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L

BOCCACCIO GIOVANNI

(Vita di Dante, Venezia 1825, per cura di B. Gamba, pag. 82).

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Egli primieramente, duranti ancora le lagrime della sua morta Beatrice, quasi nel

suo vigesimo sesto anno compose in un suo volumetto, il quale egli intitolò Vita Nuova, certe operette, siccome Sonetti e Canzoni, in diversi tempi davanti in rima fatte da lui, maravigliosamente belle, di sopra ciascuna partitamente ed ordinatamente scrivendo le ragioni e cagioni, che a quelle fare l'avevan mosso; e di dietro ponendo le divisioni delle precedenti opere. - 1).

1) Dopo il Boccaccio, seguirebbe per ordine cronologico il Rambaldi Benvenuto da Imola: ma siccome il passo del suo Comento alla Div. Comm., in cui parlasi di Beatrice, è stato dal Biscioni riportato nella sua Prefazione (Vedi sopra, pag. XXIX); così reputo inutile di riprodurlo qui, ba

stando per la progressione storica l'aver citato il luogo, ove si legge. E lo stesso dicasi del cenno che Leonardo Bruni fece della Vita Nuova nella sua Vita di Dante; il qual cenno viene cronologicamente dopo quello del Rambaldi, come appunto lo riferisce lo stesso Biscioni a pag. XXX. *

M

FILIPPO VILLANI

(Vitae Dantis, Petrarchae et Boccaccii, ex Codice inedito Barberiniano. Florentiae, typis Magherianis, 1826 in-8. pag. 10)

Is, dum juvenis adhuc dulci usu patriae frueretur, Beatricis, cui morositate florenti

nae facetiae Bice dicebatur, amore castissimo, qui in ipso pueritiae limine coeperat, ardentissimè teneretur; in ejus honorem multas vulgares composuit cantilenas, elegantiae multae, eloquentiae multae, multaeque gravitatis et doctrinae, sub certâ pedum mensuratione legeque decurrentes, quae audientium ingeniosas aures mirâ cum suavitate demulcerent, et prudentium ingenia pro allegoriarum mysteriis in admirationem suspenderent. Quarum plerasque sub certo volumine compilavit, cui imposuit titulum Vitae Novae. Cùmque Beatrix dies obiisset suos, seriò coepit Poeta utiliora tractare, arduumque et profundissimum Comoediae opus aggressus est, cùm illi fortuna benignior arrideret. Jamque Cantus septem perfecerat, quando exulare coactus est - 2).

2) La presente vita di Dante, colle due annessevi, fu pubblicata dal benemerito canonico Domenico Moreni conforme a Copia tratta dalla Laurenziana di Firenze, riscontrata coi Codici Barberini di Roma per cura del ch. Prof. Bibliotecario Ab. Giuseppe Maria Rezzi. A questa dovrebbe tener

e

dietro quella di Giannozzo Manetti, altro biografo di Dante; ma non essendoci per anche venuta alle mani la recente e in più luoghi emendata e riempiuta edizione di Palermo 1836, non ci piacque riprodurre un passo per avventura non esatto dell' antica stampa.

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Sed ego aequè Beatricem, quam amasse fingitur Dantes, mulierem unquam fuisse opinor 2), ac fuit Pandora, quam omnium Deorum munus consecutam esse fabulantur poetae. Scripsit, dicet ille, ad amicam cantiones. Scripserunt et poetae somnia, quae figuratâ ratione majus aliquid complectuntur. Scripserunt et navalia bella, et castra in hostes firmarunt, et machinas erexerunt poetarum carmina, quibus nunquam adfuerunt. Multa solent exercendi ingenii gratiâ fieri, quae nullam admisêre libidinem. Hoc verius argumentum, quod cùm uno Dante nemo fuerit incorruptior et innocentior, nemo moderatior, possimus manifestò conjectari, solius hunc virtutis ac honestatis amicum extitisse. Non enim qui sibi summum bonum in gloriâ constituunt immortali, voluptates praeficiunt dominas, quas sequantur, quae ad interitum nos deducunt. Sed ut si quis ebrius ea senserit, quae dicta sunt misticè, bibite et inebriamini, et cadetis et vometis, secundùm vini suavitatem interpretabitur; ita Bocchacins amantium princeps Beatricis amorem, virtutis, inquam, ac beatitudinis jucunditatem, secundùm carnis voluptatem judicavit - 3).

1) Vita Dantis Alligherii a J Mario Philelpho scripta, nunc primum ex codice Laurentiano in lucem edita et notis illustrata. Florentiae, ex Typographia Magheriana, 1828 in-8.° (pag. 20).

2) « Non vi è stato che il solo Filelfo tra gli antichi, per quanto i' mi sappia, che abbia negata l'esistenza di Beatrice Portinari, e che l'abbia creduta un soggetto ideale, e non una vera femmina ».

