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ponimento, come già innanzi il Perazzini - 8), di darne una corretta e compiuta edizione, della quale pubblicò anche il prospetto nel secondo de suoi Aneddoti - 9): e non è da dubitarsi, che da uomo fornito com'era di varia e vasta erudizione, non si fosse avuto un lavoro grandemente perfetto. Ma quando appunto erasi associato a convenevolmente condurlo l'abate che fu Santi Fontana, persona propriamente da ciò, egli cedette al comune destino, poco dopo aver dato in luce la Preparazione istorica e critica ecc. 10); opera da cui si comprende, con quanta e quale dottrina quel divisamento sarebbesi mandato ad effetto: nè il collega superstite potè poi da solo reggere a tanta mole; non già che attitudine e sapere non gli bastassero, ma perchè scoraggiato dalla perdita fatta e da insorte diffitoltà, gli fu forza rinunziarvi - 11).

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8) L'ab. BARTOLOMMEO PERAZZINI, arciprete di Soave, aveva ugualmente concepito l'idea di premettere un' edizione delle minori opere di DANTE a quella della Divina Commedia, che da lui doveva essere illustrata in concorso col celebre TORELLI ed altri letterati Veronesi. Del primo son già uote le riputatissime Correctiones et Adnotationes in DANTIS Comoediam etc., Veronae, apud Marcum Moroni, 1775 in-4.o; e del secondo io riprodussi non ha molto nelle Opere varie dianzi citate le Postille allo stesso Poema, delle quali i dotti aveano già conosciuto il pregio fin da quando vennero in gran parte alla luce la prima volta nella pregevole stampa della Società tipografica della Minerva di Padova coi comenti del P. LOMBARDI e d'altri. Dell' uno e dell'altro dovrò far parola nuovamente nel volume del Convito. · Anche i fratelli VOLPI di Padova volsero in mente un simile progetto, come si rileva dall'epistolario di ApoSTOLO ZENO, il quale dava consigli e pressava per l' eseguimento; ed è increscevole che questo non abbia avuto luogo per opera di quei dotti e diligentissimi editori.

9) Verona, 1786, in 4.o, a pag. 96 e segg.

10) DIONISI GIAN-JACOPO, Preparazione istorica e critica alla nuova edizione di DANTE ALLIGHIERI. Verona 1806, dalla Tipografia Gambaretti, vol. 2 in-4.o L'opera è intitolata con lettera proemiale al cav. PIO MAGENTA, allora Prefetto del Dipartimento dell' Adige (la Provincia Verone

se); e l'onorato nome di quell' integro ed abilissimo Magistrato, non meno che letterato distinto, registrasi qui da me con animo riconoscente per generosa benevolenza di cui mi onorava come suo subalterno d'ufficio, e che pur tuttora gli piace di continuarmi. Fra le diverse opere di lui sì in verso che in prosa, le quali dal pubblico già si conoscono e giustamente apprezzano, merita che soprattutte si ricordi con onore il filantropico suo scritto - Su le pie Fondazioni, e su l'ufficio loro a benefizio de' Poveri (Pavia 1838), da cui si desumono le sagge vedute del profondo economista e dell' esperto amministratore; come pure l'elegante, facile e robusta versione, che il primo egli diede d'un libro difficilissimo a interpretarsi, vo' dire gli Epigrammi di Marziale -(Venezia 1842); lavoro altre volte tentato, ma da nessuno condotto a compimento, comechè troppo ardua impresa per le frequenti oscurità che il testo presenta a causa delle molte allusioni a cose, fatti, luoghi e persone, e delle particolarità di stile proprio dell' Autore. Ciò tutto richiedeva copia di nozioni storiche di quel tempo, speciale erudizione e gusto squisito; e questo lavoro, mercè alla perseveranza dell'esimio volgarizzatore, riempie ora felicemente il vuoto che rimaneva nella italiana letteratura, poichè Marziale era forse il solo dei classici latini che non fosse stato rivolto nella nostra poesía.

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41) Vedi in calce la nota n.o 26).

Ora pertanto subentrando io, forse con troppo ardire, a dar esecuzione alla parte del progetto Dionisiano che riguarda le Prose, dovrei giustameute diffidare di me stesso, veggendomi a tanta distanza dall' ingegno e dalle cognizioni dei due prelodati soggetti - 12). Senonchè ad animarmi nell' intrapreso arringo vennero i sagaci consigli e i direttivi suggerimenti, e più di tutto la spontanea offerta generosamente fattami da altro Veronese mio distinto amico, il ch. Dott. Filippo de' Scolari, di cedermi cioè varie inedite annotazioni alla Vita Nuova, che trovavasi avere scritte sul gusto di quelle già da lui pubblicate per Appendice alla padovana edizione del Convito di sopra mentovata - 13). Furono tutte queste da me collocate in via pure d'Appendice subito dopo l'opera - 14), ove inoltre ho interpolato le poche mie e d'altri di qualche estensione, che non poteano ragionevolmente aver luogo fra le più brevi chiose a piè del testo.

