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(Rossetti ecc. Dalla Conclusione - Esame delle principali critiche al presente sistema d'interpretare. Vol. V, pag. 1625).

Niuno ignora, che il numero nove è detto il numero perfetto, come quello che per

feziona e compie la serie dei numeri semplici. Quindi l'età di nove anni si dice l'ETÀ PERFETTA di chi è rinato a vita nuova, perchè sorge dal NUMERO PERFETTO 1); quindi il MAESTRO PERFETTO dice aver anni nove (come Dante, quando in vita nuova s' innamoro di Beatrice), e di esser egli stesso il numero nove (come Dante in detta vita dichiarò esser Beatrice), e d'appartenere alla LOGGIA PERFETTA, la quale costa di nove individui, appellati nove luci - 2); quindi gli antichi immaginarono nove essere i Cieli 3), nove essere le Muse 4), nove i libri Sibillini - 5); quindi que' libri furon ridotti a tre, perchè radice del nove. Onde un anonimo greco scrisse: « Novem PERFECTUS NUMERUS dicitur, quia ex perfecto ternario fit ». Quindi il quadrato del NUMERO PERFETTO fu denominato NUMERO PERFETTISSIMO, perchè venne riguardato qual perfezione dello stesso perfetto; onde la frase di Seneca: « Consummare PERFECTISSIMUM NUMERUM, quem novem novies multiplicata componunt » (Epist. 58); quindi Dante in quel suo libro eleusino (la Vita Nuova) almanaccò misteri sopra misteri circa quel numero perfetto, il quale moltiplicato per sè stesso produce il NUMERO PERFETTISSIMO, cioè nove via nove; quindi il Petrarca scrisse di quel Sofo, da cui siffatto amore fa detto platonico:« Plato obiit annis aetatis suae uno et octoginta exactis (mira res dictu! ), ipso suo natali die. Magi, qui tunc fortè Athenis erant, immolaverunt defuncto, amplioris fuisse sortis quàm humanae rati, quia consummassel PERFECTISSIMUM NUMERUM, quem novem novies multiplicata componunt » ; quindi Dante scrisse di Beatrice: « Ella si partì in quel« l'anno della nostra indizione, cioè degli anni Domini, in cui il PERFETTO NUMERO era « nove volte compiuto, in quel centinajo nel quale in questo mondo ella fu posta ». (Vita Nuova). Così fu esaurita esattamente tutta la tavola pittagorica, si pel NUMERO PERFETTO, perfezione de' semplici, tanto riguardo a Platone, quanto riguardo a Beatrice - 6); poichè 81 era perfezione, secondo l'età per Platone, secondo il secolo per

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1) « Quel âge avez-vous? Neuf ans, Trèsrespectable. Que signifie le nombre neuƒ? L'âge parfaite d'un Maçon ».

une LOGE PARFAITE.

-

2) « Où avez-vous été reçu maitre? Dans Qui sout ceux qui composent une telle loge? Neuf, designés par les neuf lumières ». (Maçonnerie Adouhir., p. 85).

3) Conciossiachè, secondo Tolomeo, e secondo cristiana verità, nove sieno li cieli che si muovono» (Vita Nuova). « La nona sfera, la nona e l'ultima parte, è PERFEZIONE, fine e compimento di tutta la Commedia, cioè la somma beatitudine »: così scrive il familiare di Dante (Parad. XXIII ). E gran cose di quella nona sfera, PERFEZIONE del suo disegno, ne va il Poeta stesso siguificando.

4) Cieli e Muse s' identificano: « Les neuf Muses, soeurs d'Apollon, nées, comme lui, de Jupiter, sont l'image des sphères célestes, aux quelles préside le Soleil, sous le nom de Musagétes, le directeur des Muses»,

scrive Lenoir nell'opera citata (Vedi sopra, nota 2).

5) Nove libri ne offri dapprima la Sibilla a Tarquinio, ed erano probabilmente corrispondenti alle Muse. Scrive Carlo Bovillo : «Horatius, cùm vellet significare opus supramodum egregium, cecinit: « Caelatumque novem Musis opus »; si caelatum legas opus, sensus erit, in quod Musae omne arrificium suum contulisse, simul videri queat » (Proverbia). Tal' era forse l'opera in nove libri di quella Sibilla Amaltea, che parlava per ambagi, come l'altra di cui Virgilio poetò:

« Talibus ex adyto dictis Camaea Sybilla Horrendas cant ambages, antroque re(mugit,

Obscuris vera involvens. (Aeneid. VI). 6) Dante, il quale attribuisce perfezione a Platone, nota che quel filosofo « vivette ottanta uno anno ». (Convito, Tratt. IV, Cap. XXIV).

