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E temendo che il suo lavoro di tarsia, essendo fuori di similitudine, non fosse bene scorto, pose li presso il nome » del PAPA in faccia ad una pietra. Così nel Canto primo, dove si parla della Lupa, ne' due emistichii quinarii dei " v. 48 e 49, è scritto:

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Si che PArea che l'aer ne temesse;

2 Ed una luPA che di tutte brame, ec. »

Or quale giudicio, quale confutazione farò io d'interpetrazioni sì fatte, per le quali fra le altre stupende cose apprendiamo, che la Vita Nuova, scritta da Dante nel 1291, parla non della morte di Beatrice, ma della morte d'Arrigo, avvenuta ventidue anni dopochè il libro era scritto? Non andrebb' egli perduto qualunque discorso io mi studiassi tenervi sopra, sia che parlassi a persona, che già di per sè n'avesse veduta la ridicolezza, sia che volessi far ricredere chi dalla parte del Rossetti pertinacemente si stesse? Il sole è lucido: chi lo vuol credere opaco, sel creda. E dappoichè il Rossetti implora dal pubblico il perdono della sua vanità di chiamarsi il primo scuopritore di tali arcani sensi di Dante, io sono il primo di buon grado a concederglielo, e ad esclamar secolui Povero Poeta! pur con lui conchiudendo: Quanti altri artifizii (del parlare enimmatico) vi sarann' eglino (secondo un simil sistema) negli scritti di que' socii di setta, senza contar quelli che il Rossetti v' ha già discoverti! Nè solo mosaici di sillabe illusorie, ma pur anco anagrammi ed acrostici bizzarri esser vi deggiono!

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Lasciamo finalmente il fortunato interpetre napoletano

1 Vol. II, pag. 529. 2 Vol. II, pag. 523. 3 Vol. II, pag. 394. Il dottor Alessandro Torri nella sua edizione della Vita Nuova (Livorno 1843), quantunque non voglia pronunziar sentenza sul sistema allegorico del Rossetti, pure propone i seguenti suoi dubbii, provenienti, siccom' ei dice, da difetto di convinzione:

« 1° Come la Beatrice della Vita Nuova, supposto che Dante abbia in essa simboleggiato la filosofia, sia stata posta dall' altissimo sire nella città di Firenze, e non anche altrove?

VI.

» 2o Chi si fosse l'altra scienza compagna della filosofia, la quale poi mori?§ VIII.

» 3o Come possa intendersi che il padre della filosofia, l'imperator dell' universo (così nel Convito) sia uscito di vita, § XXII, lasciando in pianto la bellissima figlia, a consolazion della quale Dante compose i sonetti X e XI?

» 4o In qual modo si spiegherebbe avvenuta propriamente sulla finc del secolo XIII (1290) la morte della filosofia? — § XXXIX.

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Come può essere che in Beatrice fosse personificata la filosofia,

scuopritore di nuovi mondi, e torniamo al Biscioni, del quale ora vo' porre in vista alcune maliziette, ed alcune false e vane interpetrazioni, onde sempre più s' apprenda in qual conto tener si debbano i trovati ingegnosi di chi, per voglia di novità, s'è allontanato dalle vie del semplice e del vero. Io ho detto più sopra che la Vita Nuova fu scritta da Dante nel ventesimosesto, o al più ventesimosettimo anno dell' età sua. Il Biscioni peraltro pretende provare che fu scritta nell'anno ventesimoquarto; nè ciò è senza molta malizia; poichè se fosse così, Dante avrebbe narrato la morte della sua amata innanzi che la Portinari morisse, e così vero sembrerebbe quello che il Biscioni opina, vale a dire che la Beatrice, di cui nella Vita Nuova si tien discorso, non sia la più volte nominata figlia di Folco. Asserisce il Boccaccio che Dante compose quella prima operetta nel suo anno ventesimosesto, duranti ancora le lacrime per la morta Beatrice; 1 ed il Villani aveva già detto che la compose nella sua giovanezza. A tutto questo s' aggiunga quanto Dante medesimo intorno a ciò manifesta, cioè che quando scrisse la Vita Nuova non avea fatto studii di scienze, e che ad essi non si diede che un anno e più dopo la morte della sua donna (la quale mancò ai vivi il 9 giugno del 1290, secondo che abbiamo da lui medesimo, non che dal suo primo biografo, il già citato Boccaccio), ed avremo un' altra sicura conferma dell'error del Biscioni: poichè se un anno o due aggiungeremo

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mentre questa scienza non è da supporsi nata, vissuta (pochi anni) e morta esclusivamente in Firenze, com'è detto nel § XLI?

