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U

(Scelte Opere,

FOSCOLO UGO

Poligrafia Fiesolana 1835, Vol. I, pag. 212).

Sin dal 1295 Dante, che scriveva allora la sua Vita Nuova, dava quivi uno schizzo

del suo Poema, che pare sia stato il pensiero di tutta la sua vita.

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Egli v' ha disseminato (nella Divina Commedia) deliziose comparazioni tratte dalla

vita campestre, o che vi si riferiscono ; e sotto l'allegorico velo ch' egli ha tessuto, la sincerità del di lui amore per Beatrice, compagna della prima sua infanzia, oggetto della passione di tutta la sua vita, costantemente ci comparisce, onde moderar l'ira sua e raddolcire il sentimento delle sue pene.

V

RENZI ANTONIO

(Estratto dall' Allegoria del Poema di Dante premessa alle Annotazioni della edizione detta dell' Ancora, per cura dell' Ab. Antonio Renzi. Firenze 1819, Vol. 4 in f.o).

Dante intende per Vita Nuova l'adolescenza, che nel suo sistema è il discorrimento

dell'età fino al venticinquesimo anno: onde questo titolo si diede alla citata operetta perchè in essa de'suoi amori con Beatrice ragiona fino all'uscire dell'adolescenza d'amendue, cioè fino all'epoca della morte di lei, che seguì nel 1290, nell'anno vigesimo sesto dell' età sua. Leggendo attentamente quest' opera si vede, ch' egli amò veramente Beatrice; ma che fin d'allora la sua elevata fantasía e la nobiltà del suo animo lo portavano a sublimare questo amore, e a distinguersi dalla schiera degli altri amanti, facendo della sua donna un essere più che terreno. La morte di lei lo fortificò in questo proponimento, e gli fe' nascere il pensiero di perpetuarne la memoria, formandone un personaggio allegorico nel gran Poema, che fin d'allora meditava. Ciò apertamente si deduce da quanto egli dice in fiue della Vita Nuova.

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Nella seconda parte di questa 1) egli ci fa conoscere, che dopo la morte della sua Bentrice cominciò a dilettarsi nell'amore d' un'altra donna gentile, bella, giovine, savia, e sì pietosa in vista, che tutta la pietà pareva in lei raccolta. Ed ecco com'egli si esprime nel suo Convito in proposito di questo suo nuovo amore: « La stella di Venere >> ecc. (Tratt. II, Cap. II. - 2).

Questo suo nuovo amore però fu tutto simbolico ed apparente; di che non ci lascia luogo a dubitare l'Autore, allorchè passa alla esposizione vera della sentenza nel seguente Cap. XIII dello stesso Trattato: « Come per me fu perduto il primo diletto della mia ani<< ma» ecc. (p. 128). E altrove (p. 139) : « Così dico e affermo, che la donna, di « cui io m'innamorai, appresso lo primo amore (cioè dopo quello per Beatrice), fu la <<< bellissima e onestissima figlia dello 'mperadore dell'Universo, alla quale Pittagora pose << nome Filosofia ». Se fosse d'uopo, dopo sì luminose prove, aggiungerne altre a far conoscere, che questo nuovo amore di Dante era puramente fittizio, egli ce lo somministrerebbe là dove dice: (Tratt. III, Cap. XV): « La vera intenzione mia fu altra, che « quella che di fuori mostrano le Canzoni predette » ( del Convito ). E là dove assegna la ragione che lo mosse a comentarle (p. 70): « Temo la infamia di tanta passione aver « seguíta, quanto concepe chi legge le soprannominate Canzoni in me avere signoreggia<< to: la quale infamia si cessa, per lo presente di me parlare, interamente; lo quale << mostra che non passione, ma virtù sia stata la movente cagione ». Chi legge poi le altre Rime di Dante, osserverà ch' egli di continuo loda le virtù de' begli occhi della sua donna, i quali, non sono altro che le dimostrazioni della Filosofia, che dirette negli occhi dello intelletto innamorano l'anima (p. 138 ). Leggasi il bellissimo Sonetto che comincia: « Da quella luce, che il suo corso gira », ove immagina che i sette cieli de' Pianeti piovano tutti sopra la sua donna de' loro mirabili effetti; lo che significa, com'ei dimostra nel Convito (p. 129 e seg.), che del lume di tutte le scienze si abbellisce la Filosofia. Leggasi la Ballata: « Poichè saziar non posso gli occhi miei »; o l'altra: « Io mi son pargoletta bella e nuova »; non che la nobilissima Canzone: « Amor, che muovi tua virtù dal cielo »; e vedrassi che tutto nobile e virtuoso si fu l'amore dell' Allighieri, tutto inteso alle cose intellettive; e che dopo avere nell'adolescenza amato per gentilezza di cuore si diede nella gioventù alla passione e allo studio della Filosofia, e passò poi da questo all' amore delle cose celesti, cioè della Sapienza, o Scienza divina, simboleggiata nella Beatrice gloriosa della Divina Commedia.

