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VITA NUOVA.

DI

DANTE ALLIGHIERI,

PARTE I, §. I.

PROEMIO.

In quella parte del libro 2) della mia memoria 3), dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si truova 4) una rubrica 5), la qual dice 6): INCIPIT VITA NOVA 7). Sotto la quale rubrica io trovo scritte molte cose, e le parole 8), le quali è mio intendimento d'esemplare 9) in questo libro 10), e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Note al §. I.

1)« Qui comincia uno libro, lo quale fece Dante Alighieri da Firenze ». Così è il titolo che precede il proemio nella EP. Quanto al doversi leggere assolutamente Allighieri, e non Alighieri, rimettiamo i Lettori alla nota N. I aggiunta alla nostra Prefazione al vol. V, già pubblicato di questa edizione, ed all'Appendice in fine N. I. Si avverta che i riscontri delle varianti, e tutte le note con asterico o senza appartengono all'Editore, quando non hanno altra distinzione.*

2) Anche nel Paradiso, C. XXIII, v. 54, chiamò la memoria « Il libro, che'l preterito rassegna »; come nel C. II, v. 8 dell'Inferno avea pur usato la stessa metafora, dicendo: « O mente, che scrivesti ciò ch' io vidin. E nelle Rime, Lib. III, canz. 4, st. 5: « Nel libro della mente, che vien meno ».

*

3) « Nel nostro codice mente in margine >>. EP.

4) truovava - passato imperf. nella ediz. S., ove manca avanti rubrica l'artic. una, che forse fu per errore unito all' indicat. presente truova, lezione delle altre stampe e dei codici. *

*

5) robrica e così al verso seguente l'EP., ove leggesi in nota : « robrica verisimilmente più italiano che non è rubrica, dal rustico latino robius per rubeus ». « Rubrica vale argomento o sommario d'un libro o d'un capitolo esposto brevemente ; e così dicevasi dal color rosso, col quale ordinariamente scrivevasi». Questa 2.a nota è dell'egr. amico nostro Pietro Fraticelli, di cui, per la gentile sua condiscendenza, citeremo più volte le illustrazioni. *

6) « A questo suo giovanile lavoro allude Dante medesimo, quando nel C. XV dell'Inf. fa dire a Brunetto Latini maestro suo: « Ed egli a me: Se tu segui tua stella, Non puoi fallire a glorioso porto, Se ben m'accorsi in la Vita Novella >>. Dante, Vita Nuova.

Cosi legge il codice Antaldino, meglio di tutti gli altri che leggono nella vita bella. Imperocchè ser Brunetto, che morì nel 1294, vide senza dubbio questo saggio degli studii dell' Allighieri, da cui potè pronosticare ciò che il suo alunno sarebbe stato negli anni adulti». EP. · Libro della Vita Nuova non altro siguifica letteralmente e natu ralmente, che libro della vita giovanile. Novo, novello per giovane, giovanile si trovano frequentemente negli antichi scrittori. PF.- Vedi il suo Ragionamento critico-filologico ecc. pag. CLIV. Secondo il Salvini, Vita nuova è lo stesso che παλιγγενεσία, rigenerazione per via d'amore. Vedasi nelPAppend. il N. II. *

7) Vedi N.° III. dell' Appendice, alla quale sti nel testo. appartengono i successivi numeri romani po

*

8) Così legge il cod. Corsini, cui s'accosta l'EP. La volgata ha soltanto - scritte le parole.

9) Così leggiamo coll' ediz. S. e cogli EM. Essendo citato in Vocabolario a questo verbo il presente esempio del primo testo Sermartelli, crediamo doversi toglierne l'articolo Assemplare V.A. introdotto collo stes so ed unico esempio, conforme al testo Biscioni, non essendosi avvertita dagli Ac. cademici compilatori questa duplice appostazione. L' EP. e il cod. C. hanno invece la variante Assemprare, che si registra pure col segno V. A.* assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere: forse qui è detto per assembrare, cioè raccogliere, unire. PF.

10) libello cod. Trivulziano B., EP., e CC.* Altre volte Dante nel processo chiama libello questa sua opera. E nel Convito (Trat. II, c. 2), favellando di essa : E siccom' è ragionato per me nello allegato libello. EM. Vedi in fine alla divisione della Ballata III, §. XI, e altrove.

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§. II. Tempo, occasione, ed effetti primi del suo amore.