» 6° Se, come sostiene il Rossetti, Beatrice fosse mancata a' vivi nel 1281, avrebbe avuto soli 15 anni; il che sta in contradizione con quello che dice Dante, § II, cioè, che fu da lei salutato nove anni dopo che l' avea veduta la prima volta in età novenne, e in conseguenza quando contava diciotto anni d' età (vedi anche § III): oltredichè tanto egli, § XXX, che il Boccaccio, Comento ec., chiaramente affermano avvenuta nel 1290 la morte di Beatrice. Ma sopra queste, direi quasi, interpellanze, si atten deranno dal Rossetti gli opportuni schiarimenti; e frattanto mi sia lecito di riflettere, che se il linguaggio della Vita Nuova dovesse riguardarsi come un gergo di setta e un frasario convenzionale, si renderebbe affatto nullo l'interesse, che ora ispira ogni pagina di questo scritto così affettuoso; e l'autore sembrerebbe aver voluto prendersi giuoco della sensibilità de' lettori, che in buona fede lo avessero seguito nella esposizione storica delle sue giovanili avventure, senza pensare d'essere ingannati, e costretti anzi ad intendere in ogni parola e in ogni frase una mistica allusione, un segreto politico o religioso.

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1 Nella Vita di Dante, parte II.

2 Lib. IX, cap. 136.

3 Ne ho citati i passi più sopra.

al 1290, avremo che l' Alighieri, nato nel maggio 1265, scriveva il libretto in questione nel ventesimosesto o ventesimosettimo anno dell' età sua. E questo per altre indagini, non infeconde di resultati, sarà opportuno ch' io mi dilunghi alquanto nel dimostrare.

Il concetto di Dante nel comporre le tre sue opere (la Vita Nuova, il Convito e la Divina Commedia), ridicolosamente opina il Biscioni essere stato quello di far sì che fossero corrispondenti alle tre principali etadi dell'uomo, che cioè la Vita Nuova corrispondesse all' adolescenza, il Convito alla gioventù, la Commedia alla vecchiezza, e come tali dovessero dimostrare le qualità proprie di quelle. Tutto questo, secondo il Biscioni, desumesi da ciò che Dante dice nel Tratt. I, cap. I, del Convito con queste parole: Quella (la Vita Nuova) fervida e passionata, questa (il Convito) temperata e virile essere si conviene. Chè altro si conviene e dire e operare ad un' etade che ad altra, perchè certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade, che sono sconci e biasimevoli ad altra, siccome di sotto nel quarto Trattato sarà propria ragione mostrata. Ed io in quella dinanzi (nella Vita Nuova), all'entrata di mia gioventute parlai, e in questa dipoi (nel Convito), quella già trapassata. E di fatti in quel quarto Trattato al cap. XXIV si veggiono indicati i termini di quelle età, nelle quali Dante divide la vita umana; l'adolescenza, che dura per insino al venticinquesimo anno; la gioventù, dal venticinquesimo al quarantesimoquinto; la vecchiezza, dal quarantesimoquinto fino al settantesimo; e la senettù, da questo per infino alla morte. « Sicchè, dice il Biscioni (e qui, "per confutarlo, convienmi riportare le sue stesse parole), si " può con tutta ragione conchiudere che la Vita Nuova sia " stata ad arte dall' autore composta sotto sembianza di gio» vanili concetti, ma che però in sustanza essa sia di virili

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pensieri tutta quanta ripiena. Da questa costituzione di » tempi, che non a caso è stata stabilita da Dante, si viene na scuoprire un anacronismo del Boccaccio. Egli vuole che » il nostro autore componesse la Vita Nuova nel suo anno >> ventesimosesto; e Dante medesimo afferma, che ciò fu di"nanzi all' entrata di sua gioventute, cioè avanti il venticin quesimo, che al più sarà stato l'anno ventiquattresimo. Ol» tre a ciò, il Boccaccio afferma che la Bice Portinari aveva quasi un anno meno di Dante, e che ella morì di venti quattro anni; e Dante stesso nella Vita Nuova racconta la » morte della sua Beatrice, ed anco l'anniversario, o, come » egli dice, l'annovale di lei, con molte altre cose dopo quel

& Pag. XXIV.

» tempo seguíte. Ora se nel suo anno ventiquattresimo il » Poeta trattò di cose occorse più d'un anno dopo la morte " di Beatrice; ed ella, avente quasi meno un anno di lui, » morì d'anni ventiquattro, indubitato sarà o ch' ella, quando " Dante narrò la sua morte, non era ancor morta, o che mo"risse d'anni ventidue, o che d'altra donna intendesse l'au"tor di parlare; il che sarà più probabile. Non si vedegli " chiaro che il Boccaccio a bello studio fece comporre a "Dante la Vita Nuova due anni dopo il suo vero tempo, per "accordare la sua asserzione col termine della vita della vera " Beatrice Portinari? » 1

:

