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Verbaque provisam rem non invita sequenter

Horat. de Art. Poet.

Apparecchia la materia, e le parole spontanea. mente la seguiranno.

Parecchi Scrittori dicono verità così belle, manifeste, che non si può fare a meno di non prestar loro fede quando le hanno profferite. Appena gli orecchi degli ascoltanti l'hanno ricevute, l'animo vi consente, e afferma, dicendo: Egli è vero, costui ha ragione, io non saprei che rispondergli all' incontro. Seneca principalmente fu uno di quelli ch' ebbero questa nobile qualità di chiudere in poche linee i vero, e di lanciarlo nelle viscere altrui con poche parole. Orazio, da cui per ora ho preso il verso soprallegato, fece anch'egli il medesimo, specialmente nella sua arte poetica, la quale mi pare veramente un anello, in cui sieno incastonate infinite pietruzze d'una inestimabile preziosità, varie, risplendenti, e di mirabile vistosità. In essa ritrovansi le leggi universali di quello, che chiamasi con novello vocabolo il buon gusto, cioè del sapore, del garbo, e della grazia, che debbono avere tutte quelle Arti, che presero la loro origine dall' imitazione e dal diletto. Con esso alla mano di passo in passo,

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io tengo per fermo ch'egli si possa fare ogni sorta d'osservazioni intorno agli Scrittori, e prendendolo, come chi dicesse, per isquadra e compasso, misurare tutto il bene, e il male, che in essi ritrovasi, traendone in tal modo un' infinita utilità, per comporre l'opere proprie, quando altrui venga la voglia di dettare. Egli è però il vero, che i precetti suoi, comechè contengano nel seno loro la verità sono da assomigliarsi ad un baccello, che comprenda molti granelli, i quali, acciocchè giovino, si dee fargli multiplicare con la coltivazione, innaffiargli, e averne grandissima cura. Per esempio, io ho ora fra tutti gli altri suoi versi eletto quello che ho citato di sopra; fo mio che l'orecchio altrui sia un orticello, lo pianto, e incomincio a coltivarlo, acciocchè spunti, germogli, cresca in fusto, faccia fronde, fiori, e baccelli nuovi. Chi non fa a questo modo, la verità contenuta in esse poche parole riesce inutile, e non seminata, s'aggrinza, e perisce nella zucca delle sementi, senza prô; ed era quel medesimo il non averla ricolta.

conto,

Apparecchia la materia, dic'egli, e le parole spontaneamente la seguiranno. Oh! chi gli può negare, che non debba essere a questo modo? Il nostro capo è a guisa di una cassetta, dove si ripongono varie robe, e la lingua è la dispensiera di quello, che v'è dentro. Quando essa ritrova materia da poterne trar fuori, ell'è f t

pron

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pronta, spedita, presenta altrui con vivacità, con grazia. Dall'altro canto, s'ella non ritrova che poterne cavare, essendo di sua natura liberale, la vuol dare e dare, e non sapendo che, la dà aria in iscambio di sostanza; a un dipresso, come fanno i Pappagalli, che cianciano, senza saper di che, e talvolta avvedendosi della povertà sua, si vergogna, e dà a stento, tanto che tu n' hai o vento, o poco più, che nonnulla. Bene! io ne sono già persuaso, dirà alcuno, che m'ascolta e non può sofferire quattro linee più in un ragionamento. Ma questa materia che dèe riempiere la cassetta, per somministrare ricchezza alla lingua, come s'ha ad apprestare? Qui stà il nodo, ch'egli si vorrebbe nella più giovanile età incominciar a riporre, e a riempiere il cervello, e a far masserizia negli anni migliori, e più atti a ricevere quello, che vi si ripone. In altro modo le masserizie sembrano prese in prestanza, tu le avrai riposte con mal ordine, non ritrovi quello, che vuoi quando t'abbisogna; credendo di porre la mano ad una cosa, la metti ad un'altra, ne cavi quello, ch'esce a caso, non quel, che vorresti, e che t'abbisogna; prima d'averne quel che vorresti, metti sossopra la masserizia, tutto riempi di confusione, e disordine. Allo incontro, se tu avrai incominciato a riporre per tempo, le robe avranno preso il luogo loro, tu n'avrai fatto pratica, vi metti la mano per

va,

abitudine, n'esce a tempo quanto desideri, quel lo, che non vuoi lo lasci, quello che chiedi ti si presenta da sè, e ogni cosa ti riesce ordinata; nè tu impązzi, o fai altrui impazzire, col dire aspetta, ritorna, adagio, non è questo quel ch'io volea, anzi pure è questo, sì no, ch'è uno sfinimento di te che dài, e una morte di chi da te riceve. Traggi il velo a questo ragionare, e vedrai, che non altrimenti fa chi ragiona di cose imparate di fresco; imperciocchè egli ripete, si svia dal suo cammino, ritorna, e cammina con tanti, e così strani aggiramenti, e ravvolgimenti, smarrendosi di qua, e arrestandosi colà; finalmente perviene un tratto più a movere la lingua, che a dire quello, che volea dire. Per la qual cosa, ridico, egli bisogna insaccare molto prima la materia, chi vuole averla a suo tempo Che diavol dì tu? risponde uno. Mi negherai tu forse, che le donne non sieno le migliori parlatrici del mondo, le più ordinate, e quelle che hanno maggiore energia, e più evidenza, e quando hanno esse però riposto materia? quando hanno fatto ricolta di quello, che dicono? Oh! tu vuoi pure condurmi a forza all'articolo delle femmine . Ma lodato sia il cielo, che nè in ciò, nè in altro, io non ho cagione di dire, se non che bene del fatto loro. Vorrestù però dire, ch' esse non s' apparecchino fin da' primi anni della loro vita quelle materie, delle quali debbono

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ragionare che le favellino a caso, e pensino improvvisamente a quello che profferiscono ? Non lo credere. Io n'ho udite per mia fè a ragionare di quelle che si vedea benissimo ch' aveano la materia del loro ragionamento accumulata nell' animo fin dalla loro prima età. Nè ti maravigliare, dicendo, ciò non può essere, perchè non hanno metodo di scuole, ch'anzi l' hanno molto bene, e molto migliore, che i maschi. Imperciocchè esse imparano ogni cosa col mezzo dell'esempio, e con lo star a udire, e vedere, e ricogliendo quello, che loro piace, senza essere obbligate dalla sferza, nè dalla imperiosa voce del maestro. E però tu n' odi alcuna a dir male con buona grazia delle compagne sue, o ad ampliare con eloquenza la necessità, la varietà, e la bellezza delle fogge, di ch' ella ha udite tutte le circostanze e le particolarità di questi due punti dalla madre sua più volte, mentre ch'era bambina, e n'ha fatto conserva nel cuor suo, e ne cava fuori dall' intimo borsellino dell'ingegno il bisogno, e a tempo. Pensi tu, che senza avere fatto questo ricco apparecchiamento di materia la potesse parlare con tanto artifizio, e con tanti vaghi colori retorici, con quanti ella fa? No. Tu udiresti, per esempio s'ella dice male, un fascio di villanie messe l' una sopra l'altra senza ordine, nelle quali si vedrebbe una malignità d' animo grande, e non altro pensiero

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