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parte della Sapienza, s' era messo dietro agli studj delle filosofie de' Gentili, e quello della cristiana Teología aveva male a proposito tralasciato. Notinsi di grazia le parole d'essa Beatrice nel sopraccitato trigesimo Canto del Purgatorio :

Si tosto come in sulla soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita,

Questi si tolse a me, e diessi altrui.

Egli è certo, che per seconda età e mutazione di vita non intende già il passaggio dalla prima alla seconda parte della Teología, come l' Imolese vuole ; ma dalle cognizioni naturali alle soprannaturali: il che fu bene espresso dall'Autore nell' istessa Vita Nuova, allorchè fece chiamare Beatrice dal Signore della Giustizia a gloriare sotto l'insegna della Santissima Vergine: dove di questo passaggio, non di morte naturale d'alcuna persona si deve intendere, come s'è detto. Pertanto continuandosi il Poeta alle suddette parole, va seguitando immediatamente :

Quando di carne a spirto era salita,

cioè dalle scienze profane io era passata alla sacra e divina :

E bellezza e virtù cresciuta m' era,
Fu' io a lui men cara e men gradita.
E volse i passi suoi per via non vera,
Immagini di ben seguendo false,
Che nulla promession rendono intera.

Quivi si deve assolutamente credere lui intendere delle filosofie degli antichi; acciocchè si mantenga continuatamente nel medesimo sentimento la mente di questo Antore, dovunque egli intese di trattare dell' umano sapere. E perciò questo luogo non si deve interpetrare o con Francesco da Buti, il quale disse, che Dante aveva abbandonata Beatrice, per essersi inviluppato ne'peccati; perciocchè l'esame dei vizj, fatto da lui nell'Inferno, e la purgazione da quelli, dimostrata nel Purgatorio, sono per istruzione a chi voglia debitamente prepararsi allo studio della divina Scienza: o coll' Imolese, che disse, per imagini false di bene intendersi honores, dignitates, magistratus; quantunque subito riporti il vero senso soggiungendo vel scientias mundanas, aut poeticas, quae non sunt vera bona, sed imaginaria; chè questo appunto s' accomoda benissimo a tutto il sistema dell'Autore. E se Beatrice replica :

Tanto giù cadde, che tutti argomenti
Alla salute sua eran già corti,
Fuorchè mostrarli le perdute genti;

ella vuol significare, non che Dante fosse in fatti ingolfato nella laguna de'vizj; ma che andava tanto dietro agli studj profani, che ritrarre non se ne sarebbe potuto giammai in altra maniera, che coll' aver veduto, tutti quanti gli antichi filosofi, con tutto il loro profondissimo sapere, essere andati a perdizione, per non aver eglino la vera scienza

apparato.

Egli è troppo manifesto, che il Poeta si ritirò dall'amore di Beatrice per cagione degli studj delle profane scienze, e spezialmente per avere intrapreso il lavoro del Convito ; perciocchè in quel libro, al Capitolo nouo del secondo Trattato, dopo d'averla quivi necessariamente introdotta, per aver messo in campo una questione teologica, le diede nell'istesso tempo comiato da tutta l'opera con queste risolute parole: « Ma perocchè del« l'immortalità dell' anima è qui toccato, farò una digressione, ragionando di quella; « perchè di quella ragionando, sarà bello terminare le parole di quella viva Beatrice « beata, della quale più parlare in questo libro non intendo per proponimento ». Ecco dunque Beatrice licenziata da Dante; ed ecco insieme troppo bene verificato quel verso: Questi si tolse a me, e diessi altrui.

Ma per maggior confermazione di quanto si è detto su questo proposito, riporterò alcune parole di Pietro, figliuolo di Dante, di cui non credo potervi essere migliore interpetre

del vero sentimento del suo dottissimo padre; posciachè è cosa molto probabile, ch'egli fosse erede di non poche note, che l'Autore stesso averà fatte nel suo originale. Questo primo Comentatore aduuque, sopra l'addotto luogo del Purgatorio, in questa maniera si spiega: « Autor vult figurare, quòd jam dilexit studium Theologiae, et in eo postea ces« savit; nunc verò reassumere incipit, » etc. E poco dopo: « Dantes dedit se ad diversa, « scilicet primo ad Theologiam, secundariò ad Poêticam». Ed in ultimo sopra il passo: Questi fu tal nella sua Vita Nuova,

