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IL TRATTATO D'AMORE

I.

Se 'n questo dir presente si contene
alcuna cosa che sia contra onore,
la qual per vizio sia del dicitore
over de la sentenza com s'avene,

i' prego quei, nel cui cospetto vene,
che ciaschedun proveggia per amore
como seguito i' aggio a ciascun core'
lo su' voler, dicendo gioia e pene

vertude e vizio come m'à mostrato,
per sadisfar ciascun nel su' disio
mantenendo maniera di servire.

E, se in ciò mespreso aggio nel dire, * in verità, secondo il parer mio, cortese fallimento è ciò istato.

Mesprendere ingannarsi - provenzale ed antico francese: mesprendre.

II.

Se unqua fu neun, che di servire
acconcio fosse ben lo suo volere
a ciaschedun secondo su' podere,
si son' io un di quei che v'à 'l desire
e ch'amerei innanzi di morire

che di nò dir, faciendone spiacere
di cosa, in ch'io potesse mantenere
l'amico a me senza farlo partire:
si ch'ubbidir talora mi convene

però di dir che non m'è bene in grato:
ma 'l fo per la ragion davanti detta.
Onde se non è l'opera perfetta,

tutto ch'i' non mi sia però scusato,
ricordo 'I fallo ch'i' conosco in mene.

*Forma toscana per: me.

*

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* Somonare: chiamare, invitare, prescegliere. Ant. francese: semoner

derno semondre.

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IV.

Amico mio, per dio, prendi conforto in questa tenebrosa val mondana, mentre che ci dimori, e vieni a porto in qual maniera far lo puoi più sana:

nè non ti lamentar già d'alcun torto che ci ricevi, nè ti paia istrana cosa ch'avvenir veggi, ma accorto dimora de la ria farti lontana.

Che questo mondo fue cosi chiamato da la scrittura che santi trovaro, che non ci vien neun, si sia beato, ch'assai lo stallo no li sembri amaro: onde se ci ti senti tu gravato

in pace i ti comporta ch'i lo' mparo.

V.

I' vivo di speranza e cosí face

ciascun ch'al mondo vene, al mi' parere;
e, poi mi veggio compagnia avere
di tanta buona gente, dommi pace.

Tuttor aspetto e l'aspettar mi piace,
credendomi avanzar lo mi' podere:
cosi segue ciascun questo volere
e 'n si fatto disio dimora e giace.
Ma tutta volta ci è men tormentato
quei che si sape acconcio comportare
ciò che ne lo sperare altrui avene.

Non dich'io questo già certo per mene,
chè 'n nessun tempo l'ò saputo fare,
e s'or l'apprendo, l'ò car comperato.

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VI.

Chi vuole aver gioiosa vita intera
fermisi bene in amar per amore,
ed aggia canoscenza dritta e vera
senza partir da ciò su cor null'ore;
ma solo guardi che sia la matera

tal, che per fine non segua dolore,
e che partendo e stando già non pera
che d'esso non sia nato bon savore:

Non tegno amor già quel che fina* male,
ma volontà villana ed innoiosa

per sol seguire al vizio mortale.

Ma tegno amor che val sovr'ogni cosa
quel, ch'ama il corpo e l'alma per iguale,
ricchezza e povertà, qual venir osa.

* Provenzale : finar - ant. francese: finer. Nel significato di: finire.
** Innoiare dal latino basso: inodiare.

VII.

Molto m'è viso che sia da blasmare *
chi puote e non tener vuol buona via
e chi più crede un falso lusingare
ch'un dolce amaestrar di cortesia.

E anche più chi non sape acquistare
e l'acquistato perde a sua follia,
e lascia quel che doveria pigliare,
e prende ciò ch'onn'altr'om lasceria.
E sovre tutto i' blasmo forte ancora
chi, per su' ngiegno, di leale amico
fa che nemico sempre li dimora.
Ormai 'ntenda chi vol ciò ch'i' dico
e' mpari senno chi bisogno fora.
Se no li piace indarno mi fatico.

* Provenzale : blasmar - ant. francese: blasmer.

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