Sayfadaki görseller
PDF
ePub

1

abbiano così parlato come detto è, appare per 1 Virgilio; il quale dice che Giuno, cioè una dea nemica dei Troiani, parlò ad Eolo signore delli venti, quivi nel primo dell'Eneida: Eole, namque tibi, etc., e che questo signore le rispose quivi: Tuus, o regina, quid optes, etc. Per questo medesimo poeta parla la cosa, che non è animata, alla cosa animata nel terzo dell' Eneida, quivi: Dardanidæ duri, etc. Per Lucano parla la cosa animata alla cosa inanimata, quivi: Multum, Roma, tamen debes civilibus armis. Per Orazio parla l'uomo alla sua scienza medesima, siccome ad altra persona; e non solamente sono parole,d'Orazio, ma dicele quasi medio2 del buon Omero, quivi nella sua 3 Poetria: Dic mihi, Musa, virum, etc. Per Ovidio parla Amore, come se fosse persona umana, nel principio del libro di Rimedio d'Amore, quivi: Bella mihi, video, bella parantur, ait. E per questo puote essere manifesto a chi dubita in alcuna parte di questo mio libello. E acciocchè non ne pigli alcuna baldanza persona grossa, dico che nè li poeti parlano così senza ragione, nè que' che rimano deono così parlare, non avendo alcuno ragionamento in loro di quello che dicono; perocchè grande vergogna sarebbe a colui, che rimasse. cosa sotto veste di figura o di colore rettorico, e poi domandato non sapesse dinudare le sue

5

1. Per Virgilio. Da Virgilio. Giuno. Giunone.

2. Quasi medio. Quasi interprete.

4

3. Poetria. Nella sua Arte poetica, ossia nell'Epistola ai Pisoni 4. E per questo puote essere manifesto, cioè venir luce a ch dubita ecc. Libello. Libercolo.

5. Non avendo. Se non hanno.

2

parole da cotal vesta, in guisa ch'avessero verace intendimento. E questo mio primo amico ed io ne sapemo bene di quelli che così rimano stoltamente.

§ XXVI. Questa gentilissima donna, di cui ragionato è nelle precedenti parole, venne in tanta grazia delle genti, che quando passava per via, le persone correano per vederla; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso ad alcuno, tanta onestà venía nel cuore di quello, ch'egli non ardía di levare gli occhi, nè di rispondere al suo saluto; e di questo molti, siccome esperti, mi potrebbero testimoniare a chi nol credesse. Ella coronata e vestita d'umiltà s'andava, nulla gloria mostrando di ciò ch'ella vedea ed udiva. Dicevano molti, poichè passata era: Questa non è femina, anzi è uno de' bellissimi angeli del cielo. Ed altri dicevano: Questa è una meraviglia; che benedetto sia lo Signore che sì mirabilmente sa operare! Io dico ch'ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti i piaceri, che quelli che la miravano, comprendevano in loro una dolcezza onesta e soave tanto che ridire nol sapeano; nè alcuno era lo quale potesse mirar lei, che nel principio non gli convenisse sospirare. Queste

1. Verace intendimento. Il vero senso nascosto sotto la figura o allegoria.

2. Questo mio primo amico. Si è già detto di sopra, questi essere Guido Cavalcanti. Ne sapemo (sappiamo), cioè ne conosciamo. 3. Nulla gloria mostrando. Punto gloriandosi.

4. Si piena di tutti i piaceri. Così piacente che, quelli che la miravano, comprendevano in loro (accoglievano in sè) una dolcezza onesta e soave tanto, che non si può ridire.

[ocr errors]

e più mirabili cose da lei procedeano mirabilmente e virtuosamente. Ond'io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stile della sua loda posi di dire parole, nelle quali dèssi ad intendere delle sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciocchè non pure coloro che la poteano sensibilmente vedere, ma gli altri sapessono di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto:

1

Tanto gentile e tanto onesta pare 2
La donna mia, quand'ella altrui saluta,
Ch'ogni lingua divien tremando muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare.
Ella sen va sentendosi laudare,
Benignamente d'umiltà 3,vestuta:
E par che sia una cosa venuta

4

Di cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi si piacente a chi la mira, Che dà per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non la può chi non la prova. E par che della sua labbia 5 si muova Uno spirto soave, pien d'amore,

Che va dicendo all'anima

sospira.

