io uscissi di questa camera, proposi di fare una Ballata, nella quale seguitassi 35) ciò che 'l mio Signore m' aveva imposto; e feci poi 36) questa Ballata. BALLATA III. Ballata 37), io vo' che tu ritrovi Amore, Aver dovresti 40) in tutte parti ardire; Chè forse non è buon 42) senza lui gire : S'è 43), com' io credo, in ver di me adirata, Leggieramente 44) ti farta disnore. Con dolce suono, quando se' con lui, Comincia este parole, Appresso che averai 45) chiesta pietate : Sed egli 47) ha scusa, che la m' intendiate. Con si fermata fede, Ch'a voi servir 50) ha pronto ogni pensiero : Sed ella 52) non ti crede, Di, che domandi Amor 53), sed egli è vero; Lo perdonare se le fosse noja, Che mi comandi per messo, ch'io muoja; E vedrassi ubbidir buon servitore 55). E di a colui 56) ch'è d' ogni pietà chiave, Che le saprà contar mia ragion buona: Per grazia della mia nota soave 58) E del tuo servo ciò che vuoi 60) ragiona : E s'ella per tuo priego gli perdona, Fa chè gli annunzj in bel 61) sembiante pace. Gentil Ballata mia, quando ti piace, Muovi in quel 62) punto, che tu n'aggi onore. † + Questa ballata si divide in tre parti. Nella prima dico a lei, ov'ella vada; e confortola, perch'ella vada più sicura; e dico nella cui compagnia si metta, se vuole 63) sicuramente andare, e senza pericolo alcuno. Nella seconda dico quello, che a lei s'appartiene di fare intendere 64). Nella terza la licenzio del gire 65) quando vuole, raccomandando il suo 66) movimento nelle braccia della sua fortuna 67). La seconda parte comincia: Con dolce suono. La terza: Gentil Ballata. e dire che non sapesse a Potrebbe già l'uomo opporre contro a me cui fosse il mio parlare in seconda persona 68), perocchè la parlata non è altro che queste parole, ch'io parlo. E però dico, che questo dubbio io lo intendo solvere 69) e dichiarare in questo libello ancora in parte dubbiosa; ed allora intenda chi qui dubbia 70), o chi qui volesse opporre, in questo modo 71). Note al S. XII. 2) mi manca nell' EP. e nel CC.* 3) Così EM., EP. e CC., messimi - S., missimi- le altre edizioni.* 4) ove potea lamentare ecc. - EP. e CC. 5) Donna della cortesía, e qui appresso Signore della nobiltà, per Donna cortese, e Signor nobile; come donna di virtù disse nel C. II Inf. v. 76, per donna virtuosa. 6) Così il CC. e l' EP., nella quale però, come nella volgata, manca la partic. di.* 7) Lungo ove, cioè vicino, accoslo rasente, da aggiungersi al Vocabolario, ove bensi sono esempli di questa preposizione data a luoghi, ma non a persone, sebbene oltre al presente alcun altro potrebbe citarsene di Dante stesso. Inf. C. X: « Allor surse alla vista scoperchiata Un'ombra, lungo questa, (di Farinata) in sino al mento ». Ivi, C. XXI: « lo m' accostai con tutta la persona - Lungo il mio duca ecc.». E Parad. C. XXXII: « Siede lunghesso; e lungo l'altro posa - Quel duca ecc. Anche in Albertano Giudice, Trat. I, cap. 44, leggesi: « Due ladroni posti lungo lui (cioè Cristo in croce) da ambedue le la tora. 9) Cioè a dire: Figliuolo mio, egli è B. meglio d' abbandonare gl'Idoli nostri. Cod. Qui al nostro Fraticelli piace meglio leggere simulata nostra, cioè le nostre simulazioni del far credere alla gente, che Dante fosse innamorato non di Beatrice, ma d'altre femmine; e soggiunge, che dalla lezione comune non ne leva un senso così chiaro, come da quella ch'egli segue giusta il Cod. Martelli. Tuttavia nulla osta che anco al simulacra degli altri testi diasi il significato di finzioni. 