Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Che mi comandi per messo ch'i' moia;
E vedrassi1 ubbidire al servitore.

E di' a colui ch'è d'ogni pietà chiave 2,
Avanti che sdonnei 3,

Chè le saprà contar mia ragion buona*:
Per grazia della mia nota soave

5

Rimanti qui con lei,

E del tuo servo, ciò, che vuoi, ragiona;
E s'ella per tuò prego gli perdona,

Fa' che gli annunzi in bel sembiante pace.
Gentil ballata mia, quando ti piace,
Muovi in tal punto, che tu n'aggi onore.

6

Questa ballata in tre parti si divide: nella prima dico a lei ov'ella vada, e confortola perocchè vada più sicura; e dico nella cui compagnia si metta, se vuole securamente andare, e senza pericolo alcuno; nella seconda dico quello, che a lei s'appartiene di fare intendere; nella terza la licenzio del gire quando vuole, raccomandando lo suo movimento nelle braccia della fortuna. La seconda parte comincia quivi: Con dolce suono; la terza quivi: Gentil ballata. Potrebbe già l'uomo opporre contra me e dire, che non sapesse a cui fosse il mio parlare in seconda persona, perocchè la ballata non è altro, che queste parole ch'io

1. Vedrassi ecc. Mi vedrà servo ubbidiente.

2, Colui ch'è d'ogni pietà chiave: Amore che apre il suo cuore ad ogni pietà.

3. Sdonnei, sdonneare è il contrario di donneare. Prima che tu, o mia Ballata, ti parti dalla mia donna.

4. Che ecc. Imperciocchè saprà ben far conoscere a lei la mia buona ragione.

5. Per grazia ecc. In grazia della soave armonia delle mie rime. 6. N'aggi. Ant. N'abbia.

7. Perocche. Affinchè.

8. Nella cui compagnia ecc. In compagnia di chi.

9. A cui fosse. A chi fosse.

parlo. E però dico che questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare in questo libello ancora in parte1 più dubbiosa : ed allora intenderà chi qui dubbia o chi qui volesse opporre, in quello modo.

§ XIII. Appresso questa soprascritta visione, avendo già dette le parole, che Amore m’avea imposto di dire, m'incominciarono molti e diversi pensamenti a combattere e a tentare, ciascuno quasi indefensibilmente; tra' quali pensamenti quattro m'ingombravano più il riposo della vita. L'uno dei quali era questo: buona è la signoria d'Amore, perocchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose. L'altro era questo: non buona è la signoria d'Amore, perocchè quanto lo suo fedele più fede gli porta, tanto più gravi e dolorosi punti gli conviene passare. L'altro era questo: lo nome d'Amore è si dolce a udire, che impossibile mi pare, che la sua operazione sia nelle più cose altro che dolce, conciossiacosachè i nomi seguitino le nominate cose, siccome è scritto: Nomina sunt consequentia rerum 4. Lo quarto era questo: la donna per cui Amore ti stringe così, non è come le altre donne, che leggermente si mova del suo cuore. E ciascun mi combattea tanto, che mi facea stare come colui, che non sa per qual

2

1. In parte più dubbiosa. Intende solvere non solo questo, ma un altro dubbio maggiore.

2. Punti. Passi. Nel 34 dell'Inf. dice:

La gente grossa il pensi che non vede

Qual era il punto che io avea passato.

3. La sua operazione. Il suo potere, e ciò che impropriamente dicesi da taluno influenza.

4. E Ovidio dice: Conveniunt rebus nomina saepe suis.

via pigli il suo cammino, e che vuole andare 1, e non sa onde si vada. E se io pensava di voler cercare una comune via di costoro, cioè là ove tutti si accordassero, questa via era molto inimica 2 verso di me, cioè di chiamare e mettermi nelle braccia della pietà. Ed in questo stato dimorando, mi giunse volontà di scriverne parole rimate; e dissine allora questo sonetto:

Tutti i miei pensier parlan d'amore,
Ed hanno in lor si gran varietate,
Ch'altro mi fa voler sua 3 potestate,
Altro forte ragiona il suo valore.
Altro sperando m' apporta dolzore;
Altro pianger mi fa spesse fïate;
E sol s' accordano in chieder pietate,
Tremando di paura ch'è nel core.

6

[ocr errors]

Ond' io non so da qual materia prenda; E vorrei dire, e non so ch'io mi dica: Così mi trovo in amorosa erranza.

E se con tutti vo' fare accordanza, Convenemi chiamar la mia nemica, Madonna la pietà, che mi difenda.

