Si fa l'alma, il tuo genio là spira; Qui a gara ornavano genio e diletto Ecco Pasilo ove cantò Torquato, Vittima del suo genio e della sorte, Quando errante, mendico, disperato, Pietà lo accolse entro le amiche porte. Dalla gloria più tardi ei va chiamato Sulle rive del Tebro e incontra morte; Anzi che dell' alloro ornar si veggia Spira, e l'alloro il suo sepolcro ombreggia! Colle di Baia! a voluttà diletta Come alle Muse, florida vallea ! A vicenda ebbe in te dimora eletta Quanto la terra di più grande avea! Or taci, e lamentoso a me risponde L'eco delle rovine e il suon dell' onde! INVOCAZIONE ALL'ARMONIA, CORO MESSO IN MUSICA DAL SIGNOR MAESTRO FABIO LAMPANA. CORO. Armonia! su queste sponde Non sdegnar modesto altare, Fra le genti a te più care, Sulla terra del tuo amor! Scendi a noi! del nostro cielo Se la tinta a te par bella, Se ti piace la favella Che ci sta su i labbri e in cor! A SOLO. Versa un dolce irresistibile Nella tazza dei contenti, Versa in quella dei tormenti Un' arcana voluttà. A SOLO. Ogni affetto ti domanda Una voce che lo sveli, Dall'abbisso infino ai cieli Il creato a te la da. Perchè sacra alla donna del dolor! A una mesta bellezza che languia, VERSI IN MORTE DI GIOVINETTO PITTORE. Povero giovine! morir così! Morir del vivere nei più bei di! Tra i molli zeffiri di Primavera Il giorno chiudere innanzi sera! Sentirsi struggere, languir, perire, Guardar tra i spasimi nell'avvenire, E in quel deserto non incontrar Sola un'immagine che a riposar Conforti l'animo stanco, avvilito! Poi d'una funebre voce l'invito Fioco, indistinto, vicino udir, Ai piè vedendosi la fossa aprir... Povero giovine, soffrir cosi! Cosi, del vivere ne' più bei di! Quando il tuo spirito nell' ansie notti Tornava ai fervidi studj interrotti, Ai sogni rosei d'acquistar fama, D'averla, e compiere l'aerea brama Che fino ai posteri chiede un pensier... Povero giovine! chi può saper, Se allor pentendoti di tue fatiche Tu maledisti le cure amiche Che t'impennarono l'ali al desir! O s' anche un tenero, lungo sospir Donasti ai rapidi momenti in cui, Immota l'anima, la man, su' tui Dipinti cupido l'occhio figgevi, E da abbozzate forme scorgevi A un tratto emergere l'idea del bello; Poi con più libero tocco il pennello Prendevi, e forte batteva il cor... Com'eri, o giovine, felice allor! Or speme, palpiti, desio, rinserra In un brevissimo spazio la terra; Teco riposano nel freddo letto Tutti i fantasimi dell'egro petto; Di sparse lagrime sopra le zolle Del tuo ricovero l'erbetta è molle! L'aura che i cespiti muovendo sta Susurra i gemiti dell'amistà. Ma in breve, lagrime più non avranno L'erbette, e i gemiti s'acqueteranno; L'oblio nell' arido temuto aspetto Sulla tua lapide stará soletto... Povero giovine! morir cosi Morir del vivere nei più bei di! Ma fin sul margine della tua fossa Le tue illusioni venner con te; Da care immagini sempre commossa, La mente a un lento sopor cede. Che perdi? - un' aura forse di fama, Che desta l'invido, basso livor; Che la sventura compagna chiama, E tormentandolo non empie il cor! Che perdi? - l'estasi di qualche breve Momento: l'anima che la provò A ogni altro calice sdegnando beve, E più quel calice trovar non può! Che perdi? - gelida, vernal bufera Veder succedere ai più bei di!... Meglio tra i zeffiri di primavera, È meglio, o giovine, morir cosi. |