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RICCARDI AB. ANTONIO

(Manuale d'ogni Letteratura ecc. Milano 1831, pag. 207.).

Compose Dante ancor giovine la Vita Nuova, prosa volgare tutta involta nelle astra

zioni platoniche. Descrive in questa un periodo della sua vita, in cui parve a lui di cominciare una nuova vita, o di sentire un gran cambiamento in sè medesimo; e questa era l'epoca de' suoi amori con Beatrice.

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LIBRI PROF. GUGLIELMO

(Histoire des Sciences mathématiques en Italie, depuis la renaissance des Lettres jusqu'à la fin du dix-septième siècle. Paris, 1838. Articolo tradotto dal sig. L. Toccagni, e inserito nella Rivista Europea. Milano 1842, p. 140 ).

L'influenza di Beatrice, di quella Beatrice che Dante amava fin dall' età di nove anni

d'un amor si puro, sì straordinario, si stende su tutta la vita del Poeta. Bello è veder nella Vita Nuova l'impero che su lui esercitava questa donna sì pura a): essa gli dettò i primi suoi canti - b); essa fu una delle molle principali di quella gran vita. Anche lungo tempo dopo la morte di lei, e dopo aver amate altre donne, Dante conservava per essa una smisurata tenerezza; e i versi ch' egli consacrò alla memoria sua, già vecchio e affranto dal dolore, sono impareggiabili. Nessuna donna fu mai tanto onorata, quanto colei, alla quale fa dire verso di lui quelle parole:

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ROSSETTI GABRIELE

(Il Mistero dell' Amor platonico ecc. Vol. II, Cap. IV, Della Donna mistica, pag. 319 a 324. Londra 1840).

Dante,

ante, dopo di aver riferita la-sua prima visione avuta per ingegno in Vita Nuova, e dopo averla descritta nel Souetto ch' ei mandò ai fedeli d' Amore, o sia

A ciascun' Alma presa e gentil Core,

soggiunge: « Il verace giudicio di detto Sonetto non fu veduto allora per alcuno ». Ciò dice chiaro, che quella era una figura significativa, e non già una visione vera; ma di sì difficile congegnamento, che non si trovò Edipo per quella Sfinge! Dopo ciò ei segue a indicare, che non solo nascose il vero oggetto della sua mira, ma fe' credere esser uno in vece di un altro ; ossia che la sua visuale intellettiva mirava ad un bersaglio ben diverso da quello, a cui fingeva dirigerla. Udiamone le parole:

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« Molti, pieni d' invidia, già si procacciavano di saper di me quello, ch' io volea del « tutto celare ad altri. Ed io, accorgendomi del malvagio addomandare che mi faceva« no, per la volontà d'Amore, il quale mi comandava secondo il consiglio della Ragio1), rispondeva loro che Amore era quegli che m' avea così governato. Diceva « d'Amore, perchè io portava nel viso tante delle sue insegne, che questo non si « poteva ricoprire - 2). E quando mi domandavano: Per cui t'ha così disfatto questo « Amore? ed io sorridendo gli guardava, e nulla dicea loro. Un giorno avvenne, che « questa gentilissima sedeva in parte, ove s' udivano parole della Reina della gloria; ed << io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine 3); e nel mezzo di lei e di me, « per la retta linea, sedea una gentil donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mi<< rava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che pareva che sopra lei termi4); onde molti s' accorsero del suo mirare. Ed in tanto vi fu posto mente, che <<< partendomi di questo luogo mi sentíi dire appresso: Vedi come cotal donna distrugge « la persona di costui? E nominandola, intesi che diceano di colei, che mezza era stata « nella linea retta che movea dalla gentilissima Beatrice, e terminava negli occhi miei. «Allora mi confortai molto, assicurandomi che il mio segreto non era comunicato, « il giorno, altrui per mia vista: ed immantinente pensai di far di questa gentil don« na schermo della VERITÀ; e tanto ne mostrai in poco tempo, che il mio segreto fu « creduto sapere dalle più persone che di me ragionavano. Con questa donna mi celai « alquanti anni e mesi; e, per più far credente altrui, feci per lei certe cosette per rima - 5). « Dico che in questo tempo che questa donna era schermo di tanto amore, quanto dalla

« nasse ·

1) Ha dichiarato che Anima e Ragione sono sinonimi.

2) Vuol dire, che la faccia esterna de'suoi scritti aveva manifesti segni di gergo, ma l'interno significato ne riusciva difficile anche a coloro che capivano il gergo. Vedremo in appresso da che ciò derivasse.

