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Qual io divenga sì feruto,

Amore,

Sal contar tu, non io,

Che rimani a veder me senza vita:
E se l'anima torna poscia al core,
Ignoranza ed obblio

Stato è con lei, mentre ch'ella è partita.
Quando risurgo, e miro la ferita,
Che mi disfece, quando io fui percosso,
Confortar non mi posso,

Sicch' io non tremi tutto di paura:

E mostra poi la faccia scolorita

Qual fu quel tuono, che mi giunse addosso;
Che se con dolce riso è stato mosso,
Lunga fiata poi rimane oscura;

Perchè lo spirto non si rassicura.

Così m'hai concio, Amore, in mezzo l'alpi,
Nella valle del fiume,

Lungo il qual sempre sopra me sei forte.
Qui vivo e morto, come vuoi, mi palpi;
Mercè del fiero lume,

Che folgorando fa via alla morte.

Lasso, non donne qui, non genti accorte
Veggio io, a cui incresca del mio male:
S'a costei non ne cale,

No

spero

mai d'altrui aver soccorso:
E questa sbandeggiata di tua corte,

Signor, non cura colpo di tuo strale.
Fatto ha d'orgoglio al petto schermo tale,

Che ogni saetta li spunta suo corso;
Perchè l'armato cuor da nulla è morso.
O montanina mia Canzon, tu vai;
Forse vedrai Fiorenza la mia terra,
Che fuor di se mi serra

Vota d'amore, e nuda di pietate:

Se dentro v'entri, va dicendo: omai
Non vi può fare il mio signor più guerra:
Là ond' io vegno una catena il serra;
Talchè, se piega vostra crudeltate,
Non ha di ritornar qui libertate.

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poco giorno ed al gran cerchio d'ombra Son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli, Quando si perde lo color nell' erba :

E 'l mio disio però non cangia il verde,
Si è barbato nella dura pietra,
Che parla, e sente come fosse donna.
Similemente questa nova donna

Si sta gelata, come neve all'ombra;
Che non la move, se non come pietra,
Il dolce tempo, che riscalda i colli,
E che gli fa tornar di bianco in verde,
Perchè gli copre di fioretti e d' erba.
Quando ella ha in testa una ghirlanda d'erba,
Trae della mente nostra ogni altra donna;
Perchè si mischia il crespo giallo, e 'l verde
Si bel, ch' Amor vi viene a stare all'ombra;
Che m'ha serrato tra piccioli colli

Più forte assai, che la calcina pietra.

Le sue bellezze han più vertù, che pietra;
El colpo suo non può sanar per erba;
Ch'io son fuggito per piani e per colli,
Per potere scampar da cotal donna;
Onde al suo lume non mi può fare ombra
Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.
Io l'ho veduta già vestita a verde

Si fatta, ch'ella avrebbe messo in pietra
L'amor,
ch' io porto pure alla sua ombra;
Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d' erba
Innamorata, come anco fu donna,

E chiusa intorno d' altissimi colli.
Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli,

Prima che questo legno molle e verde S' infiammi, come suol far bella donna Di me, che mi torrei dormire in pietra Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba, Sol per vedere u' suoi panni fanno ombra. Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto un bel verde la giovene donna

Gli fa sparir, come pietra sotto erba.

CANZONE VII.

I.

son venuto al punto della rota,
Che l'orizonte, quando 'l Sol si corca,
Ci parturisce il geminato cielo:

E la stella d'Amor ci sta rimota
Per lo raggio lucente, che la 'nforca
Si di traverso, che le si fa velo:
E quel pianeta, che conforta il gelo,
Si mostra tutto a noi per lo grande arco;
Nel qual ciascun de' sette fa poca ombra :
E però non disgombra

Un sol pensier d'amore, ond' io son carco
La mente mia, ch'è più dura che pietra
In tener forte immagine di pietra.

Levasi della rena d' Etiopia

Lo vento pellegrin, che l' aer turba,
Per la spera del Sol, ch' ora la scalda;

E

passa il mare, onde conduce copia

Di nebbia tal, che s' altro non la turba

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