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Non dubitar, carina, Sarai, Lisetta mia, sarai regina.

Figlia, il Cielo ti destina
Per isposa ad un sovrano.
Ti vedrò lo scettro in mano,
Ed invece della cresta

La regal corona in testa :
E d'eredi una dozzina
Usciran dal sen fecondo
Della gravida regina,

Che saran stupor del mondo,
E dei sudditi l'amor.

E scherzando i nepotini
Tutti intorno a me verranno :
O che cari pargoletti!
Che graziosi principini!
Ed i popoli soggetti,

Tutti omaggio presteranno
Alla figlia e al genitor.

SCENA VIII.

LISETTA.

(Parte.)

Che novità, che stravaganza è questa!
Di quale confusion m'empi la testa
Di mio padre il linguaggio oscuro e strano,
Il conte Alberto è re!... vuole sposarmi!
Non vi sarebbe sotto qualche trappola
Per ingannare me e mio padre?... E poi
Come potrei Sandrino mio tradire?...
Tradirlo! ah no... mi sentirei morire!
Come obbliar potrei

Il mio primiero amor?
Ah ch'io ne morirei
Di pena e di dolor.

Il caro amato oggetto
Sveller non so dal cor,
E al mio primiero affetto
Saro costante ognor.
Ma che rimiro? ei stesso

Con Belisa vien qua : molto occupati
In familiar discorsi, e allegri molto
Mi paiono ambedue : cos'egli mai
Ha da far con colei ? sono inquieta

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Di buona grazia

Gentilmente convien pregarla pria

E d'accettarlo, e di scusar l'ardire : E femmine talora

Di si buon cuor vi sono

Che fan l'onor fin d'accettar il dono.

SANDRINO.

Che bizzarro cervel!

BELISA l'accarezzando.

Via, caro Turco,

Questa prima lezion mettete in pratica; Fate l'offerta vostra.

SANDRINO.

(Questa è una cosa da morir di risa.)

ACMET.

Questo gioiello d'accettar, Belisa,
Ti prego, e dell' ardir chiedo perdono.

BELISA.

Scuso l'ardire, Acmet, e accetto il dono. (Facendo un grand' inchino, prende il gioiello.)

Bravo davver! da un Turco

Tanto non attendea: se seguirete
A profittar così, farete in breve
Sotto la scuola mia

Un onore immortale alla Turchia.
Se voi bramate

Il nostro amore,
L'arte imparate
Di farvi amar.
I vezzi teneri,
I dolci modi,
Il tratto amabile
Sono quei nodi

Che il cor ci possono
Incatenar.

Col ruvido impero,

Coll' aspra favella,

Col ciglio severo,
Di giovine bella
Invan pretendete
L'affetto acquistar.
(A Sandrino in disparte.)
Se ancor non l'intende,
Tu meglio, o Sandrino,
A quel babbuino
La scuola puoi far.

SCENA XII.

ACMET, SANDRINO.

ACMET.

Sandrin, questa ragazza

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