Questo sonetto è si piano ad intendere, per quello che narrato è dinanzi, che non ha bisogno d'alcuna divisione.

1. Sensibilmente, cioè in persona.

2. Pare. Appare, si mostra.

3. Vestuta. Voce ant. Vestita.

4. A miracol mostrare. Giacchè molti che la vedevano passare dicevano: Questa è una meraviglia!

5. Labbia. Voce ant. Labbro. Qui significa volto.

6. Si piano. Si facile.

DANTE, Vita nuova.

5

§ XXVII. Dico che questa mia donna venne in tanta grazia, che non solamente era ella onorata e laudata, ma per lei erano onorate e laudate molte. Ond' io veggendo ciò e volendo manifestare a chi ciò non vedea, proposi anche di dire parole, nelle quali ciò fosse significato; e dissi questo sonetto, lo quale narra come la sua virtù adoperava nelle altre:

Vede perfettamente ogni1 salute

3

Chi la mia donna tra le donne vede:
Quelle, che van con lei, sono tenute2
Di bella grazia a Dio render mercede.
E sua beltate è di tanta virtute,
Che nulla invidia 3 all'altre ne procede,
Anzi le face 4 andar seco vestute
Di gentilezza, d'amore e di fede.
La vista sua face ogni cosa umíle,
E non fa sola sè parer piacente,
Ma ciascuna per lei riceve onore.
Ed è negli atti suoi tanto gentile,
Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d'amore.

Questo sonetto ha tre parti: nella prima dico tra che gente questa donna più mirabile parea; nella seconda dico come era graziosa la sua compagnia; nella terza dico di quelle cose ch'ella virtuosamente operava in altrui. La seconda comincia quivi: Quelle, che van; la terza quivi:

1. Ogni salute. La perfetta beatitudine.

2. Sono tenute ecc. Sono in obbligo di render grazia a Dio di tanto favore.

3. Nulla invidia ecc. Le altre donne non ne hanno invidia. 4. Le face andar seco ecc. La sua virtù adopera, cioè ha tale potere sulle altre, che ad es. di lei s'adornano di gentilezza ecc.

E sua beltate. Quest'ultima parte si divide in tre: nella prima dico quello che operava nelle donne, cioè per loro medesime; nella seconda dico quello che operava in loro per altrui; nella terza dico come non solamente nelle donne operava, ma in tutte le persone, e non solamente nella sua presenza, mu, ricordandosi di lei, mirabilmente operava. La seconda comincia quivi: La vista; la terza quivi: Ed è negli atti.

§ XXVIII. Appresso ciò, cominciai a pensare un giorno sopra quello che detto avea della mia donna, cioè in questi due sonetti precedenti; e veggendo nel mio pensiero ch'io non avea1 detto di quello che al presente tempo adoperava in me, parvemi difettivamente 2 aver parlato. E però proposi di dire parole, nelle quali io dicessi come mi parea esser disposto alla sua operazione, e come operava in me la sua virtude. E non credendo ciò poter narrare in brevità di sonetto, cominciai allora una canzone, la quale comincia:

Si lungamente m'ha tenuto Amore,

3

E costumato alla sua signoria,

Che si com'egli m'era1 forte in pria,

1. Non aveo detto di quello, che al presente tempo ADOPERAVA in me. E più sotto dice: come mi parea esser disposto alla sua OPERAZIONE, e come OPERAVA in me la sua virtude. Qui e altrove occorre spesso il verbo OPERARE e l'operazione. A questo riguardo leggo nelle note dell' Edizione milanese del Sonzogno: Vedano i giovani studiosi come nell'aureo secolo del Trecento i bravi scrittori usassero i vocaboli adoperare, operare, operazione, e non influire, influenza come si scrive oggidì anche quando non si parla di stelle, delle quali è propria l'influenza ».

[ocr errors]

2. Parvemi difettivamente aver parlato. Parvemi di non essermi abbastanza spiegato.

3. Costumato. Abituato.

4. M'era forte in pria. Prima m'era insopportabile.

« ÖncekiDevam »