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e più dopo la morte della sua donna (la quale mancò ai vivi il 9 Giugno del 1290, secondo che abbiamo da lui medesimo, non che dal suo primo biografo, il già citato Boccaccio), ed avremo un'altra sicura conferma dell' error del Biscioni: poichè se un anno o due aggiungeremo al 1290, avremo che l'Allighieri, nato nel Maggio 1265, scriveva il il libretto in questione nel ventesimosesto, o ventesimosettimo anno dell' età sua

Non va meno errato il Boccaccio nel riferire, che Dante nella età provetta vergognassesi molto d'avere scritto l' amatorio libro della Vita Nuova, dappoichè veggiamo che l'Autore stesso ne fa grata ricordanza in altra sua opera - 29); ma il volere, come pretende il Biscioni, che ella, siccome il Convito, sia di virili (cioè filosofici) pensieri tutta quanta ripiena, è errore forse più gratuito e più strano di quello del Certaldese. E le parole di Dante nell' Introduzione al Convito quella (la Vita Nuova) fervida e pas

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sionata, questa (il Convito) temperata e virile essere si conviene chiare note lo dicono ; essendochè per la distinzione assoluta e decisa, che in esse racchiudesi, viene a manifestarci l'Autore di aver da giovane scritta la Vita Nuova, con modo e intorno argomento tutt' affatto differente da quello dell'opera, ch' egli aveva allora fra mano; sì perchè (egli dice) altro si conviene e dire e operare ad un' etade, che ad altra; sì perchè (egli prosegue) certi costumi ( ed il Lettore avvisti bene questo vocabolo) sono idonei e laudibili ad un' etade, che sono ad altra sconci e biasimevoli. E qui notar debbo come il Biscioni, sostenendo l'ideutità dell'argomento di queste due opere, e riportando - 30) il paragrafo di Dante che incomincia, Se nella presente opera, la quale è nominata Convito ecc., maliziosamente tralascia le parole da me ora addotte, che dello stesso paragrafo fanno parte, e che chiaramente palesano l'assurdità della sua asserzione. Che dirò poi di quel bizzarro trovato, che Dante colle sue opere intendesse rappresentare le tre principali etadi dell' uomo? Dirò, che le opinioni, qualunque elle siano, hanno tanto più d'uopo di dimostrazioni e di prove, quanto meno si appoggiano sulle verità già comprovate ed antiche e rinviando il Lettore a ciò che dissi nel §. VII. della mia Dissertazione sul Convito, ove contro un seguace dell' opinion Biscioniana tenni non lungo discorso; dirò altresì, che l'unico argomento dal Biscioni portato in campo a so-stegno della propria opinione, nulla vale e nulla conchiude, poichè a tutt'altro che alle Opere Dantesche egli appare d' aver relazione. E se di questo visionario Interpetre volessi un momento prendermi giuoco, non potrei io concedergli tutto, secolui asserendo che la Vita Nuova, il Convito, e la Divina Commedia rappreseutiuo l'Adolescenza, la Virilità e la Senettù con le qualità proprie di quelle; e secondo questo principio conchiudere e dirgli come dunque la Vita Nuova, che rappresentar dee l' Adolescenza e le proprie sue qualità, vorrà esprimere, siccome voi dite, virili e filosofici concetti, e non piuttosto parlare d'amore, ch'è la passione propria di quell' età?

Curioso poi ne torna il vedere, com' egli in appoggio delle proprie opinioni citi bene spesso de' passi, che fann' anzi contro di esse. Dopo avere dapprima insinuato, che le donne di Dante sono in sostanza una sola ed identica, cioè la Sapienza, viene a dirci dappoi, che desse son due, la Filosofia morale cioè, e la Scienza delle cose divine -31) : la riprova e dimostrazione di ciò deducesi, secondo lui, dal noto dialogo fra Dante e Beatrice là nel XXX del Purgatorio, del quale ho fatto io pure qualche parola più sopra, e del quale ei riporta parecchi ternarii. E i ternarii da lui riportati racchiudendo le note frasi « Quando di carne a spirito era salita » ecc. ; le quali danno chiaro a vedere, che la Beatrice che quivi ragiona è colei delle cui corporali bellezze fu innamorato il Poeta, e contenendo un aspro e severo rimprovero per l'amore quasi del tutto da esso obliato; mostrano il difetto de' suoi sillogismi, e distruggono i suoi deboli e vacillanti

29) Nel Convito, Trat. I, verso la fine. 30) Pag. XXXIV.