3) Apparuit jam beatitudo nostra, disse il secondo spirito ch' era nella camera delle

sue percezioni, quando vide la novenne donna della mente.

4) Mostrerò altrove, sino ad una evidenza irresistibile, che questa donna a cui fingeva mirare, mentre mirava ad altra, è Madonna la Pietà sua nemica: Dante stesso ce lo dirà.

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5) Altro che cosette! fece il poema, cui pare diriger la mira a Madonna la Pietà sua nemica, mentre ad altro guarda.

« parte mia - 6), mi venne una volontà di voler ricordare lo nome di quella gentilissima ; «<ed accompagnarlo di molti nomi di donne, e specialmente di questa gentil donna » (ch' era schermo d'un tanto amore); « e presi li nomi di sessanta le più belle della « città, ove la mia donna fu posta dallo altissimo Sire >> 7).

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Or veggasi come Dante stesso ci fa intendere quali siano le sessanta donne, coi nomi delle quali accompagnò quello della donna sua, « reina di tutte le virtù e distruggitrice « de' vizj ». Ei lo indica nel Convito, scritto per giovare la Vita Nuova.

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« Di costei, dice Salomone, sessanta sono le regine, e ottanta le amiche concubine, « delle ancelle adolescenti non è numero: una è la colomba mia, e la perfetta mia. Tutte le scienze chiama regine e drude e ancelle; e questa, umana colomba, perchè è senza macola alcuna; e questa chiama perfetta, « perchè perfettamente ne fa il vero « vedere, nel quale si cheta l'anima nostra. Questa donna è la Filosofia, la quale ve«ramente è donna piena di dolcezza ornata di onestade, mirabile di savere, gloriosa « di libertade. Gli occhi di questa donna sono le sue dimostrazioni, le quali diritte negli occhi dello INTELLETTO innamorano l'ANIMA, liberata nelle condizioni O dolcissimi « ed ineffabili sembianti, e rubatori subitani della MENTE umana, la quale nelle dimo<<strazioni degli occhi della Filosofia appare, quando ella alli suoi drudi ragiona! Vera« mente in voi è la salute, per la quale si fa beato chi vi guarda - 8), e salva dalla « morte della ignoranza e dalli vizj. E così dico e affermo, che la donna, di cui io « m'innamorai, appresso lo primo amore - 9), fu la bellissima e onestissima figlia dello << Imperatore dell' universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia ». Egli stesso quivi spiega, che Filosofia vale Amore della Sapienza; ecco dunque di qual amore di qual douna parla; e spiega, che Filosofo significa Amante della Sapienza : tal era egli, tale ogni altro che farneticò platonizzando.

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Parole di Dante sono queste qui sopra trascritte, come si leggono nel Convito - 10); ed ei dichiara, che scrisse il Convito per farci capire la Vita Nuova - 14). Quindi comprendiamo che le sessanta donne, con cui accompagnò il nome della donna sua, son le sessanta donne ch' egli spiega nel Convito, cioè quelle di cui parla Salomone : « SEXAGINTA sunt reginae.... .... una est columba mea, perfecta mea. Quae est ista, quae progreditur quasi aurora consurgens, pulcra ut luna, electa ut sol, terribilis ut castrorum acies ordinata 12)? » E Salomone stesso, che fe' di questa donna mistica la sua

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6) Quanto dalla parte di lui era schermo di tanto amore; perchè, quanto dalla parte di lei, ella l'avrebbe fatto bruciar vivo, se avesse potuto accorgersi a qual oggetto mirava, fingendo di mirar lei.

7) Mai non dice qual' era questa città. (Vita Nuova, pp. 9, 10).

8) Cioè, l'intelletto che in lei fissa gli occhi si fa beato, come qui sopra ha detto; onde lo spiritello ch' era nell' intelletto, nel veder questa donna, gridò dalla camera dove era: Apparuit jam etc. etc.

