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nel 27, e che scrisse quella nobilissima lettera in nome di Bernardo Giunta, era certo un letterato grande perchè non so se possa leggersi scrittura più leggiadra e più grave di quella lettera: nè so che alcun libro Italiano abbia una prefazione più Italiana di quella. Dietro si fidata scorta sarà facile il viaggio: e non saranno molte le rime da spigolarsi dopo questa messe. Qualche versi tratti da' codici Fiorentini ella troverà in quella raccolta che alcuni Toscani ne fecero col nome di Opuscoli scelti. Ed un bel sonetto inedito leggerà nel Poligrafo: il qual sonetto ivi già pubblicai con belle note del cavaliere Lamberti di sempre chiara memoria. E se la mia mente non erra anche il Serassi in que' suoi Aneddoti diè fuori alcuna reliquia del canzoniero di Dante, tolta da codici Romani. Ma ciò non oso affermare. Anche il padre Andres mi scrisse, già tempo, d'aver trovato due sonetti di Dante ne' codici reali di Napoli. Ma egli è morto': e non ho saputo mai se li abbia donați alla repubblica delle lettere. -Di due fregi poi dovrebbe onorarsi una ristampa delle rime di Dante e le farebbero grande onore. L'uno: sarebbe una bella chiosa che le rischiarasse; l'altro: un severo giudicio che sequestrasse le certe dalle non certe: le legittime dalle adultere. Il primo è lavoro di lunga fatica e grave d'assai: al quale s'è da gran tempo accinto l'amico mio, il marchese Trivulzio di Milano : sicchè i letterati possono aspettarsene un' opera degnissi

ma. Il secondo è d'opera assai più difficile e sottile. Ne' codici si leggono versi or col titolo di Dante, or con quello dell' Alighieri: onde pel nome sovente si baratta l'oro del poeta divino col piombo di Dante da Majano; e pel cognome si cangiano le rime del padre con quelle de' figli e de' nepoti di lui: cioè di Piero Alighieri, o di Jacopo Alighieri, e di Dante Alighieri III: poeti infelici: i quali vennero al mondo per mostrare che la virtù de' maggiori, rado si travasa d'una in altra generazione. Ora i cercatori de' vecchi libri hanno spacciate per opera del nostro poeta tutte quelle che hanno trovate sotto il sigillo or di quel nome, ora di quel cognome: nè hanno badato alla confusione della persona de' figli con quella del padre, e dello scomposto e pedestre Majanese coll' altissimo Fiorentino. Ecco ragione, per cui molti di que' versi che da Dante si nominano, sono trovati indegni di sì gran nome. Qui è necessaria dunque la facella della critica: che entri in questo bujo, e lo squarci. È necessario che alcuno maestro esamini bene i codici più solenni: e scelga quelle rime che sono segnate più dalla interna loro bellezza, che dal solo titolo esterno: e quelle conceda alla imitazione e al diletto degl' Italiani. di quante rimangono si dovrebbe far poi un' appendice: siccome gli eruditi del 400 fecero delle cose dubbie de' classici latini e greci: e dopo aver date le grandi e sicure opere di Virgilio, pubblicarono col titolo d'incerte i cataletti, le pria

pee, il ciri, e l'altre, che non son bene impresse della stampa di quel divino. Ma all' Italiche let tere mancano ancora gli Scaligeri e i Poliziani. La carta più non ne vuole.

Alla bontà della S. V. caldamente mi raccomando.

Pesaro: a' 22 di giugno 1821.

Devotiss.mo Obb.mo Serv.re

GIULIO PERTICARI.

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Quante Belle, quante v' hanno
Deità, che sono ignote,

Perchè un Vate aver non sanno

Per amante e sacerdote !

V. MONTI.

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