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SONETTO III.

Cavalcando l' altr' jer per un cammino,

Pensoso dello andar, che mi sgradia,
Trovai Amor nel mezzo della via
In abito legger di pellegrino:

Nella sembianza mi parea meschino,
Come avesse perduto signoria;
E sospirando pensoso venia,

Per non veder la gente, a capo chino:

Quando mi vide, mi chiamò per nome,
E disse: io vegno di lontana parte,
Dove era lo tuo cor per mio volere;

E recolo a servir novo piacere:
Allora presi di lui sì gran parte,

Ch' egli disparve, e non m' accorsi come.

BALLATA III

Ballata, io vo', che tu ritrovi Amore,

E con lui vadi a madonna davanti,
Sicchè la scusa mia, la qual tu canti,
Ragioni poi con lei lo mio Signore.
Tu vai, ballata, si cortesemente,
Che, senza compagnia,

Dovresti avere in tutte parti ardire:
Ma, se tu vogli andar sicuramente,
Ritrova l'Amor pria;

Che forse non è buon senza lui gire:
Perocchè quella, che ti deve odire,
S'è (com' io credo) in ver di me adirata,
Se tu di lui non fossi accompagnata,
Leggeramente ti faria disnore.

Con dolce suono, quando se' con lui,
Comincia este parole,

Appresso ch' averai chiesta pietate:

Madonna, quegli, che mi manda a vui,

Quando vi piaccia, vuole,

Sed egli ha scusa, che la m' intendiate.
Amore è qui, che per vostra beltate
Lo face, come vuol, vista cangiare,
Dunque, perchè gli fece altra guardare,
Pensatel voi, da che non mutò 'I core.
Dille: madonna, lo suo core è stato
Con s fermata fede,

Ch'a voi servir gli ha pronto ogni pensiero,
Tosto fu vostro, e mai non s'è sinagato.
Sed ella non ti crede,

Di, che domandi Amor, sed egli è vero:
Ed a la fine falle umil preghiero,
Lo perdonare se le fosse a uoja,
Che mi comandi per messo, ch' io muoja,
E vedrassi ubbidir buon servidore.

E di a colui, ch'è d'ogui pietà chiave,
Avanti che sdonnei,

Che le saprà contar mia ragion buona:
Per grazia della mia nota soave,
Riman tu qui con lei,

E del tuo servo ciò, che vuoi, ragiona:
E, s'ella per tuo priego gli perdona,

Fa, che gli annunzi un bel sembiante pace.
Gentil ballata mia, quando ti piace,

Muovi in quel punto, che tu n' aggi onore.

SONETTO IV.

Tutti li miei pensier parlan d'amore,

Ed hanno in lor si gran varietate,
Ch' altro mi fa voler sua potestate,
Altro folle ragiona il suo valore;

Altro sperando m' apporta dolzore;
Altro pianger mi fa spesse fiate;
E sol s' accordano in chieder pietate,
Tremando di paura, ch'è nel core:

Ond' io non so da qual matera prenda;
E vorrei dire; e non so, che mi dica;
Così mi trovo in l' amorosa erranza:

E se con tutti vo' fare accordanza,
Convenemi chiamar la mia nemica
Madonna la pietà, che mi difenda.

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SONETTO V.

Con l'altre donne mia vista gabbate;

E non pensate, donna, onde si muova,
Ch' io vi rassembri sì figura nova,
Quando riguardo la vostra beltate;

Se lo saveste, non porria pietate

Tener più contra a me l' usata prova:
Che quando Amor si presso a voi mi trova,
Prende baldanza, e tanta sicurtate;

Che 'l fiere tra' miei spirti paurosi,
E quale aucide, e qual caccia di fora,
Sicch' ei solo rimane a veder vui;

Ond' io mi cangio in figura d'altrui;
Ma non sì, ch' io non senta bene allora
Gli guai de' discacciati tormentosi.

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