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chiusa al culto pubblico, quelle ceneri gloriose potrebbero riposar più convenevolmente, che, nella storica Cattedrale di Viterbo di recente splendidamente restaurata per cura del Rmo, capitolo. e dell' Eminentissimo Cardinale Serafini, allora Vescovo di Viterbo. Accanto a Giovanni XXI e ad Alessandro IV, giacente tuttora sepolto in terra, senz' alcun monumento, si potrebbero collocare i resti mortali di Clemente IV, già tumulato in S. M. dei Gradi dei Predicatori e di Adriano V e di Vicedomino Vicedomini, presunto Papa Gregorio XI, (per un sol giorno), e collocarli ivi insieme ad ornamento della Cattedrale ed a sicuro riparo da nuovi attentati. Il Municipio, il quale vantò già i suoi diritti sulle tombe dei papi si persuada che le tombe formano una proprietà, e di quelle dei pontefici ne è proprietario il Papa.

Se a taluno fra noi poco importa la conservazione di quelle tombe, e dei resti mortali in esse racchiusi, ciò bene interessa a quanti in Italia e fuori, cattolici ed ebrei, protestanti e scismatici, hanno a cuore i monumenti, sopra i quali si basa la Storia. Se son pregevoli i mausolei ogivali, e sono degni di figurare nei musei, maggiormente sono degne di venerazione e di conservazione le ossa di coloro, che, in epoche infauste quando i Cesari Tedeschi tenean serva l'Italia sotto il loro ferreo giogo, osarono, quasi inermi, sfidarne l' immane potenza, e suscitare in Italia una gloriosa schiera di eroi e di guerrieri e di statisti."

Politicamente l'illegale reperizione della tomba del papa fu una nuova e terribile ingiuria alla Santa Sede, proprietaria di quella. Fu una nuova violazione della famosa legge delle guarentigie papali.

È ben vero che il governo Italiano non vi ebbe alcuna parte, e si adoprò attivamente per risarcire il danno seguito dal triste fatto senza però finora far conoscere i resultati delle due inchieste con pubblicarne i documenti.

Ma in ogni modo non dee forse il Governo vegliare sopra l'operato dei Municipii ?

O siamo di nuovo tornati ai bei tempi, dei quali cantò l' Allighieri che

Le terre di Italia tutte piene

Son di tiranni, ed un Marcel diventa

Ogni villan che parteggiando viene.
Purg. c. VI.

Provveda il governo affinchè ora al danno non si aggiungano le beffe, e la inchiesta inviata sul luogo non abbia ad avere risultato illusorio rimanendo a giacere negli scaffali senza che ne siano resi noti i risultati,

Provveda a tutelare, contro uguali attentati, le altre tombe dei Papi che sono oltrechè fra noi ed in Roma, in varie città d'Italia, a Pisa, in Firenze, a Salerno, a Ferrara, a Perugia, a Napoli, all'Aquila, a Bologna ecc., affinchè non si abbiano a deplorar nuove offese al sentimento religioso e morale.

La soprintendenza dei monumenti sacri almeno curi l'esecuzione delle deliberazioni dei Commissarii, e non manchi di far ottenere a quella città gloriosa (che resistè nei tempi di mezzo ad Enrico IV, al Barbarossa ed a Federico II, e fu, per quasi un secolo frequentemente, stabile dimora, e sicuro asilo, nelle fazioni di Roma, ai Pontefici profughi per opera dei Ghibellini), la manutenzione di questi monumenti formando essi il suo vanto la sua gloria e la prova della sua medioevale importanza.

Da quindici anni si attende invano la conservazione ed i restauri di tante opere d'arte pregevoli, già esistenti nelle chiese e nei conventi, entro e fuori la città di Viterbo.

È superfluo ricordare i pregi storici ed artistici di quei mo

numenti. Vi sarebbe materia da scrivere molti volumi.

Furono chiuse al culto pubblico varie chiese, storiche e monumentali ed a quanto si assicura con immenso dispendio e con nessuna utilità pratica: quanto prima si cercherà di affastellare, nella crociera trasversale della chiesa di S. Francesco, già dei Minori Conventuali, od alla Verità i quadri migliori, tolti alle chiese chiuse al culto, per formare un museo Municipale.

Dio faccia che i superbi Mausolei del Cardinale Marco da Viterbo, Landriano de'Capitani, Vicedomino Vicedomini e del Papa Adriano V, i quali ora nella detta crociera grande di S. Francesco si ammiráno, non abbiano un giorno a subir la stessa sorte dei Mausolei di Clemente IV e della famiglia Di Vico, già esistenti in S. M. dei Gradi e venir traslocati altrove. Se nelle altre città d'Italia si ha cura, dai cittadini, di conservare i monumenti della storia patria, il Governo (avendo presso il Ministero dell'Istruzione Pubblica un ufficio apposito per la conservazione dei monumenti nazionali) tuteli questi monumenti, nei luoghi, almeno, come tra noi, ove poco od affatto se ne ha cura, contro le ingiurie del tempo e gli attentati dei vandali.

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CAPO III.

Vicende della tomba di Clemente IV.

