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tale nel Trionfo lo appella il Petrarca, non già perchè insegnasse, come Ovidio, l'arte d'amare; ma perchè fu maestro di comporre versi amorosi in sua favella. Ottennero poi nome di buoni Trovatori anche diversi Italiani, tra' quali furono i più famosi il nostro Sordello, Bartolommeo Giorgi di Venezia, e Bonifazio Calvo di Genova. Fu bensì detto de' Trovatori, che altra occupazione non avendo, oltre quella d' amare e di cantare, amando e cantando impazzavano: onde parrebbe, che non male si convenisse loro l' appellazione di Giullari. L'Abate Gio. Andres diede anzi uno assai svantaggioso giudicio delle loro poesie; e il Tiraboschi, nel riferirlo, soggiunge, che niuno potrà rimproverare all' Andres una cieca prevenzione contro di essi. Ma noi siamo in grado di rispondere, che udimmo ancora quel dottissimo Gesuita Spagnuolo, allo intendere declamati qui dall' Abate Saverio Bettinelli, da Clemente Bondi, dal Marchese Federico Cavriani, e da altri intendenti, nelle nostre Virgiliane adunanze presso il sempre benemerito delle mantovane lettere Conte Girolamo Murari Dalla Corte, alcuni fra' più lodati Sonetti del Petrarca, domandare ironicamente sommesso e soave: che ha detto? che cosa ha detto?

Nella poesia de' Trovatori non riscontrasi alcun vestigio della greca o della latina, a cagione che essi, senz' aver mai conosciuti e gustati i Lirici

antichi, trassero il gusto loro per la poesia dagli Arabi, ai quali piacquero primamente le narra zioni delle galanti o cavalleresche avventure; e pościa col proprio poetico istinto inventarono quelle for forme armoniose, e quella prodigiosa varietă di composizioni. Il Ginguené manifesta un rincrescimento per noi lusinghiero, perchè al Tasso, dipintore fedele de' costumi della cristiana Cavalleria, non sia caduto in pensiero di collocare tra i guerrieri di Goffredo alcun Femio od alcun Jopa provenzale; mentre col suo genio sublime avreb be saputo desumerne assai buon partito pel suo poema, e tramandarne nobilitati i pensamenti e la favella poetica di que' fantastici tempi. L'abito ne' Provenzali di cantar cose veridiche e sentite fece si, che poterono somministrarne molti lumi intorno ai varj fatti delle loro età, lo che indarno rintracciar vorranno nelle nostre poetiche menzogne coloro,.

Che questo tempo chiameranno antico.

Par. XVII. 120.

I Provenzali d'altronde nascondevano gentilmente ogni lascivia d' affetti: nelle loro carte bramosia d' onore, più che altro, mostravano; e dicevano, che Amore vuol castità, e per castità è benivolo. Lu uno diceva: : come il sole fa, che gli alberi ducano frutto; così voi siete in me cagione, che

pro

la virtù mi piaccia. L'altro: mi manchi 'l vento in mare; nella battaglia sia pur io il primo a fuggire, se non menti colui, che accusommi presso di voi. « A che mi vagliono gli occhi miei, scriveva il nostro bravo Sordello, se non veggono colei ch' io bramo, ora che la stagione si rinnovella, e che la natura s' adorna di fiori? Frattanto io mi muojo, perocchè io amo assai la donna de' miei piaceri, e tanto raramente la veggo: a che mi valgono gli occhi miei»?

Dante prese quindi a chiamar Beatrice sua salute, sua beatitudine, e ad affermare, che, in vista de' suoi nuovi e laudevoli portamenti, certo di lei si potevan dire le parole d' Omero: ella non sembra figliuola d' uom mortale, ma d' alcuna divinità. Avendo finalmente diverse persone svelato il segreto del suo cuore, una femmina così lo richiese a che fine ami tu questa donna, poichè tu non puoi sostenere la sua presenza? Dilloci, poichè 'l fine d'un cotale amore conviene essere novissimo. Le rispose egli, che la beatitudine di tutti i suoi desiderj dimorava nel saluto della sua donna; e che quando a lei piacque ancora di ne→ gargli il saluto, la sua beatitudine consisteva nelle parole che lodavano la detta donna. E quindi si propose di prendere per materia di suo parlare sempremai ciò che fosse lóde di quella gentilissima, e compose la canzone:

Donne, che avete intelletto d'amore,
lo vo' con voi de la mia Donna dire:
Non perch' io creda sua lode finire,
Ma ragionar per isfogar la mente :
Io dico, che pensando il suo valore,
Amor si dolce mi si fa sentire,
Che, s' io allora non perdessi ardire,
Farei parlando innamorar la gente:
Ed io non vo' parlar si altamente,
Ch' io divenissi per temenza vile:
Ma tratterò del suo stato gentile,
A rispetto di lei leggieramente,
Donne, e Donzelle amorose con vui,
Che non è cosa da parlarne altrui. ecc.

Dante andava affermando, che quando Beatrice gli appariva, tale una fiamma di carità lo giungeva, che gli facea perdonare a chiunque lo avesse offeso; e udivasi asseverare, che chi aveva parlato una volta con lei, non poteva più finir mālamente. Ecco le sue stesse parole: « Questa gentilissima donna venne in tanta grazia delle genti, che quando passava per via, le persone correvano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giugnea: e quando ella fosse presso d' alcuno, tanta onestà venia nel cuor di quello, ch' egli non ardiva di levar gli occhi, nè di rispondere al suo saluto; e di questo molti, siccome esperti, mi po

trebbono testimoniare a chi nol credesse. Ella, coronata e vestita d'umiltà, s' andava, nulla gloria mostrando di ciò, ch' ella vedeva ed udi-va. Dicevano molti, poichè passata era, questa non è femmina, anzi è uno delli bellissimi Angeli del cielo, Ed altri dicevano: questa è una maraviglia: che benedetto sia 'l Signore, che si mirabilmente sa operare! I' dico, ch'ella si mostrava si gentile, e sì piena di tutti i piaceri, che quelli che la miravano, comprendevano in loro una dolcezza onesta e soave tanto, che ridire non lo sapeano: nè alcuno era, il quale potesse mirar lei, che nel principio non gli convenisse sospirare. Queste e più mirabili cose procedeano da lei mirabilmente e virtuosamente ». Così scriveva egli di Beatrice, perchè l' amor suo era un' innocente inclinazione di un cuor gentile per donzella ador-: na di tutti pregi. Egli, che con tanta energia ci. lasciò pur descritti nelle sue opere tutti i moti a tutti i trasporti dell' infiammato suo cuore, si fa sempre gloria di essere stato da lei guidato pel sentiero della virtù; ed esclama con lealtà:

To giuro per colui

Ch' Amor si chiama, ed è pien di salute,
Che senza ovrar vertute

Nessun puote acquistar verace loda.

Mori frattanto il Genitore di Beatrice, uomo buʊ- :

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