con quel che segue, procede alla seguente narrazione: « Ipsa Theologia sustinuit eum << certo tempore ( subaudias cum studio paginae ejus Veteris Testamenti); et cùm de« buisset procedere ad ea, quae sunt Novi Testamenti, et sic ad spiritualia (nam in Ve« teri Testamento promittuntur temporalia, et sic ad carnem ; et in Novo Testamento « caelestia, et sic spiritualia) cessavit, ut in textu dicitur. Et hoc est quod dicit, « quòd de carne ascenderat ad spiritum, etc.: dedit se autor mundanis, idest poeticis scien« tiis infructuosis, et quae nihil promittunt integrum ». A me non pare, che più chiara testimonianza si possa desiderare di questa. E non facendo questo Comentatore, nè qui, nè altrove, menzione alcuna della Bice Portinari; si può dire che quella sia stata una mera invenzione del Boccaccio, o di chi a lui l'abbia rapportata. Non è poi verisimile il parere di Francesco da Buti, pel quale vuole, che Dante s'innamorasse della Teología insino da fanciullo, e che puerilmente egli la studiasse e l'intendesse; poichè l' amore del Poeta, espresso nella Vita Nuova, abbraccia universalmente la Sapienza in tutta la sua estensione; e non vien già individuato quivi al supremo suo grado, siccome fu poi nella Divina Commedia. E finalmente a quelle parole dell'Imolese, colle quali asserisce, che della Vita Nuova si vergognava l'Autore nell'età sua matura, comecchè elle sono del Boccaccaccio, e non sue, aviamo già per l'addietro soddisfatto, e maggiormente ancora soddisfaremo nella prima Annotazione - c).

Ora essendo così vere le cose, siccome io le ho raccontate, e come io credo che siano; chi non vede, quanta chiarezza per loro s' agginuga a molti fuoghi di Dante, ed in spezie nella Vita Nuova, i quali finora in folta nebbia sono stati rinvolti? Ecco che l'amore del Poeta significa lo studio, conforme egli ha di propria bocca confessato: la subita sollevazione de'tre spiriti, vitale, animale, e naturale, alla prima vista della sua donna, sono i contrasti, che si sentono in noi nell' accingersi a malagevole impresa, e spezialmente nell'età giovenile: il saluto di Beatrice mostra la capacità alle scienze; per esser quelle facilmente corrispondenti a chi ha intelligenza, ed è ben disposto ad apprenderle : per le diverse donne, che con essa Beatrice s' accompagnano, intendere si vogliono le scienze tutte che di questa medesima Beatrice sono tutte ancelle: la morte del padre di questa donna si può credere, che possa essere stata la mancanza del maestro di Dante : e così per tutto andandosi discorrendo, si viene a dare a tutta l'opera vera e legittima interpetrazione.

E tanto voglio che basti aver detto della Beatrice di Dante; con sincerità protestandomi, che non ad altro fine io ho separato da ogni materia l'oggetto principale di questo Poeta, che per avere stimato cosí essere la verità: mosso a ciò fare da tutte le ragioni addotte di sopra; ed oltre a quelle, dall' aver creduto, che, siccome il secondo oggetto, cioè quello del Convito, fu del tutto immateriale; tanto maggiormente esser dovesse immateriale anco il primo; comecchè la immaterialità debba avere sopra la materialità maggioranza e principato. E tutto questo ancora ho fatto per un certo zelo, che io ho sempre avuto verso il buon nome di questo sovrano Autore; avendo veduto, che il Boccaccio aveva descritto quest' uomo negli amori profani solamente inviluppato, dalla Vita

e) È quella riportata nell' Append. pag. 99, N.o III. *

Nuova traendone il principal fondamento; e che con quella Vita scritta da lui, e di poetiche invenzioni ripiena, s' era tirata dietro la credenza di tutto il mondo. E questo in somma è quanto per la buona intelligeuza della detta Vita Nuova e del Convito di Dante ho giudicato espediente di dover dire: volendo ancora, che quello si è detto di passaggio della Vita dell'istesso Dante scritta dal Boccaccio, debba servire d'informazione della medesima, per quanto si richiede ad averne da' lettori una superficiale notizia.

Chi poi per avventura avesse alcuna parzialità per la Bice Portinari, sappia, che io con tutto questo ragionamento non ho inteso d'arrecare pregiudizio veruno a quella gentilissima donna; confessandosi pure da me, ch'ella sia stata in questo mondo dotata di riguardevoli prerogative, e forse ancora ben conosciuta e praticata da Dante, per la vicinanza delle loro abitazioni; ma solamente ho preteso mostrare, che dalle opere d'esso Dante, e dalle ragioni addotte si deduce, che la nostra Beatrice non sia colei, nè altra donna, ma una donna ideale, a bello studio dal Poeta inventata.