Questa e la seguente nota è del canonico che fu Domenico Moreni, primo edi tore ed illustratore della presente Vita. *

3) Del precitato strano parere, cioè, che la Beatrice Portinari, tanto celebrata da Dante e tanto da lui amata, fosse un essere fantastico, fn eziandio Anton Maria Biscioni canonico, altronde celebratissimo, di questa imp. Basilica di S. Lorenzo, manifestato nella Prefazione alle Prose di Dante e del Boccaccio a pag. 7 e segg.; e nelle annotazioni alla Vita Nuova; e questo suo parere non mancò di avvalorare con quelle ragioni, le quali a lui parvero le più opportune e più convincenti ; ma elleno incontrarono una generale disapprovazione. Un si fatto argomento è stato eccellentemente e dottamente sviluppato dal Pelli nelle Memorie per la Vita di Dante a pag. 69 e segg., ove ad evidenza fa vedere che Beatrice non fu un soggetto ideale, ma una vera femmina. Ciò venne avvalorato con altre ragioni da mons. Dionisi a pag. 43 e segg, del Num. II de' suoi Aneddoti su la vita e le opere di Dan

te ».

Intorno alla precedente nota due cose ci occorre di osservare; 1.° che il Biscioni non ha altrimenti mosso parola nelle sue Annotazioni alla Vita Nuova sulla questione che riguarda Beatrice, avendo egli di ciò trattato a lungo nella ricordata sua Prefazione ecc.; 2.° che il Pelli, nel raccoglier prove sull'esistenza di questa donna, si tenne espressamente lontano da siffatta questione pel motivo addotto nel passo che qui appresso soggiungeremo, ed è per questo che da noi si omette di dare il relativo estratto delle citate sue Memorie ; tanto più che queste sono già comuni, per esserne fatte quattro edizioni, che ad ognuno è facile il poter consultare. « Si potrebbe ancora ricercare se a la Beatrice, da cui finge di esser guida« to Dante per il glorioso sentiero del « Cielo, sia l' anima beatificata di quella « che amò in terra; o come la intendono « tutti, o quasi tutti i commentatori della « Commedia, la cristiana Teología; ma « io reputo miglior consiglio il non entra«re in simil disputa, lasciando che in ciò « ciascuno creda a suo piacimento. Lunga « certamente e pericolosa inchiesta sareb« be l'esame di tutti quei luoghi della « Commedia, ove si ragiona di Beatrice; « ed alla fine non altro si potrebbe con« chiudere, se non che molti passi male si « accordano in ambedue i supposti, e che « resta oscuro se il Poeta sempre abbia « inteso parlare dell'ombra di Beatrice, o a della Teologia ». PELLI ( Memorie ecc. pag. 73).

*

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Leggendo i giorni passati le Prose di Dante e del Boccaccio, stampate ultimamente

in Firenze (1723), non restai appien soddisfatto dell' opinione di chi vi fece la Prefazione, in cui egli sostiene che la Beatrice di Dante non sia persona reale e femmina in carne ed ossa; ma soggetto ideale, cioè la Teología, o la Sapienza, della quale s'invaghisse di nove anni, come da per voi potete vedere 1). Ma non è questo il principal motivo ecc. (E qui passa a parlare molto eruditamente dei Signori da Camino, di cui fa cenno Dante nel Convito, a pag. 175, e nel Par. C. IX; notando cose non avvertite dal Biscioni. *).

-

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1) Lettera al fratello P. Pier-Caterino Zeno, da Vienna 2 Dicembre 1724. *

P

PELLI GIUSEPPE

(Memorie per la Vita di Dante, Firenze 1823, pag. 158).

La Vita Nuova scrisse Dante in età giovanile intorno al 1295, forse per consolarsi

della perdita della defunta Beatrice Portinari, imperocchè non altro è che una storia de' suoi giovanili amori, distesa in forma di comento ad alcuni poetici componimenti fatti da lui in occasione degli stessi........ Non intese per altro il Poeta, quando scrisse quest' opera, di voler soltanto per mezzo di essa immortalare la sua Beatrice, ma fin d'allora col suo divino Poema, di cui aveva già concepito il disegno, promesse di dire di lei quello, che mai non era stato detto da alcuno - 2).

2) Vedi l' artic. VII a pag. 69, ove sostiene con buone ragioni che la Beatrice celebrata da Dante non fu un essere fantasti

co;
Nuova.*

e parla dettagliatamente della Vita

Q

TIRABOSCHI GIROLAMO

(Storia Letteraria d'Italia ecc. Vol. V, P. II, pag. 731. Milano 1823, in-8.o).

La Vita Nuova è una storia de giovanili suoi amori con Beatrice, frammischiata a diversi componimenti (poetici), che per essa compose.