Beatrice. Dante dunque (se vogliamo stare alla lettera) volle indicare, che la sua Beatrice nove si partì nell' anno 81 di quel secolo, quando il PERFETTO NUMERO (9) era compiuto nove volte (81) in quel centinajo, cioè nel 1281: Dante (nato nel 1265 ), quando incontrò di giorno e sognò di notte la sua donna, aveva anni 18; dunque ciò fu nel 1283. Ma Beatrice mori nel 1281; dunque Dante incontrava bella e viva per le strade una donna ch'era già nella tomba da due anni; e questa morta ambulante lo salutava, con questa morta amoreggiava, e nell'annunziarla morta due anni prima, la descrive viva due anni dopo - 7).

7) Vedi la nostra Introduzione verso il fine del S. X alla pag. XIX, e gli Scrittori da noi allegati più sopra nei preliminari, come pure i seguenti, che tutti concordano essere avvenuta nel 1290 la morte di Bea

trice. Quali poi fossero le dottrine di Dante intorno al significato allegorico del numero nove, ci pare averne dato retta spiegazione il cav. Scolari nella nota inedita al N.o XIII dell' Append., pag. 115. *

HH

M. MÉRIAN

(Nouveaux Mémoires de l'Académie royale des Sciences et Belles-Lettres. Année 1784, à Berlin 1786 in 4.o - Classe de Philosophie spéculative. Comment les Sciences influent dans la Poésie.

pag. 449).

Dante ante cominciò dal toccare la lira: non diversamente dagli altri suoi confratelli, che non conoscevano altro oggetto di poesía fuorchè l'amore, egli compose de' sonetti, delle ballate, delle canzoni, ovvero odi amorose. Egli era preso d'una fanciulla fiorentina, per nome Beatrice, che provò il dolore di veder morire nel fiore dell' età sua; perocchè Dio, maravigliato delle perfezioni di lei, chiamò a sè questa gentile bellezza, che la terra non meritava più di possedere. I versi ch' egli fece per lei mentre viveva, e dopo la sua morte, sono pieni d'una dolce e tenera sensibilità; essi hanno quel carattere, che gl' Italiani chiamano amatorio, e che molti di loro desiderano, sebbene a torto, nel suo grande Poema.

Beatrice a me sembra infinitamente più amabile nel senso letterale. Egli è certo, che Dante aveva amato una giovine di questo nome; ch'egli avea fatto de' versi d'amore per lei; e che una prematura morte gliel' ha rapita. Senza dunque cercare in ciò maggior sottigliezza, io m'immagino ch' egli ha voluto consacrare la memoria della sua bella, facendole sostenere nella Divina Commedia la figura più brillante.

Non può dubitarsi, che questa Beatrice non fosse un personaggio reale. Suo padre chiamato Folco Portinari, non era il padre della Teología, la quale altronde preesistette da lungo tempo a Beatrice; dimodochè non potrebbe presumersi senza sconvenevolezza, che Beatrice vi si fosse trasformata in cielo. Essa dice Dante amico suo - L'amico mio, e non della ventura - (Inf. II, 61). La sua compagna Lucía le fa premura di soccorrere un uomo, che altra volta l'amò con tanta tenerezza, e si fece poeta per amore di lei : - Chè non soccorri quei, che t'amò tanto, - Che uscio per te de la volgare schiera? (Ibid. 104). Questo poeta medesimo dice, ch' essa è il sole che riscalda il di lui cuore ; e celebra i begli occhi di Beatrice, dove l'Amore lo prese come ad un laccio, riguardando ne' begli occhi, - Onde a pigliarmi fece Amor la corda - (Par. XXV III, 12): quale apparenza che fossero i begli occhi della Teología! Quest' amore non fu neppur

....

uno di que' sentimenti più staccato dall' impressione de' sensi; le bellezze corporee di Beatrice vi aveano altrettanta parte per lo meno che quelle del suo spirito: - Mai non t'appresentò natura ed arte - Piacer, quanto le belle membra in ch' io - Racchiusa fui, che sono in terra sparte - (Purg. XXXI, 50). Oltracciò, rivedendo ella il suo amante nel Paradiso terrestre, gli rinfaccia le sue infedeltà, e mostrasi gelosa di certa Gentucca, amata da lui dopo l'esilio da Firenze (Ibid. 58). E comunque vogliasi par allegorizzare questo rimprovero, facendolo cadere sull' aver Dante abbandonato la Teología, per darsi al bel mondo; non è però men certo che la Gentucca fu una cittadina lucchese, ed una femmina altrettanto vera che la Beatrice.

