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Trissino e dal Corbinelli è stata riscontrata (salvo alcune varianti, nella presente questione inconcludenti) pienamente conforme a quella presentata da'detti tre codici, lo studiato edifizio degli scettici ha dovuto finalmente cadere in frantumi. 1

suo antico possessore vi fece ne' margini. È dunque anteriore d'un secol

al Trissino.

Il codice della pubblica biblioteca di Grenoble, membranaceo in 4o piccolo, è, come quello della Trivulziana, della fine del secolo XIV o del principio del XV; onde è pur esso anteriore d'un secolo al Trissino. Congetturasi esser quello stesso, su cui il Corbinelli fece nel 1577 la prima edizione del testo latino.

Il codice della biblioteca Vaticana, ch'è cartaceo in 8° e segnato di umero 1370, porta la data del 1508. È dunque anteriore di 21 anni alla traduzione del Trissino.

1 « Lo Scolari non vuol riconoscere il Volgar eloquio per opera di Dante, > a motivo che trova esservi alcune contradizioni coll'opera del Convito e ➤ della Divina Commedia. E sarà forse la prima volta che un autore can» gia d'opinione, particolarmente in cose scientifiche e letterarie? Io ho >> veduto lo Scolari più volte nello scorso mese a Padova, e gli ho mostrato » che in molte delle emendazioni proposte nell' Appendice non avea bene > inteso il senso de' passi esaminati; e gli ho fatto tornare in gola quel » requiescat in pace ch' egli ha cantato (pag. 13) sul testo unico del libro del » Volgare eloquio, facendogli vedere e toccare ancor vivo il mio codice, » che aveva meco espressamente recato. Io l'ho convinto, confuso; ma >> persuaso? non credo: tanta è la tenacità delle opinioni letterarie. Tutta » quella pag. 13 è piena zeppa d'errori, tra i quali non è l'ultimo il con» fondere, come fa, ritrovamento d'un codice e la compilazione del me» desimo, quasi che fosse la stessa cosa. » (G. G. Trivulzio, lett. cit.)

Quand' io poi ebbi annunziato il ritrovamento del codice del Corbinelli, ecco ciò che lo Scolari s'affrettò di dire per le stampe :

<< Mi sia permesso d'avvisare, che sull'autenticità complessiva del libro » che s' attribuisce a Dante sotto il titolo di Volgare eloquio, col testo » latino del Trissino, tengo sempre più tranquillamente ch'essa sia da » escludere affatto, nè in ciò mi resta altro desiderio (dopo quanto scrissi » nell' Appendice al Convito, e quanto avrei da scrivere ancora) fuor quello » di vedere co' miei proprii occhi quel famoso codice di Grenoble, cui si >> riporta il chiarissimo signor Fraticelli; codice che andò veramente a » cacciarsi un po' lontano da noi, per potere esser veduto ed esaminato a » dovere. Avessi trovato almeno una descrizione esatta della scoperta av. » venuta, quando, come, colla storia de' viaggi che ha fatto il codice per >> arrivare sin là, ec. ec. ! »

E con tale ironico e frivolo scetticismo il tenace signor Filippo Scolari credeva risolvere la combattuta questione! Ma che dirà egli, ora che non uno, ma tre codici, e tutti anteriori al Trissino, sono stati ritrovati, svolti e consultati, e minutamente descritti ?

Un'altra domanda è stata fatta, ed è: quando ha egli Dante scritto questo suo libro? prima o dopo la Divina Commedia? Anco a questo risponderò brevemente e poi farò fine.

Che il Trattato del volgyar eloquio fosse scritto da Dante nel tempo del suo esilio, è indubitato, poichè lo dice egli stesso due volte: al cap. VI del libro I, amiamo tanto Fiorenza, che per averla amata, patiamo ingiusto esilio; ed al cap. XVII del libro medesimo, quant' egli poi (il volgare illustre) faccia i suoi familiari gloriosi, noi stessi l'abbiamo conosciuto, i quali per la dolcezza di questa gloria ponemo dopo le spalle il nostro esilio. E poichè in questa operetta va notando le differenze degl'italici dialetti e le varietà dei loro suoni, rendesi molto probabile ch' ei la scrivesse non già ne' primi tempi dell' esilio, ma dopochè in forza di esso aveva egli dovuto peregrinar per l'Italia.

Il libro primo sembra essere stato scritto dal 1305 al 1306. Infatti nel capitolo XVIII dice gl' Italiani mancare di curia (secondo che unica si piglia, come quella del re di Alemagna), perchè mancan di principe. Ma così non avrebbe egli detto nel 1309, quando Arrigo VII di Lussemburgo, stato già eletto re de' Romani, era in sulle mosse per venire re in Italia. Nel cap. XII parla poi di Giovanni I di Monferrato, d'Azzo VIII da Este e di Carlo II di Napoli, siccome di personaggi viventi; ed essi morirono nel 1306, 1308, 1309. Bene dunque si deduce, che Dante non può avere scritto il primo libro che innanzi quelle date, e così dal 1305 al 1306. Ed a più forte argomento si deduce che non può averlo scritto dopo il 1309. E quanto a quel passo del Convito, che sembrerebbe contradire a questa deduzione, di questo si parlerà altrove più compiutamente in uno libro ch' io intendo di fare, Dio concedente, di volgare eloquenza, se bene si considera, non riesce contradittorio; perciocchè l'autore di un' opera che dee constare di quattro libri, non avrebbe potuto in diversa maniera parlarne, quand' egli non ne aveva pure terminati due, e non aveane pubblicato alcuno.

Rispetto all'anno in che fu scritto il libro secondo, quantunque dalle parole colle quali incomincia, promettendo un'altra volta la diligenza del nostro ingegno, e ritornando al calamo della utile opera, sopra ogni cosa confessiamo ec., sembri potersi dedurre che Dante non vi pose mano se non qualche tempo dopo aver compito il primo; pure questo tempo, da lui fra l'uno e l'altro libro frapposto, non ha da essere stato molto lungo. Imperocchè, se Azzo VIII da Este, il quale morì nel 31 gennaio 1308, si trova nominato siccome vivente nel libro I, lo si trova pur nel II, la lodevole discrezione del Marchese da Este, e la sua preparata a tutti

magnificenza, fa esso essere diletto (cap. VI). Dunque il libro secondo non può essere stato scritto più tardi del 1307. Ora, se Dante scrisse il Trattato del Volgar eloquio dal 1305 al 1307, scrivealo dunque mentre dettava la prima cantica del suo Poema, poichè questa non potè esser compiuta e pubblicata innanzi del 1309.

DANTIS ALIGHERII

DE VULGARI ELOQUIO

SIVE IDIOMATE

LIBRI DUO.

DEL VOLGARE ELOQUIO,

LIBRI DUE

DI

DANTE ALIGHIERI.

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