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di te ragionando, che la donna, la quale io ti nominai nel camino de' sospiri, ricevea da te alcuna noia. E però questa gentilissima, la quale è contraria di tutte le noie, non degnò salutare la tua persona, temendo non fosse noiosa. Onde conciossiacosachè veracemente sia conosciuto per lei alquanto lo tuo segreto per lunga consuetudine, voglio che tu dica certe parole per rima, nelle quali tu comprenda la forza ch'io tegno sovra te per lei, e come tu fosti suo tostamente dalla tua puerizia. E di ciò chiama testimonio colui che 'l sa; e come tu preghi lui che gliele dica: ed io, che sono quello, volentieri le ne ragionerò; e per questo sentirà ella la tua volontade, la quale sentendo, conoscerà le parole degl' ingannati. Queste parole fa che sieno quasi uno mezzo, sì che tu non parli a lei immediatamente, chè non è degno. E non le mandare in parte alcuna senza me, onde potessero essere intese da lei, ma falle adornare di soave armonia, nella quale io sarò tutte le volte che farà mestieri. E dette queste parole, disparve, e lo mio sonno fu rotto. Ond' io ricordandomi, trovai che questa visione m'era apparita nella nona ora del dì; e anzi che io uscissi di questa camera, proposi di fare una ballata, nella quale seguitassi ciò che 'l mio signore m' avea imposto, e feci questa ballata :

Ballata, io vo' che tu ritruovi Amore,

E con lui vadi a madonna davanti,
Sicchè la scusa mia, la qual tu canti,
Ragioni poi con lei lo mio signore.*
Tu vai, ballata, sì cortesemente,
Che sanza compagnia

Dovresti avere in tutte parti ardire:
Ma, se tu vuogli andar sicuramente,

1 noiosa in senso passivo, per noiata, nella guisa ch'altrove adoprò in senso passivo doloroso e pauroso. Sicchè appare che questi vocaboli sono di significato comune.

2 in parle alcuna senza me, onde polessero essere intese da lei, al. in parte alcuna, ove potessero esser inlese senza me da lei.

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3 seguitassi, cioè, narrassi seguita. tamente, fedelmente.

Intendi: Sicchè la mia scusa, la quale da te, o ballata, si espone coi versi, sia poscia con lei (cioè, con la mia donna) ragionata verbalmente dal mio signore (vale a dire da Amore).

5 Cioè, con tutta sicurezza.

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Ritrova l' Amor pria;

Chè forse non è buon sanza lui gire:
Perocchè quella, che ti debbe udire,
Se, com' io credo, è invêr di me adirata,
E tu di lui non fussi accompagnata,
Leggeramente ti faria disnore. V
Con dolce suono, quando se' con lui,
Comincia este parole

Appresso ch' averai chiesta pietate:
Madonna, quegli, che mi manda a vui,1
Quando vi piaccia, vuole,

Sedegli ha scusa, che la m' intendiate.
Amore è quei, che per vostra beltate
Lo face, come vuol, vista cangiare :
Dunque, perchè gli fece altra guardare,
Pensatel voi, dacch' e' non mutò 'l core. 3
Dille Madonna, lo suo cuore è stato

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Con si fermata fede,

Ch'a voi servir lo pronta 5 ogni pensiero :
Tosto fu vostro, mai non s'è smagato.
Sed ella non tel crede,

Di', che 'n domandi Amore, s' egli è vero:7
Ed alla fine falle umil preghiero,

Lo perdonare se le fosse a noia,

Che mi comandi per messo ch' i' moia ;
E vedrassi ubbidire al servitore.

E di' a colui ch'è d'ogni pietà chiave,

1 vui in luogo di voi, per la rima, come nui, sui ec., in luogo di noi, suoi ec.

2 Sed, se come ned, ched, ec., ag. giuntavi la consonante d per ischivar la durezza nell'incontro di due vocali. Si rinviene frequentemente negli antichi poeti, ed è stato notato nel Canzoniere.

3 Intendi: Amore è quegli, il quale a motivo della vostra beltà fa a sua voglia cambiare a Dante la vista, vale a dire, fa a sua voglia dirigere a Dante lo sguardo. E il per

che Amore fece a Dante guardare altra femmina, lo potete dunque immaginare da per voi, dacchè sapete ch'ei non mutò il core. E ritroverete che quello fu un artifizio per ascondere alla conoscenza altrui l'affetto, che per voi nutre nel seno.

fermata, ferma, costante.

5 lo pronta, lo fa pronto e sollecito, ovvero lo incita, lo sprona.

6 smagato, infievolito, venuto meno. 7 Amore, s'egli è vero, al. Amor, che

ne sa 'l vero.

8 a colui, cioè, ad Amore.

Avanti che sdonnei,1

Chè le saprà contar mia ragion buona:
Per grazia della mia nota soave 2
Rimanti qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuoi, ragiona;
E s'ella per tuo prego gli perdona,

Fa' che gli annunzi in bel sembiante pace.
Gentil ballata mia, quando ti piace,

Muovi in tal punto, che tu n'aggi onore.

Questa ballata in tre parti si divide: nella prima dico a lei ov'ella vada, e confortola perocchè3 vada più sicuru; e dico nella cui compagnia si metta, se vuole securamente andare, e senza pericolo alcuno; nella seconda dico quello, che a lei s'appartiene di fare intendere; nella terza la licenzio del gire quando vuole, raccomandando lo suo movimento nelle braccia della fortuna. La seconda parte comincia quivi: Con dolce suono; la terza quivi: Gentil ballata. Potrebbe già l'uomo opporre contra me e dire, che non sapesse a cui fosse il mio parlare in seconda persona, perocchè la ballata non è altro, che queste parole ch' io parlo: e però dico che questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare in questo libello ancora in parte più dubbiosa: ed allora intenda chi qui dubbia, o chi qui volesse opporre, in questo modo."

