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invasori. Nei momenti difficilissimi, che seguirono al mutar del Governo, Mons. Serafini seppe serbarsi all'altezza del suo ufficio. Schivò i contrasti, i fanatici, le inimicizie, i pettegolezzi. Prudentissimo, si giovò del suo naturale taciturno. I suoi libri e le cure pastorali ne assorbirono l'indefessa attività. Non mancò giammai ai suoi doveri, ma seppe compierli senza imprudenze. Furono espulsi per tumulto di piazza i benemeriti Gesuiti ed i Fratelli delle Scuole Cristiane. Furono chiuse, in seguito, le Chiese di S. Francesco, di S. Giovanni Battista dei Carmelitani, di S. Paolo' e di S. Antonio dei Cappuccini, di S. Pietro de' Padri della Penitenza, di S. Maria del Paradiso dei Minori Osservanti, oltre a quelle di S. Maria dei Gradi e dei santi Giuseppe e Teresa, poi trasformata in aula della Corte d' Assise. Protestò contro questi atti anticristiani, compiuti sotto gli auspici del Municipio, ma senza ostentazione. Quantunque fosse per indole poco favorevole agli ordini rappresentativi, incoraggiò i Cattolici ad accorrere alle urne amministrative e finchè fu egli Vescovo seppe conservar la concordia, e quasi ogni anno conseguir la vittoria nelle elezioni. Curò di ottenere che alcune delle chiese chiuse fossero dichiarate parrocchie, ed affidate al clero secolare, ma trovò opposizione nei religiosi, tenacissimi propugnatori dei loro privilegi, non consentendo il Governo ed il Municipio cbe l'uffiziassero i Regolari. Allorchè fu eretta fra noi una Loggia Massonica molto si adoperò a riparare il grave danno da quella prodotto ed ebbe la consolazione di saperla presto disciolta, per dissensioni nate fra i suoi stessi affigliati. Consacrò di nuovo la Chiesa di S. Maria della Visitazione, interamente restaurata. Diresse le scritture legali, a difesa del Seminario, nella lite contro il Comune ed ottenne splendida vittoria. Eresse nuovamente nel Seminario un Collegio Convitto, che dopo il 1870 si era dovuto chiudere, aprendovi scuole pareggiate alle Governative dirette dal clero. Le sue omelie, e le sue lettere pastorali, nonchè le decisioni Rotali, Coram R. P. D. Serafini, meriterebbero di essǝre riunite in distinti volumi a ricordare la sua erudizione e lo zelo pastorale, dal quale fu animato nei dieci anni che resse queste due Sedi. Soccorse i poveri, ma senza farsene avvedere, per meritarsi fama di limosiniero, come ne ammaestra il Vangelo. Calunniato nella fama con libello, insieme ad altri dignitarii integerrimi, da uno sciagurato sacerdote, con sentenza del tribunale, confermata in appello, ottenne condanna del colpevole alla prigionia, alle spese e ad ammenda pecuniaria, insieme ai complici in quel reato, con dichiarazione d'insussistenza dei fatti, esposti per veri. Curò i buoni studii nel Seminario, quantunque

