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cioè Beatrice, fatta già cittadina del regno de' beati, col lume sovrannaturale e scientifico della fede.

Quali effetti producesse in Dante quel primo amore per la Portinari, il quale altro non era che una naturale inclinazione d'un cuor gentile per donzella adorna di tutti i pregii, il palesa egli stesso quando racconta che, considerando nell'oggetto amato un modello di bellezza, d'onestà e di virtù, si elevarono le sue idee e si posero con esso a livello; sentì quindi in sè medesimo un cambiamento, nè più trovò l'uomo di pria. Sublimandosi la sua mente, il suo affetto altresì informossi di spiritualità e di purezza, come la sua volontà acquistò rettitudine ed energia. Laonde egli asseriva che il saluto di Beatrice, il quale era il massimo suo desiderio, operava in lui mirabilmente e virtuosamente; e diceva buona essere la signoria d'amore, perchè trae l'intendimento del suo fedele da tutte le vili cose. Simili concetti esprimeva nelle sue canzoni, esclamando :

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Il sistema immaginato da Platone sulla gradazione delle bellezze, per cui l'anima, inalzandosi dalla contemplazione del bello materiale e visibile a quella del bello spirituale ed invisibile, trova la sua felicità nel distaccamento da' sensi e nella calma delle passioni, era in moda nel secolo cavalleresco dell' Alighieri. Non già che i dotti di quell' età avessero in generale attinte quelle loro sublimi, o piuttosto fantastiche idee, dai libri del greco filosofo: perocchè allora erano poco o punto conosciuti in Italia; ma aveanle ricavate da quelli di sant' Agostino. Le opere di questo Padre tutto platonico formavano in gran parte la filosofia di que' tempi: e quelle parole: Disce amare in creatura Creatorem, et in factura Factorem, furon bastanti per fondarvi sopra tutti i sistemi amoroso-platonici de' nostri primi rimatori entusiasti. Gli omaggi del cuore e della mente venivano quindi da essi accompagnati con una specie di culto. Eglino non cessavano ti ripetere, che niente più amavano nelle loro donne, quanto

le bellezze interiori dell' anima: che i loro spiriti d' un' origine celeste, si cercavano e si vagheggiavano qui in terra senza alcuna mescolanza d'impurità e di materia: che se talvolta il loro entusiasmo sembrava troppo esaltarsi alla vista della fisica bellezza, ciò non era, dicevan essi, che in virtù dell' estasi sublime, che eccitavasi in loro all'aspetto delle prodigiose fatture dell' Onnipotenza e dei capi d'opera di perfezione, che il cielo si compiaceva di mostrare alla terra. Per ciò appunto, e' dicevano, la somma Sapienza formando col suo potere l'universo, volle nelle sue creature farsi in parte visibile all'uomo, e volle in esse splendere in cotal guisa, affinchè, allettando gli occhi del corpo, invaghisse quelli dell' intelletto ad inalzarsi per insino a lei. 1 Ond'è che ogni amore naturale o intellettuale, ovvero umano o divino, asserivano essere senza errore (conforme l'assioma: Opus naturæ opus intelligentiæ non errantis), e supponevano prender origine dalla prima mente, e ad essa dover ritornare. 2 Tale era il linguaggio del platonicismo amoroso, assai familiare nel Parnaso Italiano fino dal tredicesimo secolo, e che durò per insino al decimosesto.

1

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Ciò che non muore, e ciò che può morire,

Non è se non splendor di quella idea,
Che partorisce amando il nostro Sire. >>
DANTE, Par., canto XII, v. 52.

Io veggio ben si come già risplende
Nell' intelletto tuo l' eterna luce,
Che vista sola sempre amore accende;

E s'altra cosa vostro amor seduce,
Non è se non di quella alcun vestigio
Mal conosciuto, che quivi traluce. »>
Parad., canto V, v. 7.

« Amer, che muovi tua virtù dal Cielo,
Come 'I Sol lo splendore. »

DANTE, Canz. XII, st. 1.

esser conviene

Amor semenza in noi d'ogni virtute. »>

Purg., canto XVII, v. 103.

31 Salvini, illustrando que' versi del Petrarca:

« Aprasi la prigione ov' io son chiuso,

E che 'l cammino a tal vita mi serr, »

dice: « Questi sono i misteri della platonica filosofia, e non che uno s'ab » bia a fissare in amando tutto il tempo di sua vita una creatura, senza >> mai cercare di levarsi a migliore, più sublime, più conveniente e più >> bello senza comparazione e più amabile oggetto. Scala non è dunque que >>sta del tutto immaginaria; ma presa pel suo verso, e non abusata, viene ▾ ad essere assai più vicina a' buoni e non adulterati nè falsi mistici e alla

Così Giovanni dell' Orto aretino, che fiorì nel 1250, can

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D'alma gentile e pura,

Sovr' essa gira, e pur ad essa torna:
E poi ch'è giunto a lei, immantinente
D'un ben sovra natura

Perfettamente lei pasce ed adorna. »

Così Loffo Bonaguida:

«Che Iddio vi formò pensatamente
Oltre natura ed oltre uman pensato. »

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Così il Cavalcanti nella canz. VIII e II:

« Amore che innamora altrui di pregio,

Da pura virtù sorge

Dell' animo, che noi a Dio pareggia.