10) nelli miei sonni legge il Cod. B., e l'EP. ha nelli miei sospiri, soltanto in nota interlineare. * 11) parvemi - S., mi parea - EP. e CC. 12) Dopo pietosamente il Cod. B. ha solo - e attendesse. * 13) così nel sonno cominciai a parlare con essO EP. e CC. * 44) Signor della nobiltà - ebraismo. Salv. Vedi sopra la nota 5). 15) Così S., EP. e CC.; que' - la vulgata; quello - EM. 16) Invece di partes l' EP. ha protex, ed in nota : « pro tex, cioè pro textu, prout est in textu ». — Nessuno schiarimento porge questa nota all' arcano senso del discorso profferito da Amore; e Dante, che mostra di trovarlo oscuro declina di spiegarne il 37) È notabile la fina accortezza nelle parole che fa dire l'Autore alla Ballata composta per comando d'Amore, il quale gli prescrive di dirigere il discorso alla donna sua non immediatamente, ma mediatamente, cioè fingendo di parlare per altrui mezzo, mentre in fatti dovea ragionare colla propria donua all' oggetto di giustificarsi, e di sincerarla riguardo alla di lui vera intenzione. In apparenza la Ballata figura da mediatrice. Lo sviluppo sembra esposto, benchè in modo enigmatico, nella obbiezione e nella riposta fatta a sè stesso dall' Autore nel periodo che segue alla divisione della Ballata.* 38) Così leggiamo coll' edd. Sermartelli e Pesarese, e col CC., evitando l' iato della volgata che ha con lei il mio.* vv. 3, 4: Intendi: Sicchè la mia scusa, la quale da te, o Ballata, si espone coi versi, sia poscia con lei, cioè con la mia donna, ragionata verbalmente dal mio Signore, vale a dire da Amore. PF. 39) Leggiamo va coll' EP. e col CC., essendo qui modo imperativo, e non colla volgata vai, persona 2.da del pres. indicat. Ne osta che siffatta lezione trovisi nella maggior parte delle stampe e in qualche codice, perchè dove sono in contrario le regole, un idiotismo popolare (chè tale si è vai, o va' coll'apostrofo nel suddetto tempo imperat.) non può prevalere. Vedi il Mastrofini ai verbi andare, fare, dare, stare, seguito dal Compagnoni, Teorica de' verbi, e in particolare l'Antolini nel Rimario Italiano 29) dalla sua puerizia - S., EP. 30) Così l' EP. e il Cod. C.: quello - la volgata. 31) Così li Codd. B. F. e l' ediz. S.; la volgata - quasi in mezzo; ma non sanamente, per quello che subito dopo. segue 32) Così l' EP., la cui lezione ci parve preferibile alla volgata, ove il senza me sla subito dopo in parte alcuna; ed anche migliore credemmo ove, ch' è pure in S., del comune onde. * 33) Così EP. e CC.; tutte le fiate, che farà mestiero- AB., mestiere - S. 34) Et innanzi ecc. - S. 35) Cioè narrassi seguitatamente, fedelmente. PF. 36) Nel CC. e nella EP. manca poi. Ballata III. gata. ecc. · la 42) Al. non è ben - AB. 43) Se (com' io credo) è in ver' di me adirata, ecc. Cod. B. «Sì, com' io credo, è in ver' di me » EP., quale ha punto fermo dopo adirata; « perchè questa intenzione, (ivi si nota) rende il senso più distinto »; e ritiene la preposizione Se come la volgata, al principio del verso che segue, in luogo della congiuntiva E dagli EM. e da noi preferita coll'appoggio del Cod. B., parendoci così procedere più chiaro il discorso. * 44) « Ti faria leggiermente disonore ». Cod. Ric. 45) chesta -S., e così EP. e CC. che leggono tu avrai, invece di averai come nella volgata. * 46) Così leggiamo cogli