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Dopo avere nel precedente paragrafo, deplorata l'illegale ricognizione del mausoleo di Clemente IV, qui brevemente narrerò le vicende che quel famoso sepolcro, fino all'odierna traslazione, ha subito. Ricorderò appresso con brevi cenni, la vita, il pontificato e le virtù di detto Papa e gli scrittori, che ne illustrarono il regno e le gesta. Narra Tolomeo Lucense, (ap. Murat. XI. p. 1161. In festo B. Andreae (Clemens IV) migravit ad Dominum, sepultus honorifice in ecclesia fratrum praedicatorum Viterbii» e Nicolò Trivet: (Annal. fol. 273) A praesente saeculo migrans (Clemens IV) Viterbii moritur et ibidem in fratrum Praedicatorum ecclesia tumulatur; » e S. Antonino (Chron. ap. Papebroch in Conatu) pure scrive: «Sepultus est, Clemens IV Viterbii, ubi tunc curia residebat, in ecclesiam fratrum praedicatorum, ubi ipsemet sibi elegerat sepulturam, sed de facto translatus est ad ecclesiam Cathedralem, ad voluntatem quorumdam. Postmodum, dictante justitia, per successorem Pontificem restitutum est corpus ipsis fratribus, et ante capellam majorem in latere honorifice, ut patet, collocatum » Amalrico Augerio (Hist. Pont. Rom. ap Eccard. I. col. 1782.) nota: « Clemens post multas tribulationes apud Civitatem Viterbien. in vigilia B. Andreae Apli. ad Deum migravit et in ecclia praedicatorum a clero et populo honorifice fuit cum magnis lachrimis et suspiris ipsorum sepultus, anno a nativitate Dni MCCLXVIII. >>

Appena defunto Papa Clemente IV ai 29 Nov. 1268, dopo aver dichiarato di voler esser sepolto in S. M. di Gradi, per lo amore che professava ai frati predicatori, in riguardo al gran concetto di Santità nel quale era tenuto, come risulta dalla testimonianza degli Autori da me allegati, il popolo in gran folla si recò a venerarlo ed i Canonici della Cattedrale di S. Lorenzo si studiarono di far tumulare nella loro chiesa il cadavere del Papa defunto. Protestarono solennemente i frati domenicani, che essendo quel

sacro deposito ad essi affidato non dovea arbitrariamente loro eszer tolto. Ciò nullamente il corpo di Clemente fu desumato, mentre i Cardinali avevano ordinato all' Arcivescovo di Narbona di far scolpire un mausoleo marmoreo per racchiudervi le ceneri di lui, consigliando i contendenti a tumular provvisoriamente in luogo neutro il detto cadavere, cagione involontaria di lungo litigio, delegando il Collegio Apostolico a giudici della vertenza i Cardinali Guglielmo de Bray, Francese Prete del titolo di S. Marco ed Uberto D' Elci di Siena, Diacono di S. Eustachio. Nella sede vacante, dovendo i Cardinali, nei due anni e più che durò, attendere all'elezione del pontefice, sembra che non riuscirono a comporre la lite nè poterono decidere la questione, lasciando le cose nello statu quo ante conflictum. Però in quel frattempo audacemente, come sopra ricordai, non solo i canonici fecero disseppellire i resti mortali del Pontefice e trasferirlo in Cattedrale ma vi trasportarono ancora l'avello, iniziato ma non ancor terminato dagli artefici, ed ivi fattolo compiere vi riposero la spoglia di Papa Clemente. Il quale, tribolato in vita, sembra neppur dopo morte sia lasciato in pace neila requie ai giusti concessa. Non cessarono intanto i frati di Gradi dal muovere alti lamento contro l'arbitrario procedere dei Canonici di S. Lorenzo, e non contenti della sentenza emanata dai due Cardinali suddetti, da me riprodotta più innanzi (Docum. XLI. pag. 112) appellarono direttamente al nuovo Papa Gregorio X. appena fu eletto, supplicandolo che rendendo loro giustizia, secondo l'ultima volontà espressa dal predecessore, ne facesse tumular la salma in S. M. di Gradi. Non potè o non sembrò a Gregorio opportuno di decider egli la lite, ma ne incaricò il Cardinale Riccardo Annibaldeschi della Molara, Benedettino, Diacono di S. Angelo perchè alfine sentenziasse in proposito. Esaminate le ragioni delle due parti il Cardinale inappellabilmente pose termine al litigio pronunziando esser tenuti i Canonici a restituire i resti mortali di Clemente IV ai Domenicani. Quelli rifiutarono recisamente di ubbidire e Gregorio, dimorando allora in Lione, diresse al Cardinale suddetto sei epistole dandogli piena facoltà di costringere con le censure ecclesiastiche l'Arciprete ed i Canonici di S. Lorenzo ad ubbidire ed ottemperare alla sentenza, passata omai in re judicata. Finalmente, solo dopo sette anni dalla morte di Clemente, nel 1275 i domenicani ottennero di nuovo il corpo di Clemente IV che circa il 1276 sembra fu, insieme al monumento, trasferito di nuovo in S. M. di Gradi, ove rimase fino al 16 Maggio 1885, nel quale giorno, come è noto, senza seguir le norme prescritte all' uopo dai S. Canoni, il mausoleo fu illegalmente

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