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il barone Carlo Bunsen scriveva in un impeto di collera e di disprezzo: «Oh se fossi io ricco, Leopardi fra un mese passerebbe le Alpi . » Altri stranieri dopo la morte lo han reso noto a tutto il mondo e rinverdita la sua memoria, ciò che egli non poteva mai aspettarsi dalla sua patria.

«Non poteva soffrire alcun disprezzo, continua Carlo sulla fanciullezza del fratello. Sdegnavasi fortemente e piangeva se alcuno della famiglia cedeva in cose d'onore. Ne' giuochi e nelle finte battaglie romane che noi fratelli facevamo nel giardino, egli si metteva sempre primo. Ricordo ancora i pugni sonori che mi dava (2), »

Troppo lieta ed eroica fanciullezza a chi era destinato a trascinare una vita miserabile per tutti i versi. Quindi il suo grande amore e il sospirar continuo al passato.

Il piangere ancor bambino quando altri cede in cose d'onore, il mettersi sempre primo « nelle battaglie romane» sono istinti che mal si accordano con gli spiriti cauti e materialisti dominanti generalmente nel suo paese. Il disaccordo è troppo grave.

E come se questo disaccordo non bastasse fra se e la società, fra se e la famiglia, ne sorge un altro

(1) Ware ich reich, er solite in einem Monat über den Alpen sein. (2) Appendice all'Epistolario, ecc., per cura di P. VIANI, p. 33.

immenso fra il suo spirito e il suo corpo; e cielo e inferno si urtano in lui. Oramai ci è svelata l'origine de' primi suoi mali fisici. La natura come pentita d'avergli largito tanti doni, a un tratto se ne vendicò infrangendo quel vigoroso corpicino de' cui « pugni sonori » sempre si ricordava il robusto Carlo. La provvida natura disfece brevissimamente quel corpo, lo colpi fra' sette e gli otto anni improvvisamente d'onanismo. Il povero Leopardi dunque, offeso nella prima fanciullezza da onanismo, questa è la più dolorosa novità recataci dall'Appendice all'Epistolario ed agli scritti giovanili di Giacomo Leopardi, per cura di Prospero Viani.

« Provò funestamente precoce la sensibilità della natura. Anticipò quattro o cinque anni l'età dello sviluppo. Indi, com'egli mi confessò poi, tutti i mali fisici della sua vita (1). »

Questi i pochi frammenti che ci restano sulla fanciullezza straordinaria di Giacomo Leopardi. Giovane e uomo, fu storico perfetto a se stesso nelle opere che ha lasciato.

Ma se i preti non avevano più nulla da insegnargli in latino e in greco, i germi d'educazione infusi nel fanciullo da loro e dalla famiglia dovevano por

(1) Appendice all'Epistolario, ecc., p. 33.

tar copiosi frutti. Come la natura aveva spezzato il suo corpo, così l'educazione domestica torse e annebbiò la sua anima. Giacomo Leopardi fino a vent'anni circa fu un reazionario e un pedante disperato. Vent'anni di fitte tenebre. Non sapeva pure d'esser poeta, perduto in studi d'erudizione senza gusto, senza intelligenza, ricercando le opere de' più infelici secoli. Il poeta in lui spuntò da ultimo, di sotto la cocolla del fraticello sopraccarico d'erudizione bieca, spuntò quando volse gli occhi fuori della casa paterna che era triste come un cenobio. Fu prima erudito monacalmente e retrogrado, da ultimo poeta ed interpetre delle cure più amare che afflissero mai un uomo. Fece il cammino contrario degli altri uomini. A mezzo della vita la quale per lui non giunse a quarant'anni, la sua forte e magnanima tempra reagi e vinse il male appiccatogli in casa, il poeta sorgendo vinse il fraticello erudito che gli aveva usurpato il seggio. Non è credibile, benchè si tratti di un fatto tanto storico e presente, di sotto a qual massa di studi torti e di fanatismo Leopardi nella seconda metà della sua vita pervenne a diseppellir se stesso.

Bisognava veramente essere un forte d'antica tempra per vincere in tanta lotta. L'educazione bieca avea talmente cancellato ogni vestigio della sua

grande original natura, che da giovane ci fa pena

e disgusto.

Niuno mai vide al mondo un più arcigno novizio. L'educazione avea trionfato pienamente della sua natura, il prete avea soffocato l'uomo in modo che non pareva porgesse più speranza di vita, quando questo cadavere giovanile appena rivolto gli occhi fuori della casa paterna, questo giovane morto appena scoperchiata la sua sepoltura, ecco si desta, ecco sorge e cammina.

Non si è letto o non si è considerato quanto basti l'enorme oscura mole degli scritti giovanili di Giacomo Leapardi, composti secondo lo spirito della sua sepoltura recanatense. Non solo le sue opinioni e la sua erudizione, benchè straordinaria, prendono la tinta di sacristia, ma avea fin lo stile scialbo e sdolcinato come quello degli ecclesiastici. Ripeto, l'onta ed il danno fatto dalla natura nel corpo fu pari al danno che la prima educazione fece alla sua mente. Ecco gli obblighi che ha Leopardi al suo paese e alla natura. Ci meraviglieremo che visse come straniero all'uno e imprecò sempre all'altra come a dispietata matrigna?

Dalla seguente lista de' suoi lavori giovanili si può misurar le prime tendenze dell'animo suo, lą stato e la qualità della sua cultura.

Dal 1810 al 1817, cioè da 12 a 19 anni, si conservano di Giacomo Leopardi i seguenti scritti i cui - titoli sono di un'eloquenza formidabile: Tempestatis narratio. B. Mariæ Virgini in periculis, Deprecatio. Leoena, Leo et Pastor, fabula mixta. Ictus adversi fati minime lugendi sunt, Amplificatio. In Iezabellis morte, Amplificatio. In perfidum Sinonem, Imprecatio. Adversum Catilinam, Ironia. Sennacherib exercitus clades, Amplificatio. Agar ad Ismælem inter dumos pæne morientem. Divo Francisco Salesio ut animam ab illecebris tueatur, Obsecratio. Adami creatio. Ultima mundi ætas jam jam decedens, Descriptio oratoria (1).

E poi questi altri gioielli in italiano: Cantica della morte (2). Condanna e viaggio del Redentore al Calvario. Ragionamento di Giacomo Leopardi recitato nella congregazione de' nobili di Recanati in marzo 1814, cioè nella bella età di 16 anni. E senza data: Agrippina a Nerone, Prosopopeja. I pastori che scambievolmente s'invitano per adorare il nato Bambino. Il trionfo della verità veduto in Samaria e sul Carmelo (3). E basta

(1) Opere inedite di G. Leopardi pubblicate dal Cugnoni, Halle, p. 35. (2) Pubblicata dagli ingenui Volta ed Hoepli come un tesoro ignoto, mentre era notissimo e rifiutato. Qui non v'è altro di straordinario che la barbarie del povero ragazzo Leopardi e l'introduzione dell'avv. Volta per la quale si sta in dubbio se questo paese appartenga più letterariamente all' Europa. Ma di ciò a miglior luogo.

(3) Opere inedite di G. Leopardi pubblicate dal Cugnoni, Halle, p. 38.

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