31) Pag. XLII e XIII.

argomenti. Come infatti la Sapienza divina potrebbe a Dante rimproverare, d'aver dato opera alla mɔrale Filosofia, o Scienza umana, se più chiamare si voglia, che pur da essa divina trae origine, e immediatamente procede? Non mi valse il richiamarti al diritto sentiero colle ispirazioni e co' sogni, ella rimprovera a Dante; tanto ti abbandonasti al tuo accecamento, che per ritrartene mi fu d' uopo mostrarti i castighi delle genti perdute. Nè qui solo s'arresta ; ma dimmi, dimmi, ella prosegue (Canto XXXI), se questo, di che io ti rimprovero, sia vero : tanta accusa conviene esser congiunta alla tua confessione, ecc. ecc. E Dante, confuso e pauroso, a voce bassa risponde di sì: quindi, dopo la tratta d'un amaro sospiro, esclama piangendo: Le cose caduche di questa terra col falso loro piacere trassero a sè li miei passi, appenachè il vostro bel viso si nascose per morte. Tutto questo, e il molto più che nel dialogo si discorre, e il dirvisi che l'Allighieri dandosi in preda ad altri amori avea seguito fallaci immagini di bene, che non rendono intera alcuna promessa; e l'esortazione al Poeta a mostrarsi un'altra volta più forte nell'udir le Sirene ingannevoli, nè a porsi altrimenti d'attorno a giovinette o ad altre vanitadi, le quali han sì brev' uso, può egli veramente dirsi il linguaggio della Scienza divina, che a Dante rimprovera l'essersi tolto da lei, coll' aversi dato alle umane discipline; quasichè fosse delitto l'applicarvisi, e l'uno studio non sia piuttosto scala a quell'altro? Veda dunque il Lettore a che adduce una critica superficiale e imperfetta.

Manifesta l'Allighieri nel Convito - 32) che, a togliere ogni falsa opinione, per la quale fosse sospettato, il suo amore essere per sensibile dilettazione, aveasi posto a dichiarare i vocaboli, le frasi e i concetti nelle sue filosofiche Canzoni contenuti. E il Biscioni, avvistato quel passo, e legatolo coll'altro della Vita Nuova - 33), nel quale l'Autor medesimo confessa, che pesavagli duramente il parlare che alcuni del suo amore facevano oltre i termini della cortesía, dice al solito che queste due opere hanno insiem tra di loro una stretta corrispondenza, ed al solito esclama: Chi non vede che Dante vuole, che Beatrice non fosse creduta donna vera, com' egli prevedeva dover seguire? Io però nei passi indicati non so punto vedere quella corrispondenza e quel legame, che il Biscioni vi scorge. E se il primo parla, dicendo che l' Amore, nel Convito descritto, non era di sensuale dilettazione (e in ciò non v'è principio di dubbio ), l' altro della Vita Nuova parla non meno chiaro, esponendo come Dante, a celare l'amor suo per Beatrice, forse allora maritata a Simone de' Bardi, mostravasi tanto preso d' un'altra femmina, che molta gente ne ragionava oltra i termini della cortesía: lo che dando all'Allighieri (come quegli ch' amava per gentilezza di cuore) voce e fama d'amatore vizioso, pesavagli duramente. Anzi io dico all'opposto, che se la femmina del Convito è la Filosofia; se l'amore per essa è lo studio; se il senso è il core; se il riso, gli occhi ecc. sono le sue persuasioni e dimostrazioni ecc.; e se tutto questo ripetutamente l'Allighieri fa noto e dispiega al Lettore; e perchè non fec' egli altrettanto nella Vita Nuova, candidamente dicendo e dichiarando che gli amori, in questo libro descritti, non doveano intendersi alla lettera, ma che si stavano a rappresentare de' simboli?