» dottrina de' nostri contemplativi, che sino dalle cose irrazionali pren» dono di continuo motivo ed occasione beata di portarsi in Dio, e dalla » moltitudine delle cose di quaggiù ridursi all' Uno di lassù anagogica

mente. »

1 Anche nella sua lettera V diretta a una donna, Guittone adopra consimili espressioni: «Gentil mia donna, l'onnipotente Dio mise in voi si » maravigliosamente compimento di tutto bene, che maggiormente sem» brate angelica creatura che terreta in detto ed in fatto e in le sembianze vostre tutte, che quant'uomo vede di voi sembra mirabil cosa a » ciascun buon conoscidore. Perchè non degni fummo, che tanta preziosa e >> mirabile figura, come voi siete, abitasse intra l'umana generazione d'esto » secolo mortale, ma credo che piacesse a Lui di poner voi tra noi per fare maravigliare ec. »

DANTE.

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2

Di questa donna non si paò contare,
Chè di tante bellezze adorna viene,
Che mente di quaggiù non la sostiene. ▾

Così Cino da Pistoia nella canz. I:

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«

Donna, i vostri celesti e santi rai
Vedendo avvolto in tenebre
mio core,

Immantinente il fer chiaro e sereno;

E dal carcer terreno

Sollevandol talor, nel dolce viso
Gustò molti de' ben del paradiso. »

Come poteva d' umana natura

Nascere al mondo figura si bella

Com' voi che pur maravigliar mi fate? •

Così finalmente il nostro Alighieri:

Credo che in ciel nascesse esta soprana,

E venne in terra per nostra salute.

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Io non dirò che questo fosse il vero modo di trattare l'amore, e che que' primi italiani poeti rinvenissero un bello sconosciuto a Tibullo e a Properzio; ma dirò solo che tale si era il mistico e bizzarro gusto del tempo. Perciò l'Alighieri, non tanto dalla sua elevata fantasia e dalla nobiltà del suo animo, quanto dall' esempio de' suoi contemporanei,

1 Tutti sanno in quanto gran numero furono in Italia i servili imitatori del Petrarca, e perciò non sopraccarico il mio discorso con inutili citazioni.

fu spinto a sublimare l'affetto per la sua donna, e a far di lei un essere meraviglioso e più che terreno. Che se a ciò avesse voluto por mente il Biscioni, non avrebbe mosso tante dubbiezze intorno Beatrice, nè avrebbe prodotta quella sua speciosa opinione intorno l'amore del divino poeta, affannandosi tanto nel torgli di dosso una taccia, che egli ha comune con tutto il genere umano, e sforzandosi nel far credere che uno solo ed identico, cioè quello della sapienza, sia stato l'amore, ch'egli ha sì vivamente descritto in tutte e quattro le sue opere italiane, la Vita Nuova, il Canzoniere, il Convito e la Divina Commedia. Parecchi dati storici, parecchie deduzioni e parecchi argomenti stanno per me a provar questo; che Dante, dopo avere ne' suoi più verdi anni amato Beatrice Portinari, non per sensualità, ma per gentilezza di cuore, si diede nella sua gioventù alla passione e allo studio della filosofia morale, ch'è la bellissima femmina del Convito, e da questo passò poi facilmente all' amore della celeste sapienza, o scienza delle cose divine, simboleggiata nella gloriosa Beatrice della Commedia. E se io di leggieri vorrò concedere, che gli ultimi due amori possano prendersi l'uno per l'altro e identificarsi, non vorrò nè potrò concedere altrettanto del primo, accettando per buone e per vere le ragioni del Biscioni e de' suoi illusi seguaci perciocchè io tengo opinione che possa fino all'ultima evidenza mostrarsi come due, cioè il naturale e l'intellettuale, sieno stati gli amori di Dante Alighieri; della qual cosa a far persuasi coloro, che di tali ricerche prendon vaghezza, stimo conveniente il ragionare alcun poco.

Più volte dice Dante nella Vita Nuova, nel Canzoniere ed anco nella Commedia, che egli erasi innamorato di Beatrice fino dalla sua puerizia: Nove fiate appresso il mio nascimento era tornato lo cielo della luce quasi ad un medesimo punto (cioè erano trascorsi quasi nove anni), quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice (Vita Nuova). E amore mi dicea queste parole.... voglio che tu dica certe parole per rima, nelle quali tu comprenda la forza ch' io tegno sopra te per lei (per Beatrice), e come tu fost suo tostamente dalla tua puerizia (ivi). La mia persona parvola (pargoletta) sostenne Una passion nuova, E a tutte mie virtù fu posto un freno (Canz. III, st. V). vista mi percosse L'alta virtù che già m' avea trafitto Prima ch' io fuor di puerizia fosse (Purg. canto XXX, v. 40). Altrove poi egli dice (e lo abbiamo veduto più sopra da un brano del Trattato II del Convito), che s'innamorò della filosofia ovvero della sapienza, qualche anno appresso la morte

Nella

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