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CAPO III.

Il Pontificato di Papa Alessandro IV

(1254-1261.)

In questo capitolo ricorderò (come feci già nei libri precedenti di Clemente IV e di Adriano V e del presunto Gregorio XI), la vita e gli avvenimenti principali del pontificato di Alessandro IV, il quale fu uno dei pontefici più benemeriti dell'indipendenza d'Italia nel secolo XIII. Era egli prima del Pontificato chiamato Rinaldo, o secondo altri Orlando, dei Conti di Segni. Nacque a Ienne nella diocesi di Anagni, mentre quel castello era feudo della Badia di Subiaco. I nomi dei genitori e l'anno della sua nascita sono ignorati. La famiglia Conti detta di Segni, benchè oriunda di Anagni, nel secolo XIII, oltre Alessandro IV diè alla Chiesa i Pontefici Innocenzo III Papa nel 1198 e Gregorio IX nel 1227. Fu Rinaldo dapprima canonico della cattedrale di Segni e quindi dallo Zio Gregorio IX, nel Settembre 1227, fu creato Cardinale Diacono di S. Eustachio. Fu protettore munificentissimo dell' Ordine dei Minori. Ebbe altresì la legazione del Patrimonio e nelle pergamene, raccolte negli Archivi pubblici di Viterbo, in più luoghi si trovano ricordati i molteplici benefizi da lui prodigati a questa nostra provincia. Indusse i Viterbesi a collegarsi con i Romani, già loro acerrimi nemici. Fu inviato poi Legato in Lombardia per persuadere Federico II a non osteggiare i Milanesi. Di ritorno in Viterbo esortò gli abitanti di detta città a dare soddisfazione ai Romani che pretendevano da essi il vassallaggio, coll'atterrare i merli ed il pettorale delle mura di Piano Ascarano. La pace però, non ostante che i Viterbesi subissero tale umiliante condizione, durò solo un anno. Nel 1234 i Romani di nuovo osteggiarono i Viterbesi e li costrinsero a giu

rare loro il vassallaggio. Questo giuramento seguì con Bolla data in Perugia 1235, 5 marzo, (ricordata dal Bussi nella Storia di Viterbo. Gregorio IX prese in seguito i Viterbesi sotto la sua protezione e li assolse dal detto giuramento. Riferisco la seguente bolla inedita, pure esistente nell' Archivio storico Viterbese, relativa al detto giuramento di vassallaggio.

Gregorius episcopus Servus Servorum Dei

Dilectis filiis potestati et populo Viterbiensi, salutem et apostolicam benedictionem. Cum Romani a vobis petierint vassallagium renovari et nullum vassallagium, sed sola fidelitas hactenus prestita sit a vobis, ne super hoc valeat dubitari per vassallagium fidelitatem intelligi, declaramus et licet utrumque in juramento quod vos prestare precipimus exprimatur, ideo tamen intelligimus repetitum decernentes ut per hoc nihil ecclesie subtrahatur et nihil juris de novo aquiratur a Romanis nisi quod juramentis prestitis, temporibus felicis recordationis Innocentii (III) et Honorii (III) Romanorum pontificum praedecessorum nostrorum venit acquisitum. Interpretatione vero predicta coram Senatore et Romanis pacis mediatoribus usi sumus. Datum Laterani V Kal Julii, Pontificatus nostri anno VII. (Sigillo plumbeo munita SPASPE. (Capita Aplorum. Petri et Pauli et in esergo) GREGORIVS PP. VIIII.

Molti avvenimenti memorabili seguirono durante la legazione del Cardinale Rinaldo de' Conti (1233-1254) nel Patrimonio. Da prima ebbe per collega in questa missione il Cardinale Tommaso del Vescovo da Capua, del Titolo di S. Sabina, ma poi rimase Legato unico. Riferirò per sommi capi i principali fatti storici avvenuti in quell'epoca famosa. La Rocca di Rispampani fu assediata da Federico II ma invano, poi stretta di nuovo dai Romani dovette alla fine capitolare. Nel 1235 Gregorio IX venne in Viterbo e vi dimorò e con bolla, in data 8 Novembre, scomunicò i patarini, eretici numerosissimi allora in questa provincia. Molti documenti inediti ed importantissimi esistenti nell' archivio Municipale sarebbero da riferir quivi ma per brevità si omettono solo notando i fatti principali. D' ordine di Gregorio IX il Legato Card. Rinaldo Conti nel 1235 fece rifare i merli ed il pettorale delle mura di piano Scarlano, atterrati, come dissi sopra, nel 1233. Il detto legato lanciò pure monitorii di scomunica contro i patarini suddetti e gli altri eretici dimoranti nel Patrimonio e le terre vicine, cioè i Catari, i Poverelli di Lione, i Passaggini, i Giuseppini, gli Arnaldisti e gli Speronisti. Circa questa eresia dei Patarini lasciò erudite

memorie l'illustre Orioli (1) e, relativamente alle guerre dei Viterbesi contro Federico II, oltre il suddetto e l'Avv. Camilli, recentemente scrisse il Sig. Avvocato Giuseppe Oddi Viterbese, Segretario Comunale, chiaro per altri suoi eruditi lavori sopra la storia patria.

