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UBA Universitario bolognese 1289 (1).

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Cap1
Cap2

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Universitario bolognese 2448 È una copia del Bartoliniano.
Universitario bolognese 2618 (2) di più mani del sec. XVI, non

noto a l'Ercole.

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Capitolare veronese CCCCXLV (3).

Capitolare veronese 824 (4). Non noto a gli editori precedenti. Ambrosiano O. 63. di questo codice l'Ercole non vide oltre a gli altri anche i sonetti :

I' vidi li occhi dove amor si mise

Se vedi amore assai ti prego, Dante

di cui il secondo adespoto, come è adespoto anche il sonetto:

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(1) È composto di vari fascicoli come appare da le varie antiche numerazioni oltre che dal mutamento delle scritture. Da f. 1 a 48 un primo fascicolo con rime di Guido: fra queste due gruppi di sonetti in relazione con Va: il secondo anche per l'ordine :

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Seguono due fascicoli che nulla contengono del Cavalcanti. Poi da f. 135 a 139 un altro fascicolo con rime di relazione con l'a: ma variamente ordinato. Quindi le ballate in gruppo a parte, di cui la prima è pure in relazione con l'a, avendosi però questo schema:

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Un intervallo per rime del nostro ed infine l'ultimo gruppo di sonetti in questa relazione :

UBa - 1. 2. 3. 4. 5. 6.
Cc - 1. 2. 3. 4. 5. 6.

(2) Lamma: « Propugnatore, N. S. vol. VI » R. Renier: « sonetti del Pistoia di testi inediti o rari N. 2 ».

Biblioteca

(3) Casini « Giorn. stor. IV, 123 e seg. ». Il Giuliari ne fece la descrizione nel « Borghini » giornale filologico di Firenze.

(4) Marchesini - Di un cod. poco noto di antiche rime italiane - Zeitschrift für roman. phil. vol. X. (5) P. Papa: Conti dei Cavalieri antichi - Torino, Bocca 1884 (Estratto dal Giorn. Stor. III. 8). Ringrazio publicamente e di tutto cuore la cortesia squisita dei sigg. Conti Martelli che mi facilitarono in ogni modo l'esame di questo ms. che tanta importanza acquista da la discussione critica per questa edizione.

Par1

Nazionale di Parigi 554 (7767) (1) - Copia non totale della raccolta

aragonese.

Par2 Nazionale di Parigi 7778 (2) del sec. XIV. - Cartaceo in foglio.
Appartenne a Tommaso Alderotti cittadino fiorentino ghonfalone

ha circa la stessa contenenza di Rm ed Le.
Nazionale di Napoli XIV. D. 16

Nap
Cors

-

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Berg Comunale di Bergamo D. V. 35

(3)

› ed

L'esame delle stampe, fatto dal prof. Ercole, si può dire completo. Noi terremo, più che tutto, conto di quelle edizioni, in cui apparvero rime inedite, facendone uno studio nella discussione critica: le edizioni cioè: Giuntina, del Corbinelli, del Biscioni, del Serassi, del Cicciaporci e dell'Allacci.

(1) Vedi i cataloghi della Nazionale di Parigi del Marsand e del Mazzatinti. - Vedi anche

Renier: «Giorn. stor. vol. VI, pag. 402 ».

(2) Cataloghi Marsand e Mazzatinti, cit.

(3) Non hanno importanza critica, non essendo che copie di quella raccolta Bartoliniana che

e pure rappresentata da UBb ed M'c.

LE RIME ORIGINALI ED APOCRIFE

Giustamente osservò nell'opera sua l' Ercole (1), relativamente a molte rime attribuite al Cavalcanti, che esse devono essere ritenute come spurie, ricercando invece per altre o testimonianze esterne o ragioni intime che ne convalidassero l'autenticità. Onde io mi terrò soltanto a discutere quelle, su cui rimaneva alcun dubbio od a portare qualche nuovo argomento in aiuto a le sue asserzioni. Delle tre canzoni date da S non si può tenere alcun calcolo: di quelle date da M'e la canzone:

Virtù che 'l ciel movesti a si bel punto

si trova in Pd Lk Mq ed ha in questi due ultimi la rubrica: Chanzon morale fecie Ghuido Chavalchante da Firenze in lodando lo 'mperatore. Osservò bene

il Ronconi (2) che l'invio appare posteriore di un secolo almeno.

Si deve anche tener conto che se M'a la porta insieme con la canzone; Alta virtù che si ritrasse al Cielo nè l'una nè l'altra si riprodussero in M'b che con M'a ha tanta relazione. La canzone: Sempre a felice sua salute intende sembra una imitazione pessima e tarda dei sentimenti del dolce stil nuovo; è di poeta che si diletta di ragionare e gode delle sue parole: questo mai fece Guido. Lo stesso Ronconi afferma riferirsi la canzone: Il moto il corso e l'opra di fortuna - a la battaglia di Monteveglio avvenuta il 15 novembre 1325 ed a la prigionia di messer Malatestino nel castello di messer Passerino, signore di Mantova (3): e con lui pure io credo che il Malatesta, a cui è indirizzata la

(1) Le rime di Guido Cavalcanti - Giusti - Livorno, 1885, pag. 204 e segg.

(2) Prop. vol. XIV: Nota su Guido. Dell'amore in Bernardo da Ventadorn ed in Guido Cavalcanti.