1) Nella nostra edizione comincia a pag. 64, §. XXIX. *

2) Vedi sopra, pag. LXXIII, lin. 23*

ORELLI GASPERO

(Estratto dalla Vita di Dante Alighieri compilata da Gaspero degli Orelli. Coira, per A. T. Otto, 1822, in-8.o ).

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Di Bice, o Beatrice, figlia di Folco Portinari, cittadino molto benemerito, e fon

datore dello Spedale di S. Maria Nuova, Dante medesimo ragiona nella Vita Nuova, opera giovanile, mista di rime e di prose, fervida e passionata, qual convenivasi all'età in cui la compose (1293), e che contiene la fantastica dipintura di quel santissimo amore, che in un novello vivere lo fece entrare...... Ma dopochè per più anni Beatrice << avea col suo volto sostenuto il geutil suo amante, e mostrando gli occhi giovinetti a « lui, seco l' avea menato in dritta parte vólto », gli fu rapita da improvvisa morte nel ventesimosesto anno dell' età sua, il dì 9 Giugno 1290; ond' egli restò dapprima « come « abbandonato dalla sua salute », e « dispregiava talor questa vita ». In mezzo a tal dolore compose la Vita Nuova, nella quale tuttora accenna il gran disegno che volgeva in mente, cioè: « di dire di lei quello, che mai non fu detto d'alcuna.

АА

ARRIVABENE FERDINANDO

(Amori e Rime di Dante Allighieri.

Mantova 1823, in-16. pag. XXVI).

Udiamo le confessioni di Dante nel suo libro intitolato la Vita Nuova. Altro non

è questo suo scritto, che una storia de' suoi giovanili amori distesa in forma di comento ad alcuni poetici componimenti fatti da lui in occasione degli stessi amori. Due anni dopo la morte della sua donna ordinò in libro quelle Rime scritte prima d' entrare in gioventù. Diremo in compendio come racconti in prosa gli amorosi accidenti a lui occorsi.

-

(Secolo di Dante, Vol. 3.°, lib. III, pag. 600. Udine 1827, - e Vol. 2.° pag. III, Firenze 1832).

Nel 1293 Dante, in sul fiorire del vigesimo ottavo anno di sua età, ordinò le Rime

da lui scritte per Beatrice in un libro, che gli piacque intitolare Vita Nuova, raccontando ivi pure in prosa gli occorsi casi.

BB

SALFI FRANCO

(Resume de l'Histoire de la Littérature italienne. Seconde période, Chap. I, pag. 25, Vol. 1).

Paris 1826, Vol. 2 in-18.°

Dante ante non aveva ancora dieci anni, allorchè vide ed amò Beatrice, fanciulletta della stessa età, della quale egli fece la sua musa, e cui celebrò fino alla fine de' suoi giorni. Questa passione, che giammai non cessò, appresegli l'arte di far versi, e dettógli le sue poesíe. Nella prima delle sue opere, la Vita Nuova, egli descrive le agitazioni e i piccioli avvenimenti dell' amor suo; ed in questa narrazione, o specie di romanzo erotico, egli nicchia i varii componimeuti in versi da lui scritti per la sua Beatrice.

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Fino a Dante non si era fatto che rimare; ma per opera di lui ricomparve in Italia la vera poesía. Tutti gli altri versificatori, prima di lui, non erano amanti che per cantare; Dante nou cantò, se non perchè amava veracemente e non esprimeva cantando se non quello ch' egli sentiva. A ciò solo tendeva con tutta l'arte e l'ingegno: egli stesso disse ad uno de'rimatori del suo tempo, il quale componea versi pieni d'ornamenti e vuoti di senso,

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Io mi son un, che quando

Amore spira, noto; ed a quel modo

Ch' ei detta dentro, vo significando.

