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ho seguito, siccome doveva, le regole della moderna grammatica.

Un si studiato lavoro, che veste in parte carattere di novità, meritava bene alcun fregio che affatto nuovo pure si fosse. Egli è questo il ritratto di Beatrice Portinari non per anco posto in fronte a veruna edizione delle opere di Dante, nè mai ve~ nuto in luce. Un tale ritratto è tolto dal busto scolpito in marmo da quel Canova, il cui genio inarrivabile potè far dimenticare all' Europa i greci scalpelli: Egli fatalmente non è più; ma le opere sue esimie, al pari di quelle del divino Poeta, vivranno ne' secoli i più tardi. Oltre a quello avvi pure il ritratto di Dante, come sta espresso nel Parnaso dipinto da Raffaello in Vaticano. Il disegno, d'ambidue e l'intaglio a bulino sono opera di esperti artisti, come ne lo dimostrano l' esattezza e la precisione con che sono ese, guiti. Laonde porto fiducia. che gli accennati ritratti si avranno in conto di ad

dicevole ornamento da chiunque sappia il bello apprezzare nelle arti.

Avanti porre termine a questa Prefazione mi tengo in debito di scolparmi del come io, secondo le fatte promesse, non abbia pubblicato in luogo del presente il primo volume della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Per non tacerne il perchè dirò essere derivato simile contrattempo dal doyermi per gl' intagli a bulino valere di artisti che dimorano in altre città; e siffatta cagione ha dato luogo altresì al ritardo frapposto alla pubblicazione di questo primo volume del propostomi scelto Parnaso antico. A mio conforto aggiugnerò tuttavia che il primo volume della Gerusalemme liberata è omai in pronto, e non tarderà guari ad essere pubblicato. Dopo di che mi giova sperare che troverò indulgenza presso tutti quelli che onoreranno la mia impresa; non dubitandone tampoco, ove si sappia che oltre il primo sono già stampati anche il se

condo volume della Gerusalemme, ed un terzo contenente l' Aminta e le poesie amorose dello stesso autore, come il sono omai anche le Rime del Cantore di Laura. I volumi di che si compongono codeste opere si pubblicheranno a mano a mano che saranno presti gli analoghi fregi ad intaglio, onde saranno ornati. Porrò fine al mio dire annunziando ai cultori di belle-lettere, che a compiere la mia impresa succederanno i l'oemi dell' Alighieri e del ferrarese Omero. Non mi rimane ora che il darmi a sperare possa il mio assunto ottenere l'approvazione delle colte persone, come il solo guiderdone cui tendono unicamente i miei voti.

LUIGI CARANENTI.

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LETTERA DEL conte GiuliO PERTICARI
A LUIGI CARANENTI

Ch. sig.

Sono infermo da qualche tempo: e me ne sto

alla campagna, cercando nell' aria libera e pura quello che non trovo, o non è ne' vasi degli speziali. Questo primamente le dico per due cagioni; l' una che mi scusi del mio tardare il risponderle; l'altra che mi scolpi, se non la obbedisco con quella cura che avrei adoperata, ove fossi tra i miei libri, e in altra condizione di salute.

Bella, utile e necessaria impresa è questa del pubblicare le rime liriche del poeta sacro. Ma dalla elegante lettera della S. V. già raccolgo, che l'impresa non poteva venire a mani nè più esperte, nè più diligenti. Ella ponga pure a fondamento i quattro libri che se ne leggono nella edizione del Giunta dell' anno 1527. E in un quinto libro poscia loro aggiunga le rime novellamenle trovate, ed emendate da quanti furono dal Giunta infino a noi. Colui che ordinò quel canzoniero

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