(Traduz. dell' Editore)

II

M. GINGUENÉ

(Histoire Littéraire d'Italie, continuée par Salf.

Paris 1811, vol. 10

in-8.° - Traduzione dal francese del Prof. Benedetto Perotti. 1823, vol. 2.o pagg. 7 e 29).

L'amor

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amore dettò a Dante i primi versi, ed in ciò somiglia agli altri poeti. Aveva egli nove anni, allorchè vide in una festa di famiglia una giovinetta della medesima età, figliuola di Folco Portinari, da' suoi chiamata Bice, diminutivo di Beatrice, nome che si sovente ripete e nelle sue prose e ne' suoi versi; e concepì per lei uno di quegli amori fanciulleschi, che la consuetudine volge sovente in passioni. Egli descrive in uno de' suoi dettati ed in parecchi carmi le sollecitudini ed i piccoli avvenimenti di cotale primo amore, del quale una morte immatura gl' involò l'oggetto. Beatrice cessò di vivere nell'età di venticinque anni, ed egli la portò sempre nell'animo, e le inalzò nel suo Poema un monumento, che il tempo non potrà distrugger mai......

Le rime della sua giovinezza sono inserite in una specie di romanzo, composto poco dopo la morte di Beatrice, intitolato Vita Nuova, in cui viene narrando tutte le circostanze de' loro amori. Colloca in ordine i sonetti e le altre rime per lei dettate; si fa a dire in quante parti ciascuna di esse è divisa, e quello ch' ebbe in mente di dire nella prima, e quale è il disegno della seconda, ecc. Vedesi in fine che pigliò a fare tale narrazione in prosa colla sola mira d'incastrarvi i suoi versi, e d'innalzare così una specie di monumento all' amata donna. Ma trovando cotale omaggio poco degno di lei, esclama: «Se piacere sarà di Colui, a cui tutte le cose vivono, che la mia vita per сс alquanti anni perseveri, spero di dire per lei quello, che mai non fu detto di ve<< run' altra ». Mantenne la promessa nella sua Divina Commedia; e s' egli è vero che la Vita Nuova sia stata scritta nel 1295 (V. Pelli, Memorie ecc. - ), è chiaro che fin dall' età di trent'anni aveva concepito il disegno del suo Poema, e vi aveva di già posto

mano.

Tra le pitture talvolta commoventi per la loro naturalezza, talvolta anche colorite di uua tinta di melanconía, ch' era lo stato abituale della sua mente, trovasi nella Vita Nuova un sogno, quale ad ogni uomo sensitivo addiviene di avere, allorchè il cuore, pieno di un caldo affetto, imprime nelll' animo dei colori, a seconda di quello che sente, o tristi o lieti. Cotale pittura riuscirà per avventura gradevole, perocchè altri ama di Dante, Vita Nuova. N

somigliare, almeno nelle debolezze, a coloro che per altezza d'ingegno a tutti a gran pezza sovrastano . . . . . . Di questa visione fa l'argomento d'una Canzoue, una delle migliori tra le inserite in cotale opera: Donna pietosa e di novella etate, ecc. Un' altra ancora ch' egli scrisse poco dopo la morte di Beatrice - Gli occhi dolenti per pietà del core ecc., ed alcuni sonetti della medesima epoca, hanno del naturale e del tenero, un tuono di melanconía e di tristezza, ch' egli pare abbia saputo dare troppo meglio che ogni altro poeta, innanzi del Petrarca, alla poesía italiana. Uom resta attonito, in vedendo che alcune figure di stile, alcune fogge affettuose che sembrano create dal Petrarca, erano state dettate lungo tempo prima a Dante da un amore ugualmente verace, e da un dolore per avventura più profondo.

LL

M. SISMONDI

Tra

(De la Littérature du Midi de l' Europe. Paris 1819, vol. 4 in-8.o duzione anonima della parte che concerne all' Italia; credesi di Luigi Rossi. - Milano 1820, vol. 2 in-8.).

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Innamoratosi Dante infin dalla sua prima infanzia di Beatrice, figliuola di Folco Por

tinari, la perdette in età di venticinque anui. Durante tutta la sua vita egli rimase fedele alle rimembranze d' un amore, che già per quindici anni avea favorito tutti gli sviluppi dell' anima sua, e che si era per tal guisa associata a tutti i suoi sentimenti più nobili, a tutto ciò ch' egli trovava di sublime nel suo proprio cuore.