Dotato egli era d'una profonda sensibilità, la quale comunicava alle sue idee ed alle sue passioni uno straordinario grado di esaltazione. È noto ch' egli trovò un giorno nella officina d' uno speziale non so qual libro, che da lungo tempo era da lui ricercato. Postosi a leggerlo, un gran romore si leva frattanto nella strada, ed egli nulla n'ode e resta ivi immobile, continuando fino a sera la lettura. In questa sorte di concentrazione estatica, alla quale di sovente s'abbandonava, si riconosce facilmente la tempra del suo cuore e della sua mente. Di là uscirono quelle immagini vivaci, quegli elevati pensieri, que' sogni poetici onde sono ripieni i suoi componimenti. Vuol egli dipingere la bellezza da lui amata? Il suo pensiero non si ferma già solo a quanto è visibile; esso internasi ancora nelle qualità secrete e più preziose. Contemplando nella perfezione delle parti esteriori la perfezione delle parti non apparenti, egli s' inalza fino al cielo, il sole e gli astri del quale ci fan credere che racchiuda il Paradiso. Similmente egli immagina, che tutti i piaceri della terra sieno compresi in quello che non può vedere. Siffatta guisa di pensare, divenuta famigliare dopo Dante, era allora del tutto nuova, ed apparteneva a lui solo. Non ci diamo però a credere, che ne' suoi lirici voli egli dimentichi la sensibilità del suo cuore; la passione più viva dappertutto l'accompagna. Anche malato, non per altro egli è agitato che per la salute di Beatrice. Appena addormentato, mirasi attorno al letto alcune femmine scapigliate, che gli annunziano la morte di lei; e mentre il cielo s'oscura, e trema la terra, un amico gli riferisce che Beatrice mori. Egli piange e grida; viene risvegliato, e tuttavia gli piovon le lagrime dagli occhi. Questo sogno funesto è da lui narrato in modo, che ci fa sognare e piangere con lui. Direbbesi, che Dante presentiva, colla forza del suo pensiero, ciò che doveva intravvenirgli. Ei trema bentosto pel pericolo dell'amante sua gravemente malata ; e nell'atto stesso che rivolge le sue preghiere alla morte, vede già il cielo aprirsi, e scenderne gli Angeli per riportare sulle loro ali quell' anima santa. A malgrado delle sue preci, Beatrice sen muore, giunta appena all' età di venticinque anni; e Dante deplora questa perdita crudele con lamento si patetico e vero, che il Petrarca in pari circostanza non esitò ad imitarlo.

(Traduz. dell' Editore).

CC

MAFFEI AB. GIUSEPPE

(Storia della Letteratura Italiana ecc. Milano 1825-34, Vol. 1.o pag. 57).

Varie rime di Dante si leggono nella Vita Nuova, ch'è la storia de'giovanili suoi

amori con Beatrice, frammischiata a diversi componimenti che per essa compose. In un Sonetto, encomiato dal Muratori *), si trova una vaga e viva immagine, la quale comechè sia espressa con umili parole, tuttavia è maravigliosamente ajutata da una graziosa purità. Essendo morta la sua donna, egli dice di aver trovato Amore che veniva per la via mesto e con gli occhi bassi, come uono che abbia perduto signoría, o sia caduto da alto stato:

Cavalcando l'altr' ier per un cammino ecc.

La prosa della Vita Nuova è distinta da un certo candore, ed è colorita da una dolce melanconía, ch' era lo stato abituale dell'anima del Poeta. Vi si legge un sogno ch'è pieno di affetto, e destato da una viva sensibilità.

*) Perf. Poes. Lib. I, Cap. 15.

DD

AMBROSOLI FRANCESCO

(Manuale della Letteratura Italiana ecc. · Milano 1828, Vol. 1.o pag. 73).

Di

nove anni Dante s' innamorò di Beatrice Portinari, fanciulletta allora di pari età ; e di lei cantò, senza nominarla per altro, nelle produzioni del suo ingegno; e lei morta in sul fiore degli anni (nel 1290) eteruò nella Divina Commedia, fingendo ch' ella gli fosse scorta a visitare le sedi dei beati nel Paradiso.

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Nella Vita Nuova, operetta mista di poesía e di prosa, il Poeta ragiona della pas

sione amorosa in ciò ch' essa può avere di più puro e di più nobile, rappresentandoci sè medesimo da quella passione rigenerato. Vi sono esposte tutte le circostanze più notabili del suo amore; e, benchè in alcune parti la filosofia di quella età ci possa stancare, nell'universale però dell' opera tutto è condito di maraviglioso diletto.

Dante, Vita Nuova.

M

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