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SONETTO I.

ARGOMENTO.

Quanti beni perduti ha 'l mondo nella morte di Laura ! ma più che agli altri tutti, a lui tocca dolorando tragger guai.

OIMÈ il bel viso ! Oimè il soave sguardo!
Oimè il leggiadro portamento altero !
Oimè 'l parlar ch' ogni aspro ingegno e fero
Faceva umile, ed ogni uom vil, gagliardo!

E oimè il dolce riso ond' uscio 'l dardo'
Di che morte, altro bene omai non spero
Alma real, dignissima d' impero,

Se non fossi fra noi scesa sì tardo!

Per voi conven ch' io arda e 'n voi respire;
Ch'i'
pur fui vostro; e, se di voi son privo,
Via men d' ogni sventura altra mi. dole.

Di

speranza

m' empieste e di desire, Quand' io parti' dal sommo piacer vivo; Ma 'l vento ne portava le parole.

CANZONE I.

ARGOMENTO.

Laura è morta. Tenzone del sì e del no, se debba da se torsi la vita. Vince il no.

CHE debb' io far? che mi consigli, Amore?'

Tempo è ben di morire;

Ed ho tardato più ch' i' non vorrei.
Madonna è morta, ed ha seco 'l mio core;
E, volendol seguire,
Interromper conven quest' anni rei;

Perchè mai veder lei

Di quà non spero, e l' aspettar m' è noia.
Poscia ch' ogni mia gioia

Per lo suo dipartire in pianto è volta,
Ogni dolcezza di mia vita è tolta.

Amor, tu 'l senti, ond' io teco mi doglio,

Quant'è 'l danno aspro e grave,

E so che del mio mal ti pesa e dole,
Anzi del nostro, perch' ad uno scoglio
Avem rotto la nave,

Ed in un punto n'è scurato il sole.
Qual ingegno a parole

Poria agguagliar il mio doglioso stato?
Ahi! orbo mondo ingrato,

Gran cagion hai di dever pianger meco;
Che quel ben ch' era in te, perdut' hai seco.
Caduta è la tua gloria, e tu nol vedi ;
Nè degno eri, mentr'ella

Visse quaggiù, d'aver sua conoscenza,
Nè d'esser tocco da' suoi santi piedi ;
Perchè cosa sì bella

Devea 'l ciel adornar di sua presenza.
Ma io, lasso! che senza

Lei nè vita mortal nè me stess' amo,
Piangendo la richiamo.

Questo m' avanza di cotanta spene,
E questo solo ancor quì mi mantene.
Oimè terra è fatto il suo bel viso,
Che solea far del cielo,

E del ben di lassù fede fra noi.

L'invisibil sua forma è in paradiso,

Disciolta di quel velo

1

Che qui fece ombra al fior degli anni suoi,
Per rivestirsen poi

Un'altra volta, e mai più non spogliarsi,
Quand' alma e bella farsi

Tanto più la vedrem, quanto più vale
Sempiterna bellezza, che mortale.
Più che mai bella e più leggiadra donna
Tornami innanzi, comenzi

Là dove più gradir sua vistá sente.
Quest' è del viver mio l' una colonna
L'altra è 'l suo chiaro nome,

Che sona nel mio cor sì dolcemente,
Ma, tornandomi a mente

Che pur morta è la mia speranza, viva.
Allor ch' ella fioriva, !

*

Sa ben Amor qual io divento, e spero
Vedal colei ch'è or sì presso al vero.
Donne, voi che miraste sua beltáte,
E l' angelica vita,

Con quel celeste portamento in terra,
Di me vi doglia, e vincavi pietate,
Non di lei, ch'è salita

A tanta pace, e me ha lasciato in guerra;
Tal che s' altri mi serra

Lungo tempo il cammin da seguitarla,
Quel ch' Amor meco parla

Sol mi riten ch' io non recida il nodo;
Ma e' ragiona dentro in cotal modo:
Pon freno al gran dolor che ti trasporta,
Che .per soverchie voglie

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