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essendo il testo difficile ed astruso, ogni codice, per quanto sia poco inquinato, rappresenta sempre lievi modificazioni od errori, che facilmente si formavano là, dove la difficoltà dell'interpretare traeva il menante a trascrizioni non ragionate. Anche qui però in piccolissima parte: preferendo, ove la modificazione sarebbe stata troppo arbitraria, l'errore ad una correzione senza base di probabilità. Necessariamente, essendo di fronte ad un numero larghissimo di manoscritti, il lavoro di raffronto non potè essere così minuzioso come se si avesse avuto a trattarne una piccola schiera: non minuzioso anche volontariamente, chè, il numero largo dei codici attestando un lungo lavorio di copisti e di eruditi su le rime di Guido, si verrebbe con un soverchio uso di rapporti scrupolosi a conclusioni probabilmente eccessive. Si veggono infatti alcuni codici, che per la struttura fondamentale differiscono assolutamente, unirsi in alcune varianti tanto speciali da condurre facilmente a raggruppamenti smentiti poi da ragioni più profonde.

Il mio lavoro deve essere inteso nel senso di un com

pletamento a le opere precedenti; per ciò evitai di ripetere tutto quello che di impeccabile era nelle edizioni critiche già fatte publiche; e mi fu massima guida a la precisione coscienziosa il pensiero che una edizione critica deve essere estranea totalmente dal rivelare le maggiori e minori qualità di intelletto e di erudizione dell'editore, deve essere opera obbiettiva assolutamente, non avendo di mira che la purezza massima ed il massimo rispetto dell'opera gloriosa, affidata alle nostre mani. Un mal vezzo della critica odierna è quello di infarcire di una facile erudizione molte opere, che perdono in tal modo d'ogni severità e rapidità e si movono gravi e sonnolente sotto il peso di tanto orpello: la precisione viene scambiata con la sovrabbondanza, la quale presta a l'autore il mezzo di abbagliare gli occhi altrui con una luce ininterrotta di ostentata sapienza. Un grande amore mi trasse a l'opera mia e, cosciente della sua gravità, io tentai d'avere l'intelletto sgombro da ogni piccola ranagloria e da ogni falsa ambizione speciosa.

Non so s'io abbia raggiunto il mio scopo, ch'era di

nome non fi

servo fedele,

far risplendere in tutta la sua purezza l'opera artistica dell'amico primo di Dante, lieto se il mio gurasse nell'opera, che come quello di un che umilmente raccoglie le cose preziose di se non raggiunsi la mèta fu colpa di natura e non di volontà.

un maestro:

Ringrazio qui caldamente tutti gli amici, che mi aiutarono nell'opera mia, con ricerche parziali là, dove il dubbio delle mie prime ricerche mi toglieva la piena sicurezza dei miei passi, ricollazionando per me alcune parti di qualche codice; così ringrazio i miei carissimi prof. Mario Grandi, che rivide per me il Martelliano e Silvio Chitarin, che mi ripetè lo spoglio del ms. della Universitaria di Bologna 2618, quando le occupazioni professionali mi tennero lontano da ogni centro di coltura e di scienza.

Lovere, 27 Giugno 1900.

E. RIVALTA.

I MANOSCRITTI DELLE RIME

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Vaticano: 3214 codice notissimo (1). Fu studiato dal Cittadini, dall'Ubaldini, dall'Allacci e dal Betti (2).

Vaticano: 3213 (3).

Vaticano: 4823. Attraverso l'unica segnatura di 477 carte si scorge che
le primissime hanno traccia di numeri intorno ad 80, i quali dimostrano
come questo fosse un primo fascicolo staccato. La canzone filosofica di
Guido è in questo fascicolo a c. 2.
Vaticano: 3793.

(1) Io non darò la tavola e la descrizione minuta di questi codici se non quando essa sarà difettosa nell'ed. dell'Ercole o il codice non sarà stato a lui noto. Per Va si vegga: Manzoni : « Un canzoniere vaticano Rivista di Filol. Rom. I. 71 e segg. » - Casini « Le rime dei poeti bolognesi del sec. XIII. Bologna, Romagnoli 1881, pag. XIV » De Nolhach « La biblioteque de Fulvio Orsini » Bibl. de l'Ecole de Ha. Etu. Paris, 1887 di pag. 492. Questo codice corrisponde al ro del Cat. Orsini: il quale l'ebbe da Torquato Bembo nel 1582; fu studiato dal Bembo nel 1523 e servi all'edizione 1525 del Novellino. Casini « Giorn. Stor. vol. III pp. 181 ». Vedi Cian, per i lavori d'Ancona, Bartoli, Manzoni, Biagi. « Un decennio della vita di T. Bembo » Monaci.

