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I. Secondochè fu da me notificato in altre occasioni, e ultimamente dal Gabinetto Scientifico-Letterario di Livorno col Manifesto del 1. Dicembre 1842, io mi sono proposto di riunire e pubblicare tutte insieme le scritture in prosa di DANTE, si le volgari, che le latine colle rispettive traduzioni edite o inedite; di raccogliere le varie illustrazioni dei filologi, che appositamente o per incidenza fecero oggetto delle loro meditazioni l'una o l'altra di esse Prose, non escluse le Poesie liriche del medesimo Autore; conformandomi in questa guisa al praticato dai dotti oltramontani pei classici greci e latini, detti cum notis variorum; e di accompagnarle coll'indicato letterario cor

4) Per buone ragioni riproduco qui con poche variazioni, e colla seguente nota inserita nel Giornale Pisano dei Letterati N.o 195 (1839), l' Introduzione già prima d'allora preparata pel presente volume: - « Ad anticipare la pubblicazione di questo scritto m'ha in coraggiato il recente commendevolissimo lavoro intorno alla Vita di Dante dell'illustre Cesare Balbo (Torino 1839, vol. 2 in-8.o e in-12.0); lavoro il più compiuto, coscienzioso, imparziale e pieno di sana critica, in cui tutto ciò che concerne alla biografia ed alle opere diverse di quel Grande vi è preso in esame, discusso e apprezzato con profonda dottrina, con ampia e appropriata erudizione, con esquisito discernimento, senza parlare della finez za di gusto, della pulita elocuzione, e dei molti altri pregi che lo rendono vivacemente drammatico, tenendo da capo a fondo impegnata l'attenzione dei lettori. — Dalla presente mia prefazione, che lascierò intatta, come già si stava da quasi quattr' anni ap parecchata per l'edizione delle Prose Dante

sche, da me differita in parte volontariamente, e in parte per sopravvenute combinazioni, che qui non importa riferire, si scorgerà che molte mie idee e vedute avevano in certo modo il suffragio del ch. Autore della prelodata Vita di Dante; e ciò, lo confesso, mi ha determinato a rompere gl'indugi nel dar mano alla da tanto tempo meditata impresa, cessate essendo o presso a finire le ragioni che tennero finora sospeso il mio divisamento. E il mettere a parte il pubblico del modo con che intesi di procedere nel darvi esecuzione, faccia manifesto il mio desiderio che i dotti filologi italiani, a cui mi rivolgo pel comune amore al divino ALLIGHIERI, concorrer vogliano co' savii loro suggerimenti e consigli, che accetterò con riconoscenza, a render nazionale e possibilmente perfetto il monumento che tuttora rimaneva da erigersi a quel Genio sovrumiano, che non ebbe modelli, nè può esserlo ad altri, perchè la creazione originale non lascia luogo ad essere lodevolmente imitata ». ( A. T.).

redo. Perocchè parevami, che se sopra scrittori d'inferior conto e grido si è fatto getto inutile di erudizione, non sarebbe male ricevuto il mio pensiero di mettere in ordine a prò degli studiosi quanto potesse giovare a render loro più facile e piana l'intelligenza dei minori dettati e della mente del più grande luminare non meno della lingua che della nazionale letteratura. Al quale divisamento se fu desiderio di molti che fosse posta opera, da nessuno però fu data finora compiuta esecuzione.

II. Soltanto un secolo e più dopo il felice ritrovato della stampa vide la prima luce coi tipi del Sermartelli di Firenze (1576) la Vita Nuova; e d'allora in poi appena altre quindici volte fu in diversi luoghi riprodotta - 2), quando della Divina Commedia possiam contare da sopra 200 edizioni - 3). Anche il Convito ebbe in circa la sorte di quella primiera operetla.

Io non mi farò ad investigare le ragioni, per cui si lieve conto siasi fatto ne' tempi decorsi tanto di questa, come delle altre Prose dell' ALLIGHIERI; dirò bensi, che se con maggior diligenza si fossero ricercate e consultate, molto più facilmente sarebbesi inteso il senso letterale o l'allegorico di parecchi luoghi del sovrano Poema, i quali vengono chiaramente spiegati or qua or là dalle Prose medesime; e si sarebber forse risparmiate le molte controversie agitatesi vanamente fra gli eruditi per lungo volgere di tempo.