VII. Da quanto io mi feci ad esporre fin qui, sarà facile desumere che procurai, per quanto era in me, di adempiere agli obblighi imposti ad accurato editore, mettendo a profitto i lumi e gli ajuti che valeano a giovare lo scopo mio, senza uscire dai prescrittimi confini. Alieno per natura e per fermo proposito dalle dispute letterarie, io mi tenni lontano il più possibile da ogni risoluto giudizio, che potesse farmi credere propenso ad entrare in quella anche a' di nostri discussa relativamente ai personaggi che hanno parte principale nelle opere Dantesche. E nessuno ignora, che non solo fu messa in dubbio, ma negata perfino l'esistenza della Beatrice, ch'è il protagonista della Vita Nuova, com' essa sotto figura allegorica è causa, mezzo e fine di ciò che si opera nella Divina Commedia, « non altri

12) Vedi in calce la nota n.o 27). 13) Nel volume da pubblicarsi ben tosto del Convito, le note illustrative che formano l'Appendice qui ricordata, saranno da me riposte ai proprii luoghi sotto il testo, con qualche aggiunta favoritami dall'egr. Autotore, cui per più titoli professo sincere obbligazioni. A queste note andranno riunite altresì, con quelle degli Editori milanesi e

d'altri dotti, alcune inedite pregevolissime postille di cui mi furon cortesi il prof. GiuSEPPE TODESCHINI, il capit. PEDERZINI-CAVAZZONI (il quale rettificò pure in qualche passo le prime già da lui pubblicate nella edizione di Modena 1829), ed il sig. GIOVANNI GALVANI; nomi tutti non meno illustri che cari alla repubblica letteraria.

14) Vedile fra i N. I a XXIV.

per

menti (dice il Gozzi) che per la preghiera fatta da Minerva nel concilio degli Dei, esce Ulisse dall' isola di Calipso, luogo di errori, come la selva di DANTE, e ritorna alla patria ». Ma buona ventura ogni motivo di quistione su questo particolare sembra omai dover cessare, dopo la molta luce recata in mezzo dal ch. sig. Pietro Fraticelli di Firenze colla sua elaborata Dissertazione che precede la Vita Nuova (1839), nella quale con ingegnosi raziocinii venne dimostrando, in appoggio ai molti già precedentemente addotti dal prefato canonico Dionisi, che femmina reale ed amica dell' ALLIGHIERI si fu la Beatrice di questo libretto - 15), senza togliere nondimeno che in più luoghi ed occasioni, secondo che la materia gliene porgeva il destro, l'abbia egli allegoricamente rappresentata, massime nelle sue sublimi Canzoni e nel principale Poema; perocchè sotto tutte le forme, ed in ogni maniera di lode erasi quel sommo Genio proposto di rendere immortale, e quasi dissi divinizzare l'oggetto della sua passione amorosa.

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VIII. Siccome per altro un letterato e critico valentissimo, il sig. Gabriele Rossetti di Napoli, resosi celebre pel suo Comento analitico alla Cantica I della Commedia, ha pubblicato in Londra uno scritto 16) (1832), nel quale fra varie altre rimarchevoli proposizioni si sostiene l'assunto, essere fantastica per assoluto la donna, cui DANTE chiamò col nome di Beatrice, e non aver mai questa avuto vita che nella sua immaginazione; così ho creduto prezzo dell'opera il dare un sunto delle argomentazioni, sulle quali egli fonda l'opinion sua - 17).

Ed affinchè potesse chiunque venire in conoscenza d'ogni particolare della controversia, pensai ben fatto di raccogliere ed avvicinare in questo volume l'essenziale di ciò che fu detto sul particolare di cui si tratta, sia perchè non sono comuni le più dell' edizioni a cui con

45) Vedi fra li seguenti preliminari l'allegato Let. S.

46) Sullo spirito antipapale che produsse la Riforma, e sulla segreta influenza ch' esercitò nella letteratura d'Europa e specialmente d'Italia, come risulta da molti

suoi classici, massime di Dante, Petrarca e Boccaccio, Disquisizioni di GABRIELE RosSETTI ecc. in-8.°

47) Vedi fra li preliminari l'Alleg. Lett. FF, e nell' Append. li N. VIII e XVI.