Stor. vol. II 334. »

1893.

(2) Vedi Pelaez

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« Di un ms. del Novellino » (Riv. Filol. Rom. I pag. 272.) Casini « Giorn.

Torraca << Fatti e scritti di Ugolino Buzzuola » per nozze Casini-d'Ancona

Rime antiche italiane secondo la lezione del cod. vat. 3214 e del cod. Casanatense D. V. 5, collez. Romagnoli, Bologna, 1895.

(3) Corrisponde a. n. 11 del Cat. Orsini. Se ne servi il Carducci « Rime di Matteo di Dino Frescobaldi Pistoia 1866, pag. 7 » Fanfani « pref. a le rime di Cino Pistoia, Niccolai, 1878 p. LXXXXVII ». Secondo una nota dietro il volgarizzamento dei trattati morali di Albertano giudice di Brescia, da Soffredi del Grazia notaro pistoiese fatto innanzi al 1274- Firenze, Allegrini e Mazzoni 1832 pag. 150, Il vat. 3213 è stato descritto dal Ciampi in una lettera a Gaetano Poggiali, Pisa 1809. Il Casini non seppe trovarla (Vedi op. cit.) Il De Nolhach (op. cit.) nega sia copia del Bembo e ammette al massimo sia della gioventù Vedi Renier « Liriche edite ed inedite di Fazio degli Uberti, pag. CCCLIX »; afferma che si. Casini Giorn. Stor. III 162 » lo fa provenire in gran parte da uno dei codici medicei.

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Chigiano: L. IV; 131. Il Casini (op. cit. pag. XXI) lo dice scritto da più mani del sec. XVI.

Chigiano L. IV. 110. L'Ercole affermó che della ballata Perch'io > non vi è che un frammento; invece è

no spero di tornar giammai
intera.

Chigiano: L. V, 176 (2).

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Casanatense: d. V, 5 (3).

Ва Barberiniano: XLV, 47 (4).

Bb

Ma

Mb

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Barberiniano; XLV, 130.

Magliabechiano VII, 9-1108 giá Strozziano

765.

Magliabechiano: VII, 1010 già Strozziano 640 II. II. 40 della naz.

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Magliabechiano: XXI, 85

Magliabechiano: VII, 1041.

Magliabechiano: VII, 379.

Magliabechiano: VII, 1207

Magliabechiano: VII, 1076.

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Naz. di Firenze, II. IV. 250.

è eguale nelle rime di Guido ad Mg.

eguale ad Mk.

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Mp Magliabechiano: VIII, 36 come Mo ha il solo commento della I Canz. Magliabechiano: XXXIV, 6. 1. Non noto ai precedenti editori. È

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ms. cartaceo del sec. XV con legatura in pelle del tempo con fregi, mm. 208X140: scrittura in colonna di mm. 150. Ha per titolo Compendio Theologi». Su la porta: Conti Bonomei 1521... Compendio

(1) Descritto dal Bartsch « Beiträge zu den romanischen literaturen in Lemcke Iahrbuch für rom. und englis. literatur » - Leipzig, Brockhaus 1870 vol. XI pag. 127 Publicazione diplomatica di E. Monaci ed E. Molteni « Il canz. chigiano L. VIII, 305. » Bologna Fava e Garagnani 1877, di pag. 270, Edizione di 62 esemplari estratti dal Propugnatore 1877 - I. II.

(2) A. Pakscher «Giorn. stor. vol. III. pag. 364 e seg. » Il Corbinelli lo raccolse e lo postillò fu comperato a Parigi da l'Ubaldini che morendo lo legò a papa Alessandro VII. Vedi Narducci, « Catalogo dei codici petrarcheschi » Loescher Torino 1874, pag. 19 e 20.

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(3) Vedi M. Pelaez « Rime antiche italiane secondo la lezione del cod. vat. 3214 e del cod. Casanatense d. V. 5 - Collez. Romagnoli, Bologna 1895 ». Casini: op. cit. : Chiappelli : « Vita ed opere giuridiche di Cino - Pistoia, Bracati 1881 » Mazzatinti « Studi di Filologia Romanza I. 330 ». Monaci : « Rime e lettere di Ser Ventura Monaci - Bologna, Zanichelli 1879 ». Casini

<< Giorn. Stor. III. 161 - IV 116 ». Zenatti: «Nozze Levi-Ascoli Ferrara 1813 » Mazzoni : « Nozze Carducci-Gnaccarini Roma, tip. Metastasio 1888. »

(4) Descritto da G. Navone: « Le rime di Folgore da S. Gemignano e di Cene della Chi- Bologna, Romagnoli 1800, pag. XLXV.

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