Il marchese Trivulzio nella Prefazione alla stampa della Vita Nuova, da lui procurata in Milano, facendo osservare che Dante istesso dichiara nel Convito, come le scritture si possono intendere e debbonsi esporre massimanente per quattro sensi, i quali sono da lui individuati nel letterale, che dicesi anche istorico, nell'allegorico, nel morale e nell'anagogico, conchiude doversi tenere per definito, che nella Vita Nuova Dante tocchi letteralmente de' suoi amori colla Beatrice Portinari, e allegoricamente de' suoi amori colla Sapienza. Questa ingegnosa interpretazione, se non è interamente vera, molto di verità ritiene; inquantochè pone per primo, trattarvisi storicamente degli amori per la figlia di Folco, e d'altronde le astrazioni platoniche, i modi mistici, ed iperbolici sparsivi dal

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l'Autore, possono agevolmente far credere starvi sotto nascosa una qualche allegoría, od almeno un qualche metaforico senso, da non potersi a prima giunta avvistare. Se non che io ripeterò quello che ho detto di sopra, domandando il perchè non l'abbia l'Autore avvertito, mentre avvertillo più volte nella sua opera filosofica e nella sua visione poetica: ond' è, che non avendo egli di questo doppio senso dato al Lettore contezza, io ritengo che la Vita Nuova parli sì con le più ardite figure rettoriche, e con que'colori poetici ch' erano allora d'uso fra' rimatori; ma si aggiri sempre sull' amore di Dante per la Portinari, e non per la Filosofia, o la Scienza delle cose divine, alla quale il suo Autore non avea per anco incominciato a dar opera. Quando Dante ha voluto nelle sue scritture racchiuder più sensi, parmi l'abbia fatto in modo da offrirlo facilmente all'immaginazion del lettore. La Selva, il Colle e le Belve, ch'aprono la scena del suo Poema, chi non vede esser simboli? .

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Restami ora a parlare del modo da me tenuto nel pubblicare la presente edizione di questo libro di Dante. Nella stampa del Sermartelli ed in parecchi MMSS. furono (come avverte pure il Biscioni) tolte via tutte le Dichiarazioni e Divisioni de' poetici componimenti, le quali l'Autore stesso a guisa di chiose o sommarii avea poste per entro a questa sua operetta. Nelle stampe moderne peraltro tali Dichiarazioni furono restituite a' lor luoghi ; ed io parimente ciò facendo, ho creduto bene di stamparle in un carattere corsivo, affinchè a prima vista distintamente conoscansi, od anche si saltino da chi in leggendo non ami le interruzioni, e voglia piuttosto tener dietro alle diverse narrative, che intorno i suoi amori fa in questo Libro l'Autore. Nè ho creduto opportuno di collocarle a modo di note, come hanno praticato gli Editori Pesaresi, perchè nei Codici esse seguono immediatamente i componimenti, ai quali appartengono, e sono quindi inframezzate col testo, nella guisa che pur lo sono nel Convito, ove le Divisioni o Sommarii delle Canzoni stanuo per entro il corpo dell'opera, come può vedersi nel secondo Capitolo di ciaschedun Trattato.

Finalmente io mi sono studiato pel primo di fare a questo Libretto, nella guisa che praticai nel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di lettori ne riuscisse l'intelligenza; ed affinchè non si vedesse con nostro rammarico uno de' più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico privo d'ogni qualunque Commento.

F

PREFAZIONE

all' edizione VENETA 1840 - *).

(Estratto dal volume intitolato

Autori che ragionano di sè - per ciò

che concerne alla Vita Nuova. Venezia, co' tipi del Gondoliere, in-16.°)

