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taglia, dimenticando quello che per appropinquare a tanta gentilezza m'addivenía. La quarta si è, come cotai veduta non solamente non mi difendea, ma finalmente disconfiggea la mia 1 poca vita; e però dissi questo sonetto:

Spesse fïate venemi2 alla mente

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L'oscura qualità ch'Amor mi dona;
E vienmene pietà sì, che sovente

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Io dico: ahi lasso! avvien egli a persona? Ch'amor m'assale subitanamente

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Sì, che la vita quasi m'abbandona :
Campami un spirto vivo solamente,
E quei riman, perchè di voi ragiona.
Poscia mi sforzo, chè mi voglio aitare;
E così smorto, e d'ogni valor vôto,
Vegno a vedervi, credendo guarire:
E s'io levo gli occhi per guardare,
Nel cor mi si comincia uno 6

tremoto,

Che fa da' polsi l'anima partire.

Questo sonetto si divide in quattro parti, secondo che quattro cose sono in esso narrate: e perocchè sono esse raqionate di sopra, non m'intrametto se non di distinguere le

1. Disconfiggea la mia poca vita. Distruggeva la poca vita che ancora mi rimaneva.

2. Venemi. Voc. ant. Mi viene.

3. L'oscura qualità. L'angoscioso stato cagionato dalla schernevole vista, quando Amore lo conduceva presso la sua donna. 4. Avviene egli a persona? Avviene ad alcuno un caso simile? 5. Campami uno spirto vivo ecc. Mi tiene in vita un solo spirito, un solo pensiero, e quei riman, il quale spirito rimane, cioè vive perchè ragiona di voi, Beatrice.

6. Tremuoto. Tremore, tremito tale che cessa il polso di battere, cioè pare ch'io debba morire.

1. Non m'intrametto, se non ecc. Non mi do altro pensiero che di ecc.

DANTE, Vita nuova.

parti per li loro cominciamenti: onde dico che la seconda parte comincia quivi: Ch'amor; la terza quivi: Poscia mi sforzo; la quarta : E se io levo.

§ XVII. Poichè io dissi questi tre sonetti, ne' quali parlai a questa donna, però che furo narratorj1 di tutto quasi lo mio stato, credeimi tacere, perocchè mi parea avere di me assai manifestato. Avvegnachè sempre poi lassassi2 di dire a lei, a me convenne ripigliare materia nuova e più nobile che la passata. E perocchè la cagione della nuova materia è dilettevole a udire, la dirò quanto potrò più brevemente.

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§ XVIII. Conciossiacosachè per la vista 3 mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano, dilettandosi l'una nella compagnia dell'altra, sapeano bene lo mio cuore, perchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io passando presso di loro, siccome dalla fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne; e quella, che m'avea chiamato, era donna di molto leggiadro parlare. Sicchè quando io fui giunto dinanzi di loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era tra esse, rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea

1. Furo narratorii. Narrarono.

2. Lassassi. Lasciassi.

3. Per la vista mia. Dal mio aspetto.

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4. Sapeano bene lo mio core. Conoscevano il mio amore.

5. Era stata. Era stata presente. A molte mie sconfitte, cioè allorquando il vedere Beatrice discon figgeva la mia poca vita. 6. Che piacesse loro. Che cosa piacesse loro: fin che potessi ob

bedirle.

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certe che si rideano tra loro. Altre v'erano, che guardavanmi aspettando che io dovessi dire. Altre v'erano che parlavano tra loro, delle quali una volgendo gli occhi verso me, e chiamandomi per nome, disse queste parole: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu non puoi la sua presenza1 sostenere? Dilloci, che certo il fine di cotale amore conviene che sia 2 novissimo. E poichè m'ebbe dette queste parole, non solamente ella, ma tutte le altre cominciaro ad attendere in vista la mia risponsione. Allora dissi loro queste parole: Madonne, lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna, di cui voi forse intendete; ed in quello dimorava la beatitudine, che era fine di tutti i miei desiderj. Ma poichè le piacque di negarlo a me, lo mio signore Amore, la sua mercede, ha posta tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venir meno. Allora queste donne cominciaro a parlare tra loro; e siccome talor vedemo cader l'acqua mischiata di bella neve, così mi parea udire le loro parole mischiate di sospiri. E poichè alquanto ebbero parlato tra loro, mi disse anche questa donna, che prima m'avea parlato, queste parole: Noi ti preghiamo, che tu ne dica ove sta questa tua beatitudine. Ed io rispondendole, dissi cotanto: In quelle parole che lodano

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1. Non puoi la sua presenza sostenere: non reggi, cioè tremi alla sua presenza. Dante dice nel XXX del Purg. Lo spirto mio alla sua presenza era di stupor tremando affranto. 2. Novissimo. Cosa affatto nuova.

