Sayfadaki görseller
PDF
ePub

rità; fu e dimostrossi però sempre uomo d'ottimo cuore. Che se capace egli era d'energico risentimento; la sua anima schiudevasi altresì a dolci affezioni, ad umanissime commozioni. Si sa, che per liberare dal pericolo di annegarsi in uno de' pozzetti, ch' erano nel Battisterio di san Giovanni, un fanciullo il quale nel trastullarsi cogli altri vi era caduto, ruppe uno di que' piccoli pozzi, non curando allora la taccia d' aver potuto ciò fare per empietà.

I' vidi, per le coste, e per lo fondo,
Piena la pietra livida di fori

D'un largo tutti, e ciascuno era tondo.
Non mi paren meno ampi nè maggiori,
Che que', che son nel mio bel san Giovanni
Fatti per luogo de' battezzatori.

L'un
degli quali, ancor non è molt' anni,
Rupp' io per un, che dentro vannegava:
E questo sia suggel, ch' ogni uomo sganni.

[ocr errors]
[merged small][ocr errors]

L'immaginazione abitualmente inclinata alla melanconia suole sovente lasciarsi rapire dalle più gradevoli e dolci impressioni. Si sa, che Dante dilettavasi di musica, e di sua mano egregiamen-, te disegnava. Le sue amichevoli relazioni con Giotto, con Oderigi, e con Casella, manifestano l'amor suo per l' arti liberali; e quella più intima col

dolcissimo degli amici, Guido Cavalcanti, mostra, che la sua filosofia non potè serbarsi ribelle aɖ Amore. Egli chiama Guido Cavalcanti nella Vita Nuova primo tra' suoi amici, e nella Volgare Eloquenza ne reca de' versi, chiamandolo allora Guido da Fiorenza, e ne fa menzione nella divina Commedia, dicendo, che aveva oscurata la fama dell' altro più antico Guido, cioè di Guinicelli. II Petrarca loda assai del Cavalcanti la Canzone, il cui principio è:

Donna mi prega, perch' io voglia dire;

:

dove tratta d'amore, non secondo i poeti, ma secondo i filosofi così, che trovarono acconcio Egidio Romano, e Dino del bel Corbo di chiosarla. II Boccaccio nel suo Comento sopra Dante così scrive: « Guido Cavalcanti fu uomo costumatis simo e ricco e d'alto ingegno: e seppe molte leg→ giadre cose fare meglio che alcuno altro nostro cittadino ed oltre a ciò fù nel suo tempo reputato ottimo loico e buon filosofo: e fu singolarissimo amico dell' autore, siccome esso medesimo mostra nella sua Vita Nuova: e fu buon dicitore in rima ». Questo Guido era innamorato d' una tale bellissima nominata Giovanna, amica molto della Beatrice di Dante, il quale di ciò fa menzione, ove dice: «Io vidi venire verso me una gentil donna, la quale era di famosa beltà: e fu

già molto donna di questo primo amico mio: e 'l nome di questa donna era Giovanna: ed appresso a lei guardando, vidi venire la mirabil Beatrice Guido poi andato in pellegrinaggio a san Jacopo di Galliziane tornò innamorato d' una cotal Mandetta di Tolosa, di cui parla spesso nelle sue poesie: onde si disse, che se fu questo l'unico frutto raccolto dal suo pellegrinaggio, Guido avreb be meglio fatto a starsene a casa. Perchè poi Dante nel Purgatorio salutò Guido Guinicelli, siccome maestro suo, dicendogli, che i dolci detti di lui avrebbero fatto chiari gl'inchiostri, per quanto durerebbe l'uso dell' italica lingua, e nel Libro del Volgare Eloquio lo disse massimo; perciò alcuni tennero maestro di Dante Guido Guinicelli: ma la sorpresa, che questi manifesta in vedersi da lui trattato nel Purgatorio con rispetto e con te nerezza, ne esclude ogni supposizione. Fu Bru netto Latini il precettore filosofo, che insegnogli ad ogni ora, come l' uom si eterna. Abbiam qui fatta menzione del Guinicelli, per ricordare, che Dante amò chiamarlo eziandio maestro di quanti mai furono migliori, che

Rime d'amore usâr dolci e leggiadre.

Purg. XXVI. 99.

È già fuor di dubbio, che Dante da sè solo meditò ne' più incliti autori le leggi della Poetica, e

primo conobbe nel suo secolo le vere fonti della poesia, che, com' egli afferma, non aveva allora ne metodi nè forme nè lingua. Siccome però fu non meno indubbiamente la passione d'amore, che risveglio in Dante il genio della poesia; così fa mestieri, prima di farci a seguire i suoi voli poetici con Beatrice, raccogliere alcun ragguaglio intorno all' origine del suo amore per la mede

sima.

Quantunque it Boccaccio avesse appena sette anni, quando Dante passò da questa vita, esule già dalla patria per più di venti anni; e quantunque Lionardo Aretino nella sua Vita di Dante rimbrotti al Boccaccio lo aver egli sposti i costumi di tanto sublime poeta, come se a scrivere avesse il Filocolo, il Filostrato, o la Fiammetta, e come se l'uomo nascesse in questo mondo solamente per ritrovarsi in quelle dieci Giornate amorose, nelle quali raccontate furono le cento Novelle; tuttavia nel dar noi qui opera a narrare gli amori di Dante e Beatrice, non crediamo di poter muovere voce con migliori auspicj, che col prendere a presto le prime parole dallo stesso Certaldese adoperate, ove espose la Vita i Costumi e le Opere dell' Alighiero. Uno scritto in cuì leggesi l' eloquente apostrofe ai Fiorentini intorno la loro ingratitudine verso la memoria ďan grand' uomo, in cui riscontransi, comunque misti

ad alcune romanzesche avventure, tanti fatti veri ed importanti, in cui finalmente Dante è com inendato con tanta eloquenza da un così illustre contemporaneo, è, per giudicio eziandio del Baldelli nella Vita di Giovanni Boccaccio, un orna→ mento prezioso dell' italiana letteratura, cui non devesi così sfacciatamente negar fede, mentre ono, ra l'autore degli encomj non meno che l'enco miato. D'altronde il ricordato Lionardo, giudicando quello scritto così d'amorosi sospiri e di lagrime pieno, che le sustauzievoli parti lascia indietro e con silenzio trapassa; viene egli medesimo a consentire, che, tacendo esso le gravi cose per ricor→ dare le più leggieri diffusamente, deé aversi, per quanto spetta agli amori di Dante, a diligente è fedelissimo testimonio. Boccaccio pertanto ascoltiamo, mentre così prende a narrare: » Nel tem po nel quale la dolcezza del cielo riveste de'suoi ornamenti la terra, e tutta per la varietà de' fiori mescolati fralle verdi frondi la fa ridente, era usanza nella nostra città e degli uomini e delle donne nelle loro contrade ciascuno in distinte coni pagnie festeggiare. Per la qual cosa, infra gli al tri, per avventura Folco Portinari, uomo assai onorevole in que' tempi tra' cittadini, il primo di di maggio aveva i circostanti vicini raccolti nella propria casa a festeggiare: infra li quali era il già nominato Alighieri, il quale Dante, il cui nono

« ÖncekiDevam »