EM., e così dee leggersi, come osserva nella seguente nota il Biscioni, il quale tuttavia conservò nel testo la lezione comune voi, che non rima se non virtualmente con lui del verso primo di questa stanza : « Spesse volte si trovano ne' MSS. simili desinenze, le quali pare che rendano alquanto alterata la rima; ma è da sapere che gli scrittori delle poesie scrivevano le voci nella loro ordinaria mamiera, le quali poi, in leggendosi, si dovevano pronunziare accordate colla rima : onde in questo luogo si deve leggere manda a vui, per la stretta parentela che l'o ha sempre avuto con l'u; e così si deve fare in ogni altro luogo delle rime che sono sparse in questa raccolta; servendo l'aver notato questo passo solamente », AB. — Noi però credemmo far meglio, stampando vui, nui, pui, sui ecc., ogni qualvolta la rima il richiedeva, attenendoci al parere del can. Dionisi, il quale a chi volesse opporre che deesi stampare voi, noi, ecc. e pronunziare vui, nui ecc., perchè così bene spesso si trova ne' MSS., risponde che approverebbe la regola, purchè fosse mantenuta ; ma non vedendosi costante ne' testi a penna, e nè anco negli stampati, stima bene fissare il metodo contrario, di stampare cioè secondo la pronunzia dalle rime voluta (Aned. II, pag. 99). 47) Sed qui e al v. 5 della stanza seguente hanno S., gli EM. e il Cod. M. a cui ci attenghiamo, anzichè al Se della volgata, ond' evitare il duro scontro delle due e ed anche per la giusta misura del verso. Sed, ned, cheď si rinviene frequentemente negli antichi poeti. PF. 48) Tutte le stampe qui. Noi dobbiamo la retta lezione quei al sagace criterio del Sig. Fraticelli, il quale spiega: « Amore è quei, che a motivo della vostra beltà fa a sua voglia cangiare a Dante la vista, vale a dire fa a sua voglia dirigere a Dante lo sguardo. E il perchè Amore fece guardare a Dante altra femmina, il potete dunque immaginare da per voi, dacchè sapete ch' ei non mutò il cuore. E ritroverete che quello fu uno strattagema, per celare altrui l' affetto che nutre per voi nel seno »>. 49) Li face- EP. e CC. 50) Cosi li Codd. F. ed M. La lezione comune « Ch' a voi servir l'ha pronto ogni pensiero »; - gli ha pronto ecc. S.; che 'n voi servir l'ha 'n pronto ecc. EP. e CC Il can. Dionisi in un codice del secolo XIV contenente molti Sonetti e Canzoni di Dante, che trovasi alla Biblioteca civica di Roveredo, lesse la variante lo pronta, dicendola ottima lezione invece della volgata l'ha pronto. Quanto al significato del verbo prontare, gli sembra che in questo luogo sia semplicemente far pronto (Aned. V, pag. 142 ). Il Sig. Fraticelli adotta appunto questa variante, spiegando, lo fa pronto e sollecito, lo incita, lo sprona. 51) Spagnuolo: desmayado, perduto, confuso, smarrito. Salv. 52) Così S., EM. Vedi la nota 47) di sopra. 53) Noi leggiamo così con le RA. e l'ediz. S. La volgata : « Di che domandi Amore, s' egli è vero », colla sola differenza che l' EP. e il CC. hanno en avanti domandi. * 54) Francese prière, preghiera e preghiero; demeure, dimora e dimoro; demande, dimanda e dimando. Salv. 55) Così il Cod. B. e l'ediz. Giuntina 1527 delle RA. e il testo S. La volgata « E vedrassi ubbidire al servitore ». Il Biscioni però dà come variante la lezione da noi adottata; e l'EP. ha il seguente verso, di cui pare non doversi far conto: « E vedrà ben ubbidir servitore ». 