9) Appresso lo primo amore vale: apud primum amorem; e che cosa sia il primo amore, è spiegato da Dante stesso (Iuf. III): Fecemi la divina Potestate,

La prima Sapienza, e 'l primo Amore. 10) Vedi le pp. 137, 139, ediz. di Zatta, 11) La vivanda di questo Convito sarà di quattordici maniere ordinata, cioè qualtordici Canzoni si d'Amore come di Virtù materiate; le quali, senza lo presente pane, aveano d' alcuna scurità ombra, sicchè a molti lor bellezza più che lor bontà era

in grado; ma la presente sposizione sarà la luce, la quale ogni colore di lor sentenzia farà parvente. E se nella presente opera, la quale è Convito nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che nella Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa, quella. E conciossiacosachè la vera intenzione fosse altra che quella, che di fuori mostrano le Canzoni predette, per allegorica sposizione quelle intendo mostrare. Priego tutti che, se il Convito nou fosse tanto splendido, non al mio volere, ma alla mia facultate, imputino ogni difetto.... parlare, sponendo troppo a fondo, non pare ragionevole ». Ed. cit., p. 67.

12) Caut. Cantic. vv. 7, 8, 9. Dante rassomiglia perciò Beatrice alla Luna ed al Sole:

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Quale nei plenilunii sercni » ecc.; « E la faccia del Sol nascere ombrata » ecc.; e fa invitarla con le stesse parole della Cantica di Salomone: Veni, Sponsa de Libano. Sapientia, termine del cap. VII e principio delT VIII.

sposa, ne indica nel libro seguente che essa è la Sapienza: « Est enim Sapientia speciosior sole, et super omnem dispositionem stellarum luci comparata invenitur prior; illi autem succedit nox. Sapientiam autem non vincit malitia. Attingit ergo a fine usque ad finem fortiter, et disponit omnia suaviter. HANC AMAVI, et EXQUISITI A JUVENTUTE MEA, ET QUAESIVI SPONSAM MIHI EAM ASSUMERE, ET AMATOR FACTUS SUM For

mae illius ». Dante replicò quest'ultima dichiarazione di Salomone, come non ha guari udimmo: «< Dico ed affermo, che la donna di cui m' inuamorai, fu la bellissima ed one« stissima figlia dell' Imperatore dell'universo, alla quale Pittagora pose nome Filosofia ». Quindi, per identificare sè con una tal donna, cioè con la sua mente, ov' ella era impressa, nel Convito stesso scrive così: « Amore giugne e unisce l'amante con la persona <amata; onde Pittagora dice: Nell'amistà si fa uno di più. E perocchè le cose congiunte «< comunicano naturalmente intra sè le loro qualità, in tanto che talvolta è che l'una tor« na del tutto nella natura dell`altra; incontra che le passioni della persona amata entrano << nella persona amante, sicchè l'amor dell'una si comunica nell'altra, e così l'odio e 'l desi« derio e ogni altra passione. Onde io, fatto amico di questa donna, di sopra nella verace « sposizione nominata, cominciai ad amare e ad odiare secondo l'amore e l'odio suo; comin« ciai dunque ad amare li seguitatori della Verità, e odiare li seguitatori dello Errore e « della Falsità, com'ella face. Ragionevole e onesto è non le cose, ma le malizie delle cose « odiare, e procurare da esse di partire. E a ciò se alcuna persona intende, la mia ec«cellentissima donna intende massimamente, a partire, dico, la malizia delle cose; la c qual cagione è di Dio, perocchè in lei è tutta ragione, e in lei è fontalmente l'one« stade. Io, lei seguitando nell'opera - 13), siccome nella passione, quanto potea, gli er« rori della gente abominava e dispregiava, non per infamia o vituperio degli erranti « ma degli errori; li quali biasimando, credea fare dispiacere ; e dispiaciuti partire da « coloro, che per essi eran da me odiati » (p. 191).

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E qui vediamo che Dante incorporò sè stesso con la sua donna, cioè con quella cui Pittagora pose nome Filosofia; perchè Pittagora stesso dice, che nell' amistà si fa uno di più, onde l'amante torna nella natura dell'amata. In fatti, ne'Dialoghi d'Amore di Leone Ebreo, prolissa opera settaria del cinquecento, « Ove l'arte d'Amore è tutla chiusa », la Filosofia è divisa in due persone, l'amante e l'amata, Messer Filo e Madonna Sofia, che fra lor discorrendo espongono in gergo tutta la scienza occulta. Questi adunque, che finora ci parvero amanti, qual di costei e qual di colei, sono, il vo' ripetere, amatori della Sapienza, la quale era da essi figurata come una donna immaginaria, e iu una donna reale venía incarnata.