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verrebbe ricorrere, sia perchè dovendo questa mia collezione di tutte le Prose di DANTE servire d'introduzione preparatoria allo studio del suo grande poetico lavoro; parevami necessario che ogni punto di critica si vedesse dapprima messo in chiaro, e dirò così presentato come in un quadro agli occhi del pubblico.

IX. A conseguire siffatto scopo contribuiranno gli estratti di autori diversi, che posti insieme con ordine cronologico vengon dopo la presente introduzione (Allegati A-Z-AA - QQ); e tutti questi, dirò così, documenti del processo, che servono alla storia bibliografica dell'edizioni della prima Prosa del N. A., ed a quella pur anco delle opinioni degli eruditi intorno alla essenza della donna sua, porgeranno materia di esame e confronto delle ragioni contraddittoriamente esposte : dietro di che potranno i leggitori formare un adequato criterio, e convincersi probabilmente, che siccome non sembra reggere la sentenza esclusiva che Beatrice sia stata un puro ente di fantasía; così si accosta al vero chi ammette, aver DANTE in qualche parte delle sue opere inteso parlare dell' amata sua fiorentina senza allusione allegorica, ed in qualche altra averla figurata sotto simbolica significazione. Stanno per l'assoluta negativa il Filelfo, il Biscioni ed il Rossetti; ma più volentieri abbracciarono il secondo parere quanti altri scrittori ebber occasione di far parola di Beatrice; e non solo Italiani, che troppo lungo sarebbe l'annoverare, ma stranieri altresì che trattarono della nostra storia letteraria, cioè il Ginguéné, il Sismondi, il Villemain, e prima di loro il Mérian; dei quali non dispiacerà forse ch' io abbia riportato in lingua volgare i relativi passi, aggiungendone pure un altro d'autore non men ragguardevole e per nostra gloria italiano, che anco lungi dalla sua nazione non cessò di renderne rispettato il nome e l'onore colle pregevoli sue produzioni d'ingegno; intendo dire di Franco Salfi napoletano, mancato non è gran tempo aʼvivi in Parigi, ove dimorava esule da più anni, occupato costantemente nell' illustrare la patria letteratura, di cui pubblicò negli ultimi tempi un lodatissimo compendio storico, dopo aver contribuito

lumi ed ajuti per la grand'opera del surriferito Ginguéné, della quale diede inoltre alcuni volumi in continuazione collo stesso metodo e nel medesimo francese idioma. A questi poi m'è dato unirvene altri quattro, i quali più di recente si occuparono del nostro DANTE, voglio dire il Fauriel, l'Ozanam, il Delécluze e il Labitte; e potrei nominare anche per giunta il sig. Artaud de Montor, se dal voluminoso suo libro intitolato - Istoria di Dante Allighieri, utile più che a noi, ai Francesi, pe' quali probabilmente l'ha scritta, avessi potuto cavarne qualche passo confacente all'argomento.

X. A malgrado però che apparisca generalmente chiaro il senso, e sia sempre nitida ed elegante l' elocuzione di questo primo grazioso opuscolo dell'ALLIGHIERI, egli è pur d'uopo non dissimulare che variï tratti sono avvolti in densa oscurità, e resistono alla letterale interpretazione, sotto qualsivoglia aspetto si tenti d'intenderli ; e chi legge, (osservano gli Editori milanesi) trovasi talvolta per modo assorto fra le astrazioni ed il mistero, che gli è forza confessare, non poter essere l'amore di DANTE altro che allegorico. In alcuni di tali passi, che mi parvero di non facile intelligenza, ed aprire qualche strada al dubbio, ebbe a fermarsi il mio pensiero; nè lasciai di farne cenno, più per avvertirne altrui, che per intenzione di decifrarne le appresentatesi difficoltà; lo che mi avrebbe dilungato dal proponi mento di chiarire, anzi che altro, il senso della lettera, e di stabilire nella tanta varianza delle stampe e dei codici l'esatta lezione del testo. Altri, per esempio, avrà posto mente alla cura con cui DANTE si studia di notare la molta parte che il numero nove rappresenta nelle cose narrate in questo libro: esso infatti può dirsi un centro, intorno a cui ruotano gli avvenimenti a mano a mano descritti. L'Autore medesimo sulla fine del §. XXIX fa simile avvertenza; tanto pare interessargli che si presti attenzione a questa, direbbesi quasi, misteriosa particolarità. Età di nove anni ne' due fanciulli, §. II: apparizione di BEATRICE a DANTE dopo nove anni e nove giorni da che si erano veduti la prima volta; e saluto di

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