Dal 1233 fino alla sua assunzione al pontificato la storia della città di Viterbo si identifica quasi nel suo Legato Cardinale Rinaldo de Conti. Nel 1239 Federico II venne in Viterbo e fu ospitato dal Vescovo Cardinale Raniero Capocci, Cisterciense, nel suo palazzo presso la chiesa di S. Bartolommeo. La città allora si dichiarò per l'imperatore e dovette subirne l'autorità. Il Legato Cardinale Conti era assente, forse per affari della Sede Apostolica, e Federico II non avea altro ostacolo che nel Capocci, il quale nel 1244 divenne legato, senzachè il Conti cessasse dall' esercizio di tale qualifica fino alla sua assunzione alla tiara. Furono da Cesare pacificate le fazioni de' Cocco e dei Gatti, eretta Viterbo in aula Imperiale e largite altre concessioni importanti, che qui tralascio pur di notare. Successo a Gregorio IX nel 1243 ai 24 Giugno Innocenzo IV ed il Cardinale Conti, presente al Conclave, fu di nuovo confermato nella legazione del Patrimonio, quantunque di fatto il Capocci esercitasse tale Legazione. Tralascio di notare le vicende della guerra fra Federico II ed Innocenzo IV nella quale il Card. Rinaldo ebbe parte principalissima, insieme al detto Capocci (2). Nel 1231 il Card. Rinaldo avea ottenuta la sede di Ostia e Velletri primeg. giando nel Senato Apostolico, nel quale fiorivano allora Ugo di S. Caro, Annibaldo della Molara, Ottobono Fieschi, il Capocci predetto, Giovanni Gaetano Orsini ed altri uomini illustri nelle scienze, e nella politica.

Alla morte di Innocenzo IV (1254 7 Decembre) in Napoli, ove quell'intrepido pontefice era spirato intervennero al Conclave XIII Cardinali, cioè uno di Innoc. IIl de Normandis Stefano, T. S. M. in Trastevere, tre di Gregorio IX, cioè, Conti Rinaldo,

Ostia e

(1) Orioli Francesco. La Guerra di Federico II sotto Viterbo nel 1243 illustrata con documenti in gran parte inediti. Giornale Arcadico di Roma. Tomo CXX. pag. 66 e seguenti Camilli Stefano. Battaglie e vittorie riportate contro gli Imperiali dai Viterbesi nel 1243. Album di Roma. Tomo XV, pag. 135 e seguenti.

(2) Ricordo tuttavia l'assoluzione dalle censure, incorse per aver i Viterbesi aderito a Federico II, seguita con la Bolla: « Non est iusto malorum > dat. Pernsii XV Kal. Maii (1252) Pont. nri an. IX (Bull. Rom. Tom. III pag. 322). Ivi Innocenzo IV scrive al Legato: ... Cives Viterbienses, antea subiecti anathemate, quia contra Romanam eccliam Federico Impre adheserant, eidem ecclie reconciliantur, eisque bona omnia, ac antiqua privilegia restituntur. >

LE TOMBE DEI PAPI IN Viterbo

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Velletri (eletto), Candido (Bianco) Ottone, Porto e S. Ruffina è Riccardo Annibaldeschi della Molara Diacono di S. Angelo. Nove erauo i Cardinali di Innocenzo IV, cioè: De Chateauroux fra Oddone O.S.B. Cisterc. Frascati - Vancha Stefano,

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Pale-.

strina. Di Toledo fra Giovanni O.S.B. Cist. T. S. Lorenzo in Lucina. Da S. Caro fra Vgo, de Pred. T. S. Sabina. Vbaldini Ottaviano, A S. M. in Via Lata. - Giovanni, Sabina Capocci Pietro A S. Giorgio in Velabro.

11 Conclave fu breve. L' elezione unanime di Rinaldo Conti,. Cardinale Vescovo Ostiense, (1254 12 Dec.) fece esultare tutta la Cristianità, memore dei Pontificati memorabili di Innocenzo III e di Gregorio IX. Nè la speranza che nel nuovo papa si avea andò delusa. In quell' anno Manfredi avea disfatto le milizie Papali. Urgeva rintuzzare l'orgoglio di quel protervo bastardo. A Foggia i Saraceni aveano fatto orrida strage de' Guelfi e Manfredi, facendo credere che Corradino era morto, si proclamava suo erede e capo de' Ghibellini in Italia (1). Quando Alessandro fu

(1) Federico II era morto fin dal 4 Dec. 1250 in Firenzuola ed allora si disputava l'eredità di quello sciagurato imperatore. Come già riferii gli epitaffi di Corradino, di Manfredi e di Carlo d' Aujou qui ne riproduco due del secondo Federico a terribile avvertimento della mala fine de' nemici della Chiesa Romana.