Delle Pistole di questi nostri due Autori - d), in questa raccolta inserite, mi riserbo a dire a suo luogo nelle Aunotazioni quel poco, ch'io giudicherò da notare.

E finalmente per quello ha riguardo alla presente Edizione, si vuol sapere, che stante l'essere molto scorrette e manchevoli tutte l'altre edizioni della Vita Nuova e del Convito, queste due opere si sono stampate a forma del Codice MS. del Dottore Anton Maria Biscioni, comecchè egli sia il migliore, che si sia potuto trovare. Questo Codice, il quale, siccome dalla maniera della scrittura si comprende, è scritto nel 400, e contiene ambedue le dette opere, ma di diverso carattere l' una dall'altra, fu già di Luca di Simone della Robbia, letterato di qualche reputazione verso il principio del 1500, e celebre ancor egli nel lavorare le terre invetriate, le quali da un altro Luca suo antenato, di quell'arte ritrovatore maraviglioso, della Robbia fino al presente s'appellano. Non è stato possibile qui in Firenze vederne alcun esemplare del 300; onde non è maraviglia che rimangano ancora in queste operette, e spezialmente nel Convito, alcuni luoghi alquanto al mio parere oscuretti. Contuttociò, per non mancare ad ogni diligenza, che usar si possa da me per la buona correzione di questo libro, non tralascerò di porre, parimente tra le Annotazioni, alcune varie lezioni, che stimerò non essere lungi dal presente proponimento.

d) Quanto a ciò che concerne l' Epistole di Dante, vedasi il volume V già pubbliblicato della nostra edizione. *

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Nel dare in luce, emendata ed illustrata nuovamente, la Vita Nuova di Dante, nella

medesima forma che abbiamo dato al Convito, è necessario di premettere a questa giovanile operetta dell' Allighieri alcune parole che ne dichiarino l'argomento.

Che si tratti in essa della rigenerazione operata nell' Autore da Amore, è indubitato. Ma questo Amore è poi reale od allegorico? reale od allegorica la donna, che n'è l'oggetto?

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Il canonico Biscioni risponde -2): La Beatrice di Daute non essere (come già aveva molto tempo innanzi opinato Mario Filelfo) donna vera e perciò non essere quella de' Portinari; e la Vita Nuova essere un trattato d'amore meramente intellettuale, senza alcuna mescolanza di profano. Che la Vita Nuova si raggira tutta quanta sopra l'allegoria; restando affatto esclusa da quella ogni specie di vera storia. Che oggetto dell' amore di Dante fu la Sapienza in largo significato presa, e poscia individuata alla suprema spezie, o vogliamo dire alla più alta cognizione dell' umano intendimento, alla quale egli pose nome Beatrice. Che l'amore del Poeta significa lo studio, conforme egli ha di propria bocca confessato: la subita sollevazione de' tre spiriti, vitale, animale e naturale, alla prima vista della sua donna, sono i contrasti che si sentono in noi nell' accingersi a malagevole impresa, e spezialmente nell' età giovanile: il saluto di Beatrice mostra la capacità alle scienze; per esser quelle facilmente corrispondenti a chi ha intelligenza, ed è ben disposto ad apprenderle : per le diverse donne che con essa Beatrice si accompagnano, intendere si vogliono le scienze tutte, che di questa medesima Beatrice sono tutte ancelle: la morte del padre di questa donna si può credere, che possa essere stata la mancanza del maestro di Dante. Che quindi, confessandosi pure da esso Biscioni che la Bice Portinari sia stata in questo mondo, e dotata di riguardevoli prerogative, e forse anche ben conosciuta e praticata da Dante per la vicinanza delle loro abitazioni, ha preteso mostrare che la nostra Beatrice non sia colei,nè altra donna, ma una donna ideale, a bello studio dal Poeta inventata. Egli perciò si sdegna contro Gio. Boccaccio, Benvenuto da Imola, Leonardo Aretino, Cristoforo Landino, il Vellutello, il Daniello, e tutti gli altri biografi od espositori di Dante, che credettero reali gli amori di lui colla figlia di Folco Portinari, e pensarono che la Vita Nuova prendesse da quelli argomento.

Chi poi dal Biscioni passa a monsignor Dionisi - 3), l'ode tessere la storia della passione amorosa, che Dante ebbe nella sua adolescenza per la famosa Beatrice, contro di chi opinò e scrisse, lei non essere stata figlia di Folco Portinari, nè Fiorentina, nè donna vera, ma solo fantastica ed allegorica, e puramente intellettuale, e scientifico l'amore di Dante; e vale a dire contro di Mario Filelfo e di Anton Maria Biscioni, la opinione dei quali (soggiunge il Dionisi) a' Letterati non piacque, perchè falsa.

