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dell'ingegno, voi n'avete in abbondanza, e quanto è all'animo vostro, egli sì tenero, e atto è alle passioni, ch'io v'ho già veduta in un'ora gioviale, malinconica, collerica, dolente, e sì voltabile ad ogni effetto e sì ripiena di sensibilità, ch' io giurerei, che voi avete il cuore fatto a tasti, come i gravicembali; tanto ad ogni parola diversamente si scuote, e risente. Vedete se voi siete ricca in buon terreno, e atto a produrre! Ma la difficoltà stà nelle sementi, di cui dovete arricchire il vostro intelletto, ed il cuore. Una gran parte di quello, che avete fino a qui seminato in essi, non può, e perdonatemi se liberamente vi parlo, fruttificare altro, che foglie. Che credete voi? che così parlerebbero facilmente d'ogni cosa gli Avvocati allega ti da voi, s'eglino avessero fin da primi anni loro incominciato ad esaminare qual sia la mi glior maestra dell' imitare fiorellini in seta, quale la più perita cuffiaja, quali i più usitati colori de' drappi, e altre somiglianti cose, le quali io non nego, che vi bisognino; ma ardisco bensì d'affermare, che pensandovi sempre, ve le conficcate, e ribadite în testa per modo, che quasi altro non vi può aver luogo; e di quello, che s'è fatta abbondanza dentro, si formano le parole. Di qua solamente è avvenuto, che ragionando voi quasi sempre di così fatte cose, o d'altre a queste somiglianti, hanno falsamente immaginato gli uomini, che la forza

dell'

dell' ingegno loro sia di gran lunga superiore a quella del vostro, e giudicando da quello, che udivano, senza esaminar più oltre, sentenziatono a proprio favore. Ma certamente s'ingannano imperciocchè molti ho anche uditi fra loro, i quali non d'altro il capo riempiendosi, che di quello, che voi continuamente studiate, d'altro similmente non sanno ragionare; e tuttavia sono pur essi maschi, e hanno quel capacissimo ingegno, che da certi sputatondo è negato a voi. Donde dunque può questo male avvenire, fuorchè dalla materia, che nel cervello si semina, cominciando da' primi anni, e proseguendo fino a quell' età, che queste bagattelluzze comporta? Di che peggio v' accade ancora, che pervenute finalmente a quegli anni, ne' quali se voi ragionaste di tali cose, ne sareste per avventura ceno voi, non avendo altro in capo, tacete, o v'ingrognate contro alla gioventù del secolo, e divenute stizzose, fate facondia della maldicenza, per non tenere la lingua in una schiavitù perpetua. Ah! se voi diceste una volta: Io ho questo capo, il quale ha due parti, l'una di fuori, e l'altra di dentro: all' una, e all'altra debbo pensare; voi vedreste, che insieme con la cura dell' estrinseca bellezza, vi nascerebbe una gran voglia di condizionare anche l'interna alla dignità de' pensieri; e mescolereste almeno con l'altre intenzioni più leggiere, quelle di qualche sostanza. Io non dico già, che v'

surate,

affa

senza

affatichiate in sui libri, o perdiate que' vostri lieti colori, vegliando sulle carte, come certuni, i quali si dimenticano d'ogni altra cosa, e abbandonano sè medesimi a tanta meditazione, che non escono poi più di sè, e vivono sempre in sogno; ma ascoltate volentieri talora chi ragiona di qualche fatto d'importanza, assecondatelo nelle sue riflessioni, leggete pochetto di qualche libro, ma con disamina, e così facendo, senza punto avvedervene, vi s'appiccherà sempre qualche cosa all'ingegno, come sua saputa s'attacca alla pelle una certa tintura. brunetta, a chi cammina al Sole. Quella vostra fantasia vivacissima perchè non si potrà anch' essa adornare con qualche bel fregio? La quale, e sia detto con pace de' maschi, tanto abbonda in voi, che la loro innanzi alla vostra si spegne, e nulla diviene? Ma egli si vuole intrattenerla in altre immaginazioni, e diverse da quelle, nelle quali è intrattenuta al presente Perchè non le potere voi imporre a forza, che in iscambio di smarrirsi a confrontare in solitudine, e da sè a sè gli abbigliamenti dell' altre femmine co' vostri, la s'intrattenga a dipingersi innanzi le circostanze di qualche fatto, o caratteri diversi d'uomini, che s'incontrino, che diversamente appassionati abbiano insieme ragionamento, o altre sì fatte immaginazioni. Tutto è infine semente, e tutto a tempo germoglia. Nasce l'opportunità del ragionare, ed

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è cosa mirabile a dirsi, come rimescolandosi in un subito tutto quello, che è stato riposto nel capo, sboccano i pensieri a tempo, e con ordine; e ne nasce quella facondia che desiderate. Allora quel vostro sensitivo cuore, prendendo interesse nell'argomento, e facendo confederazione col cervello, animerà tutto quello, che dite, e gli darà quel movimento, ch'urta in coloro, che ascoltano, e gli fa entrare nel vostro parere, e favorirlo. Vengano allora i maschi, e s'oppongano, dimostrino quella loro cotanto vantara forza d'intelletto, e la sostengano in faccia a voi, se dà lore il cuore di farlo. In tal guisa ragionava l'uomo dabbene venne attentamente dalla Signora ascoltato; e più avrebbe detto ancora, se non fosse stato interrotto da lei, la quale gli disse: Non più. Mentre che voi avete parlato, io sono entrata in una considerazione, che mi fa lasciare il mio primo proposito. Perch'io acquisti un bel modo di favellare, voi vorreste, ch'io perdessi il miglior diletto della mia vita, ch'è quello di piacere altrui. Credete voi, ch' io fossi così ben veduta in ogni luogo, come sono al presente, se trascurando le meditazioni degli abbigliamenti, che si confanno ad una femmina, entrassi in altri pensieri? Insegnate prima agli uomini, che s'appaghino d'un modo uguale di vestire nelle femmine, che quella più non gradisca loro, la quale sa più spesso cambiar fogge e gaTomo VI.

le ;

le; e io allora m'appagherò del meditare altre cose. Oltre di che, credete voi forse, che questo sia quel piccolo, e magro studio, che supponete, e che non dia materia di riflessioni continue, e d'ogni sorta? Con esso impariamo noi i costumi di molte genti, i siti delle Città, i nomi loro, le relazioni, che hanno l'una con l'altra, gli avviamenti, e le corrispondenze de Mercatanti, il valore, e il pregio delle merci. Sappiamo i giorni dell'andare, e venire delle poste, per quali paesi passino, quali fiumi varchino, quai monti salgano, dove gli scendano. E che finalmente non sappiam noi con questo bel mezzo, molto più giocondo, e grato, che quelle vostre lunghe meditazioni, fatte in astratto, e spesso lontane dal vero? Nè perchè voi studiate lungamente cose massicce, e di quella importanza, che dite, veggo però, che vi mettiate in capo semenzajo di maggior sostanza, che il nostro; imperciocchè io odo voi anche per lo più ragionare di cose, che se le si mettessero in bilancia, contrapponendole a' nostri fiorellini, alle nostre cuffie, e all' altre galanterie, che voi dite, io son certa che le vostre anderebbero all' insù non altrimenti, che piume, o paglia. Sicchè quando voi non avete a darmi altri ammaestramenti, che quelli, che m'avete dati sino a qui, fate conto di non avermegli dati, ch'io farò quello di non avergli uditi, e ragioniam d' altro.

Oh!

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