III. Ben è vero, che il merito degli scritti prosaici di DANTE è a gran pezza lontano da quello, cui debbe la maggior sua celebrità, e che lo colloca nella ristretta schiera degli eminenti genii poetici, la cui gloria sfolgoreggia su le antiche e le moderne età; ma un motivo per avventura, pel quale non occuparon essi bastantemente l'at

2) Vedi in fine ai Preliminari l'Indice Bibliografico ecc.

3) Nel mio Manuale Bibliografico-Dantesco, o sia Descrizione analitico-critica di tutte l'edizioni delle opere in prosa e in versi di DANTE, e degli scritti qualunque di diversi Autori intorno alle medesime, che sarà da me pubblicato, a Dio piacendo,

dopo le Opere Minori dell' ALLIGHIERI, ho registrato, oltre a tutte le stampe della Divina Commedia sì nazionali che straniere, con comenti e senza, comprese le traduzioni in varie lingue, da un migliajo circa di articoli in ordine alfabetico, con una tavola cronologica in fine.

tenzione altrui, si fu la misera condizione a cui li ridusse l'ignoranza de' copiatori, che non arrivando a intenderne le contenutevi dottrine, talvolta per sè medesime difficili, e coperte talvolta dal velo dell' allegoría o d'altro mistico senso, vi seminarono a larga mano i loro errori colla pretensione di correggere i supposti difetti, e ne accrebbero quindi l'oscurità, rendendone in questo modo malgradita e men desiderata la lettura.

IV. Una prova di ciò abbiamo nel quasi niun uso che gli scrittori da noi più discosti fecero di tali Prose nelle loro speculazioni intorno alla Divina Commedia, da essi ben di rado ricordate. Ed a qual segno poi sia deplorabile il testo della prima sopraccitata edizione della Vita Nuova, potrà desumersi dal solo fatto, che un terzo incirca dell' originale mancava nel codice che servi per quella impressione: dal che è facile il conghietturare a quanti altri arbitrii si sarà condotto l' amanuense, molti dei quali appariranno dal confronto colla presente ristampa. Già la maggior parte più o meno mutili ne andavano i manoscritti, a confessione dello stesso Biscioni, a cui pochi riusci vederne conservati nella loro integrità di dettato.

Agli accurati riscontri dall'ora lodato filologo praticati sopra non pochi codici delle pubbliche e private librerie fiorentine dobbiamo la pregevole edizione della Vita Nuova e del Convito, ch'egli ne diede in Firenze (1723) con alcune prose del Boccaccio; la quale dagli Accademici della Crusca fu registrata fra' testi di nostra lingua, ed è da lungo tempo divenuta rarissima. Ma la sua predilezione per un MS., di cui si trovava in possesso, fece si che molte buone lezioni vennero da lui ripudiate; e se non andarono affatto perdute, perchè posele come varianti in fondo al volume, non è però men vero che il testo dell' opera ebbe in più passi a risentirne.

V. Di tali varianti profittarono gli Editori milanesi, i quali coll'ajuto anche di altri codici e di nuove critiche diligenze la ridussero a lettura migliore, e ne pubblicarono una nitida stampa (1827), Dante, Vita Nuova.

B

la decima in ordine da pochi conosciuta, perchè non più di sessanta esemplari ne vennero impressi, mentre servir dovea di modello alla nuova edizione incominciatasi a Padova delle Opere Minori di Dante pei tipi della Minerva; la quale poi, qualsiasene il motivo, non prosegui più oltre al volume che contiene il Convito. E dissi poc' anzi la decima in ordine, sebbene più rigorosamente parlando sarebbe la terza; poichè le precedenti sei venete, cioè tre del Pasquali (1739 - 1741 1772), due dello Zatta (1756 - 1760), una del Gatti (1793), una di Chemnitz (1810), e la fiorentina del Ciardetti (1830), non possono riguardarsi che come una sola colla seconda, vale a dire la Biscioniana, di cui sono copie materialissime, e meno di essa corrette - 4).