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Degli altri Critici, quale si accosta al Dionisi - 4), e quale al Biscioni; e chi senza alcuna preoccupazione si fa a leggere la Vita Nuova, rimane irresoluto s'ei debba attenersi piuttosto ad una opinione, che all'altra. Poichè talvolta incontrasi in cose, che gli farebbero conchiudere, trattarsi qui d'un amore reale con vera donna, o, direbbe il Dinnisi, con donna

In carne ed ossa colle sue giunture;

e talvolta ei trovasi per modo assorto fra le astrazioni ed il mistero, che gli è forza di
confessare, non poter essere questo amore di Dante altro che allegorico.
Se non che

Hi motus animorum, atque haec certamina tanta
Pulveris exigui jactu compressa quiescent;

e questo pugno di polvere lo prenderemo dal Convito, Tratt. II, Cap. I. Ivi l'Autore dice chiaramente, che le scritture si possono intendere, e debbonsi sponere massimamente per quattro sensi, i quali sono da lui individuati nel litterale, che dicesi anche istorico, nell' allegorico, nel morale, nell' anagogico, cioè sovra senso. E queste medesime cose egli ripete nella lettera latina, con cui dedica la terza Cantica della Divina Commedia a Can Grande della Scala; dove, come pure nel Convito, arreca gli esempi a dichiarazione di ciascun senso.

Ora, dov' egli spiega il senso anagogico, prende ad esempio il Salmo: In exitu Israel de Aegypto, domus Jacob de populo barbaro: facta est Judaea sanctificatio ejus, Israel potestas ejus; e dice - 5): avvegna, essere vero secondo la lettera sie manifesto; non è meno vero quello che spiritualmente s' intende, cioè, che nell'uscita dell' anima dal peccato, essa sia falta santa e libera in sua podestade; soggiungendo poi, che in dimostrare questo, sempre lo litterale dce andare innanzi, siccome quello nella cui sentenza gli altri sono inchiusi; che in ciascuna cosa naturale e artificiale è impossibile procedere alla forma, senza prima essere disposto il suggetto, sopra che la forma dee stare; siccome impossibile è la forma di loro venire, se la materia, cioè lo suo suggetto, non è prima disposta ed apparecchiata; che la litterale sentenza sempre sia suggetto e materia dell' altre, e cose simili. Di che noi deduciamo, che letteralmente ed istoricamente la Beatrice della Vita Nuova sia la figlia del fiorentino Folco Portinari, di cui Dante innamorò in età di nove anni; in cui egli contemplò ed amò, finch'ella visse, il complesso di tutte le virtù morali ed intellettuali; che vicina e lontana occupava tutti i suoi pensieri, quantunque ei cercasse di far credere altrimenti ad ognuno; cui lodò nelle sue Rime fra le sessanta più belle della città, confondendola tra esse, e ponendone il nome sul numero nono; e che immaturamente rapitagli dalla morte, gli fu cagione d'amarissimo dolore e di alto sbigottimento; di che forse cercò di consolarsi, accasandosi colla Gemma de' Donati, nel cui consorzio nou sembra ch' egli abbia trovata la sua piena felicità - 6). Su questo fondamento istorico della vera Beatrice, adorna d'ogni virtù e donna del cuore di Dante, noi crediamo, senza tema di errare, che sia piantata l'allegoría della Beatrice fantastica, donna della sua mente, a cui prese amore nella sua puerizia, cioè della Sapienza, ch' egli coltivava collo studio di tutte le scienze e di tutte le arti, d'alcuna delle quali credevasi per gli altri, ed era fatto credere da lui, ch' ei fosse unicamente invaghito. E si noti, che nel Convito (Trat. II, Cap. XV) egli scrive della Sapienza, con Salomone: « Sessanta sono le regine, e ottanta le amiche concubine:

4) Su di questa materia possono anche vedersi Gli Amori di Dante e di Beatrice Portinari tolti d' allegoria ed avverati con autentiche testimonianze da Ferdinando Arrivabene. Mantova co' tipi Virgiliani, 1823.

5) Conv. Trat. II, Cap. I.

6) Boccaccio, Vita di Dante. Ediz. procurata da B. Gatuba (Venezia 1825 in-8° pag. 22 e segg. ). Pelli, Memorie per servire alla Vita di Dante. Ediz. di Firenze, 1823, pag. 77 e seg.

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