per la coattiva conversione dei redditi ne scarseggiassero i mezzi. Contribuì nei 1878 ai restauri sontuosi, operati a spese del Capitolo nella Cattedrale. Pio IX ai 12 Marzo 1877 lo creò e pubblicò Cardinale dell' ordine dei Preti ed ai 20 Marzo, seguente, gli conferì il titolo di S. Girolamo degli Schiavoni. Fu annove rato alle Congregazioni Cardinalizie dei Vescovi e Regolari, Concilio, Cerimoniale, e Riti, ed in seguito anche alle altre di Propaganda, Disciplina Regolare, Indulgenze e Reliquie, e della Propaganda per il Rito Orientale. Dopo due anni, non confacendosegli troppo il nostro clima alla salute, con rincrescimento, rinunziò le due Sedi. Nella partenza da Viterbo ricevette molte prove di stima. Le famiglie distinte, il clero, ed il popolo si rammaricavano di perdere in lui un Vescovo amato. Alcune deputazioni del clero e delle Società Cattoliche lo accompagnarono fino alla Stazione di Orte. In Roma si applicò nelle Congregazioni, ove il suo voto è riputato. Sette lustri di tirocinio prelatizio lo resero abilissimo nelle pratiche della Curia Romana. Nel 1884 Leone XIII, al conclave del quale intervenne, lo nominò Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Papale di Giustizia, ed ai 30 Luglio 1885 lo promosse alla Prefettura della S. C. del Concilio, della speciale per la revisione dei Concili Provinciali e della Immunità Ecclesiastica. Recentemente seppe nuovamente rendersi benemerito della città nostra implorando ed ottenendo dalla munificenza del Regnante Pontefice che la reperizione e ricognizione, nonchè il trasporto del mausoleo marmoreo di Papa Giovanni XXI in Viterbo si potesse effettuare dall' autore di queste memorie, d' ordine ed a spese della Santità Sua, la quale elargì a questo scopo un generoso sussidio. Il Capitolo della Cattedrale, con nobilissimo indirizzo, ne espresse al S. Padre ed all' Emo. suddetto i più vivi ringrazia. menti (1).

(1) Di questa udienza furono riferiti i particolari seguenti nella Civiltà Cattolica (Quaderno del terzo Sabbató di Aprile 1886) e nell'Unità Cattolica di Torino N.o 64 1886, 17 Marzo.

<UDIENZA PONTIFICIA.

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La Santità di N. S. Papa Leone XIII si degnò ricevere, nella mattina dell' 11 marzo in udienza particolare, presentato e dall' Emo. e R.mo Sig. Card. Serafini prefetto della S. C. del Concilio e già Vescovo di Viterbo e Toscanella, il Cavaliere di Giustizia Francesco Cristofori, del Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano e lo incaricò di curare a sue spese e per suo comando la ricognizione delle tombe dei Papi Alessandro IV e Giovanni XXI, esistenti nella Cattedrale di Viterbo e di trasferirvi il monumento marmoreo, eretto a quest' ultimo Fontefice dal Duca di Saldanha, opera del defunto scultore Filippo Gnaccarini, del quale mausoleo fu umiliato al S. Padre il disegno. Si compiacque l'augusto LE TOMBE DEI PAPI IN VITERBO 18

Nel concistoro dei 27 Febbraio 1880, senza vacanza delle Diocesi, ne fu preconizzato Vescovo Monsignore Giovanni Battista Paolucci, allora Arcivescovo titolare di Adrianopoli ed Amministratore Apostolico della Sede Vescovile di Perugia, ritenuta dal Pontefice Leone XIII. Nacque il Paolucci in Saltara piccolo comune della diocesi di Fano, di onesta famiglia, ai 15 Nov. 1833. Furono suoi Genitori Angelo e Teresa Marini. Studiò Lettere e Filosofia nel Seminario di Fano, quindi fece i Corsi Filosofici, Teologici e Legali, riportandone diplomi di laurea nel Pontificio Seminario Provinciale Pio. Attese pure a studii filologici, dedicandosi alle lingue classiche ed all'Archeologia sacra e profana. Fu prescelto a fare un discorso per l'immacolata Concezione innanzi al Papa Pio IX. Venne ascritto come socio a varie Accademie, ed una ne eresse nel Seminario di Viterbo col nome di Accademia Leone XIII. Ebbe in Fano gli ordini minori ed in Roma i sacri fino al Sacerdozio. Di ritorno in Fano divenne Canonico di quella Cattedrale, indi Arcidiacono ed anche Vicario Generale dal 1871 al 1876. Fu Lettore nel Seminario diocesano di S. Scrittura e di Teologia. Da Pio IX nel Concistoro Segreto dei 28 Gennaio 1876 fu preconizzato Vescovo delle Diocesi unite di Sutri e Nepi. Ai 15 Luglio 1878 fu traslato alla Sede titolare Arcivescovile di Adrianopoli e deputato amministratore Apostolico di Perugia, d'onde, con ritenzio. ne del Titolo Arcivescovile, fu trasferito alle Sedi residenziali unite di Viterbo e Toscanella. Nel 1884 fu (nominato amministratore Apostolico dell' Abbazia Nullius di S. Martino al Monte Cimino. Visitò due volte le Diocesi ed ora iniziò la terza visita. Nel 1885, come notai, rappresentò la S. Sede quale Delegato Apostolico nella traslazione delle ceneri di Clemente IV dalla chiesa di Gradi all' altra di S. Francesco.

