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In gentil donna, fuora dell' onore.
Udite quant' Amor le fece orranza ;

1

2

Ch' io 'l vidi lamentare in forma vera
Sovra la morta immagine avvenente;
E riguardava invêr lo ciel sovente,
Ove l'alma gentil già locata era,

Che donna fu di sì gaia sembianza.

Questo primo sonetto si divide in tre parti. Nella prims chiamo e sollecito i fedeli d' Amore a piangere; e dico che lo signore loro piange, e che udendo la cagione perch' e' piange, si acconcino più ad ascoltarmi; nella seconda narro la cagione, nella terza parlo d' alcuno onore, che Amore fece a questa donna. La seconda parte comincia quivi: Amor sente; la terza quivi: Udite.

Morte villana, di pietà nemica,

Di dolor madre antica,

Giudizio incontrastabile, 3 gravoso,
Poic' hai data materia al cor doglioso,
Ond' io vado pensoso,

Di te biasmar la lingua s' affatica.
E se di grazia ti vo' far mendica,"
Convenesi ch' io dica

Lo tuo fallir, d' ogni torto tortoso; 5
Non però che alla gente sia nascoso,
Ma per farne cruccioso 6

Chi d'Amor per innanzi si nutrica.
Dal secolo hai partita cortesia,

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1 Costruisci ed intendi: Gunstando, fuora dell' onore (che non può dalla morte ricevere detrimento), tutto ciò, che al mondo è da lodare in gentil donna, cioè, la gioventù, la bellezza ec.

2 Contrazione d'onoranza, onore. 3 incontrastabile, vale a dire, cui non si può far contrasto, inevitabile.

Intendi e se voglio farti priva d'oga grazia, cioè render ti odiosa

e abominevole, non basta che la mia
lingua s'affatichi a dirti villana, di
pietà nemica ec., ma bisogna ch' io pa-
lesi l'enorme fallo da te commesso col
far morire quella donzella, non per-
chè la gente non sappia il misfatto tuo,
chè ben lo sa, ma perchè s' adiri con-
tro di te chiunque da qui innanzi sarà
seguace d' Amore.

5 Reo, colpevole.
6 Indignato.
7 Da questo mondo

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E, ciò che 'n donna è da pregiar, virtute:
In gaia gioventute

Distrutta hai l'amorosa leggiadria.

Più non vo' discovrir qual donna sia,

Che per le proprietà sue conosciute :

Chi non merta salute,

Non speri mai d'aver sua compagnia. '

Questo sonetto si divide in quattro parti: nella prima chiamo la Morte per certi suoi nomi propri; nella seconda parlando a lei, dico la ragione perch' io mi movo a biasimarla; nella terza la vitupero; nella quarta mi volgo a parlare a indiffinita persona, avvegnachè quanto al mio intendimento sia diffinita. La seconda parte comincia quivi: Poic' hai data; la terza quivi: E se di grazia ; la quarta quivi: Chi non merta.

§ IX. Appresso la morte di questa donna alquanti dì, avvenne cosa, per la quale mi convenne partire della sopradetta cittade, ed ire 2 verso quelle parti, ov' era la gentil donna ch'era stata mia difesa, avvegnachè non tanto lontano fosse lo termine del mio andare, quanto ella era. E tuttochè io fossi alla compagnia di molti, quanto alla vista, l' andare mi dispiacea sì, che quasi li sospiri non poteano disfogare l'angoscia, che il cuore sentia, però ch' io mi dilungava dalla mia beatitudine. E però lo dolcissimo signore, il quale mi signoreggiava per virtù della gentilissima donna, nella mia immaginazione apparve come peregrino leggermente vestito, e di vili drappi. Egli mi parea sbigottito, e guardava la terra, salvo che talvolta mi parea, che li suoi occhi si volgessero ad uno fiume bello, corrente e chiarissimo, il quale sen gia lungo questo cammino là ove io era. A me parve che Amore mi chiamasse, e dicessemi queste parole: Io vengo da quella donna, la quale è stata lunga tua difesa, e so che il suo rinvenire non sarà ; * e però quel cuore ch'io ti facea avere da lei, io l'ho meco,

1 Questi ultimi due versi non alludono alla morta donzella, per cui fu scritta la ballata, ma a Beatrice, secondo che Dante ha accennato nel.. la pagina precedente.

5

2 ed ire, al. e andare.

3 talvolta, al. talora.

Cioè, so che il suo ritorno nor avverrà.

Da lei, cioè presso di lei.

e portolo a donna, la quale sarà tua difensione come questa era (e nomollami sì ch' io la conobbi bene). Ma tuttavia di queste parole, ch' io t'ho ragionate, se alcune ne dicessi, dille per modo che per loro non si discernesse lo simulato amore che hai mostrato a questa, e che ti converrà mostrare ad altrui. E dette queste parole, disparve tutta questa mia immaginazione subitamente, per la grandissima parte, che mi parve ch' Amore mi desse di sè: e, quasi cambiato nella vista mia,' cavalcai quel giorno pensoso molto, e accompagnato da molti sospiri. Appresso lo giorno cominciai3 questo sonetto:

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Cavalcando l' altr' ier per un cammino,
Pensoso dell' andar, che mi sgradia,
Trovai Amor nel mezzo della via,
In abito leggier di peregrino.
Nella sembianza mi parea meschino
Come avesse perduto signoria ;
E sospirando pensoso venia,
Per non veder la gente, a capo chino.
Quando mi vide, mi chiamò per nome,
E disse: Io vegno di lontana parte,
Ov' era lo tuo cor per mio volere;
E recolo a servir novo piacere. 5
Allora presi di lui sì gran parte,

Ch' egli disparve, e non m'accorsi come.