Nove fiate già appresso al mio nascimento era tornato il cielo

della luce 1) quasi ad uno medesimo 2) punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa 3) donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice (IV), li quali non sapevano che si 4) chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che nel suo tempo il cielo stellato era mosso verso la parte d'Oriente delle dodici parti l'una d'un grado 5); sicchè quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi al fine 6) del mio. Ed apparvemi vestita di nobilissimo colore 7), umile ed onesto, sanguigno 8), cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovenissima età si conveníva. In quel punto dico veramente 9), che lo spirito della vita 10), il quale dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare si fortemente, che appariva nelli menomi polsi orribilmente (V); e tremando disse queste parole: Ecce deus fortior me; veniens dominabitur mihi 11). In quel punto lo spirito animale, lo quale dimora nell'alta camera 12), nella quale tutti gli spiriti sensitivi apportano le loro percezioni 13), si incominciò a maravigliar molto; e parlando specialmente allo spirito del viso 14), disse queste parole: Apparuit jam beatitudo vestra 15). In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora 16) in quella parte ove si ministra 17) il nutrimento nostro 18), cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps 19). D'allora 20) innanzi dico, che Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui 21) disposata 22); e cominciò a prendere sopra di me tanta sicurtade e tanta signoría, per la virtù che gli dava la mia immaginazione, che mi convenía fare tutti li suoi piaceri compiutamente. Egli mi comandava molte volte, che io cercassi per vedere quest'Angiola giovanissima; onde io nella mia puerizia molte volte 23) l'andai cercando, e vedeala 24) di si nobili 25) e laudevoli portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non pareva figliuola d'uomo 26) mortale, ma di Dio (VI). Ed avvegnachè la sua immagine, la quale continovamente meco stava, fosse baldanza d'Amore a signoreggiarmi; tuttavia era di sì nobilissima 27) virtù, che nulla volta 28) sofferse che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione, in quelle cose ove tal 29) consiglio fosse utile a udire. E perocchè soprastare alle 30) passioni ed atti di tanta 31) gioventudine pare 32) alcun parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose, le quali si potrebbono trarre dallo esemplo 33) onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi 34).

Note al S. II.

4) Il sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni. PF. – Circa le particolarità del numero nove vedasi ciò che si è detto nella Prefazione al §. X. *

2) quasi al medesimo -S. — «È dunque certo che nel 1274 Dante (nato nel 1265) vide la prima volta Beatrice ». Scolari. 3) graziosa - S.

4) I soli EM. leggono sì per così. Vedi Append. n.o IV. *

5) Così leggono S., EP.; la volgata del grado. « Cioè la dodicesima parte d'un secolo, vale a dire otto anni e un terzo. Ciò si prova non tanto dal contesto, quanto da quello che dice Dante nel Convito, cap. VI, con queste parole: quel cielo si muove, seguendo il movimento della stellata spera, da occidente in oriente, in cento anni uno grado ». PF.

EP.e CC.

6) dalla fine del mio nono anno 7) Ella parvemi vestita d'un nobilissimo colore - EP. e CC.

8) « Vestita di color di fiamma viva » Purg. C. XXX, 33. EM.

9) veracemente - EP. e CC.

10) Lo spirito, o il principio vitale. PF. 41) I Cod. Triv. B. a tutti i passi latini soggiunge la traduzione: noi ne daremo qualche saggio; poichè, quando pure essa non sia dell' Autore, è sicuramente scritta nella lingua del Trecento. Alle parole Ecce ecc. segue adunque Cioè: Ecco Iddio più forte di me, che mi viene a signoregNella EP. al verbale veniens giare - EM. è premesso il pron. qui invece dei due punti, e così pure nel CC.*

-

12) Così leggiamo cogli EM. seguendo il Cod. B., la EP., ed il CC., meglio che colla volgata, la quale ha solamente nella camera; e vuol dire nel cervello.*

43) protesioni - l' EP., che per altro accenna scritta in margine al Codice la lezione comune percezioni.

14) Cioè della vista. Dante usa più volte il latinismo viso per vista. V. il Convito. EM. 15) Apparavit - AB., forse per errore tipografico. Si noti come Dante chiami di sovente Beatrice la sua beatitudine ; anzi per lo più la indichi con questa sola denominazione, senz' aggiunger altro. Pare che si fermi con compiacenza sul significato del nome. Al pronome nostra aggiunto a beatitudo nella volgata noi preferimmo più volentieri vestra col Cod. Triv. B., che traduce: Apparve già la beatitudine vostra ; lezione confortata altresì dal Cod. C.* 16) che ediz. S.

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17) mostra l'EP., ma colla lezione ministra in margine al Codice. *

18) Il testo AB. ha qui di più la particella sì, ma non l'edizz. S. e P., nè il CC.*

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24) Così l'EP. e il CC., forse più conforme alla maniera usata da Dante. La lezione volgata è vedevola. *

25) si nuovi - la volgata: a noi parve miglior lezione quella dell' EP. e del Cod. C.* 26) fatta da uomo ecc. - EP. e Cod. C. « Omero di Elena, Iliad. III, 158: - Aivos αθανάτησι θεῖς εἰς ὦπα ἔοικεν Certo una par delle immortali Dee ». Salv.- Nota qui il canon. G. J. Dionisi, che credette il Salvini con ciò tradotto l'encomio d' Elena; « nia non si vanti costui (prosegue egli), ancorchè molto saputo grecista, di far comparire il nostro Dante meno esatto nella soprascritta sua traduzione, o poco prudente in mutuar dalle lodi d' una femmina adultera quelle dell' onestissima donna sua; poichè egli prese di mira, traducendo a puntino e lievemente imitando, l' elogio d' Ettore ch'è pur nell' Iliade 2, cioè lib. XXIV, v. 259: .....ὀνδέ εωκει - Ανδρος γε θνητοῦ παϊς upeval, àλhà dɛoïo. A rigor di lettera:

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