sulla natura d'amore, soggiunge:

<< Essendosi Dante appoggiato a una dottrina incoerente ed oscura, di necessità dovea riuscire inconseguente spesso, e quasi sempre oscurissimo nelle Canzoni e nel Poema.

« A rigore potrebbe negarsi la incoerenza; ma per la oscurità ciascuno n'è giudice; e ch'essa esista per tutti i lettori lo prova la moltiplicità dei comenti a cui si affaticarono i più eletti ingegni, dalla morte di quel grande poeta sino a' dì nostri, onore che i suoi poemi han comune coll'Apocalisse.

<< Cotesti comenti, singolari, e talora molto istruttivi, riescono uopo è confessarlo-ben poco soddisfacenti quando si voglian trovare le vere intenzioni di Dante, e il significato della maggior parte delle sue allegorie. La divergenza d'opinione fra' chiosatori, anzichè dissipare l'oscurità, tanto più fa evidenti le incoerenze della composizione...

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