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anno non era ancora finito, seguito avea: e quivi mescolato tra gli altri della sua età, de' quali, così maschi come femmine, erano molti nella casa del festeggiante, servite le prime mense di ciò, che la sua piccola età poteva operare, puerilmente si diede cogli altri a trastullare. Era infra la turba de' giovinetti una figliuola del sopraddetto Folco, il cui nome era Bice, la cui età era forse d' otto anni, leggiadretta assai secondo la sua fanciullezza, e ne' suoi atti gentilesca, e piacevole molto: con costumi e con parole assai più gravi e modeste, che il suo picciol tempo non richiedeva: e oltre a questo aveva le fattezze del volto dilicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi un’Angioletta era reputata da molti . .'.

Ma lasciando stare il ragionare de' puerili accidenti, dico, che coll' età moltiplicarono l' amorose fiamme: e tanto, che niun' altra cosa gli era piacere, o riposo, o conforto, se non il veder costei. Per la qual cosa ogni altro affare lasciandone, sollecitissimo andava là dovunque potea credere vederla, quasi del viso, e degli occhi di lei dovesse attignere ogni suo bene, ed intera consolazione.>> Ma il Pelli nelle sue memorie per la Vita di Dante insiste tuttavia dicendo: » Un tal racconto non è per altro a mio parere conforme a quanto di sè medesimo ha lasciato scritto Dante; e forse

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il Boccaccio lo ha finto a suo capriccio, per abbellire, secondo il suo costume, la verità sostanziale del fatto. La verità è, che Dante ancor fanciullo, nella primavera dell' anno 1274, fu preso dalla bellezza e dalle gentili maniere di Beatrice, ch' era figliuola di Folco Portinari, cittadino molto ricco e virtuoso della nostra città; e la vicinanza delle due famiglie Alighieri e Portinari potè far nascere, o alimentò certamente fra questi teneri fanciulli l' innocente loro inclinazione ». per altro ad osservare, che nè Lionardo Aretino, nè il Pelli osano niegar fede a Benvenuto da Imola, del quale così attesta il Muratori nelle Antichità Italiche del medio evo: « Dubitari vix potest, quin Benevenutus, uti cæteris Dantis Interpretibus antiquitate, ita et eruditione præiverit. Immo quæ nuper laudati Scriptores congessere, ut Aldigheriano Poemati lucem adferrent, omnia fere delibata fuere ex ejusdem Benevenuti Commentariis Mss. quamquam fatentem neminem habeamus, se illius scrinia expilasse ». Intendiamo adunque la testimonianza di quel suo latino Comento, ch' egli leggeva in Bologna nel 1375. « Quum quidam Fulcus Portinarius, honorabilis Civis Florentiæ, de more faceret celebrari convivium Calendis Maji, convocatis vicinis cum dominabus eorum, Dantes tunc puerulus IX Annorum sequutus patrem suum Aldighe

rium, qui erat unus de numero convivarum, vidit a casu inter alias puellas puellulam filiam præfati Fulci, cui nomen erat Beatrix, ætatis VIII Annorum, miræ pulchritudinis, sed majoris honestatis. Quæ subito intravit cor ejus, ita quod postea nunquam recessit de corde suo, donec illa vixit, sive ex conformitate complexionis, et morum, sive ex singulari influentia cæli. Et cum ætate continuo multiplicatæ sunt amorosæ flammæ. Ex quo Dantes totus deditus illi, quocumque iret, pergebat, credens in oculis ejus videre summam felicitatem ». Con maggiore fondamento il citato Pelli niega, che Beatrice fosse maritata ad un Cav. de' Bardi per nome M. Simone. Dante raccontando in che occasione componesse il Sonetto:

Deh pellegrini che pensosi andate,

dice, che ciò accadde nell' aver veduto passare certi pellegrini « per una via, la quale è quasi mezzo della città, dove nacque, vivette, e mori la gentilissima donna ». Se morì adunque Beatrice nel luogo ove nacque e visse, bisogna dire, che per motivo di matrimonio non mai lasciasse la casa paterna.

CAPO II.

Ora

ra ne piace dimostrare, come le Belle Arti disponessero il tenero cuore di Dante alla passione d'amore. « Dal principio della sua puerizia, così prosiegue il Boccaccio, avendo già li primi elementi delle lettere impresi, non, secondo i costumi de' nobili odierni, si diede alle fanciullesche lascivie, e agli ozj nel grembo della madre impigrendo; ma nella propria patria la sua puerizia con istudio continuo diede alle liberali arti, e in quelle mirabilmente divenne esperto. Sommamente si dilettò in suoni e in canti nella sua giovinezza, e a ciascuno, che a que' tempi era ottimo cantatore o sonatore, fu amico; e assai cose, da questo diletto tirato, compose, le quali di piacevole e maestrevole nota a questi cotali facea rivestire ». Casella era un cantore assai pregiato in Firenze, e Dante dice, che la voce armoniosa di lui lo soleva di tanto dilettare, che giungeva a porre in calma i tumulti delle sue passioni.

Ed io, se nuova legge non ti toglie
Memoria o uso all' amoroso canto,
Che mi solea quetar tutte mie voglie,

Di ciò ti piaccia consolare alquanto
L'anima mia, che con la sua persona,
Venendo qui, è affannata tanto.
Amor, che nella mente mi ragiona,
Cominciò egli allor si dolcemente,

Che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio maestro, ed io, e quella gente,
Ch' eran con lui, parevan sì contenti,
Come a nessun toccasse altro la mente.
Purg. 11. 106.

Nel Paradiso i Beati accrescono il loro eterno gaudio col canto, e Dante ivi prorompe dicendo, che l' essere ammesso a godere di tale melodia sarebbe giusta rimunerazione a qualsivoglia grande merito, ch' uomo quaggiù in terra potesse con buone operazioni essersi fatto presso Dio:

con tal melodia,

Che ad ogni merto saria giusto muno.

Par. XIV. 32.

Della sua intelligenza nell' arte musicale fanno alcuno indizio eziandio le varie similitudini, che nella Divina Commedia veggonsi attinte dall' uso de' varj strumenti diletti al suo tempo.

Tale immagine appunto mi rendea
Ciò ch' i udia, qual prender si suole
Quando a cantar con organi si stea,

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