(3) G. Villani, IX, 226, Croniche.

canz.: E s'el non fosse il poco meno e il presso

non sia, come l'Ercole stima, M. Malatesta figlio di Pandolfo, ma Ferrante di Malatesti d'Urbino che nel febbraio del 1324 condusse la taglia di Toscana contro gli aretini (1): trattasi in ogni modo sempre di personaggio del secolo XIV. La canz.: L'ardente fiamma della è tutta un arzigogolo sopra due potenze nemiche che tolgono la deliziosa vita, ed una preghiera ad una dolce figura

fera peste

che mossa da virtù mi sarà forte
d'umana vita o di compiuta morte.

Nella canz.: Cotanto è da pregiar ogni figura

si avrebbe la preoccupa

zione di un erroneo antropomorfismo d'amore, chè il poeta rimprovera certa grossa gente » che

amor fa cieco andar per lo suo regno

narrando che 'l conduce vita umana.

Dante nella Vita nova ricorda il rimprovero delle persone grosse > ai simboli e sostiene essere lecito ai poeti far parlare le cose inanimate e gli accidenti << come fossono sustantie »; pur che poi il simbolo possa essere risolto. Alcuni non sanno far ciò e: questo primo mio amico ed io ne sapemo

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ben di quegli che così rimano stoltamente.

Ora come Dante avrebbe citato il

nome del Cavalcanti a questo proposito se questi avesse scritto:

Cotanto è da pregiar ogni figura

quant'ella mostra in forma ed anco in atti,

pura sembianza del suo naturale. - ?

Veniamo quindi, escludendo tutta questa serie di canzoni necessariamente apocrife, a le due ballate :

Io vidi donne con la donna mia,....

Sol per pietà ti prego giovinezza...........

su cui l'Ercole aveva lasciato alcun dubbio, e prendiamo ad esaminare la seconda. Ad ambedue Ca dà la rubrica : Guido Cavalcanti et Jacopo e la seconda si trova pure in Ra, Ashb. 763, Bart. (M'c. UBb. Nap. Cors. Berg.) Cb. Lc. Pa. L'esame di questi codici fa che si unisca Pa come dipendente da Le, il quale a sua volta discende da una fonte parallela a Ca, onde la sua attribuzione della ballata a Guido, dipendente forse da una eguale attribuzione della sua fonte o, più probabilmente, da l'opinione che ne ebbe il raccoglitore, Lorenzo il Magnifico. Cb contiene la ballata nella sua seconda parte, la quale mostra di discendere pure dal gruppo parallelo ad Lc, con il quale o si unisce

(1) G. Villani: op. cit. IX 286.

completamente o rivela fonti affini, pure parallele a Ca. Ricordano il testo del Bembo o Brevio tanto Ra, di cui è parallelo Ashb. 763, quanto Bart, il quale ha la rubrica - dal testo del Brevio, che non è data da Ra. Basti precisare al nostro scopo che ambedue questi codici sono sempre in relazione con i gruppi discendenti da Ca, perchè questa ballata è contenuta da Ra in quella sua parte comune con Bart, che è sempre in relazione con Ca; e Bart (1), appare sempre corretto su Ca da lezioni parallele al gruppo di Le e simili: il chè avviene anche in questa ballata. Resta quindi autorità originaria Ca con il dubbio della sua rubrica doppia. L'Ercole lanciò l'ipotesi che il menante di Ca trovandosi dinanzi a rime di Jacopo fra le rime di Guido le ommettesse stimandole indegne: perchè allora le avrebbe trascritte in altro luogo del codice (2)? Esaminiamo invece queste rime del fratello di Guido e cerchiamo se vi sia relazione alcuna in esse con questa ballata (3). Una relazione di rime è con il sonetto che sta a f.o 84b;

BALLATA:

cagla, battagla, tagla, vagla, scagla, sagla,

SONETTO:

valgla, chalgla, talgla

e ciò non è senza importanza, specialmente trattandosi di poeta non sovrano, al quale dovevano con ogni probabilità ricorrere a la mente le stesse rime con perennità monotona. Si noti ancora:

BALLATA:

Tu vedi ben che l'aspra conditione

ne i colpi di colei ch'à in odio vita

mi stringe in parte ov'umiltà si spone.

(1) La ballata si trovava anche nel Pucciano ricordato dal Fiacchi nella libreria Ashburnam - Libri 479 (Vedi : Casini Giorn. Stor, vol. III, pag. 161-91) L'Ashburnam 479

discendente di Bart.

a

sie

(2) Fogli 84.b 85.a

(3) Tale la lezione di Bart, fatta su gruppi simili ad Lc corretto su Ca.

Sol

per pietà ti prego giovinezza

che la dichiesta di merzè ti caglia

poi che la morte ha mosso la battaglia.
Questa dischiesta anima mia si truova
si sbigottita per lo spirto torto
che tu non curi anzi sei fatta pruova
et monstri bene sconoscenza scorto.
Tu sei nimico ond'hor prego colui
ch'ogni durezza muove, vince et taglia
che anzi la fin mia monstri che vaglia:
tu vedi ben che l'aspra conditione
ne i colpi di colei c'ha in olio vita
mi stringe in parte, ov'humiltà si spone,

si che veggendo l'anima ch'è in vita

di dolenti sospir dicendo volta

ch'io veggio ben' com' il valor si scaglia
dhe prendine mercè sì ch'in te saglia.

a

l'esperto

con vita

pure un

di dolorosi spiriti dicendo volta ch'io veggio che 'l prendati

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