Erano probabilmente già dieci anni che Beatrice era morta, quando Dante, ponendo mano ad un poema che l'occupò sino alla fine della sua vita, assegnò ne' suoi versi il primo posto alla donna ch' egli avea sì tenerameute amata. Immagini divine ed umane si univano in quest' oggetto del suo culto, e la Beatrice del Paradiso si presenta a vicenda o come la più cara delle donne, o come l'emblema della divina Sapienza. Onde il padre della moderna poesía, in luogo di trattar l'amore come aveano fatto gli antichi, vide in esso un sentimento puro, elevato, religioso, che nobilitava e santificava l'anima : niuno di quelli che imitarono l'esempio di lui, rendette mai alla sua amata un omaggio più augusto e commovente (Vol. 1.o, pag. 42).

MM

M. VILLEMAIN

Cours de Littérature française. Littérature du moyen áge en France, en Italie, en Espagne et en Angleterre. Bruxelles 1834, vol. 1, Leçon XIème, pag. 313).

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Avvi un primo scritto di Dante, opera originale, da cui si può scorgere e predire

l'uomo che comporrà il Paradiso, il Purgatorio e l'Inferno ; quest'opera è la Vita Nuova.

È dessa un racconto d'amore; è la confessione d' un poeta, e non soltanto d' un poeta pieno d'anima e di tenerezza, ma d'un poeta ingegnoso e sapiente. Sotto questo rapporto egli porge un contrasto singolare d'entusiasmo e di scolasticismo, che dinota l'uomo ed il secolo.

Trattasi per Dante di nicchiare ventiquattro sonetti da lui composti in diversi tempi per Beatrice. Ogni sonetto ha, per così dire, la propria notizia. Ivi si trova il modo di vivere in Firenze alla fine del tredicesimo secolo verso il 1295. Lacerata dalle fazioni dei Ghibellini e dei Guelfi, non era Firenze nientemeno che una città di galanterie e di feste. Le riunioni di piacere, le passeggiate, le danze, gl' incontri nelle chiese (e in Italia la chiesa era un convegno), sembrano gl' incidenti di quella vita occupata nell'amore. Alle ceremonie de' funerali mescolavansi commoventi usi, simili a quelli della Grecia moderna; e questi erano altrettante ispirazioni, che sviluppavano il poetico ingegno e l'emozione malinconiosa di Dante. Imperciocchè il genio di questo grande poeta non è già soltanto italiano, ma visionario, triste, esaltato; e s' egli fosse meno naturale, lo chiamerei germanico.

Ma ciò che nella Vita Nuova mostra soprattutto l' anima agitata di Dante; ciò che fa vedere, esser egli dominato dalla poetica fantasía, è una lunga narrazione, della quale nulla io vo' togliere: tanto originali ne sono l' espressioni, e bastevoli a farci comprendere il suo genio. Potrà ciò sembrarvi un sogno, una visione, un'estasi? non importa. Se voi ci rinvenite qualche cosa assai straordinaria, affatto estranea ai modi usuali della ragione, avvertite che con un sentimento tranquillo e regolato non si osano concepire le creazioni sublimi della Divina Commedia ; e rammentatevi del detto di Seneca: Nullum est magnum ingenium sinè mixtura dementiae.

Una potente immaginazione, una viva sensibilità, questi due spiriti vivificatori della poesía, non possono arrivare all'estremo, senza qualche volta accostarsi al delirio. Conviene ch'io vi faccia ravvisare quest'uomo di genio, quand' anche doveste credere che quest'uomo di genio fosse un frenetico. (Qui segue una fedele ed animata versione in francese del sogno, che a Dante ammalato rappresenta la morte di Beatrice. Tale narrazione forma il soggetto del §. XXIII della V. N. pag. 47. * ).

Cosiffatta estasi pietosa, questa mistica visione, gli Angeli intrammessi alle memorie di Beatrice; tutto ciò non rivela forse la vera ispirazione della Divina Commedia? Fa egli d'uopo cercarla altrove, e crederla tolta in prestito a qualche favolatore? Non è egli manifesto, che Dante la portava in sè stesso, perfino nella sua febbre e ue' sogni suoi ?

(Traduz. dell' Editore)

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M. FAURIEL

(Revue des deux Mondes. Tome 4.ème, troisième Série. Paris 1834, mois d' Octobre, pag. 38 a 44).

primo avvenimento rimarchevole della Vita di Dante ha forse deciso del suo destino poetico, ed è un tratto della sua infanzia. Vigeva in Firenze un' antica usanza di festeggiare con solennità il ritorno della bella stagione, sul principio di maggio. Per tutte le vie, su tutte le piazze, in tutte le case non v' erano che divertimenti, canti, balli, e liete adu

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