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§ XIII. Appresso questa soprascritta visione, avendo già dette le parole, che Amore m' avea imposto di dire, m'incominciarono molti e diversi pensamenti a combattere e a tentare, ciascuno quasi indefensibilmente: tra' quali pensamenti quattro m'ingombravano più il riposo della vita. L'uno dei quali era questo : buona è la signoria d' Amore, perocchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose. L'altro

1 Avanti che sdonnei, avanti che si levi d'appresso a madonna. Sdonneare partirsi da donne, come donneare dal provenzale domneiar, in trattenersi con donne; nè qui vale snamorarsi, come definisce il Vocabolario, e come dice il Biscioni.

2 Cioè, in grazia della mia soave poesia, delle mie soavi rime. Le parola

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per grazia fino a in bel sembiante pace, sono quelle che, per comando del Poeta, la ballata dee dire ad Amore, avanti che si levi d'appresso a madonna. 3 perocchè qui vale affinchè.

in questo modo, cioè nel modo ch è detto di sopra.

5 indefensibilmente, senza difesa. le vili cose, al. le rie cose.

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era questo non buona è la signoria d' Amore, perocchè quanto lo suo fedele più fede gli porta, tanto più gravi e dolorosi punti gli conviene passare. L'altro era questo: lo nome d'Amore è sì dolce a udire, che impossibile mi pare, che la sua operazione sia nelle più cose altro che dolce, conciossiacosachè i nomi seguitino le nominate cose, siccome è scritto: Nomina sunt consequentia rerum.2 Lo quarto era questo: la donna per cui Amore ti stringe così, non è come le altre donne, che leggermente si mova del suo core. E ciascuno mi combattea tanto, che mi facea stare come colui, che non sa per qual via pigli il suo cammino, e che vuole andare, e non sa onde si vada. E se io pensava di voler cercare una comune via di costoro, cioè là ove tutti si accordassero, questa via era molto inimica verso di me, cioè di chiamare e mettermi nelle braccia della pietà. Ed in questo stato dimorando, mi giunse volontà di scriverne parole rimate; e dissine allora questo sonetto: Tutti li miei pensier parlan d'amore, Ed hanno in lor sì gran varietate, Ch' altro mi fa voler sua potestate, Altro folle ragiona il suo valore. Altro sperando m' apporta dolzore; 3 Altro pianger mi fa spesse fïate;

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E sol s' accordano in chieder pietate,
Tremando di paura ch'è nel core.
Ond' io non so da qual materia prenda;
E vorrei dire, e non so ch' io mi dica:
Così mi trovo in amorosa erranza.
E se con tutti vo' fare accordanza, 5
Convenemi chiamar la mia nemica,
Madonna la pietà, che mi difenda.

Questo sonetto in quattro parti si può dividere: nella prima dico e propongo, che tutti i miei pensieri sono d' Amore,

1 punti, al. pianti.

21 nomi son conseguenti alle

cose.

3 Cioè, un altro col farmi sperare m'apporta dolcezza.

4 Un altro, sottintendi, col toglier mi ogni speranza.

5 accordanza, erranza, accordo, er. rore. La desinenza in anza è frequen te ne' nostri antichi poeti.

nella seconda dico che sono diversi, e narro la loro diversitade; nella terza dico in che tutti pare che s' accordino; nella quarta dico che, volendo dire d' Amore, non so da quale pigli materia; e se la voglio pigliare da tutti, conviene che io chiami la mia nemica, madonna la pietà. Dico madonna, quasi per isdegnoso modo di parlare. La seconda comincia quivi: Ed hanno in lor; la terza: E sol s' accordan; la quarta: Ond' io.

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§ XIV. Appresso la battaglia delli diversi pensieri, avvenne che questa gentilissima venne in parte, ove molte donne gentili erano adunate; alla qual parte io fui condotto per amica persona, credendosi fare a me gran piacere in quanto mi menava là ove tante donne mostravano le loro bellezze. Ond' io quasi non sapendo a che fossi menato, e fidandomi nella persona, la quale un suo amico all' estremità della vita condotto avea, 1 dissi: Perchè semo noi venuti a queste donne? Allora quegli mi disse: Per fare sì ch' elle sieno degnamente servite. E lo vero è, che adunate quivi erano alla compagnia d'una gentildonna, che disposata era lo giorno; e però secondo l'usanza della sopradetta cittade, conveniva che le facessero compagnia nel primo sedere alla mensa che facea 3 nella magione del suo novello sposo. Si che io, credendomi far il piacere di questo amico, proposi di stare al servizio delle donne nella sua compagnia. E nel fine del mio proponimento mi parve sentire un mirabile tremore incominciare nel mio petto dalla sinistra parte, e stendersi di subito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico che poggiai la mia persona simulatamente ad una pintura, la quale circondava questa magione ; e temendo non altri si fosse accorto del mio tremare, levai gli occhi, e mirando le donne, vidi tra loro la gentilissima Beatrice. Allora furono sì distrutti li miei spiriti per la forza che Amore prese veggendosi in tanta propinquitade alla gentilissima donna, che non mi rimase in vita più che gli spiriti del viso; ed ancor questi rimasero fuori de' loro strumenti, pe

1 Dice così, per quello che ivi gli avvenne, e che racconterà fra breve. 2 lo giorno, quel giorno, com' ho

avvertito più sopra, a pag. 57, n. . 3 alla mensa che facea, al. che facen alla mensa.

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