Sayfadaki görseller
PDF
ePub

il quale dimora in quella parte, ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. D'allora innanzi dico ch'Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui disposata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoría, per la virtù che gli dava la mia immaginazione, che mi convenía fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte, che io cercassi per vedere quest'angiola giovanissima: ond' io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando; e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: << Ella non pare figliuola d'uomo mortale, ma di Dio ». Ed avvegna che la sua immagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d'amore1 a signoreggiarmi, tuttavia era di sì nobile virtù, che nulla volta sofferse, che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione in quelle cose, là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare alle passioni ed atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e

è la più pura e distillata porzione del sangue, la quale elaborata nell'epate o fegato, va con lo stesso sangue per le vene ad eccitare la commozione ». Ministra qui significa lavora, o concuoce le vivande.

1. Baldanza d'amore, cioè rendesse amore baldanzoso ecc. 2. In quelle cose, là dove ecc. In quelle cose in cui ecc. 3. Soprastare alle passioni: trattenersi a lungo a parlar delle passioni e degli atti. Gioventudine v. a. gioventù.

-

4. Mi partirò da esse. Smetterò, cesserò di parlarne.

trapassando molte cose1, le quali si potrebbero trarre dall'esemplo2 onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono scritte nella mia. memoria sotto maggiori paragrafi.

§ III. Poichè furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l'apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell' ultimo3 di questi di avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade. E passando per una via volse gli occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò virtuosamente tanto, che mi parve allora vedere tutti i termini della beatitudine. L'ora, che lo suo dolcissimo salu

6

1. Trapassando molte cose ecc.; cioè passando molte cose sotto

silenzio.

2. Esemplo: esempio, esemplare, cioè la mente, in cui le cose che Dante scrive sono esemplate cioè impresse.

3. Nell'ultimo ecc. Cioè nove anni dopo l'apparimento di Beatrice: sicchè Dante aveva 18 anni e Beatrice 17 e quattro mesi.

4. Di più lunga etade, cioè di maggior età. Etade, voce ant. Ora s'adopera solo in poesia.

5. Pauroso. Questa voce ha due significati; l'uno attivo, l'altro passivo. Uomo pauroso, uomo che ha paura; notte paurosa, notte

che fa paura.

Qui è adoperato nel 1° senso.

Nel 2o è ado

perato là dove Dante nell'Inferno fa dire a Beatrice :

Temer si de' di sole quelle cose
Ch'hanno potenza di far altrui male,
Dell'altre no, che non son paurose.

e più sotto dirà nello stesso senso: Signore di pauroso aspetto. 6. Meritata nel gran secolo. Meritata sta per rimeritata, premiata. Nel gran secolo significa in Cielo, cioè nel secolo immortale.

2

tare mi giunse, era fermamente nona1 di quel giorno e perocchè quella fu la prima volta che le sue parole si movessero per venire a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partii dalle genti. E ricorso al solingo luogo -d'una mia camera, posimi a pensare di questa cortesissima; e pensando di lei, mi sopraggiunse un soave sonno, nel quale m'apparve una maravigliosa visione; che mi pareva vedere nella mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro alla quale io discernea una figura d'uno signore, di pauroso aspetto a chi lo guardasse: e pareami con tanta letizia, quanto a sè, che mirabil cosa era: e nelle sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche, tra le quali io intendea queste: Ego dominus tuus. Nelle sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in un drappo sanguigno leggermente; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch'era la donna della salute, la quale m'avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E nell'una delle mani mi parea che questi tenesse una cosa, la quale ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: Vide cor tuum. E quando egli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormía; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare quella cosa che in mano

1. L'ora nona, cioè le tre dopo il mezzodì. Ai tempi di Dante si divideva il giorno in quattro parti, terza, sesta, nona, vespro, comprese tra il nascere e il tramontare del sole.

2. Che mi parea. Imperciocchè mi parea ecc.
3. Della salute. Qui salute sta invece di saluto.

3

gli ardeva, la quale ella mangiava dubitosamente. Appresso ciò, poco dimorava che la sua letizia si convertiva in amarissimo pianto: e così piangendo si ricogliea questa donna nelle sue braccia, e con essa mi parea che se ne gisse verso il cielo. Ond' io sostenea1 sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non potè sostenere 2, anzi si ruppe e fui disvegliato. Ed immantinente cominciai a pensare; e trovai che l'ora, nella quale m'era questa visione apparita, era la quarta 3 della notte: sì che appare manifestamente, ch'ella fu la prima ora delle nove ultime ore della notte. E pensando io a ciò che m'era apparito, proposi di farlo sentire a molti, i quali erano famosi trovatori in quel tempo. E con ciò fosse cosa ch'io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, proposi di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutti i fedeli d'Amore, e pregandoli che giudicassero la mia visione, scrissi loro ciò ch'io avea nel mio sonno veduto; e cominciai allora questo

sonetto:

4

A ciascun' alma presa e gentil core, Nel cui cospetto viene il dir presente,

1. Sostenea. Provava, soffriva.

7

2. Il mio deboletto sonno non pote sostenere, cioè non potè sostenerla, ossia reggere alla forza di essa.

3. La quarta della notte. Essendo la notte di 12 ore; la quarta per conseguenza è la prima delle ultime nove ore. Dunque Dante vide Beatrice nella nona ora del giorno e la sognò nella prima delle ultime nove ore della notte.

4. Trovatori. Poeti.

5. Veduto per me. Dante aveva da se stesso veduto cioè imparato l'arte di far versi.

6. Presa. Presa da amore, innamorata.

7. Il dir presente. Il presente sonetto.

1

A ciò che mi riscrivan suo1 parvente,
Salute in lor signor, cioè Amore.

Già eran quasi ch'atterzate 2 l'ore
Del tempo che ogni stella n'è lucente,
Quando m' apparve Amor subitamente,
Cui3 essenza membrar mi dà orrore.

Allegro mi sembrava Amor, tenendo
Mio core in mano, e nelle braccia avea
Madonna, involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendo
Lei paventosa umilmente pascea:
Appresso gir ne lo vedea piangendo.

Questo sonetto si divide in due parti: nella prima parte saluto, e domando risponsione ; nella seconda significo a chi si dee rispondere. La seconda parte comincia quivi: Già eran.

A questo sonetto fu risposto da molti e di diverse sentenze, tra li quali fu risponditore Quegli, cui io chiamo primo de' miei amici; e disse allora un sonetto lo quale comincia: Vedesti al mio parere ogni valore. E questo fu quasi il principio dell'amistà tra lui e me, quando

1. Suo parvente. Il loro parere.

2. Atterzate l'ore. Era già passata la terza parte della notte. Atterzare significa condurre le cose ad un terzo di quello che devono essere.

3. Cui essenza membrar ecc. Il membrare o rimembrare l'essenza, cioè la natura del quale mi dà orrore. Mi sbigottisce.

4. Esto core ardendo. Esto voce ant. invece di questo. Ardendo

in vece d'ardente.

5. Ne lo vedea. Ne pleonasmo.

6. Risponsione. Lat., risposta.

7. Di diverse sentenze. In varie maniere.

8. Primo de' miei amici. Questi è Guido Cavalcanti.

« ÖncekiDevam »