R

LASTRI MARCO

(Elogi d'illustri Toscani, Vol. I, Lucca, 1771.- Elogio di Dante, pag. LI ).

Concepi il primo suo genio in età di nove anni per la Beatrice di Folco Portinari,

abitante nelle vicinanze della sua casa, e, per quanto egli ne racconta, bella ed onesta quanto altra mai. Crebbe tanto la passione per essa nel cuor di Dante coll' andar del tempo, che essendole stata rapita da immatura morte nell' età di ventisei anni, egli ne fu inconsolabile, e pensò forse fin d'allora a renderla immortale alla posterità. In fatti le diede il principal posto tra quei che rammenta nel suo Poema, e (cosa che fa grande onore a Dante) la maniera con cui ne parla ha fatto fin sospettare ad alcuni, ch'egli non ragioni di donna mortale, ma rappresenti piuttosto allegoricamente la Sapienza o la Teología. Prima però del suo divino Poema, per consolarsi in parte della perdita della Beatrice, scrisse e pubblicò la storia de' suoi giovanili amori, che tin' allora avea segretamente tenuti occulti. Questa sua prima opera intitolò Vita Nuova, che secondo il celebre Anton-Maria Salvini con greco vocabolo dir si potrebbe Palingenesia, che è quanto dire rigenerazione. Nè altro è veramente che un comento in lingua volgare a diverse sue rime, scritte già nel tempo de' suoi deliri amorosi, quando Beatrice vivea.

S

DIONISI GIAN-JACOPO

(Preparazione istorica e critica alla nuova edizione di Dante Allighieri ecc. Verona 1806, Vol. II, in-4.° dalla tipografia Gambaretti).

Dopo avere monsig. Dionisi liberato Dante dalla taccia di essersi divagato in parecchi amori, passa a parlare di proposito della passione che questi nutri veramente per la sua Beatrice, e premesse poche righe d'introduzione al Cap. XXXVII (vol. 2.o pag. 43) prosegue :

I. Or mi piace di dar la storia della passione amorosa, ch'egli ebbe nella sua adolescenza per la famosa Beatrice contro di chi opinò e scrisse -1) lei non essere stata figlia di Folco Portinari nè Fiorentina, nè donna vera, ma solo fantastica ed allegorica; e puramente intellettuale e scientifico l'amore di Dante. La storia sarà fiancheggiata da ragioni forti, perchè tolte dagli scritti dell'Autore, le più delle quali fien nuove.

II. Che Bice o Beatrice sia stata femmina in carne, e Fiorentina, ed amata dal Poeta, si prova coll' infrascritto Sonetto, il quale è stampato già nelle Rime, ma pur alla Vita Nuova appartiene, ancorchè in quell' opuscolo non abbia avuto luogo.

Guido -2), vorrei, che tu, e Lapo -3), et io

Fossimo presi per incantamento,

E messi ad un vascel, che ad ogni vento
Per mare andasse a voler vostro e mio ;
Sicchè fortuna od altro tempo rio
Non ci potesse dare impedimento;
Anzi vivendo sempre in noi talento
Di stare insieme crescesse il disio.

E Monna Vanna -4), e Monna Bice 5) poi
Con quella -6) su -7) il numer delle trenta
Con noi ponesse il buono incantatore ;

4) Di tal parere fu Mario Filelfo presso il 1468 nella sua Vita di Dante ; e in questo secolo Anton Maria Biscioni nella sua Prefazione alle Prose di Dante e del Boccaccio: la qual opinione a' Letterati non piacque, perchè falsa.

2) Questo Guido, al quale indirizza l'Autore le sue parole, fu nobilissimo cavalier Fiorentino, poeta e filosofo, figlio di Cavalcante Cavalcanti; e fu il primo degli amici di lui, in grazia del quale egli commentò la Vita Nuova in volgare.

3) Lapo, anch' egli rimatore Fiorentino e amico di Dante. Costui fu degli Uberti. 4) Vanna, detta nella Vita Nuova, §. 24, Giovanna, era molto donna di Guido.

5) La Bice qui nominata fu la celebre donna del divino Poeta e quegli Scrittori

o Commentatori, che affermano, lui non aver mai chiamata la donna sua con tal nome, salvo che per cenno una volta sola nel Paradiso VII, 13, laddove disse:

Ma quella reverenza, che s' indonna

Di tutto me, pur per В e per ICE; non videro essi, o non osservarono questo Souetto, e nè anco quello: Io mi sentii svegliar ecc., ch' è nella Vita Nuova, S. 24, dove la chiama Bice.

6) Quella, cioè, che nel ruolo delle belle donne di Firenze cadeva in tal numero, era di Lupo.

7) Forse meglio sur o sor. Nel Inf. XXIX, 40, si legge nel Cod. di Snel MS. Canonici, e in altri antichi e buoni da me veduti:

Quando noi fummo sor l'ultima chiostra.

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