3. Attendere in vista. Attente guardandomi aspettavano la mia risposta.

4. La sua mercede. Per sua mercede,

la donna mia. Ed ella rispose: Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'hai dette notificando la tua condizione, avresti tu operate con altro intendimento. Ond'io pensando a queste parole, quasi vergognandomi mi partii da loro; e venía dicendo tra me medesimo: Poichè è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna, perchè altro parlare è stato il mio? E però proposi di prendere per materia del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando a ciò molto, pareami avere impresa troppo alta materia quanto a me 3, sicchè non ardía di cominciare; e così dimorai alquanti dì con desiderio di dire e con paura di cominciare.

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§ XIX. Avvenne poi che, passando per un cammino, lungo il quale correva un rio molto chiaro d'onde, giunse a me tanta volontà di dire, che cominciai a pensare il modo ch'io tenessi; e pensai che parlare di lei non si conveniva, se non che io parlassi a donne in seconda persona; e non ad ogni donna, ma solamente a

1. Avresti tu operato con altro intendimento. Avresti detto con altra intenzione.

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2. Proposi di prendere per materia ecc. Qui mi piace riferire la bellissima nota del Giuliani: Memorevoli e degne al certo di sentirsi mi sembrano queste parole, onde si manifesta che Dante nelle sue Opere, per variato soggetto che togliesse, volle per altro imprimere una forma tale, che tornassero tutte in lode di Beatrice. Ond'è che nel Convito e nella Commedia e nelle altre Rime, anche nel recare la sua donna a simbolo di nuovi e più sublimi amori, la ricorda pur ad ogni tratto come il suo primo Amore, la donna, cui prima il suo cuore fu disposato, e che poi sempre gli ebbe signoreggiata la mente ».

3. Quanto a me. Riguardo alle mie forze,

4. Se non che. Eccetto che,

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coloro, che son gentili, e non sono pure femmine. Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mossa 2 e disse: Donne ch'avete intelletto d'amore. Queste parole io riposi nella mente con grande letizia, pensando di prenderle per mio cominciamento. Onde poi ritornato alla sopraddetta cittade, e pensando alquanti dì, cominciai una canzone con questo cominciamento, ordinata nel modo che si vedrà di sotto nella sua divisione. La canzone comincia così:

Donne, ch'avete intelletto d'amore 1,
Io vo' con voi della mia donna dire;
Non perch'io creda sue laude 5 finire,
Ma ragionar per isfogar la mente".
lo dico che, pensando il suo valore,
Amor si dolce mi si fa sentire,
Che, s'io allora non perdessi

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ardire,

Farei, parlando, innamorar la gente.
Ed io non vo' parlar sì altamente,

1. Pur. Solamente come le altre, ma superiori per intelletto d'Amore.

2. Quasi per se stessa mossa. Quasi per un bisogno dell'anima, nel che sta l'ispirazione poetica. E queste parole s'accordano con le seguenti del Canto XXIV del Purg.:

Io mi son un che, quando

Amor spira, noto, ed a quel modo
Che detta dentro vo significando.

3. Mente. Memoria. Nell'Inferno dice:

O mente che scrivesti ciò ch'io vidi.

4. Intelletto d'amore. Sentimento d'amore, cioè comprendete che

cosa è amore.

5. Sue laude. Plur. di lauda.

6. Per isfogar la mente. Per dar sfogo alla mente che è piena di lei che sempre pensa a lei.

7. I suo valore: cioè quant'essa vale: i suoi pregi, le sue virtù. 8. Non perdessi ardire: cioè se io avessi l'ardimento di dire tutto

quello che penso e sento.

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