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era meco di propinquissima sanguinità congiunta, elle si trassero verso me per isvegliarmi, credendo che io sognassi, e diceanmi: Non dormir più, e non ti sconfortare. E parlandomi così, cessò la forte fantasia entro 2 quel punto ch'io volea dire: O Beatrice, benedetta sii tu. E già detto avea: 0 Beatrice... quando riscuotendomi apersi gli occhi, e vidi ch'io era ingannato; e con tutto ch'io chiamassi questo nome, la mia voce era sì rotta dal singulto del piangere, che queste donne non mi poterono intendere. Ed avvegnachè io mi vergognassi molto, tuttavia per alcuno ammonimento d'amore mi rivolsi loro. E quando mi videro, cominciaro a dire: Questi par morto; e a dir fra loro: Procuriam di confortarlo. Onde molte parole mi diceano da confortarmi, e talora mi domandavano di che io avessi avuto paura. Ond'io, essendo alquanto riconfortato, e conosciuto il falso immaginare, risposi loro: Io vi dirò quello c'ho avuto. Allora cominciandomi dal principio fino alla fine, dissi loro ciò che veduto avea, tacendo il nome di questa gentilissima. Onde io poi, sanato di questa infermità, proposi di dir parole di questo che m'era avvenuto, perocchè mi parea che fosse amorosa cosa a udire; e sì ne dissi questa canzone:

3

Donna pietosa e di novella 3 etate,

Adorna assai di gentilezze umane,
Era là ov'io chiamava spesso Morte.

1. Di propinquissima sanguinità congiunta. Mia stretta pa

rente.

2. Entro quel punto. In quel punto.

3. Novella etate. Età giovanile.

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Veggendo gli occhi miei pien1 di pietate,
Ed ascoltando le parole vane,

2

Si mosse con paura a pianger forte;
Ed altre donne, che si furo accorte

3

Di me per quella che meco piangía 3,
Fecer lei partir via,

Ed appressârsi per farmi sentire.
Qual dicea: Non dormire;

E qual dicea: Perchè sì ti sconforte?
Allor lasciai la nuova fantasia,
Chiamando il nome della donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa,

E rotta si dall'angoscia e dal pianto,
Ch'io solo intesi il nome nel mio 5 core;
E con tutta la vista vergognosa,

Ch'era nel viso mio giunta cotanto,

Mi fece verso lor volgere Amore.
Egli era tale a veder mio colore,

Che facea ragionar di morte altrui :
Deh confortiam costui!

Pregava l'una l'altra umilemente;
E dicevan sovente:

Che vedestù, che tu non hai

valore?

E quando un poco confortato fui,

Io dissi Donne, dicerollo a vui.

1. Vedendo gli occhi miei pien di pietade. Vedendomi a pianger s1 dolorosamente da movere pietà.

2. Parole vane. Parole che io vaneggiando pronunziava.

3. Piangia. Forma ant. Piangea.

4. Per farmi sentire. Per risvegliarmi.

5. Soli intesi il nome nel mio core, perchè la voce rotta dal pianto non lo potè mandar fuori.

6. Con tutta la vista vergognosa. Con la vergogna ch'era dipinta nella mia vista, nel mio aspetto.

7. Egli era tale ecc. Il mio colore era tale a vedere che ecc.

8. Non hai valore. Hai l'animo cost dimesso.

Mentre io pensava la mia frale vita,
E vedea 'l suo durar com'è leggiero,
Piansemi Amor nel core, ove dimora;
Per che l'anima mia fu sì smarrita,
Che sospirando dicea nel pensiero:
Ben converrà che la mia donna mora.
Io presi tanto smarrimento allora,
Ch'io chiusi gli occhi vilmente gravati;
Ed eran sì smagati1

Gli spirti miei, che ciascun giva errando.
E poscia immaginando 2,

Di conoscenza e di verità fuora,

Visi di donne m'apparver crucciati,

3

Che mi dicean: Morra' ti3 pur, morra' ti.
Poi vidi cose dubitose molte

4

Nel vano immaginare, ov'io entrai;

Ed esser mi parea non so in qual loco,
E veder donne andar per via disciolte,
Qual lagrimando, e qual traendo guai,
Che di tristizia saettavan foco.