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E vo' qui per debito di giustizia far manifesto, che grande vantaggio io trassi dal lavoro di quegli illustri Milanesi; e che non lieve soccorso mi porse altresì la posterior edizione di Pesaro (1829), eseguitasi sopra un ottimo codice del secolo XV, che moltissime emendazioni ha fornito, quantunque non tutte le altre sue lezioni possano dirsi di eguale bontà. Ma quelle che mi parvero preferibili alla volgata (colla qual denominazione intendo citare l'edizione Biscioni e le altre ad essa uniformi), non mi feci scrupolo d'introdurle nel testo, riportando le primitive a piè di pagina in qualità di varianti, come avean già fatto i surriferiti Lombardi editori per altre lezioni; ai quali tuttavia non mi sono sempre conformato. Ed operando nel modo suddivisato, io non intesi già di alterar minimamente il testo di Crusca, l'identità del quale non è punto manomessa, per essersi conservate fra le lezioni varie quelle, a cui le novelle vennero sostituite, e che chiunque è libero di ammettere o rigettare a proprio talento, ove male io mi fossi apposto; rimanendo sempre ai diversi annotalori la responsabilità delle rispettive opinioni tanto in riguardo all'intelligenza dei pensieri dell'Autore, come intorno alle lezioni, dove non è dichiarata espressamente la mia adesione. Ogni altra differenza fra

4) Fra queste per altro non va confusa l'elegante ristampa veneta del 1840 procu

rata dal ch. Sig. Luigi Carrer, che seguì per lo più l'edizione di Milano sopraccitata.

l'anzidelto testo e le stampe Sermartelli, di Milano e Pesarese, fu da me scrupolosamente ricordata nelle note; dimodochè la presente sarà lo specchio che rifletterà le quattro principali da cui fu preceduta, tranne qualche divario di ortografía o desinenza di voci, che non parvemi degna di speciale avvertenza - 5).

VI. Con tutti questi sussidiï, ed altri ancora che mi farò ad accennare in appresso, io venni da qualche anno preparando la stampa che ora finalmente rendo di pubblica ragione. L'oggetto precipuo delle mie applicazioni si fu di sanare non pochi luoghi che difettavano di chiarezza o giusto senso, e di raggiungere la lezione possibilmente vera; non tralasciando di apporre qualche nota spiegativa d' altri o mia, dove parvemi richiesta dal bisogno di dilucidare alcune voci o fogge di dire, di render la ragione delle varianti adottate, e di soggiungere qualche opportuna osservazione; tanto più che nessuno dei precedenti editori erasi di ciò espressamente occupato -6); laddove quasi tutti gli antichi nostri classici vanno più o meno di simil corredo vantaggiati.

A questo intento sommamente soccorse il preclaro mio concittadino monsig. Gian Jacopo de' marchesi Dionisi, tanto benemerito di Dante per gli utili studii intorno ad esso impiegati per lungo tratto della sua vita. Nessuno al par di lui e con maggior costanza e fervore, come altrove notai (e chiedo scusa se per l'opportunità oso citare me stesso -7), si pose a meditarne gli scritti, e con critica spesso felice ne andò illustrando varie parti; ed era alla per fine venuto nel pro

5) Noteremo qui una volta per sempre, che nell' edizione Biscioni, o perchè tale si fosse l'abitudine sua di scrivere, o perchè così in fatto leggesse il codice da lui seguito, v'è qualche frequenza di parole tronche; il che non si osserva in altri testi.

6) Ciò era effettivamente, allorchè venne in luce questo mio scritto (Vedi sopra la nota -1); ma per giustizia debbo dire, che l'ultima edizione fiorentina 1839 è commen

devole assai per le cure prestatevi dall'egr. mio amico P. Fraticelli, che v'ha unito alcune illustrazioni di proprio fondo, il che nessun altro avea fatto prima di lui. Egli si attenne principalmente al testo pesarese dianzi ricordato.

7) Prefazione alle Opere varie in verso e in prosa di GIUSEPPE TORELLI Veronese. Pisa 1833-34, vol. 2 in-8.°

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