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principale de' nostri letterati e poeti, così nell' ordine de' tempi come dell' ingegno, in questa Vita Nuova, onde comincia il nostro volume, rispose preventivamente alle indiscrete indagini degli eruditi circa l'origine del suo Poema. Che si ha egli a cercare dei libri e degli autori, oude venissegli il concetto della Commedia, dopo la lettura della Vita Nuova? Non c'è ella qui tutta? Non ne abbiamo qui tanto per la storia del Poema dell' Allighieri, quanto, mi si permetta il paragone, nelle Confessioni di Sant' Agostino a giudicare della sua conversione? Quella Beatrice, che nella terza Cantica ne si mostra circondata di tanta luce poetica, e sollevata di tanto dalla condizione mortale, non la vediamo qui vera e viva, piena d' ingenuità, di freschezza, segnare d' un' orma fuggitiva la terra, e appena eccitato un amore ch' ebbe ad espressione un Poema, ch'è la maggiore delle nostre glorie, chiudersi in una tomba? O, a meglio dire, non intendiamo subito, alla lettura affettuosa di questo libretto, che un amore accompagnato da tanta gentilezza e da tanta sventura, sì profondo e sì schivo, che appagò si poco la vista, e lasciò tanto desiderare al pensiero, doveva necessariamente inspirare una poesía compresa ne' punti più estremi, la vita e la morte, il premio e la punizione, il passato e il futuro, la vendetta e il perdono, il raziocinio e la fede, l'originalità e l'imitazione, lo studio e l'ardimento, la storia e l'emblema, la soavità e la forza, la confidenza e la disperazione, l'attuale e l'antico, la severità e la mitezza, le lagrime e l'ironía, il transitorio e l'eterno? Ripetiamolo pure: nella Vita Nuova è tutta in germe la Commedia ; e chi non sa vedervela, o piuttosto sentirla, come hassi a sperare che intenda (del sentire qui non si parla ) le strane deduzioni de' commentatori? Se non che i documenti più autentici sono per lo più i men consultati, o soltanto da ultimo ; e nell' interpretare un autore, quello a cui meno e con men di fiducia si ricorre, è lui stesso. Noi e i lettori nostri, speriamo, terremo altra strada. El oltre al concetto generale delle Cantiche, troveremo anche nel libretto d'amore, che il Poeta trascrive sotto la dettatura della fedele memoria, le forme esteriori che il fanno, anche in questa parte, singolare da tutti. Troveremo quell' immaginare fecondissimo e parco ad un' ora, quell' esprimere rapido e intenso, quel ritrarre sensibilissimo e nuovo ; il colore religioso diffuso su tutti gli affetti, e gli affetti tutti compresi nella religione; uno stile non punto insolito, quantunque pellegrino, e, quantunque allora allora trovato, già adulto: quanto in somma può sembrare esagerazione, o delirio, o smania di comparire ingegnoso, chi il voglia ripetere con fred. de parole o generali di critico; ma che, praticato dal Poeta grande, anzi unico, forina la maraviglia d'ogni secolo e d'ogni nazione, l'orgoglio degl' Italiani, e l'argomento più aperto e solenne della dignità dell' umana natura,

*) Vedi l' Indice Bibliografico. Finite con questa le Prefazioni delle precedenti edizioni, seguono cronologicamente gli Al

Dante, Vita Nuova.

legati, nei quali da' diversi autori parlasi della Vita Nuova, cominciando dallo stesso Dante.

I

G

Se

ALLIGHIERI DANTE

(Convito, Cap. I verso il fine).

De nella presente opera, la quale è Convito nominata, e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella. — E io in quella dinanzi all' entrata di mia gioventute parlai; e in questa, di poi, quella già trapassata - 1).

4) È chiaro l'ordine cronologico della composizione di queste due opere segnato dall' Autore medesimo; ond'è che senza

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fondamento altri scrisse, la Vita Nuova essere stata scritta posteriormente al Con

vilo.

I

DALL'OTTIMO COMENTO DELL'ANONIMO CONTEMPORANEO DI DANTE (Proemio al C. XXX del Purgatorio

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Pisa 1828, Vol. 11, pag. 525 ).

E più laicalemente si potrebbero sporre a lettera le parole di Beatrice, prendendo lei

semplicemente per quella madonna Beatrice, ch' egli amò con pura benivolenza (siccome mostra nelle sue Canzoni e nella sua Vita Nuova), la quale partita dal mortale corpo tosto dimenticò, ed amò quella, per la quale disse: « Io mi son pargoletta bella e nova » ecc. Onde disse Beatrice : Se tu m' amavi prima, quando io era al mondo, molto mi dovevi più amare quando io era salita nel cielo, dove li Angeli hanuo pace; poich' io era venuta a quel sommo grado di beatitudine, ch'è l'ultimo fine; e se tu m'amavi, come tu dicevi, tu mi dovevi amare per essere in sommo grado di degnitade. E che io vi fossi pervenuta, tu stesso il provi quivi: « Ita n'è Beatrice in l'alto Cielo, Nel reame, ove gli Angeli hanno pace ». Ma tu abbandonasti il perfetto amore per lo vano, là dove lo intento desti in cosa mortale ed in corruttibile, tosto transitoria; ma io, per questo, non abbandonai di amare te ma continovo per te orai il sommo Creatore, e sovente t'ammoníi in sogno, che tu ti rimovessi da quelle vanitadi.

·

2) Vedi pag. XXIV, nota 24 alla nostra Prefazione.*

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