Che la donna mentale in una donna vera venisse personificata, è cosa che non ammette dubbio. Siccome la rettitudine e la proporzione, che sono idee astratte, si cangiano in una squadra ed un compasso, che son cose materiali; siccome il sole intellettuale è rappresentato dal fisico; così del pari la scienza era rappresentata da una donna effettiva; quindi il cammin tortuoso procedea per rimbalzo in questo modo: il proselito fingea prestar culto alla religione romana, mentre il riferiva ad una donna; e nel fingere amor per questa, aveva in mira un oggetto totalmente intenzionale la riforma della religione e

dello stato.

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13) Intende della sua opera maggiore, della Commedia: parlar doppio.

(Rossetti ecc. Vol. II, Cap. VIII, Del terzo Cielo, pag. 636 a 638).

La Vita Nuova contiene XXXIII componimenti poetici, divisi da prose esplicative - 1),

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fra i quali primeggiano III sole Canzoni solenni simmetricamente situate; questo numero è segretamente relativo alle tre parti della Commedia, e quello ai trentatrè canti di ciascuna parte 2). Il componimento centrale de' trentatrè è la più artifiziosa delle tre Canzoni, germe di tutta la finzione del libello, la quale viene sviluppata di qua e di là, ai due canti 3). Le altre due Canzoni laterali equidistanti dalla centrale si corrispondono talmente fra loro, che l'una fa intendere il gergo dell'altra ; quella a destra parla di Beatrice viva, quella a sinistra di Beatrice morta, ed ambe relativamente alla immagina zione espressa nel mezzo. Talmentechè tutta la Vita Nuova resta così divisa in tre parti, ciascuna di undici componimenti. La parte media, che contiene il germe di tutta la finzione, offre questa simetrica figura :

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E l'intero opuscolo offre quest' altra figura, anche simetrica :

Parte destra

11 Componimenti brevi

(Parte media)

(come sopra)

Parte sinistra

Componimenti brevi 11

Le due parti laterali presentano del pari uno sviluppamento progressivo della media e il gergo di qua riverbera luce sul gergo di là, scaturendo ambi dal figmento centrale. Per esempio procedendo dalla Canzon sinistra verso la fine del libello, e retrocedendo dalla Canzou destra verso il principio di esso, cioè partendo di qua e di là dalla parte media, il quarto componimento di là e il quarto di qua si corrispondono e si spiegano a vicenda; poichè a sinistra è descritta quella donna, alla quale per malvagio desiderio e per vile pensiere, avversario della ragione, il Poeta iva inchinando; ed a destra è indicato, esser essa appunto madonua la Pietà sua nemica - 4).

Tale si è la non mai svelata artificiosissima costruzione di questo convoluto nodo, in cui il bandolo è come sepolto nel centro. Chi per assidua cura perverrà a sciorne tutte le volte e rivolte, e con l'assistenza del Convito che a ciò fu scritto, e di altre opere minori che a ciò intendono, tutta ne svolgerà l'intrigata matassa, s'impossesserà senza meno del gran segreto della Divina Commedia.

1) Uno de 33 è un Sonetto del Cavalcanti, che il Poeta cita come risposta al suo primo Sonetto enigmatico, e che in qualche antica edizione leggesi per intero, come parte del libello. G. R. La Tavola II dell' Append., pag. 140, mostra infatti che XXXIII sono i componimenti poetici della Vita Nuova, escluso per altro il Sonetto del Cavalcanti, di cui non è riportato che il primo verso a pag. 5, leggendosi però intero nell' Append. cit. al N.° X, pag. 115. *

2) Non essendo il primo Canto dell' Inferno che un preambolo a tutto il poema (come nel mio Comento Analitico provai, e come il Landino con altri comentatori giudicò ), anche quella prima parte costa di 33 canti.

3) Il Poeta lo avverte in gergo, facendo dirsi da Amore di porre uel mezzo le pa

role esplicative della sua volontà: « Voglio che tu dichi certe parole. queste parole fa che sieno quasi in mezzo.... *); ma falle adornare di soave armonía ». Così appunto indica di rimbalzo la Canzone centrale. (Ed. cit p. 17).

4) I due componimenti in corrispondenza che indichiamo, sono i due Sonetti (e vedine anche le prose esplicative ):

Videro gli occhi miei quanta Pietate. (p. 56) Tutti li miei pensier parlan d' Amore. (p. 20).

*) Nella nostra ediz. della V. N., pag. 18, leggiamo con migliori testi - quasi un mezzo; e vedine la ragione nella nota 31 a pag. 21 e la 3a delle Note aggiunte a

pag. 92. *

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