56) Il Biscioni mette in nota la variante colui, ma legge nel testo colei, ch'è errore, perocchè qui la Ballata ha relazione a quelle parole dell' Autore poc' anzi udite nella visione : e di ciò chiama testimone colui che 'l sa, e come tu prieghi lui che gliele dica: ed io che sono quello, volentieri ne le ragionerò ecc. EM. Anche RA., S. e l' EP. leggono colui, riferendosi infatti il discorso ad Amore. * re, 57) Il Vocabolario della Crusca SdonneaSnamorarsi: Lat. dominæ amore liberari; feminarum coetus et amores relinquere : e non adduce altro esempio del nostro Dante. AB. Sdonneare, contrario di donneare, donneggiare, essere cavaliere e servidore di donna. Salv. Nella EP. leggesi questa nota: «Nel nostro codice che sdonnei vi è supplito da mano posteriore; ciò che lascia per lo meno dubbio, che Dante usasse qui un verbo così strano ». A noi per altro uiente di strano sembra vedervi mentre abbiamo altresì Donneare con parecchi esempii di prosa e di poesia nel Vocabolario, tanto in senso proprio che in figurato; ed usollo Dante stesso due volte nel Paradiso, C. XXIV, v. 118: « Ricominciò la grazia che donnea Con la tua mente ecc.»; ove notarono gli Accademici (Div. Com. ediz. di Cr. 1695): « La grazia, la quale nella tua mente ti ha, ti signoreggia». Ed ivi, C. XXVII, v. 88: «La mente innamorata che donnea - Con la mia donna sempre » ecc.; al qual passo un egregio nostro concittadino fa le seguente chiosa: « Qui donneare in significato di pensar con piacere, I' opposto di sdonneure che usò Dante nella V. N. (Torelli, Opere varie ecc., vol. 2.° pag. 182 ). «Avanti che sdonnei, cioè prima che tu, Balluta mia, ti parta da quella donna giacchè saprà ben egli (Amore) portare le mie ragioni. Vedi che Sdonneare significa qui Partir dalla donna, laddove Donneare risponde a Intrattenersi con donne >>. Dion. (Aned. V, pag. 139). §. XIII. Quattro pensieri, uno contrario all'altro, combattono la volontà di lui intorno alla sua passione amorosa. Appresso di questa soprascritta visione avendo già dette le parole, che Amore m' avea imposte 1) a dire, m'incominciaron molti e diversi pensieri a combattere 2) ed a tentare, ciascun quasi indefensibilmente 3); tra li quali pensamenti, quattro m'ingombravano 4) più il riposo della vita. L' uno de' quali era questo buona è la signoria d' Amore; perocchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le rie cose 5). L'altro era questo non è buona la signoria d' Amore; perocchè quanto il suo fedele più fede gli porta, tanto più gravi e dolorosi punti 6) gli conviene passare. L'altro era questo lo nome d'Amore è si dolce 7) a udire, che impossibile mi pare che la sua propria operazione sia nelle più cose altro che dolce; conciosiacosachè li nomi seguitino le nominate cose, siccome è scritto: Nomina sunt consequentia rerum 8). Lo quarto era questo: la donna, per cui Amore ti stringe così, non è come l'altre donne, che leggiermente 9) si muova del suo cuore. E ciascuno mi combatteva tanto, che mi faceva stare quasi come colui 10) che non sa per qual via pigli il suo cammino, che vuole andare 11) e non sa ove 12) si vada. E se io pensava di voler cercare 13) (XVI) una comune via di costoro, cioè là ove tutti si accordassero, questa era 14) molto inimica verso me, cioè di chiamare e di mettermi nelle braccia della Pietà 15). Ed in questo stato dimorando, mi giunse 16) volontà di scrivere parole rimate, e dissine 17) questo Sonetto. |