7

Poi mi parve vedere appoco appoco
Turbar lo Sole ed apparir le stelle,
E pianger egli ed elle;

Cader gli augelli volando per l'a're",

1. Smagati. Smarriti.

2. Immaginando. In preda all'immaginazione, privo di conoscenza. 3. Marra' ti pur ecc. Tu pur morrai.

4. Cose dubitose. Cose spaventose.

5. Donne . . . disciolte. Co' capelli sparsi.

6. Traendo guai. Mandando fuori lamenti.

7. Che di tristizia saettavan foco. Cioè che mi riempivano di viva tristezza. Nel canto XXIX dell'Inferno Dante dice:

Lamenti saettaron me diversi.

8. Turbar. Turbarsi, oscurarsi.

9. Per l'a're. Per l'aere.

E la terra tremare;

Ed uom m'apparve scolorito e fioco,
Dicendomi: Che fai? Non sai novella?
Morta è la donna tua, ch'era sì bella.
Levava gli occhi miei bagnati1 in pianti,
E vedea (che parean pioggia di manna)
Gli angeli che tornavan suso in cielo,
Ed una nuvoletta 2 avean davanti,

3

4

Dopo la qual gridavan tutti: Osanna;
E s'altro avesser detto, a voi dire'lo.
Allor diceva Amor: più non ti celo;
Vieni a veder nostra donna che giace.
L'immaginar fallace

5

Mi condusse a veder mia donna morta;
E quando l'ebbi scorta,

Vedea che donne la covrían d'un velo;
Ed avea seco umiltà sì verace,
Che parea che dicesse: Io sono

6 in pace.

Io diveniva nel dolor sì umile,
Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch'io dicea Morte, assai dolce ti tegno;
Tu dêi omai esser cosa gentile,
Poichè tu se' nella mia donna stata,

E dêi aver pietate, e non disdegno.

1. Bagnati in pianti. Molli di vero pianto.

2. Ed una nuvoletta ecc. In questa nuvoletta Dante ci lascia immaginare che sia chiusa l'anima di Beatrice.

3. Dopo la qual. Dietro la quale.

4. Dire' lo. Lo direi.

5. Nostra donna che giace. Dice Nostra donna, cioè di Amore e di Dante, che giace, è morta.

6 Io sono in pace. Questo passo mi ricorda i versi della Gerusalemme Liberata, in cui il Tasso dipinge la morte di Clorinda:

In atto di morir lieto e vivace

Dir parea: S'apre il Cielo, io vado in pace.

7. Déi aver pietate ecc. Verso di me.

Vedi che si desideroso vegno

1

D'esser de' tuoi, ch'io ti somiglio in fede.
Vieni, chè 'l cor ti chiede.

Poi mi partía, consumato 2 ogni duolo;
E quando io era solo,

3

Dicea, guardando verso l'alto regno:
Beato, anima bella, chi ti vede!

4

Voi mi chiamaste allor, vostra mercede.

Questa canzone ha due parti: nella prima dico, parlando a indiffinita persona, com'io fui levato d'una vana fantasia da certe donne, e come promisi loro di dirla; nella seconda dico, com'io dissi a loro. La seconda comincia quivi: Mentre io pensava. La prima parte si divide in due: nella prima dico quello che certe donne, e che una sola, dissero e fecero per la mia fantasia, quanto è dinanzi ch'io fossi tornato in verace cognizione; nella seconda dico quello che queste donne mi dissero, poich'io lasciai questo farneticare: e comincia quivi: Era la voce mia. Poscia quando dico: Mentre io pensava, dico com'io dissi loro questa mia immaginazione; e intorno a ciò fo due parti. Nella prima dico per ordine questa immaginazione; nella seconda, dicendo a che ora mi chiamaro, le ringrazio chiusamente; e questa parte comincia quivi: Voi mi chiamaste.

SXXIV. Appresso questa vana immaginazione, avvenne un dì, che sedendo io pensoso in alcuna parte, ed io mi sentii cominciare un tremito

1. Io ti somiglio. Ho già il tuo colore, il color della morte. 2. Consumato ogni duolo. Terminati i funebri uffici, e come di sopra disse: i dolorosi mestieri che alle corpora de' morti si fanno.

3. Verso l'alto regno. Verso il Cielo.

4. Vostra mercede. Per vostra mercede, per grazia vostra.

5. Chiusamente. In modo non abbastanza aperto.

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