Fino a questo punto, combattendo le opinioni del Biscioni, uomo peraltro dotto e in più maniere di studii versato, io ho tenuto inverso di lui un contegno ed un linguaggio tale, quale conviensi all'urbanità delle Lettere: ma in questo suo paragrafo, ed in altri ancora che porrò sott' occhio dappoi, egli ha ammucchiato tanti spropositi, tante contradizioni e tante falsità maliziose, che perdonerammi il lettore, se io andrò lasciando un po' il freno allo sdegno. Se Dante non ci avesse egli stesso indicato l'anno, il mese ed il giorno, in cui dal secolo partì Beatrice; se nel suo libro della Vita Nuova non ci avesse narrato ciò che in fatto d'amore gli avvenne ne’diciotto mesi che seguitarono a quella lacrimata dipartita, l'asserzion del Biscioni potrebbe al più tenersi siccome una congettura ma dappoichè non ignoriamo che quella vezzosa femmina morì nel 1290, quando Dante contava 25 anni d'età; dappoichè Dante medesimo dice di avere scritto la Vita Nuova un anno e più posteriormente a quell'epoca, e dappoichè tutto ciò era pur troppo noto al Biscioni, come mai questi si lascia a dire che l'Alighieri scriveva il controverso libretto al più nell' anno ventiquattresimo? Come mai egli ha l'impudenza di far comparire il Boccaccio un biografo si malizioso che, falsando le date, abbia voluto a bello studio accomodare i fatti alle sue non vere asserzioni? Tutto il furbesco artifizio del Biscioni intorno la presente ricerca consiste in questo, di non far travedere al lettore la vera epoca della morte della Portinari, narrata da Dante colle seguenti parole: Io dico che, secondo l'usanza d' Italia, l'anima sua nobilissima si parti nella prima ora del nono giorno del mese; e secondo l'usanza di Siria, si parti nel nono mese dell' anno, perchè il primo mese è ivi Tismin, il quale a noi è ottobre (é se il primo è ottobre, il nono sarà giugno); e secondo l'usanza nostra, ella si parti in quello anno della nostra dizione, cioè degli anni Domini, in cui il perfetto numero (il dieci) nove

1 Tag. XXV.

volte era compiuto in quel centinaio, nel quale in questo mondo ella fu posta;1 ed ella fu de' Cristiani del terzodecimo centi

1 Beatrice morì il 9 giugno del 1290: era nata nell'aprile del 1266: dunque visse 24 anni e 2 mesi. Ciò si conferma da Dante pure nella Com. media, Purg., canto XXX, v. 124, ove pone in bocca di Beatrice le seguenti parole:

« Si tosto come in su la soglia fui

Di mia seconda etade, e mutsi vita,
Questi si tolse a me ec. »

Secondo il sistema di Dante (e l'ho detto più sopra) l' umana vita si divide in quattro parti, la prima delle quali, l'adolescenza, dura per infino al venticinquesimo anno. Or è chiaro che le surriferite frasi non altro vengono a dire, se non che Beatrice mutò la temporale nell'eterna vita quand'ella era presso a compire la prima età ed entrare nella seconda, insomma quand'ella era ne' venticinque anni: e così discuopresi maggiormente la verità della narrazione del giovin Poeta.

nove

Un'altra cosa vogliamo qui osservare, ed è questa: Dante nel procedimento del presente libretto va notando il nove qual numero fatale nei suoi amori con Beatrice: Nove fiate appresso 'l mio nascimento Dal principio del suo nono anno — Erano compiti li nove anni — L'ora era fermamente nonn Fu la prima ora delle nove ultime Non sofferse stare se non in sul M'era apparita nella nona ora del dì — Io dico che nel nono giorno ec. Anzi più sopra abbiamo veduto, come il Biscioni tenga Beatrice per un ente intellettuale, particolarmente per questo, che Dante la credè un numero nove, cioè un miracolo della santissima Trinità: Questa donna fu accompagnata dal numero nove a dare ad intendere ch' ella era un nove, cioè un miracolo, la cui radice è solamente la mirabile Trinitade (vale a dire il tre). Or io pertanto dirò che Dante medesimo, appresso il racconto della morte della sua amata, dà la spiegazione del perchè cotesto numero le fosse tanto simpatico. Egli adunque dice che quando Beatrice venne al mondo, tutti e nove i mobili cieli, congiunti insieme, piovvero sopra di lei i loro bene fici influssi. E questa idea la ripetè nella ballata VIII e uel sonetto XXXIX:

Ciascuna stella negli occhi mi piove
Della sua luce e della sua virtude....
Così di tutti e sette si dipinge. »>

Ecco adunque che dando la ragione del miracolo, Dante istesso fa disparire il miracolo; e così si rimane di nessuna efficacia quel grande argomento del Biscioni e de' suoi seguaci. Non dovrà poi far maraviglia cotesta puerile e a bello studio cercata coincidenza del numero nove. L'astrologia giudiziaria formava parte degli studii e dell'istruzione di quel tempo: ond'è che l'alta mente di Dante, imbevuta dall'adolescenza dei pregiudizii del secolo, non seppe affatto liberarsene, e così pagò un tributo all'umana credulità. Anche il Petrarca volle trovare una coincidenza nella morte di Laura, dicendo che essa morì lo stesso mese, lo stesso giorno, la stessa ora, nella quale era la prima volta apparsa davanti a' suoi occhi.

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