1.) Titulus Friderici 11 Impris et Regis Sicilie. Ex Anonymi Ital. Historia a temporibus Friderici II Imp. ad ann. 1354. Muratori R. I. Scr. T. XVI. col. 258).

Si probitas, sensus, si virtus, gratia, census
Nobilitas orti, possent resistere morti
Non foret extinctus Fridericus qui jacet intus.
Alta Palacia, summa potentia, gloria mundi,

Non valuere mihi tollere posse mori.

II.) Titulus Friderici II. Impris et Regis Sicilie (Marthene Thes. Nov. Anecd.

ex Chronico Siciliae Cap. XXV. col. 16.)

Qui mare, qui terras, populos et regna subegit,
Cesareum nomen subito mors improba fregit.
Iustitiae lumen, lux veri, normaque legum,
Virtutum lumen, jacet hic diademate regum.
Sic jacet, ut cernis, Fridericus in orbe secundus,

Quem lapis hic arcet, cui paruit, undique mundus
Annis millenis bis centum pentaque denis,

Quasi mendicus, decessit Rex Foedericus.

E qui aggiungo il seguente Epitaffio dell'Imperatore Rodolfo d'Absburgo ricor dato più innanzi (Martinus Fuldensis in Chronico ap. Eccard. l. c. cal. 1715).

Mortuus est anno milleno C. triplicato

Sex minus atque tribus julii rex mense Rodulphus.

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eletto alla Tiara i Cristiani nella crociata in Oriente erano strẻmati di forze ed il Re stesso di Francia S. Luigi IX in Damiata cadeva in potere de' Saraceni. — Fra tante difficoltà Alessandro non cessò di opporsi, come meglio poteva, ai nemici della Chiesa Romana. Ad invocar nuovo soccorso dal Cielo, nel 1258 in Anagni Canonizzò S. Chiara dell' Ordine de' Minori. Confermò con diploma il fatto prodigioso delle Stimmate di S. Francesco e ne istituì la festa. Prese in sua protezione gli ordini mendicanti, cacciati dalla Sorbona di Parigi, per opera in specie delI' eretico Guglielmo di S. Amore. Non ricorderò che i principali avvenimenti del pontificato di Alessandro, riserbandomi nell'altro mio libro, sulla Storia dei Papi in Viterbo, di trattar più ampiamente tale argomento. Concesse molti privilegi all' università di Salamanca, fondata da Alfonso X Re di Castiglia (1255). Approvò l'ordine de' Servi di M. V. (1256). Prescrisse l'abito nero agli Ago. stinani ed a quegli Ordini che in futuro osservassero la loro regola (1256). Minacciò la scomunica agli elettori dell'impero se eleggessero Re de' Romani Corradino di Svevia (nipote di Federico II), in surrogazione di Guglielmo d' Olanda. Scomunicò e bandì una crociata contro il crudelissimo Ezzelino da Romano, tiranno della Marca Trivigiana. Trasferì (1257) in Aquila la sede vescovile Forcomiense. Prescrisse che, entro sei mesi dall'elezione, i Vescovi ricevessero la consecrazione episcopale. Permise ai Greci, purchè uniformassero le loro credenze a quelle dei Latini, di introdurre alcune modificazioni accidentali nel Simbolo. Spedì in Oriente il Vescovo di Orvieto affinchè indicesse l' imperatore Teodoro Lascaris a riunir la chiesa Greca alla Romana. Per la perfidia Greca i suoi sforzi generosi però non ebbero effetto. Sperava poter bandire una nuova crociata contro i Saraceni, ma la discordia dei principi Cristiani gli impedì di attuare questo suo nobile disegno. I fautori di Manfredi per suscitare in Roma stessa imbarazzi ad Alessandro fecero liberar dalla prigione il feroce Brancaleone da Bologna, già senatore e lo riposero di nuovo in ufficio. Alessandro scomunicò Brancaleone ed i suoi fautori, ma perseguitato da essi fuggì prima nella città nostra indi in Anagni. Il suo regesto, pubblicato in parte dal Potthast, è un monumento imperituro della sua gloria. Alcuna delle sue bolle, esibita in questo mio libro, dimostra la grandezza dell' animo di Alessandro, superiore alle avversità (1). Brancaleone mosse ad assediare

(1) I protestanti calunniarono atrocemente Alessandro IV, e fra gli altri Giovanni Cluvero (Historiarum totius mundi epitome etc. Vratislaviae Sumptibus Esaiae Fellgebelii 1662, e Giovanni Enrico Heidegger (Historia Papatus etc. Amestelaedami apud Henricum Westhenium 1681, Gilberto Genebrardo (Chronographiae libri IV. Lugduni sum

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