Questo sonello ha tre parti: nella prima parte dico siccom io trovai Amore, e qual mi parea; nella seconda dico quello ch' egli mi disse, avvegnachè non compiutamente, per tema ch' io avea di discovrire lo mio segreto; nella terza dico com' egli disparve. La seconda comincia quivi: Quando mi vide; la terza quivi: Allora presi.

§ X. Appresso la mia tornata, mi misi a cercare di questa

1 Cioè, nel mio aspetto.

2 Cioè, appresso quello giorno.

3 cominciai, al. cominciai di ciò, cioè intorno di ciò.

4 meschino,servo. Cosi nell'Inf. c. IX, v. 43, e c. XXVIII, v. 39, ed altrove."

5 piacere, qui vale oggetto piacente, venusta, bellezza di forme, come più volte è stato notato nel Canzoniere.

6 di discourire, al. di non isco

crire.

donna, che lo mio signore m’avea nominata nel cammino de'sospiri. Ed acciocchè il mio parlare sia più breve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltra li termini della cortesia; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione, cioè di questa soverchievole voce, che parea che m' infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizii e regina delle virtù, passando per alcuna parte mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine. Ed uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare ad intendere quello che il suo salutare in me virtuosamente ope.

rava.

3

§ XI. Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza dell' ammirabile salute' nullo nemico mi rimanea, anzi mi giungea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m'avesse offeso: e chi allora m'avesse addimandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata sclamente, Amore, con viso vestito d' umiltà. E quando ella fosse alquanto propinqua 2 al salutare, uno spirito d' Amore, distruggendo tutti gli altri spiriti sensitivi, pingea fuori i deboletti spiriti del viso, e dicea loro: «Andate ad onorare la donna vostra ; » ed egli si rimanea nel loco loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, far lo potea mirando lo tremore degli occhi miei. E quando questa gentilissima donna salutava, non che Amore fosse tal mezzo, che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma egli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto sotto il suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. Sicchè appare manifestamente che nella sua salute abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade.

XII. Ora, tornando al proposito, dico che, poichè la mia beatitudine mi fu negata, mi giunse tanto dolore, che parti

1 salute per saluto, salutazione, è asato spesse volte da Dante in questo libro ed altrove.

2 propinqua, al. prossimana.
8 Della vista, gli spirit visivi

lora.

Cioè, negli occhi.

era tutto, altri era tullo al

Nel saluto di lei. 7 Soverchiava.

1

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tomi dalle genti, in solinga parte andai a bagnare la terra d'amarissime lagrime: e poichè alquanto mi fu sollevato questo lagrimare, misimi nella mia camera là ove potea lamentarmi senza essere udito. E quivi chiamando misericordia alla donna della cortesia, 1 e dicendo: « Amore, aiuta il tuo fedele >> m' addormentai come un pargoletto battuto lagrimando. Avvenne quasi nel mezzo del mio dormire, che mi parea vedere nella mia camera lungo me2 sedere un giovane vestito di bianchissime vestimenta, e pensando molto. Quanto alla vista sua, mi riguardava là ov'io giacea; e quando m' avea guardato alquanto, pareami che sospirando mi chiamasse, e dicessemi queste parole: Fili mi, tempus est ut prætermillantur simulata nostra. Allora mi parea ch'io 'l conoscessi, perocchè mi chiamava così, come assai fiate nelli miei sonni 5 m' avea già chiamato. E riguardandolo mi parea che piangesse pietosamente, e parea che attendesse da me alcuna parola: ond' io assicurandomi, cominciai a parlare così con esso: Signore della nobiltade, perchè piangi tu? E quegli mi dicea queste parole: Ego tamquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiæ partes; tu autem non sic. Allora pensando alle sue parole, mi parea che mi avesse parlato molto oscuro, sì che io mi sforzava di parlare, e diceagli queste parole: Ch'è ciò, signore, che tu mi parli con tanta scuritade? E quegli mi dicea in parole volgari: Non dimandar più che utile ti sia. E però cominciai con lui a ragionare della salute, 10 la quale mi fu negata; e domandailo della cagione; onde in questa guisa da lui mi fu risposto: Quella nostra Beatrice udio da certe persone,

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1 donna della cortesia per donna corlese, piena di cortesia.

2 lungo me, accosto, rasente a me. 3 pensando molto, molto pensante, molto pensieroso.

Figlio mio, egli è tempo d' abbandonare le nostre simulazioni; le simulazioni, cioè, del far credere alla gente, che Dante fosse innamorato non di Beatrice, ma d'altre femmine. Parecchi testi invece di simulata leggono simulacra, idoli, ma parmi non se ne possa levare un senso si chiaro, come dalla prima lezione

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che ho ritrovata nel codice Martelli. sonni, al. sospiri.

signore della nobiltà, modo ebraico, postilla il Salvini, cioè, Signor nobile; come poco sopra donna della cortesia, cioè donna cortese.

7 Io sono come il centro d' un cerchio, cui sta in egual modo ogni parte della circonferenza; non così lu.

8 oscuro, al. oscuramente.

9 Cioè non dimandare più oltre di quello che utile ti sia: modo el littico.

10 Del saluto.

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