Col presente termina la serie dei Vescovi di Viterbo, dei quali mi parve opportuno dare un breve cenno trattando della cattedrale, per completare il Bussi, il Turriozzi, il Moroni, il Marocco, l' Ughelli, il Cappelletti, ed il Coretini (Gaetano), che

Pontefice d'incoraggiare il suddetto suo Cameriere Segreto soprannumerario di Spada e Cappa con parole di benevola approvazione e soddisfazione, per l'illustrazione fatta dal medesimo, coi tipi di San Bernardino in Siena, delle Tombe Papali che sono in Viterbo. Benedisse l'autore e l'editore, che è l' Illmo. e Rev. Mons. Leopoldo Bufalini, Cameriere Segreto soprannumerario e Canonico onorario della Cattedrale di Viterbo, e confortò il Cristofori a proseguire negli studi storici, che da molti anni ha intrapreso nella Biblioteca e negli Archivi Vaticani,

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l'aveano fino ai loro rispettivi tempi condotta. Il Catalogo cronologico di detti vescovi già è riprodotto in questo libro, insieme a quello degli Arcidiaconi, e quivi aggiungo quello degli Arcipreti della Cattedrale medesima (1) affinchè ne rimanga perenne memoria,

(1) Serie (incompleta) degli Arcipreti della Chiesa Cattedrale di Viterbo, dei quali si ha memoria (Mss. Arch. Cathedr. N.o 33).

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Anno di G. C. 850, Bertrando. 875. Gerardo.

- 1134. Egidio. — 1150. Azone.

1174. Giovanni. (Lacuna nelle fonti storiche dal 1174 al 1244). - 1244. Gugliel1257. Bartolommeo. 1283. Angelo. 1327. Giovanni. 1356. Sacco Giovanni Giacomo.

mo.

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(Lacuna dal 1283 al 1327).

1367. Daniele. (Lacuna

dal 1367 al 1443). 1443. Pietro. 1458. Battei Giovanni.

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al 1602, nel qual periodo, senza indicazione di anni sono, notati i seguenti). — Fabio Spiriti, Nobile Viterbese. Tuccin aldi Domenico, Viterbese. Scotti Domenico (poi eletto Vescovo di Temoli), Viterbese. Bussi Mutio, Nobile Viterbese. - 1602-1611. Masini Giovanni Lorenzo, di Monte Fiascone. 1611-1643. Vanni Timoteo, Nobile Viterbese. 1643 (?) Gramineo Camillo, di Bassanello di Orte. (?) 1668. (rinunziò) Zolla Angelo, Viterbese. 1668-1710. Zolla Francesco Gregorio, Viterbese. 1721. Renzoli Conte Giovanni Battista, Nobile Viterbese (coadiutore fin dal 1706 del precedente (nel 1721 eletto Vescovo di Amelia) 1721 (?) Renzoli Conte Francesco Maria, Nobile Viterbese (coadiutore dal 1720) (?) fino al 1771 Scagliosi N. 1771 (?) Brugiotti N., Patrizio Viterbese (coadiutore dal (?). (?) 1787. Belli Conte, Francesco Andrea, Patrizio Viterbese. 1787-1816. Menicozzi Orazio, Patrizio Viterbese. 1816-1834. Cristofori Francesco, Patrizio Viterbese, coadiutore dal 1796). 1834-1878 Prada Giuseppe, Viterbese. 1878. (ad multos annos) Frontini Felice, Viterbese, Laureato in S. Teologia, in Filosofia ed in utroque jure, Professore emerito e già Rettore del Seminario, Esaminatore pro Sinodale, e già Canonico Teologo, meritò due volte di essere eletto Vescovo, ma modestamente rifiutò d'accettare, poco curando gli onori e le dignità, che la stima pubblica gli fece conferire, chiarissimo per varie pubblicazioni letterarie e scientifiche.

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