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E farel volontier; siccome quegli
Che ne' biondi capegli,

Ch'amor per consumarmi increspa e dora,
Metterei mano, e satierèmi allora,

S'io havessi le bionde trecce prese

Che fatte son per me scudiscio e ferza.

dişse, aversene pruoya, che bionda chioma avesse l'amica di Alighiero, anzichè dire la Beatrice di Alighiero; posto pur egli il Foscolo per avventura in sospetto, che de' capegli qui fosse menzione di Madonna Pietra padovana più veramente, che di que' della bellissima Fiorentina. Per altro dalle restanti rime, e singolarmente dalla Canzone in cui Dante fa il ritratto di Beatrice, quando pur di lui sia tal Canzone, abbiamo onde confermarne bionda la capellatura.

Io miro i crespi e gli biondi capegli,
De' quali ha fatto per me rete Amore.

Oimè perchè non sono

A sol a sol con lei, ov' io la chieggio;
Sicch' io potessi quella treccia bionda
Disfarla ad onda ad onda;

E far de' suoi begli occhi a' miei due specchi,
Che lucon sì, che non trovan parecchi

Poi guardo l' amorosa e bella bocca,
La spaciosa fronte, e il vago piglio,
Li bianchi diti, e il dritto naso, e il ciglio
Polito e brun, talchè dipinto pare.

Dentro a quel labbro sottile e vermiglio
Dove ogni dolce e saporoso pare.

Mira, che quando ride

Passa ben di dolcezza ogni altra cosa.

Poi guardo la sua svelta e bianca gola.
Commessa ben dalle spalle e dal petto,
E il mento tondo, fesso, e piccioletto.

Poi guardo i bracci suoi distesi e grossi,
La bianca mano morbida e pulita;
Guardo le lunghe e sottilette dita.

Vedi ch' ogni suo membro par depinto, Formosi e grandi, quanto a lei s'avvene, Con un color angelico di perla,

Graziosa a vederla

E disdegnosa, dove si convene:
Umile, vergognosa, e temperata,
E sempre a vertù grata,

Intra suoi be' costumi un atto regna,
Che d'ogni riverenza la fa degną.

Sembra porgere indizio d'altra men nota fiamma il Sonetto, che così chiude:

Onde morir pur mi convene omai;
E posso dir, che mal vidi Bologna,
E quella bella donna, ch'io guardai.

Nella Canzone:

Amor, dacchè convien pur, ch' io mi doglia,

sembra accennata appunto l' Alpigiana descritt a dal Boccaccio, della quale niuno sa dirci il nome, mentre in tal modo si esprime :

Così m' hai concio, Amore, in mezzo l' Alpi,
Nella valle del fiume

Lungo il qual sempre sopra me sei forte :
Qui vivo e morto, come vuoi, mi palpi.

O montanina mia Canzon, tu vai:
Forse vedrai Fiorenza, la mia terra,
Che fuor di sè mi serra

Vota d'amore, e nuda di pietate :
Se dentro v' entri, va dicendo: omai
Non vi può fare il mio signor più guerra;
Là ond' io vegno una catena il serra;
Talchè, se piega vostra crudeltate,
Non ha di ritornar qui libertate.

E che gli dice Buonagiunta degli Orbisani Lucchese?

Femina è nata, e non porta ancor benda,
Cominciò ei, che ti farà piacere

La mia città, come ch' uom la riprendă.
Purg. XXIV. 43.

In via di predizione accenna l'amore, in cui Dante trovossi impegnato, nell' essere in Lucca dopo questo suo poetico viaggio, verso una tal Gentucca, bella e costumata giovane, che non portava ancora sul capo le acconciature di veli e nastri proprie delle maritate. Beatrice così lo riprende:

Non ti dovea gravar le penne in giuso
Ad aspettar più colpi, o pargoletta,
O altra vanità con sì breve uso.

Purg XXX, 58.

Dante, nel farsi così rampognare da Beatrice, diede adito alla voce, che i suoi errori fossero ammessi per sua pubblica confessione. Ma qui osterebbe alcuno anacronismo, giacchè il suo passaggio per Lucca fu posteriore alla supposta epoca del suo incontro con Buonagiunta e con Beatrice; e quindi se il primo potè parlarne da profeta, la seconda però non poteva fargliene rimprovero come d'infedeltà già commessa. Il più antico de' Comentatori, cioè l' Anonimo, spiegando quel

verso,

Nepote ho io di là ch' ha nome Alagia,

Purg. XIX. 142,

....

dice: « questa Madonna Alagia fu moglie del marchese Marrovello, della quale parla infra, Cant. XXIV. v. 43. Femina è nata. » Quest' Alagia de' Fieschi conti di Lavagno, nipote di Papa Adriano IV, fu di Genova, e per matrimonio passò nella Lunigiana. Non bene perciò si comprende, come l' Anonimo la voglia accennata da Buonagiunta col dire è nata una femmina, ed è ancora fanciulla, la quale ti farà aver cara lạ città di Lucca. Chi vuole, che Dante avesse dalla detta Alagia protezione ed amorevole ricovero, rigetta quindi l' opinione, che la parola Gentucca sia nome di altra femmina, e scrivendola con g piccolo, la intende per gentuccia, cioè gente bassa e vile. Stimò per avventura l' Anonimo quest'Alagia di cuor tenero, quale la figliuola di Currado Malaspina, di cui il Boccaccio nella Nov. VI della Giornata II così scrisse: « Essendo adunque Giannotto al servigio di Currado, avvenne che una figliuola di Currado, il cui nome era Spina, rimasa vedova d'uno Nicolò da Grignano, alla casa del padre tornò, la quale essendo assai bella e piacevole e giovane di poco più di sedici anni, per ventura pose gli occhi addosso a Giannotto, et egli a lei, e ferventissimamente l'uno dell'altro s' innamorò. Il quale amore non fu lunga

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