1. Che vuole andar ecc. Il medesimo pensiero esprime Dante nel seg. verso del canto 2o del Purg.:

Com'uom che va, nè sa dove riesca.

2. Inimica verso di me, cioè di chiamare ecc. Questa via, dove i pensieri di costoro s'accordavano, m'era molto contraria, perchè m' obbligavano d'invocare la Pietà mia nemica. Il concetto è meglio spiegato ne' due ultimi versi del sonetto che segue. 3. Mi fa voler sua potestate, cioè mi fa desiderare di mettermi sotto la sua potestà, sotto la sua signoria.

4. Forte ragiona il suo valore. Dimostra che è forte e dolorosa la virtù d'amore.

5. Altro sperando. Uno colla speranza che sveglia in me m'apporta dolzore, Dolcezza.

6. Da qual. Da quale di questi pensieri.

26

Questo sonetto in quattro parti si può dividere: nella prima dico e propongo, che tutti i miei pensieri sono d'Amore; nella seconda dico che sono diversi, e narro la loro diversitade; nella terza dico in che tutti pare che s'accordino nella quarta dico che, volendo dire d'Amore, non so da quale pigli materia; e se la voglio pigliare da tutti conviene che io chiami la mia nemica, madonna la pietà. Dico madonna, quasi per isdegnoso modo 1 di parlare. La seconda comincia quivi: Ed hanno in lor; la terza: E sol s'accordano; la quarta : Ond' io.

§ XIV. Appresso la battaglia delli diversi pensieri, avvenne che questa gentilissima venne in parte, ove molte donne gentili erano adunate; alla qual parte io fui condotto per 2 amica persona, credendosi fare a me gran piacere in quanto mi menava là ove tante donne mostravano le loro bellezze. Ond'io quasi non sapendo a che 3 fossi menato, e fidandomi nella persona, la quale un suo amico all'estremità della vita condotto avea, dissi: Perchè semo noi venuti a queste donne? Allora quegli mi disse: Per fare sì ch'elle sieno degnamente servite. E lo vero è che adunate quivi erano alla compagnia d'una gentil

1. Sdegnoso modo di parlare. Ironicamente.

2. Per. Da.

3. A che. A quale scopo.

66

Fidandomi

4. Fidandomi nella persona ecc. Nota il Giuliani: nella persona (amica mia), la quale persona un suo amico aveva condotta all'estremità della vita, ridotta presso che a morte. Quale sia questo amico di Dante e anche amico di tale, da cui ebbe quasi ad esser morto, non v'ha indizio sicuro a poterlo conghietturare. Ma qui certo si accenna a ben altra persona, che non alla persona di Dante, nè si vede punto attinenza con ciò che di questa si narra seguentemente ».

3

1

donna, che disposata era lo giorno 1; e però secondo l'usanza della sopradetta cittade, conveniva che le facessero compagnia nel primo sedere che facea alla mensa nella magione del suo novello sposo. Sì che io, credendomi far il piacere di questo amico, proposi di stare al servizio delle donne nella sua compagnia. E nel fine del suo proponimento mi parve sentire un mirabile tremore 3 incominciare nel mio petto dalla sinistra parte, e stendersi di subito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico che poggiai la mia persona simulatamente ad una pintura, la quale circondava questa magione; e temendo non altri si fosse accorto del mio tremare, levai gli occhi, e mirando le donne, vidi tra loro la gentilissima Beatrice. Allora furono si distrutti li miei spiriti per la forza che Amore prese veggendosi in tanta propinquitade alla gentilissima donna, che non mi rimase in vita più che gli spiriti del viso; ed ancor questi rimasero fuori de' loro strumenti", perocchè Amore voleva stare nel loro nobilissimo luogo per vedere la mirabile donna: e avvenga ch'io fossi altro che prima, molto mi dolea di

4

6

1. Disposata era lo giorno. S'era fatta sposa in quel giorno. 2. Nel primo sedere ecc. La prima volta che sedea ecc. Magione.

Voce poet. casa.

3. Mirabile tremore. Tremore che provava per la meraviglia di quella donna. Nel Purg. C. XXX dice:

Rimasi di stupor tremando affranto.

4. Non mi rimase in vita più ecc. Non dava più segno di vita che negli occhi, detti spiriti visivi.

5. Fuor de' loro strumenti. Fuori del loro luogo, ch'era occupato

da Amore.

6. Altro che prima. Altro è detto lat, diverso da quel di prima.

« ÖncekiDevam »